Annunziata Cirillo, 37 anni, impiegata, mamma. Massacrata con un bloccasterzo dall’ex marito
Torrenieri (Siena), 20 giugno 2009
Annunziata e Giovanni si erano innamorati giovanissimi, e da giovani si erano sposati, presto erano arrivati anche i figli. Poi qualcosa si è rotto, le liti sono diventate sempre più frequenti
Giovanni Di Luigi, 47 anni, elettricista
Figli: 2, di 12 e 13 anni
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Un uomo di 47 anni, Giovanni Di Luigi, elettricista, originario di Pompei, sabato sera si è presentato a casa della moglie, Annunziata Cirillo, 38, originaria di Castellammare, dicendole che dovevano parlare e facendola salire sull’auto. I figli della coppia, 12 e 13 anni, vendendo lo stato d’agitazione del padre, che probabilmente era anche ubriaco, hanno avvertito i vicini e poi i familiari. A quel punto sono scattate le ricerche dei militari. Dopo l’omicidio, è stato lo stesso Di Luigi a chiamare i carabinieri, dicendo “Ho ucciso mia moglie” e indicando il posto in cui si trovava. Nel febbraio scorso, a causa dell’atteggiamento minaccioso verso la moglie, il giudice aveva emesso nei confronti dell’uomo un provvedimento per allontanarlo dall’abitazione.
Le amiche: Nunzia era solare (di Maria Elefante – Il Mattino)
Era una ragazza solare, semplice e senza pretese. Così chi la conosceva, ricorda Annunziata Cirillo. Per tutti Nunzia, uccisa ieri dal marito durante una lite. Era giovanissima quando lasciò Boscoreale per trasferirsi in Toscana. Sempre sorridente e con un forte desiderio: avere una famiglia. Un quadro diverso da quello – a tinte fosche – descritto dal marito omicida Luigi Di Giovanni. Ma dai racconti delle sue amiche di gioventù viene fuori una Nunzia completamente diversa. «Nunzia era una persona buona e generosa – racconta Maria, un’amica di gioventù residente a Boscoreale – facevamo parte della stessa comitiva di coetanei, avevamo 20 anni, era una delle più carine, si curava molto ed era attenta ai particolari». Nunzia nasce a Castellammare, ma poco dopo insieme alla sua famiglia si trasferisce a Boscoreale. E nella vicina Pompei trova l’amore. Si tratta di Luigi, geometra, qualche anno più di lei, occhi chiari e capelli scuri. Il fidanzamento non dura molto, i due si sposano e Nunzia corona il suo sogno. Nei mesi successivi le prime difficoltà economiche. Così l’idea di trasferisti. È Nunzia che propone al marito di cambiare regione, al Nord le opportunità lavorative sono maggiori e avrebbero potuto lavorare entrambi così da avere uno stile di vita migliore. Poggibonsi, la cittadina toscana scelta dai coniugi per la nuova vita insieme, e poco dopo, a 25 anni Nunzia rimane incita del suo primogenito, la seconda figlia arriva un anno più tardi. I due fratellini, che oggi hanno 13 e 12 anni, a causa dei continui litigi dei loro genitori, sono stati affidati a una vicina di casa. Il trasferimento, comunque, non ha gli effetti sperati. Luigi pare non ingranasse con il lavoro, una paga insufficiente per pagare l’affitto: la coppia torna a Boscoreale. Ma Nunzia ormai non sente più alcun legame con la cittadina ai piedi del Vesuvio e insiste per tornare in Toscana. Torrenieri, vicino Montalcino, la cittadina scelta per il secondo trasloco. Nunzia trova lavoro come segretaria in una piccola azienda edile, mentre Luigi si arrangiava con lavori di artigianato e operaio elettricista. Ma le cose tra i due vanno male, così Luigi va via di casa lasciando l’appartamento alla moglie e ai figli. Troppo spesso però l’uomo si reca dalla sua famiglia, malgrado un provvedimento legale gli imponesse di non avvicinarsi, Luigi e Nunzia continuano a litigare, fino al tragico epilogo di ieri.
“E’ colpevole e deve essere condannato all’ergastolo” – Il pubblico ministero è convinto che fu un delitto premeditato e quindi chiede: “fine pena mai”
Sempre più donne vittime della violenza di mariti o fidanzati.
Sei ore, tanto sono durati gli interventi dei due difensori di Luigi Di Giovanni, 48 anni, originario di Pompei accusato di aver ucciso con premeditazione la moglie Annunziata Cirillo di 37 anni. Un delitto che si consuma in una fredda e piovosa notte tra il 20 e il 21 giugno dell’anno scorso in una strada di campo tra Buonconvento e Montalcino. L’uomo subito dopo il delitto chiamò i carabinieri e a loro disse: «L’ho uccisa io».
L’udienza di ieri è durata praticamente tutta la giornata. L’imputato aveva scelto il rito abbreviato e così il processo a suo carico è avvenuto nel chiuso di un’aula penale.
Il pubblico ministero Francesca Firrao nella precedente udienza aveva chiesto l’ergastolo e l’isolamento diurno.
I difensori di Luigi Di Giovanni — presente in aula — per ore hanno cercato di smontare almeno la parte dell’accusa relativa alla premeditazione. Sì perché per il pm Firrao, sopportato dalle indagini dei carabinieri della compagnia di Montalcino, il Di Giovanni quella sera si era presentato alla casa della moglie dove abitano anche i loro due figli e la convinse ad andare in macchina con lui. Non fu una girata senza méta. Lui sapeva dove andare tanto che imboccò la strada di Resta. Un viottolo che dalla Cassia si inoltra in mezzo ai campi. Oltre cento ettari di campagna senza case e quindi lontano da occhi indiscreti ed è qua che mise in atto il suo proposito. Uccise a colpi di bloccasterzo la moglie. E’ questa chiave di lettura che i legali per tutto il giorno hanno cercato di smontare.
La parte civile, l’avvocato Principia Sanua, che rappresenta i figli della coppia, le due sorelle di Annunziata Cirillo — una ha avuto in affidamento i due ragazzini ed era presente in aula — e sua madre, ha abbracciato le conclusioni del pm. Non ha fatto alcuna richiesta di risarcimento danni perché non ci sono cifre che possono lenire il dolore della morte di una mamma, sorella e figlia. Ha lasciato che sia il giudice a stabilire la cifra.
E’ pomeriggio quando i difensori depositano una memoria. Il giudice Gaggelli si ritira in camera di consiglio per decidere. Ci rimarrà oltre un’ora prima di ammetterla agli atti del processo.
Sono le 19 quando il processo con rito abbreviato per la morte violenta di una giovane madre di famiglia «rea» di voler lasciare il marito viene aggiornato al prossimo 10 novembre. L’udienza di quel giorno sarà dedicata alle repliche delle parti, che intanto avranno potuto prendere visione della memoria presentata ieri, e poi arriverà la sentenza.
Luigi Di Giovanni era presente in aula. Non ha detto una parola così come fece durante l’udienzadi convalida davanti al Gip Francesco Bagnai. Aveva preparato una lettera da consegnare al giudice (così come accadde l’altra volta), ma poi di fatto alla fine ha deciso di non farlo. Ieri non ha pianto come invece era accaduto in udienza di convalida.
Impietrito ha ascoltato quanto veniva detto. E’ verosimile che attraverso le parole delle parti abbia rivissuto le ore precedenti e successive al delitto. Un uxoricidio che aveva scosso fin nelle fondamenta Montalcino dove i figli della coppia andavano a scuola e Torrenieri dove Annunziata e Giovanni avevano trovato casa.
Loro erano arrivati dalla Campania fin nella nostra provincia per il lavoro di lui: faceva l’elettricista. Annunziata era poco più di una bambina — aveva 15 anni — quando si era fidanzata con quell’uomo che ventitrè anni dopo la uccide solo perché lei aveva deciso di lasciarlo.
di Cecilia Marzotti