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Anna Barindelli, 34 anni, assistente sociale. Sgozzata dal vicino di casa respinto

Bellagio (Como), 11 Aprile 2002

anna barindelli


Titoli & Articoli

Ex insegnante uccisa: oggi lutto cittadino a Bellagio (Ticino Online – 15 aprile 2002)

Alle 15.00 nella parrocchiale di San Giacomo i funerali di Anna Barindelli, la 34enne uccisa settimana scorsa dal suo spasimante. Ieri i calciatori dell’Us Bellagina sono scesi in campo con il lutto al braccio

Giornata di lutto quella di oggi a Bellagio. L’ha proclamata il Sindaco Bruno Bianchi come segno di vicinanza di tutto un paese ai famigliari di Anna Barindelli, la giovane ex insegnante ed assistente sociale alla Casa di Riposo “Greco De Vecchi” uccisa settimana scorsa dal suo spasimante Massimiliano Gilardoni, ora rinchiuso in una cella del “Bassone” di Como dopo la sua confessione. Nel pomeriggio di oggi, alle 15.00, nella chiesa parrocchiale di San Giacomo, si svolgeranno i funerali della 34enne e al termine del rito che sarà officiato dal parroco di Bellagio don Giuliano Zanotta la salma verrà trasferita al crematorio di Como per essere cremata rispettando, così, le sue volontà espresse in vita. Nella chiesetta di San Giogio verrà, invece, allestita la camera ardente. Al momento della cerimonia liturgica, la bara dal piccolo edificio sacro, situato nei pressi del palazzo Comunale verrà trasferita alla Parrocchiale: il corteo si snoderà lungo lo storico borgo di Bellagio, dopo avere percorso l’intera via Garibaldi, farà il suo ingresso nella basilica di San Giacomo, dove verrà celebrato il rito funebre. i calciatori dell’Us Bellagina scenderanno in campo con il lutto al braccio. In questi giorni nessun pellegrinaggio davanti all’abitazione di Anna Barindelli, soltanto qualche mazzo di fiori bianchi e tanto rassegnato rispetto da un paese completamente straziato dalla tragedia avvenuta mercoledì scorso. L’aria che si respira camminando per le pittoresche vie del borgo lariano non è infatti la solita e, complice anche il maltempo che ha avvolto in una cappa grigia l’intera zona, della vivacità che ha sempre contraddistinto Bellagio sembra non essere rimasta traccia.
La gente fatica a parlare della triste fine occorsa alla giovane Anna e, con un silenzio carico di rabbia, rispetto e malcelata rassegnazione, abbraccia anche gli altri sfortunati protagonisti della vicenda. Difficile sentire un commento fuori posto sul conto di Massimiliano, quel ragazzo sì un po’ silenzioso, ma che mai e poi mai qualcuno avrebbe pensato potesse trasformarsi nel feroce omicida che mercoledì ha ucciso la povera Anna. Parole di conforto per Gabriele che soltanto domenica scorsa aveva riallacciato i rapporti sentimentali con la ragazza trascorrendo con lei l’ultima notte di vita con chi, in fondo, per amor suo, è stata uccisa.
Anna, molto conosciuta a Bellagio per avere lavorato una quindicina d’anni nell’asilo Giuseppe Garibaldi, attualmente era impiegata come ausiliaria all’interno della Casa di cura Greco De Vecchi. Da tutti descritta come disponibile e solare, la donna era stata per alcuni tempi membro della biblioteca comunale, prima di appassionarsi, seppure senza alcun ruolo particolare, né ambizioni future, alle vicende politico-amministrative del paese. Anna era infatti sempre presente alle riunioni del consiglio comunale di Bellagio, partecipando inoltre ai principali dibattiti pubblici organizzati sul territorio.
Intanto sul fronte delle indagini poco resta ancora da chiarire. Nei prossimi giorni arriveranno da Parma gli esiti delle analisi compiute dai periti del Ris sugli abiti di Massimiliano sequestrati nella sua abitazione e che presenterebbero tracce di sangue. Fra due mesi, invece, il deposito della relazione complessiva del Dr. Osculato dell’Istituto di Medicina Legale di Pavia che nel fine settimana ha effettuato l’esame autoptico sul corpo della donna. Esiti molto attesi dal Sostituto Silvia Perrucci per chiarire le ultime ombre che circondano la ricostruzione dei fatti, ma soprattutto per fugare il dubbio di una eventuale violenza sessuale prima o dopo l’omicidio. Servirà al Magistrato per tirare le sue conclusioni prima di chiudere il fascicolo d’inchiesta sullo sconvolgente fatto di sangue. Massimiliano Gilardoni, difeso dall’avvocato Sassi, intanto dalla sua cella del “Bassone” che condivide con Rosario Lucà, il pensionato che si è visto infliggere pochi giorni fa 12 anni per aver ammazzato il vicino di casa dopo una lite per un tavolino da giardino, si dice consapevole del gesto compiuto e disperato. Continua a chiedere della moglie Cristina, in attesa di partorire fra quattro mesi. La donna, fra l’altro, per quanto saputo, sarebbe stata trasferita lontano da occhi indiscreti e dai commenti di paese proprio per garantirle una qual certa, se mai è possibile in questa situazione, tranquillità in vista del parto. (di Bob Decker)

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In memoria di

La morte di Anna Barindelli. Nessun perdono per l’assassino (la Provincia di Como – 11 aprile 2012)
Da alcuni mesi il reo confesso per l’omicidio della giovane, Massimiliano Gilardoni,42 anni, di nuovo nell’abitazione dei suoi genitori, nella frazione di Vergonese. Meno di dieci anni è durato il periodo della condanna
Tra le viuzze del borgo si ricorda, ci s’interroga e ci si chiede il perché di una vicenda che ha lasciato ferite indelebili. C’è però, soprattutto, la volontà di rimuovere quel fatto di sangue che dieci anni fa sconvolse Bellagio, un omicidio che ha coinvolto due famiglie note del paese e che vede da alcuni mesi il reo confesso, Massimiliano Gilardoni,42 anni, di nuovo nell’abitazione dei suoi genitori, nella frazione di Vergonese. Rimuovere ma non perdonare. Meno di dieci anni è durato il periodo della condanna, in un primo tempo fissato a sedici anni, poi a quattordici e sei mesi ed infine con l’indulto e altri sconti di pena appunto a meno di dieci anni. Pena per l’omicidio dell’infermiera trentaquattrenne Anna Barindelli.
Dallo scorso anno Gilardoni è tornato a Bellagio, ma in paese non si fa vedere. Ogni tanto, qualcuno lo ha intravisto sul balcone di casa. A Bellagio, dopo così tanto tempo, forse non tutti riuscirebbero a riconoscere il carpentiere, segnato dagli anni e dai rimorsi.
La volontà di dimenticare, il desiderio che questa storia torni presto alla sua dimensione privata, animano la madre di Anna Barindelli. Ma non la si confonda con l’intenzione di perdonare. La donna, quasi novantenne, allontana qualsiasi ricordo.
«Io non voglio sapere niente, non m’interessa niente, si sono scritte anche delle imprecisioni, per esempio che quell’uomo era l’amante di mia figlia, ma sono passati dieci anni non ha senso parlarne e non lo si dovrebbe fare», dice Elisa Wanda Bifolco. L’anziana signora vuole allontanare il dolore da lei e dal marito, ma non può chiudere la porta anche davanti alla rabbia: «Mi dispiace solo che sia stato dentro troppo poco». Un pensiero che accomuna molti bellagini e chi ha avuto un coinvolgimento più o meno diretto nella vicenda.
Rita Annunziata sente forte il dolore della famiglia. È sposata con il fratello di Anna. Ma preferisce il silenzio: «Noi in casa ne parliamo pochissimo, ognuno ha una sua idea di cosa è successo ma la tiene per sé – spiega -. Per di più, i genitori di Anna sono anziani, non è il caso di rivangare questa storia».
Però i dieci anni di carcere di Gilardoni non la lasciano insensibile: «Non c’è giustizia in Italia, questa è l’unica considerazione che posso fare». Anche dove lavorava, alla casa di riposo Greco De Vecchi non si capacitano dell’accaduto: «Hanno portato via una persona dolcissima, una ragazza solare – è il commento del direttore Riccardo Galetti -, non m’interessa cosa è accaduto dopo, m’interessa sapere che questa ragazza non c’è più ed è una pena per la sua famiglia e i suoi genitori, per altro anziani».
La mattina del 10 aprile del 2002, Massimiliano Gilardoni – secondo quanto egli stesso ha raccontato – è entrato nella villetta di Anna, e nonostante fosse sposato, le fece delle avance. A fronte del rifiuto e della minaccia di denuncia da parte dell’infermiera,  ha preso un coltello dalla cucina colpendola fino alla morte. Gilardoni conosceva bene la casa di Anna avendola ristrutturata con l’impresa edile per la quale lavorava. Dieci anni, tanti ne sono passati da quella giornata. Pochi, secondo la famiglia, per rivedere in paese l’omicida di Anna.