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Anna Barindelli, 34 anni, assistente sociale. Sgozzata dal vicino di casa respinto

anna barindelliBellagio (Como), 10 aprile 2002

Non voleva stare con con lui, che era sposato e aspettava una figlia dalla moglie. E lui l’ha sgozzata con un coltello da cucina.

gilardoniMassimo Gilardoni, 32 anni, imprenditore edile. Condannato in primo grado a 16 anni, ridotti in appello a 14 e 6 mesi. Dopo 2 mesi di detenzione esce dal carcere ottenendo i domiciliari in una casa di cura. Tra indulto e altri sconti di pena è tornato completamente libero dopo neppure 10 anni

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Corriere della Sera

I due giovani si conoscevano da tempo, avevano avuto una relazione, ma poi lei lo aveva lasciato. Mercoledì mattina la lite e l’ aggressione «L’ ho uccisa io, non voleva tornare con me»

Bellagio, confessa l’ ex fidanzato della donna assassinata: «Troverete il coltello nel cassetto della cucina»

Per tutta la notte nella caserma dei carabinieri erano sfilati gli amici di Anna, la giovane sgozzata mercoledì mattina da un assassino al quale aveva aperto la porta di casa senza paura. Poi, sotto il torchio dei sospetti erano rimasti solo in due; finché, all’ alba di ieri, Massimiliano Gilardoni, 32 anni, è crollato: «Sì, l’ ho uccisa io. Il coltello lo troverete nel cassetto della cucina». Parole subito soffocate da un pianto dirotto.

Verso le 6 la piena confessione davanti al magistrato. Consumato il delitto, ripulita alla meglio la lama sporca di sangue, era tornato al suo solito lavoro di muratore nell’ impresa edile del padre. Ma alle nove di sera i militari sono venuti per portarlo in caserma.

E’ durato meno di 24 ore il giallo di Bellagio. La pista del delitto per gelosia, un raptus, ha portato dritto all’ assassino, sposato da un anno e mezzo con Cristina che fra 5 mesi lo farà papà. «Che cosa ho fatto, che cosa ho fatto… – ha continuato a ripetere durante la confessione -. Cristina, la mia famiglia, saranno disperati».

E’ in carcere, un fermo giudiziario per omicidio volontario. Oggi l’ autopsia della vittima – ma di dubbi ormai ne rimangono pochi -, domani l’ interrogatorio del gip per la convalida dell’ arresto.

Massimiliano e Anna, di due anni più anziana, si conoscevano fin da ragazzi.

Un’ amicizia trasformatasi mesi fa, quando Anna aveva rotto con il vecchio fidanzato, Gabriele, in una relazione con tanti alti e bassi. Proprio domenica scorsa però Anna si è riappacificata con Gabriele: la sua auto, la notte di martedì, è stata vista dai vicini parcheggiata davanti alla villa di via Vitali dove la giovane abitava da sola al piano terra. La storia sembra definitivamente finita.

Massimiliano però non vuole rassegnarsi, per quella donna ha perso la testa, e verso mezzogiorno di mercoledì – Gabriele è già fuori da tempo – piomba da Anna che sta ancora vestendosi ma non ha esitazione ad aprirgli: tra loro bisogna finalmente chiarire tutto.

«Torna con me», supplica Massimiliano. Ennesimo rifiuto di lei, parole sempre più aspre, forse un principio di lite finché l’ uomo – la casa la conosce perfettamente perché era stata la sua ditta a ristrutturarla prima che venisse affittata ad Anna – corre in cucina, afferra il coltello, si scaglia con furia contro la donna. Due o tre fendenti al collo. Lei stramazza a terra, intorno al cadavere subito si allarga il sangue. Via Vitali, un po’ discosta dal centro di Bellagio, è una fila di case e ville distanziate, nessuno mercoledì a mezzogiorno nota o sente nulla.

L’ assassino lava frettolosamente il coltello senza nemmeno togliere tutte le macchie, lo rimette nel cassetto e torna, indisturbato, al lavoro. Tanti lo vedono su e giù per Bellagio con il camioncino pieno di materiali. C’ è un collegamento tra la tragica fine di Anna e il misterioso personaggio che in passato la seguiva, cercava di entrare nella sua abitazione mentre lei era fuori a fare jogging e alcune volte aveva rubato la biancheria intima stesa ad asciugare in giardino?

Anni fa Massimiliano era caduto da un ponteggio durante il lavoro; era stato in coma. Poi si era ripreso conservando di quella brutta esperienza anche una cicatrice sul volto. «La sua confessione, continuamente interrotta dal pianto, non chiarisce molti punti – dice il difensore, l’ avvocato Paolo Riva di Como -. Vuole collaborare con il magistrato ma è ancora parzialmente offuscato da uno stato di estremo abbattimento».

di Biglia Andrea

Repubblica

Massimiliano Gilardoni, reo confesso, uccise la vicina di casa. Andrà in una comunità. E scoppiano le polemiche – Condannato per omicidio dopo due mesi esce di cella

Nell’aprile dell’anno scorso ha ucciso a coltellate la sua vicina di casa, accecato dalla collera perché lei non voleva saperne delle sue avances. Reo confesso, giudicato capace di intendere e volere, Massimiliano Gilardoni, imprenditore di Bellagio, sul lago di Como, due mesi fa era stato condannato in primo grado a 16 anni (con uno “sconto” di 8 anni per la scelta del rito abbreviato) per l’omicidio di Anna Barindelli, l’assistente sociale vittima della sua maniacale passione.

Da lunedì scorso l’uomo però ha già lasciato il carcere: per decisione del gip Valeria Costi, su istanza degli avvocati difensori, Gilardoni ha ottenuto gli arresti domiciliari nella comunità terapeutica “La Quercia” di Como, dove potrà attendere il processo di appello nell’assai più confortevole situazione di “paziente in cura”. “Senza misure di sicurezza, tranne i controlli di routine dei carabinieri – protesta il legale di parte civile, Milena Porro – Nell’ordinanza tutto è demandato ai sanitari della struttura pubblica”.

Genitori e fratelli della vittima sono allibiti: “Non abbiamo parole. Con quello che ha fatto, quell’uomo è un pericolo per tutti e la decisione è un affronto al nostro dolore”. Il pm Silvia Perrucci ha già impugnato l’ordinanza: “Non ritengo che quella comunità sia un luogo adatto alla detenzione di un imputato perfettamente consapevole di quel che ha commesso”. Deciderà il Tribunale del riesame, ma l’iter giudiziario è già segnato: se l’ordinanza del gip venisse rigettata, i legali impugnerebbero la sentenza in Cassazione. In pratica, è quasi certo che Gilardoni non tornerà in carcere prima dell’appello. “Una situazione che per certi versi ricorda quella della mamma di Cogne”, commenta l’avvocato Porro. Oltre tutto, Anna Maria Franzoni si è sempre dichiarata innocente e le prove a suo carico sono solo indiziarie, mentre nella vicenda di Bellagio l’omicida ha ammesso le sue colpe, facendo pure ritrovare l’arma del delitto, un coltellaccio da cucina.

Nella piccola comunità di Bellagio, dove parenti della vittima e dell’assassino abitano a poche centinaia di metri, la notizia della “liberazione” di Massimiliano Gilardoni ha creato rabbia e sconcerto. Anche perché la sentenza di due mesi fa sembrava dar ragione ai consulenti psichiatrici del Tribunale, che diagnosticavano solo “una situazione di modesto stato ansioso-depressivo” nell’imputato, al contrario del perito della difesa, secondo il quale esisteva “un disturbo della personalità originato da traumi infantili”. Un assassino lucido, insomma, più che un malato da curare.

di Enrico Bonerand

La Provincia di Como

La morte di Anna Barindelli – Nessun perdono per l’assassino

Tra le viuzze del borgo si ricorda, ci s’interroga e ci si chiede il perché di una vicenda che ha lasciato ferite indelebili. C’è però, soprattutto, la volontà di rimuovere quel fatto di sangue che dieci anni fa sconvolse Bellagio, un omicidio che ha coinvolto due famiglie note del paese e che vede da alcuni mesi il reo confesso, Massimiliano Gilardoni,42 anni, di nuovo nell’abitazione dei suoi genitori, nella frazione di Vergonese.

Rimuovere ma non perdonare. Meno di dieci anni è durato il periodo della condanna, in un primo tempo fissato a sedici anni, poi a quattordici e sei mesi ed infine con l’indulto e altri sconti di pena appunto a meno di dieci anni. Pena per l’omicidio dell’infermiera trentaquattrenne Anna Barindelli.

Dallo scorso anno Gilardoni è tornato a Bellagio, ma in paese non si fa vedere. Ogni tanto, qualcuno lo ha intravisto sul balcone di casa.

A Bellagio, dopo così tanto tempo, forse non tutti riuscirebbero a riconoscere il carpentiere, segnato dagli anni e dai rimorsi.

La volontà di dimenticare, il desiderio che questa storia torni presto alla sua dimensione privata, animano la madre di Anna Barindelli. Ma non la si confonda con l’intenzione di perdonare. La donna, quasi novantenne, allontana qualsiasi ricordo.

«Io non voglio sapere niente, non m’interessa niente, si sono scritte anche delle imprecisioni, per esempio che quell’uomo era l’amante di mia figlia, ma sono passati dieci anni non ha senso parlarne e non lo si dovrebbe fare», dice Elisa Wanda Bifolco.

L’anziana signora vuole allontanare il dolore da lei e dal marito, ma non può chiudere la porta anche davanti alla rabbia: «Mi dispiace solo che sia stato dentro troppo poco».

Un pensiero che accomuna molti bellagini e chi ha avuto un coinvolgimento più o meno diretto nella vicenda.

Rita Annunziata sente forte il dolore della famiglia. È sposata con il fratello di Anna. Ma preferisce il silenzio: «Noi in casa ne parliamo pochissimo, ognuno ha una sua idea di cosa è successo ma la tiene per sé – spiega -. Per di più, i genitori di Anna sono anziani, non è il caso di rivangare questa storia». Però i dieci anni di carcere di Gilardoni non la lasciano insensibile: «Non c’è giustizia in Italia, questa è l’unica considerazione che posso fare».

Anche dove lavorava, alla casa di riposo Greco De Vecchi non si capacitano dell’accaduto: «Hanno portato via una persona dolcissima, una ragazza solare – è il commento del direttore Riccardo Galetti -, non m’interessa cosa è accaduto dopo, m’interessa sapere che questa ragazza non c’è più ed è una pena per la sua famiglia e i suoi genitori, per altro anziani».

La mattina del 10 aprile del 2002, Massimiliano Gilardoni – secondo quanto egli stesso ha raccontato – è entrato nella villetta di Anna, e nonostante fosse sposato, le fece delle avance. A fronte del rifiuto e della minaccia di denuncia da parte dell’infermiera, ha preso un coltello dalla cucina colpendola fino alla morte.

Gilardoni conosceva bene la casa di Anna avendola ristrutturata con l’impresa edile per la quale lavorava.

Dieci anni, tanti ne sono passati da quella giornata. Pochi, secondo la famiglia, per rivedere in paese l’omicida di Anna.

La Provincia di Lecco

Gilardoni è tornato in libertà – 11 aprile 2012

… Rimuovere ma non perdonare. Meno di dieci anni è durato il periodo della detenzione, in un primo tempo fissato a sedici anni, poi a quattordici e sei mesi e infine con l’indulto e altri sconti di pena appunto a meno di dieci anni. Pena per l’omicidio dell’infermiera di 34 ani Anna Barindelli. Dallo scorso anno Gilardoni è tornato a Bellagio, ma in paese non si fa vedere, ogni tanto qualcuno lo ha intravisto sul balcone di casa, forse la pena è anche questa ma è una pena più subdola che è difficile comprendere.