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Angelica Timis, 35 anni, collaboratrice domestica, mamma. Trascinata tra i cespugli ed uccisa a coltellate dall’ex dopo mesi di stalking

Guardamiglio (Lodi), 24 Maggio 2013

guardamiglio5Tutti erano a conoscenza del pericolo. Ma lui l’ha attesa fuori dal posto di lavoro, l’ha trascinata in un giardino pubblico e l’ha uccisa con venti coltellate.

 

 

ciceriMaurizio Ciceri, 49 anni. Non si rassegnava, quella donna gli aveva rovinato la vita.

 


Titoli & Articoli

Corriere della Sera – 27ma ora
Uccide la ex a coltellate: fermato dai passanti
Quel che resta di quest’ennesimo femminicidio sono le scarpe da lavoro bianche di Angelica. Perse, sul bordo del marciapiede, accanto alla sua Cinquecento azzurra, nell’ultimo disperato tentativo di sfuggire al suo aguzzino. Una corsa nel prato a piedi nudi, sotto la pioggia, verso una salvezza impossibile. Lui l’ha raggiunta dopo pochi metri, ha estratto un coltello da cucina e l’ha colpita, una, due, tre, dieci volte, mentre gli occhiali di lei si spezzavano e finivano nell’erba. Si chiamava Angelica Timis, romena, da molti anni in Italia. Aveva 35 anni e un figlio di 15.
È morta sotto la furia dell’uomo da cui si era separata un anno fa, Maurizio Ciceri, operaio di 49 anni, che non si era rassegnato alla fine della relazione. Per mesi aveva continuato a perseguitarla: si faceva trovare sotto casa, la insultava, le faceva dispetti. Per tre volte le aveva anche tagliato le gomme della macchina e lei un giorno aveva anche presentato una querela, poi ritirata.
Ieri pomeriggio verso le due e mezzo, la donna, che per vivere faceva le pulizie, stava andando come ogni venerdì al lavoro in una villetta alla periferia di Guardamiglio, paese di 2700 abitanti nel Basso Lodigiano, dove abita da molti anni. Una tranquilla zona residenziale di casette a schiera e piccoli giardini. Lui conosceva bene orari e abitudini della ex ed era lì ad aspettarla, nascosto dietro un cespuglio sotto la pioggia. Appena scesa dalla sua auto, Angelica si è accorta dell’ennesimo «agguato», ma invece di correre verso le case a chiedere aiuto, è scappata in un piccolo parco, perdendo subito le scarpe. Lui aveva lo sguardo allucinato e mentre la inseguiva, diranno poi i testimoni, urlava: «Sei contenta di avermi rovinato la vita?» L’ha raggiunta facilmente e ha iniziato a colpire con ferocia, al petto, alle spalle, al collo, mentre lei tentava di ripararsi dai colpi con le braccia e gridava. Un ragazzo di 17 anni si è accorto di quanto stava accadendo ed è corso nel prato bloccando il polso di Ciceri che impugnava il coltello insanguinato. Subito dietro di lui è arrivato un altro passante, un uomo di cinquant’anni, che poi racconterà: «Ho visto il ragazzo correre lì, ha avuto molto coraggio. Io l’ho raggiunto, ho tolto il coltello a quell’uomo e l’ho gettato a terra. Per fermarlo mi sono dovuto sedere sopra di lui. Solo a quel punto si è placato e non sembrava rendersi conto di quello che aveva fatto». Nel frattempo qualcuno aveva chiamato il 112 e sul posto sono arrivati i carabinieri, che hanno preso in consegna l’accoltellatore, e un’ambulanza. La donna respirava ancora, ma è morta durante il trasporto all’ospedale. A quanto pare sarebbe stata fatale la coltellata a un polmone.
Le vite di Angelica e Maurizio si erano incrociate quattro anni fa. Lei, divorziata, aveva un figlio, nato in Italia, che viveva in Romania con i parenti. Lui, operaio in una fabbrica di cavi elettrici, era venuto ad abitare in paese dopo aver lasciato moglie e due figli, nel Piacentino. A Guardamiglio i due erano andati a vivere insieme ma la relazione era presto naufragata a causa delle ossessioni di lui. I colleghi di Ciceri dicono che dopo la separazione era diventato taciturno, introverso, e si rifugiava spesso nell’alcool.
Ultimamente poi, pare che il suo rancore verso l’ex fosse aumentato per il fatto che lei aveva trovato un nuovo compagno. «Quell’uomo era violento — dice il sindaco di Guardamiglio, Maria Grazia Tondini — ed ero stata io a convincerla a lasciarlo. Poi l’avevo aiutata a trovare una casa Aler e un lavoro. Così aveva potuto far tornare suo figlio dalla Romania ed aveva trovato un po’ di serenità. Purtroppo non sono riuscita a salvarla». Adesso Ciceri è in carcere, con l’accusa di omicidio volontario premeditato.

Ai carabinieri e al magistrato continua a ripetere come un automa: «Quella donna mi aveva rovinato la vita».

 

Il Giorno
Il parco dedicato ad Angelica. Uccisa dall’ex compagno. Il parco di Guardamiglio dedicato ad Angelica
«Per non dimenticare le donne vittime del femminicidio. A ricordo di Angelica Timis, qui tragicamente scomparsa il 24 maggio 2013». Queste le parole sulla lapide, una roccia bianca nel verde del prato, circondata per l’occasione da fiori, inaugurata ieri mattina nel parco di via Paolo VI per ricordare la donna di 35 anni, di origine romena, massacrata poco meno di un anno fa (la commemorazione è stata anticipata per evitare la concomitanza con le elezioni) a coltellate dall’ex convivente, il lodigiano Maurizio Ciceri, condannato il 17 marzo a 30 anni di carcere, il massimo della pena col rito abbreviato.
«È accaduto tutto qui, in pochissimi istanti — ha ricordato la sindaca Maria Grazia Tondini, che ha fermamente promosso l’iniziativa —. Angelica era una di noi. Guardamiglio non può dimenticare e non può non fermarsi a riflettere. Il femminicidio ha a che fare col potere maschile sulle donne, con una cultura giustificativa patriarcale diffusa tra i nostri bambini. E’ dunque importante partire con l’educare i giovanissimi a creare rapporti sentimentali stabili ed equilibrati. La posa di questa lapide è un primo gesto concreto, per ricordare che donne che prima avevano un posto in casa, nella famiglia, nella società sono state vittime di violenza e che noi vogliamo combattere questa cultura».
All’intitolazione del parco, lo stesso dove Ciceri si era appostato in attesa dell’arrivo di Angelica e dove l’ha uccisa a coltellate nonostante il coraggioso intervento di due passanti, ieri, c’erano circa 40 persone (poche rispetto alle centinaia che avevano affollato la fiaccolata per le strade del paese pochi giorni dopo la tragedia), tra cui Angelo Bernardi, comandante della stazione dei Carabinieri, il parrocco don Pierluigi Bolzoni, che ha elargito la benedizione, i familiari, in particolare la sorella di Angelica, Paolina, e il figlio Luciano, che Paolina ha adottato e che cresce insieme ai propri 3 figli. Tra gli astanti anche alcune rappresentanti del movimento Se non ora quando? – Snoq Lodi e dell’associazione Donne&Donne di Sant’Angelo: «Le donne devono poter dire sì o no senza paura di incorrerre nella violenza — ha sottolineato Danila Baldo, parlando a nome di tutte —. Quest’ultima è sempre da condannare ma è particolarmente brutta quando si scatena in famiglia. Siamo qui per dire ‘mai più’; anche gli uomini devono rendersi conto che bisogna cambiare mentalità». «Sono contentissima — afferma Paolina Timis —. Ringrazio il sindaco e tutto il paese che ci sono sempre stati molto vicini. Almeno qui, Angelica, non sarà dimenticata».

 

 

 


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