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Andreea Christina Marin, 23 anni, ballerina. Sfigurata, massacrata, soffocata con un sacchetto di plastica e sepolta nella sabbia dal compagno, dal figlio di lui e altri due complici

Porto Potenza Picena (Macerata), 27 Gennaio 2012

L’hanno aspettata nascosti nell’androne del condominio in riva al mare. Quando lei è rientrata, dopo una notte nel night dove lavorava come ballerina, l’anno aggredita, le hanno infilato un sacchetto di plastica in testa, l’hanno trascinata nell’ascensore dove hanno iniziato a colpirla, a calci, pugni e con dei bastoni e una spranga di ferro. L’hanno poi trascinata in spiaggia, con tutte le ossa rotte, e l’hanno lasciata lì o forse sono tornati con una bottiglia di spumante per brindare sul corpo.

 

 


Titoli & Articoli

Ferocia bestiale sulla ballerina. L’hanno finita in spiaggia (il Resto del Carlino – 29 gennaio 2012)
Macerata Omicidio di Porto Potenza: l’autopsia
FRATTURE in tutto il corpo, non solo alla testa ma anche alle gambe e alle braccia. E una morte sopraggiunta sulla spiaggia, dove, come confermerebbero gli elementi scaturiti dagli interrogatori dei quattro indiziati, Andrea Christina Marin, 22 anni, sarebbe stata letteralmente “finita”, dopo un primo colpo alla testa assestatole sul pianerottolo del suo appartamento. Colpi assestati più che col bastone di legno — l’arma del delitto già recuperata dai carabinieri — da una spranga di ferro, che ieri i sommozzatori dei vigili del fuoco e i carabinieri hanno a lungo cercato sul tratto di mare antistante il Lido Bello. Oggi ricominceranno.
SAREBBERO questi gli elementi emersi dall’autopsia — svolta ieri all’ospedale di Civitanova dal medico legale Antonio Tombolini — sul corpo della giovane ballerina romena uccisa all’alba di venerdì sul lungomare portopotentino, dove la giovane viveva da circa un mese.
Da circa due anni aveva una «relazione particolare» con Sandro Carelli, 57 anni, ma aveva deciso di lasciarlo. E ciò nonostante, stando alle ricostruzioni trapelate ma non confermate dagli inquirenti, continuava a chiedergli del denaro.
 Così l’uomo — umiliato, abbandonato, ricattato — avrebbe commissionato il delitto al figlio 24enne, Valentino, e a due suoi amici, Sebastian Capparucci e Silvio Giarmanà, 26. Tutto dietro compenso di 1.500 euro ciascuno.
L’AUTOPSIA confermerebbe il racconto dei quattro indiziati, anche per quanto riguarda l’ora del decesso, che sarebbe avvenuto quando il corpo, già tramortito dal primo, violentissimo colpo in ascensore, sarebbe stato trascinato per circa duecento metri fino alla spiaggia, dove la mattanza e le eventuali grida della giovane avrebbero avuto più probabilità di passare inosservate rispetto all’androne di un condominio — il Lido Bello — di dodici piani.
RESTA DA CHIARIRE, ma per questo ci vorrà tutt’altro genere di indagini, se l’ordine impartito dal mandante fosse «uccidere» o «dare una lezione». Insomma, un’esecuzione in piena regola o una violenta intimidazione sfuggita di mano? Gli avvocati dei quattro (Donato Attanasio per Silvio Giarmanà, Francesca Pettinelli per Sandro Carelli, Aldo Cingolani per Valentino Carelli e Sebastian Capparucci) hanno potuto avere con gli assistiti solo un confronto sommario. Ora si attendono gli interrogatori di garanzia e le convalide dei fermi, attese per domani. Per tutti — attualmente detenuti in carcere a Montacuto — le accuse sono gravissime: concorso in omicidio volontario, premeditato e per futili motivi, e occultamento di cadavere. E intanto la tranquilla Porto Potenza aspetta di risvegliarsi da quaesto incubo.


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