Angela Dargenio, 48 anni, mamma. Uccisa a colpi di pistola dall’ex marito.
Torino, 7 Maggio 2021
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“Non perdonerò mai mio padre”, il dolore della figlia di Angela, uccisa dall’ex marito a colpi di pistola (il Riformista – 8 maggio 2021)
Angela Dargenio è stata uccisa a colpi di pistola, sul pianerottolo di casa, in corso Novara 87, a Torino. Accusato del delitto Massimo Bianco, ex marito della donna. Si erano separati da pochi mesi, a novembre, ma l’uomo viveva ancora nello stesso palazzo, a un piano di distanza. Bianco è stato arrestato dagli agenti della Squadra Mobile.
“L’avevo vista dieci minuti prima – ha raccontato in lacrime all’Ansa un’amica della vittima, parrucchiera in un negozio vicino – l’avevo salutata mentre rientrava a casa con le borse della spesa. Poi ho sentito i colpi di pistola”. Bianco lavora come guardia giurata. Avrebbe aspettato la moglie sul pianerottolo del quinto piano. Dargenio viveva con il figlio di 16 anni. In un altro appartamento la figlia maggiore della coppia, 25 anni, madre di una bambina. Otto i colpi esplosi da una Smith & Wesson di ordinanza, alcuni dei quali non hanno raggiunto la donna, altri fatali. L’uomo si sarebbe quindi rifugiato nel suo appartamento, dove ha aspettato l’arrivo della polizia, chiamata dai vicini.
Eleonora Bianco, la 25enne prima figlia della coppia, stava andando al lavoro in cartoleria quando ha saputo della tragedia. Durissime le sue parole nei confronti del padre al Corriere di Torino. “Non lo perdonerò mai. Spero che muoia in carcere, da solo. È brutto da dirsi, lo so, ma ha agito con troppa cattiveria e un proiettile avrebbe dovuto tenerlo per sé”, ha detto senza mezzi termini.
«Si era separata da Massimo ed era diventata più bella» (Torino Cronaca – 8 maggio 2021)
Dopo la separazione, Angela Dargenio era cambiata. Dimagrita, capelli tinti di biondo e dopo un’operazione chirurgica, aveva riposto nel cassetto gli occhiali con le lenti spesse da miope. Insomma, un’altra persona, almeno apparentemente.
«Dopo venticinque anni di matrimonio – ricorda Mina Buonocore, una delle sue amiche più intime -, voleva una vita indipendente rispetto a quell’uomo che lavorava di notte, dormiva di giorno e aveva lasciato su di lei tutto il peso della famiglia. Ultimamente si era operata agli occhi per non portare più gli occhiali, era dimagrita, era diventata più bella e voleva cominciare una nuova vita. Ma lui non lo accettava e, contro la volontà di Angela, dopo la separazione si era spostato solo di pochi metri, andando ad abitare al piano di sopra. Non voleva che Angela fosse indipendente, che avesse una vita tutta sua».
La vittima si confidava con le amiche, ma non in famiglia: «Tra loro due – dice Nicolò, il convivente della figlia Eleonora -, i rapporti non sembravano tesi. Questa è una tegola improvvisa, un fulmine a ciel sereno. Ma – aggiunge -, per come la vedo io, è stato un gesto premeditato, architettato da tempo». Evidentemente Massimo Bianco non faceva trasparire le sue emozioni: «Sì, sapevo che si erano separati – spiega il signor Luciano che abita all’ammezzato dello stesso palazzo -, ma i loro rapporti erano cordiali e non ho mai sentito raccontare di tensioni tra i due. Insomma, una coppia perbene e riservata, molto legata ai due figli e al nipotino, il figlio di Eleonora e Nicolò». Un’altra amica di Angela, titolare di un salone di parrucchieri non lontano dal palazzo dove è avvenuto il delitto, aggiunge: « L’ho vista non più di dieci minuti prima che morisse, verso le 14, le 14,30 – racconta in lacrime -. L’ho salutata mentre rientrava a casa con le borse della spesa. Poi ho sentito i colpi di pistola…». Un altro vicino di casa, il signor Asissio, pare incredulo: «Non sapevo di dissapori. Sia lui che lei erano molto educati e mi sembravano molto legati tra loro e ai figli».
Il femminicidio di Angela Dargenio una “spietata esecuzione”: perché l’ex marito è stato condannato (FanPage – 20 aprile 2022)
Le motivazioni della condanna all’ergastolo di Massimo Bianco, che a Torino uccise l’ex moglie Angela Dargenio: “La sequenza degli spari esplosi è in sostanza qualificabile come una vera e propria esecuzione”.
Fu una “esecuzione”. Per questo lo scorso febbraio Massimo Bianco è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio della ex moglie Angela Dargenio. Nelle motivazioni della condanna si legge, in particolare, che “la sequenza degli spari esplosi è in sostanza qualificabile come una vera e propria esecuzione”. Il femminicidio di Angela Dargenio risale al 7 maggio dello scorso anno: Bianco, guardia giurata di 49 anni, uccise la ex compagna sul pianerottolo di un palazzo in corso Novara 87, a Torino. Per stare vicino ai figlio l’uomo si era trasferito nello stesso palazzo della ex moglie anche dopo la separazione. Le sparò diverse volte, anche un colpo quando la donna era già a terra. Angela stava rincasando dopo aver fatto la spesa, lui era lì nelle scale ad aspettarla.
Secondo il giudice l’omicida ha agito “con freddezza e concludendo la propria azione con la spietata esecuzione della ex moglie colpendola al capo”. “Proprio l’esplosione del proiettile indirizzato alla testa della Dargenio, offre la chiave di lettura più univoca rispetto all’interpretazione delle intenzioni del Bianco – scrive ancora il giudice nelle motivazioni della sentenza – La circostanza che tale colpo sia stato sparato quando la donna si trovava distesa a terra porta a ritenere che con il proiettile indirizzato al capo abbia voluto assicurarsi il decesso della donna che, a quel punto, non poteva che essere già agonizzante viste le massive lesioni in precedenza causate alla zona toracica ed agli organi interni, eliminando in radice ogni possibilità di sopravvivenza della vittima”.
Lo scorso 24 febbraio la Corte d’Assise presieduta dal giudice Alessandra Salvadori ha condannato l’uomo all’ergastolo, mentre la pm Francesca Traverso aveva in realtà chiesto 30 anni di reclusione. Durante il processo a Bianco aveva testimoniato Eleonora, figlia maggiore della coppia, riportando le parole dure della nonna dopo il delitto: “Mia mamma era morta da poche ore. Chiamai nonna per dirle che era stato papà ad ucciderla. Mi rispose duramente: ‘Se l’è cercata. Non doveva separarsi’”, le parole della donna, che non aveva nemmeno partecipato ai funerali della vittima.
Angela Dargenio, uccisa dall’ex “per gelosia e volontà punitiva”. Persino sua madre le diceva: “Meglio malata di tumore che separata” (la Repubblica – 20 aprile 2022)
Aveva trovato il coraggio di lasciare il marito che la insultava ogni giorno, Angela Dargenio, dopo due anni di litigi continui. Aveva scelto se stessa, nonostante la palese “ostilità della propria famiglia d’origine” che aveva osteggiato in ogni modo quella decisione. Sua madre al telefono le aveva detto: “Meglio una figlia malata di tumore che separata”. E quando la donna era stata avvisata dalla nipote che Angela era morta, ammazzata sull’uscio di casa con otto colpi di pistola proprio dall’ex marito, aveva persino ribadito il concetto: “Se l’è cercata”. “Nessun parente – scrivono i giudici – si è poi recato a Torino dalla Puglia per i funerali della donna”.
La sentenza che ha condannato all’ergastolo Massimo Bianco, la guardia giurata 49enne che il 7 maggio 2021 uccise a Torino, sul pianerottolo di un palazzo in corso Novara 87, l’ex moglie, ricostruisce la cultura retrograda da cui la donna aveva provato a scappare. Per finire però uccisa per mano di quell’uomo che “la controllava molto, voleva sapere cosa facesse, dove andasse”, e che le ha sparato “con freddezza”, compiendo “un’esecuzione”.
L’ex marito era animato da “una gelosia che presenta palesemente i caratteri dell’abnormità e della volontà punitiva” scrivono i giudici della corte d’Assise che era presieduta da Alessandra Salvadori. Il loro matrimonio era durato diversi anni, avevano avuto due figli, di cui uno ancora minorenne. “La gravità del comportamento dell’imputato è massima”, si legge nelle motivazioni, perchè lui l’ha uccisa “con una violenza feroce, ispirato da un sentimento di gelosia estremo”, solo perché “lei aveva rifiutato di riprendere la convivenza e per il sospetto che avesse iniziato una relazione con un altro uomo”.
Per i giudici “la brutalità, la violenza e la totale inconsistenza dei motivi che hanno spinto a uccidere Angela Dargenio non lasciano emergere alcuna forma d’amore, per quanto morbosa, e nessun eccesso di passione e sofferenza: ciò che si evince è soltanto un senso di possesso e un desiderio di punizione tanto crudele quanto insensato nei confronti di una donna che agli occhi dell’imputato era rea di aver rifiutato di continuare a rimanere sposata con lui”.
Non è stata ritenuta credibile la versione resa da Bianco, considerata “macroscopicamente lacunosa e contraddetta da inequivocabili prove”: l’uomo si è trincerato dietro a una serie di “non ricordo” sulle modalità in cui ha sparato alla moglie. Non regge che abbia solo voluto spaventarla visto che ha continuato a colpirla quando già “si trovava distesa e agonizzante sul pianerottolo del quarto piano”. Ed è escluso dai giudici che possa averla vista, affacciandosi dal balcone, casualmente, mentre lei rincasava. Sapeva invece che sarebbe rientrata a casa perchè “la stava appositamente osservando”. Non c’è stato poi alcun litigio sul pianerottolo: “nessun condomino ha percepito voci prima degli spari”. Bianco piuttosto ha agito “ai limiti della premeditazione” Scendendo le scale dal quinto piano dove aveva preso un appartamento in affitto, nonostante la contrarietà dell’ex moglie, ha iniziato a spararle non appena l’ha vista uscire dall’ascensore con le borse della spesa. Prima l’ha colpita al fianco, poi quando lei era a terra le ha sparato ancora alla testa: “La sequenza degli spari esplosi è in sostanza qualificabile come una vera e propria esecuzione”.