Loading

Anna Carlini, 33 anni, mamma. Violentata e lasciata morire in un sottopasso della stazione

Pescara, 31 Agosto 2017

Non si è suicidata


Titoli & Articoli

33enne uccisa nel tunnel della stazione, la rabbia della sorella (rete8 – 29 settembre 2018)
Indagini chiuse a Pescara sulla morte della 33enne, uccisa nel tunnel della stazione ferroviaria tra il 30 e il 31 agosto del 2017. Non fu suicidio, come ipotizzato inizialmente, ma omicidio. Il dolore e la rabbia dei familiari.
Il 30 agosto mia sorella era stata in ospedale e visitata da una dottoressa. Lei era conosciuta perché in cura per problemi psichiatrici, ma nessuno ci ha chiamato. Poi è andata via e qualche ora dopo è stata trovata morta, irriconoscibile sotto una coperta, nel tunnel della stazione. Se l’avessero trattenuta, come avrebbero dovuto fare, o ci avessero chiamato, invece di dimetterla, oggi mia sorella probabilmente sarebbe ancora viva. Quel giorno, è andata via dall’ospedale ed è venuta o è stata portata sotto questo tunnel dove c’era degrado, sporcizia, prostituzione e tanto altro”. È questa la denuncia di rabbia e dolore di Isabella Martello, la sorella di Anna, la 33enne ritrovata senza vita sotto il tunnel della stazione di Pescara la notte fra il 30 e 31 agosto del 2017.
Dopo oltre un anno di indagini si è scoperto che la donna, in un primo momento ritenuta morta per cause naturali, era stata invece violentata e uccisa da un cocktail di farmaci e alcol. Per l’accaduto sono indagati due Romeni, accusati di omicidio volontario, violenza sessuale e abbandono di persona incapace. Anna era interdetta e aveva come tutrice proprio la sorella Isabella, che punta il dito contro i medici del pronto soccorso dell’ospedale di Pescara.
“Fino a ieri siamo stati in silenzio per rispetto degli inquirenti, ma oggi il dolore è ancora più grande per quello che abbiamo saputo ufficialmente e che avevamo sempre sostenuto, e cioè che mia sorella non si era suicidata, ma era stata uccisa”, ha dichiarato ancora Isabella Martello. “Mia sorella non era frequentatrice di questi posti, come molti hanno detto. Non beveva, ma era una donna che soffriva di disturbi psichici e ogni tanto si allontanava da casa, ma poi veniva sempre ritrovata dalle forze dell’ordine, o da noi familiari. Invece è stata ritrovata il 31 agosto morta ammazzata”.
Il legale della famiglia Martello, Carlo Corradi, ha detto di avere appreso dagli organi di stampa che “c’era stata questa accelerazione delle indagini e che fosse stato chiuso il caso con un avviso di conclusione delle indagini. Chiaramente come legale della sorella di Anna e del cognato, abbiamo sempre sostenuto a gran voce che non si trattava di suicidio, ma di morte violenta e omicidio. Questo perché la donna, seppur alle prese con problemi psichiatrici, non era mai giunta a commettere gesti eclatanti. Smentisco che frequentasse la zona della stazione e che assolutamente era astemia e non beveva, anche perché era sottoposta a un trattamento farmacologico. Tutti questi elementi ci portavano a ritenere, e oggi abbiamo avuto conferma, che non poteva trattarsi di suicidio”.


Anna Martello, stuprata e uccisa dal branco (Notizie.it – 30 settembre 2018)
Dodici mesi dopo si scopre la verità: Anna Martello non si è suicidata, è stata violentata e uccisa da un cocktail di alcol e farmaci.
Dopo oltre un anno di indagini,
è emersa la verità: Anna Martello, trovata morta a Pescara la notte fra il 30 e 31 agosto del 2017, sarebbe stata prima violentata da un branco di persone dell’est e poi uccisa da un cocktail di farmaci e di alcol. Sono indagati due romeni, accusati di omicidio volontario, violenza sessuale e abbandono di persona interdetta. La donna era incapace di intendere e di volere e sua sorella le faceva da tutor.
Esclusa la prima ipotesi di suicidio. A parlare è proprio la sorella, Isabella Martello, che dentro di sè porta un dolore atroce e accusa i medici del pronto soccorso. Questi avevano pensato al suicidio, ma solo dodici mesi dopo si è scoperta la verità: “Fino a ieri siamo stati in silenzio per rispetto degli inquirenti, ma oggi il dolore è ancora più grande per quello che abbiamo saputo ufficialmente, e che avevamo sempre sostenuto, e cioè che mia sorella non si era suicidata, ma era stata uccisa. Mia sorella non era frequentatrice di questi posti, come molti hanno detto. Non beveva, ma era una donna che soffriva di disturbi psichici e ogni tanto si allontanava da casa, ma poi veniva sempre ritrovata dalle forze dell’ordine, o da noi familiari. Invece è stata ritrovata il 31 agosto morta ammazzata
La ricostruzione del legale della famiglia. Come anticipato dalla sorella, la famiglia, in cuor suo, sapeva che non poteva trattarsi di un suicidio. A confermare la versione è il legale che ha tentato di ricostruire la vicenda. Questo è quanto comunica l’avvocato della famiglia,Carlo Corradi: “Chiaramente come legale della sorella di Anna e del cognato, abbiamo sempre sostenuto a gran voce che non si trattava di suicidio, ma di morte violenta e omicidio. Questo perché la donna, seppur alle prese con problemi psichiatrici, non era mai giunta a commettere gesti eclatanti. Smentisco che frequentasse la zona della stazione e che assolutamente era astemia e non beveva, anche perché era sottoposta ad un trattamento farmacologico. Tutti questi elementi ci portavano a ritenere, e oggi abbiamo avuto conferma, che non poteva trattarsi di suicidio“.

 

Morta nel tunnel, parla la sorella: “Anna uccisa, riaprite il caso” (il Centro – 6 novembre 2020)

 

L’hanno lasciata morire dopo lo stupro (POP il giornale popolare – 19 luglio 2021)
Condannati anche in secondo grado i due balordi rumeni che avrebbero potuto salvare la vittima con una telefonata al 118. Invece hanno preferito lasciarla morire dopo averla intontita con farmaci e alcol per poi abusare di lei. La famiglia della vittima si aspettava pene più pesanti.
Pescara – Confermate in Appello le condanne per la morte di Anna Carlini, 33 anni, stuprata e abbandonata nel tunnel della stazione di Pescara il 30 agosto del 2017. Al cittadino rumeno Nelu Ciuraru sono stati inflitti 11 anni e 6 mesi di reclusione per violenza sessuale e omissione di soccorso mentre per il complice Robert Cioragariu, 2 anni di reclusione limitatamente all’omissione di soccorso.
Alla lettura della sentenza emessa l’8 luglio scorso dal tribunale dell’Aquila, presieduto dal giudice Armanda Servino, una delle due sorelle della vittima, Isabella Martello, è scoppiata in un pianto dirotto: Che giustizia ha avuto mia sorella? – ha detto in lacrime Isabella – che valore ha una vita? Undici anni ad un assassino? Che cosa le dovevano fare di più, che cosa?..”.
Anna Carlini era affetta da patologie psichiatriche e il 30 giugno di quattro anni fa la donna si era recata in ospedale per sottoporsi a visita. Dopo qualche ora la disabile, che portava con sé in una busta di plastica diversi farmaci psicotropi, si sarebbe diretta nella vecchia galleria della stazione ferroviaria dismessa da tempo.
L’area demaniale era diventata da anni una sorta di discarica ed un luogo degradato dove barboni, tossici e prostitute si davano appuntamento fra vecchi cartoni sporchi e giacigli di fortuna. Anna, attraversando il tunnel, sarebbe stata accostata dai due clochard rumeni che di lì a poco l’avrebbero costretta a seguirli in una zona più appartata dove la donna sarebbe stata costretta dai due uomini ad assumere i farmaci che aveva con sé. Subito dopo i due barboni avrebbero fatto bere ad Anna, da sempre astemia, una cospicua quantità di bevande alcoliche che, in poco tempo, avrebbero intontito la donna già debilitata per l’assunzione forzata delle sue medicine.
In quel frangente Nelu Ciuraru l’avrebbe violentata approfittando del suo stato di incoscienza per poi tenerla ferma poggiando il suo ginocchio sul torace della poveretta. Dopo qualche istante Anna iniziava a soffrire di gravi problemi respiratori ma i due stranieri, pur potendo chiamare i soccorsi, preferivano abbandonare la poveretta al suo triste destino.
Di lì a poco il cuore di Anna andava in collasso e la disabile perdeva i sensi per poi spirare subito dopo. Ciuraru e Cioragariu si sarebbero dati alla fuga facendo perdere le proprie tracce mentre sul posto giungevano alcune volanti della polizia e il personale della Polfer per i primi rilievi di rito. Le indagini, coordinate dal Pm Rosangela Di Stefano, portavano all’identificazione dapprima di uno solo dei due rumeni mentre l’altro veniva rintracciato alcuni giorni più tardi:
”…Se dall’ospedale ci avessero avvisato forse mia sorella sarebbe ancora viva – aveva detto Isabella Martello all’epoca dei fatti – Anna non era mai stata in quel tunnel dunque ce l’avranno portata a forza. L’hanno ritrovata sotto una coperta, era irriconoscibile. L’hanno violentata e uccisa, vogliamo giustizia…”.
A seguito dell’autopsia sul corpo della vittima sarebbe stato ritrovato materiale biologico riconducibile al Dna di Ciuraru, un particolare che servirà ad incastrare lo stupratore che, di fatto, avrebbe provocato la morte della disabile non chiamando il 118.
Anna Carlini lascia orfani due bambini che sono stati affidati alla nonna materna:
Per uccidere non occorre per forza un’arma – ha detto più volte Isabella Martello – per com’è oggi la situazione, l’assassino, fra sette anni, potrebbe addirittura uscire dal carcere… Spero che lo Stato possa fare qualcosa per questi due bambini. Io e gli altri familiari invece non vogliamo nulla. Non ci interessano risarcimenti. La vita di mia sorella era tutto. A chi l’ha ammazzata dico che non accetto scuse. In una memoria difensiva, in un ultimo rigo, quell’uomo ha scritto di essere dispiaciuto… Io gli rispondo che deve solo vergognarsi…”.
I giudici del tribunale di Pescara hanno ritenuto, in primo grado, che entrambi gli imputati erano presenti insieme alla Carlini per tutto il tempo della sua lenta agonia, consapevoli della gravità delle condizioni di salute della vittima. Se avessero chiamato la polizia o il 118 le avrebbero salvato la vita. 

 


Link