Antonia Bianco, 43 anni, bidella, mamma. Presa a calci ed uccisa con una stilettata al cuore dall’ex
San Giuliano Milanese (Milano), 13 febbraio 2012
Carmine aveva già fatto altri 6 figli con altre 2 donne, prima di Antonia, poi ne aveva fatto uno con lei e poi aveva lasciato anche lei, per mettersi con un’altra. La menava, o forse le menava, tutte quante, chissà. Il fatto è che Antonia, quando telefona ai carabinieri, dice “Mi ha picchiata ancora”.
Poi si accascia a terra, lì in strada, sotto casa di quell’uomo che si è intanto dileguato, e muore, si direbbe di crepacuore. Antonia non fa in tempo a dire che Carmine l’ha colpita, probabilmente con quel coltellino a serramanico che ognuno di noi usa come portachiavi, infilzandole uno spillone nel cuore come si fa con le bamboline woodoo.
Carmine Buono, 55 anni, idraulico disoccupato, padre. Antonia lo aveva già denunciato, per aggressione e diffamazione e poi per stalking. Eppure lui continuava, imperterrito a minacciarla e, dopo la morte di Antonia, denuncia anche la madre della donna per diffamazione.
Figli: 3. Un ragazzo di 15 o 23 anni, una ragazzina di 12, un bambino di 5.
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Uccisa per strada con una stilettata al cuore – Ex compagno indagato per omicidio volontario
L’uomo aveva precedenti per stalking nei confronti della vittima, una donna di 43 anni
Qualche passo traballante, una mano stretta al petto e l’altra contro i muri della casa per cercare di non cadere. Inutilmente.
Eccoli gli ultimi istanti di vita di Antonia Bianco, 43 anni, uccisa da una micidiale stilettata al cuore in mezzo alla strada. Pochi minuti prima con lei c’era l’ex compagno. Un amore iniziato con un figlio e finito a minacce e sberle in faccia, il loro. Tirate di capelli, denunce per lesioni e stalking.
E quel giorno, il 13 febbraio scorso, era per parlare «da amici» che i due s’erano dati appuntamento. Ma quando l’hanno soccorsa, Antonia, una donna piccina e magra, non aveva più voce, il volto pallido, gli occhi spalancati e la bocca contorta in una smorfia di dolore. Voleva parlare, non ci riusciva. Si è accasciata sul marciapiede lasciando cadere la borsetta che reggeva sull’avambraccio sinistro e dove aveva appena infilato il telefono cellulare dopo avere chiamato i carabinieri: «Correte, sto male, mi ha picchiata ancora…». Il suo addio alla vita è tutto in quelle sei o sette parole. Poi, il silenzio. Il mistero.
Inutile la corsa a sirene spiegate verso l’ospedale di San Donato. Al pronto soccorso Antonia è arrivata morta. Crisi cardiaca, hanno sospettato. Lo schianto del cuore per colpa della litigata e delle botte, si sono detti. Anche perché sui vestiti e sul corpo della poverina non c’era una sola goccia di sangue, nulla che facesse pensare a quell’ago acuminato che le aveva bucato il petto e spaccato un ventricolo. Eppure uno dei medici che aveva cercato di ridarle fiato e colore ha intuito che qualcosa di strano c’era. Ha guardato meglio e ha notato, all’altezza del cuore, un’impercettibile puntura. Da lì la salma è stata portata a Melegnano, al centro autoptico. Eppure nemmeno questo è bastato a scoprire che Antonia era morta ammazzata e non d’infarto.
Qualche giorno più tardi saranno la testardaggine dell’avvocato della donna e i dubbi di un bravo carabiniere a portare alla verità. E così, a due settimane da quel maledetto pomeriggio e dopo una seconda autopsia, ora si viene a sapere che Antonia Bianco l’hanno ammazzata per strada. Presa a calci e infilzata con uno spillone, come fosse un vecchio fantoccio da esorcizzare. «Ci sono testimoni, stiamo lavorando», tagliano corto i carabinieri. L’ex compagno, inizialmente indagato solo per lesioni e stalking, mercoledì è stato iscritto nel registro degli indagati con l’ipotesi di omicidio volontario.
di Biagio Marsiglia
MilanoL’uomo che nella foto tiene in braccio il piccolo Gabriele ha gli occhiali con una montatura metallica, i baffi, i capelli grigi e sorride al bambino. Si chiama Carmine Buono, è nato a Galatina (Lecce) 55 anni fa ed è il suo papà. Purtroppo da lunedì sera, secondo il pm del tribunale di Lodi Armando Spataro, sarebbe anche l’assassino della sua mamma, Antonia Bianco, la 43enne italo argentina uccisa con una stilettata al cuore a San Giuliano Milanese la sera del 13 febbraio scorso, in via Turati, sul marciapiede, proprio davanti all’abitazione dell’ex compagno.
L’uomo, ora accusato di omicidio volontario (prima era stato indagato ma per omicidio colposo) è rinchiuso nel carcere di Lodi e si è avvalso della facoltà di non rispondere. Ancora non si sa come abbia ammazzato la madre dell’ultimo dei suoi 7 figli, anche se quella sera, in strada, oltre a lui e alla donna, c’erano la sua attuale compagna, due dei loro figli e il figlio maggiore di Antonia, il 23enne Maximiliano, che aveva accompagnato lì la madre.
Si sa solo che, all’improvviso, Antonia si è accasciata a terra, sul marciapiede, mentre il suo ex rientrava velocemente in casa. Tutti pensarono a un malore, anche al Policlinico di San Donato dove la donna spirò poco dopo il suo arrivo in ambulanza. In realtà l’autopsia all’istituto di medicina legale di Milano – svoltasi il 24 febbraio e principalmente grazie alle insistenti richieste della famiglia Bianco che non ha mai creduto a una morte accidentale – rivelò che la povera Antonia era stata proprio uccisa: una minuscola puntura sotto l’ascella sinistra indicava che qualcosa di simile a una stiletto o a uno spillone, le aveva perforato un ventricolo …
«Volevamo capire com’è morta la nostra Antonia, anche se indietro non ce la darà più nessuno. Volevamo giustizia. Ora i fatti parlano da soli. Aspettiamo il processo» spiegano la signora Maria Teresa e la figlia 41enne Asuncion nella loro abitazione alla Bovisa. Sono queste due donne che ora si prendono cura dei tre figli lasciati da Antonia: Maximiliano, Florencia Belen, 12 anni e il piccolo Gabriele, nato dalla relazione con Carmine e che di anni ne ha solo 5.
«Dopo la morte di Antonia, avevamo ottenuto dal tribunale dei minori che il padre non potesse più avvicinarsi al piccolo – ci spiegano -. Qualche giorno fa, prima che venisse arrestato, abbiamo scoperto che ci ha denunciate per diffamazione, perché sostiene che, parlando di questa vicenda, avevamo voluto farci pubblicità».
La signora Maria Teresa ha raccontato a Spataro tutte le angherie a cui Buono sottoponeva la figlia Antonia che, nonostante la loro relazione fosse finita e dopo due sue denunce contro l’uomo per aggressione e diffamazione (2009) e per stalking (2011), gli permetteva ancora di vedere il figlio Gabriele. «Ho spiegato che, a mio parere, quell’uomo ha solo dato seguito a tutte le minacce fatte a mia figlia, frasi del tipo “Ti taglio la gola“ o “Se non sarai mia non sarai più di nessun altro“. Poi mi ha chiesto più volte se avevo mai visto in mano a Carmine un portachiavi con attaccato un coltellino…Ho capito che è quella l’arma del delitto che stanno cercando. E io quel portachiavi l’ho visto eccome, c’erano attaccate più cose, anche quel coltellino». Un piccolo oggetto a serramanico che, ora, è scomparso: nel portachiavi di Carmine Buono non c’è più.
di Paola Fucilieri
Uccisa con una stilettata al cuore durante una lite in strada, fermato l’ex convivente a quasi due mesi di distanza. Ora si cerca l’arma del delitto, probabilmente un coltellino svizzero …
Il delitto risale al 13 febbraio, ma è stato scoperto soltanto due settimane dopo perché inizialmente la morte della donna era stata considerata conseguenza di un malore dopo l’accesa lite con l’uomo, … La donna accusava l’ex di averla lasciata sola con il figlio nato dalla loro relazione …
GLI investigatori ne sono convinti: Antonia Bianco, madre di tre figli, è stata uccisa da Carmine Buono, il suo ex compagno … Colpita al cuore con la punta sottile e acuminata della lama di un coltellino svizzero, arma del delitto che da quel giorno è sparita dal portachiavi dell’ uomo e non è stata ancora ritrovata …
gli inquirenti, sicuri che «Buono non confesserà mai» (nel primo interrogatorio, da indagato, si avvalse della facoltà di non rispondere), sono anche certi che sia l’ assassino. Arrivati a lui per esclusione e sulla base di riscontri e contraddizioni nelle testimonianze di uno dei suoi figli, il primogenito quindicenne, e della sua attuale compagna, dicono che «sono emersi particolari incontrovertibili che dimostrano che Carmine Buono è l’ unico responsabile del delitto».
L’ uomo, 55 anni, sei figli avuti da altre due donne prima di Antonia, con la quale ha fatto un bambino che oggi ha 3 anni, aveva lavorato come idraulico prima di restare disoccupato. Verso le otto della sera del 13 febbraio la sua ex compagna Antonia, che aveva 43 anni e lavorava come bidella in una scuola di Milano, era andata sotto casa sua per parlargli, stanca di subire da lui minacce e insulti …
Antonia era delusa. Quell’ uomo l’ aveva lasciata sola, con il loro bambino, e poi l’ aveva esasperata. L’ anno scorso lei lo aveva denunciato per stalking, maltrattamenti e lesioni. Quella sera non sono riusciti a parlare da genitori. Hanno litigato in strada, davanti al portone. Carmine ha perso la testa. Ha preso il coltellino in mano, dice l’ accusa, ha fatto scattare la lama e ha colpito all’ altezza del petto della donna.
Prima di morire, lei riuscì a telefonare con il cellulare ai carabinieri. Disse: «Correte, sto male, mi ha picchiata ancora» …
di Simone Bianchin
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