Adriana Tamburrini, 19 anni, studentessa, incinta. Accoltellata dal fidanzato
Posta Fibreno (Frosinone), 24 Ottobre 2005
Titoli & Articoli
Adriana, 19 anni, incinta uccisa a coltellate dal fidanzato (la Repubblica – 24 ottobre 2005)
Sora, il corpo trovato da un passante che ha telefonato al 113. L’omicida fugge, un amico poliziotto lo convince a costituirsi
La ragazza è stata assassinata in una zona impervia I due si erano conosciuti frequentando una chat line 4 mesi fa
Il padre della ragazza uccisa, sul luogo dell’omicidio
SORA – “Adriana era incinta. Abbiamo cominciato a litigare sulla decisione di abortire o meno e poi la discussione è degenerata, ma io non volevo ucciderla”. Michele Salerno ha confessato l’omicidio di Adriana Tamburrini, 19 anni, la fidanzata trovata morta, poco dopo le 11, in una zona alle spalle di Frosinone, a pochi chilometri da Sora, dove la ragazza abitava.
Il corpo della vittima, raggiunto da tre fendenti inferti con un coltellino a serramanico (che non è stato ancora rinvenuto) è stato trovato da un passante che ha telefonato al 113. Sembra che prima di morire la ragazza abbia tentato di fuggire dal suo assassino ma, fatti pochi passi, è caduta ed è morta.
Dopo essere stato interrogato nella questura di Frosinone, Salerno è stato trasferito nel carcere della città. L’avvocato difensore, Pietro Martini, ha riferito che il suo assistito ha dato una versione dei fatti che, nei prossimi giorni, sarà oggetto di riscontri: “Sostiene di essere sterile a causa di una malattia e di aver litigato con la ragazza proprio per questo motivo. Era, infatti, convinto che quel bambino non fosse il suo. Per questo motivo nei prossimi giorni verrà sottoposto a degli esami specifici”.
In serata, una nuova versione, in cui la questione dell’aborto non compare più. Il giovane avrebbe ucciso in preda a un “raptus” di gelosia e la questione della gravidanza passerebbe in secondo piano: la notizia sarebbe stata a conoscenza del fidanzato e persino dei genitori di Adriana che l’avevano presa bene.
I due si erano conosciuti quattro mesi fa frequentando una chat line, poi si erano incontrati di persona e innamorati. Salerno, 26 anni, nato a Cosenza, residente in provincia di Caserta, impiegato a Sora come programmatore informatico, ha detto agli inquirenti che la lite è scoppiata in auto ieri notte. “L’ho uccisa – ha raccontato – poi ho preso l’autostrada, volev scappare all’estero”. Ma nei dintorni di Firenze, si è fermato in un’area di servizio e ha telefonato a un poliziotto suo amico chiedendo consiglio. L’agente gli ha consigliato di tornare indietro, lui si è convinto e si è consegnato a una pattuglia della polizia stradale, segnalando la presenza di un cadavere: “Non volevo – ha detto nel corso dell’interrogatorio – che venisse mangiato dai cani”.
Uccide la fidanzata a coltellate perché è incinta (il Giornate – 25 ottobre 2005)
Il delitto alla periferia di Sora, in provincia di Frosinone. La vittima aveva 19 anni e viveva da sola
Ha ucciso la fidanzata con sei coltellate alla schiena, poi è andato via con la macchina, senza una meta precisa, ma ieri mattina ha chiamato il centralino della polizia, ha raccontato di una ragazza uccisa e poi è scoppiato in lacrime, confessando di essere stato lui ad ammazzarla, lasciandosi convincere a tornare indietro, da Firenze a Frosinone, e a costituirsi.
L’omicidio si è consumato nella tarda serata di domenica scorsa a Sora, grosso centro in provincia di Frosinone. Michele Salerno, 26 anni, programmatore informatico di origine calabrese, va a prendere la fidanzata Adriana Tamburrini, 19 anni, studentessa all’ultimo anno del liceo classico. I due salgono sulla Honda Civic del giovane e si dirigono verso il lago di Posta Fibreno, poco distante. Qui all’improvviso, attorno alle 23, avviene qualcosa di grave, sicuramente non il solito litigio tra fidanzati. La coppia è in crisi, ma lei dice a lui che è incinta, gli chiede di tornare insieme.
Michele colpisce Adriana alla schiena: uno, due, sei colpi, con un piccolo coltello a serramanico. La ragazza resta a terra. In mezzo a un prato, probabilmente già senza vita (sarà comunque l’autopsia a chiarire anche questo dubbio). Nella notte nessuno cerca Adriana, che vive da sola in un appartamentino di Sora. Michele Salerno, intanto, imbocca l’autostrada verso nord, ma alle 8 di ieri mattina, nei pressi di Firenze, chiama la polizia a un numero che conosce bene: è quello del commissariato di Sora che legge sempre su un cartello, perché Adriana abita proprio a due passi da lì. «Andate in via Schito – racconta al centralinista – perché troverete una ragazza uccisa a coltellate». Il poliziotto capisce che non si tratta di uno scherzo, fa qualche domanda per prendere confidenza con l’interlocutore e a questo punto l’omicida crolla: «Sono stato io a ucciderla», e scoppia in lacrime. Il poliziotto lo invita a restare calmo, a non peggiorare la situazione, a tornare indietro e gli dà appuntamento alla periferia di Frosinone, dove in effetti il giovane omicida arriva qualche ora dopo, viene prelevato e portato in questura.
Nel frattempo, nei pressi del lago viene ritrovato il cadavere della ragazza: faccia a terra, jeans e una maglietta nera, leggermente alzata, poco distante il suo cellulare e nessun altro oggetto. Per l’omicida è scattato subito dopo l’interrogatorio, che è durato ore ore, fino alla serata di ieri, condotto dal procuratore di Cassino Morra. Secondo quanto trapelato, il giovane si sarebbe contraddetto più volte, fornendo diverse versioni sulla dinamica del fatto di sangue ma soprattutto sul motivo alla base del delitto. La squadra mobile di Frosinone ha iniziato la verifica di tutte le versioni fornite dal giovane e già in giornata gli inquirenti contano di riuscire a definire con esattezza i contorni di una storia nata come tante tra ragazzi (il giovane aveva prestato servizio militare a Sora, poi si era fermato in città dopo aver trovato lavoro e qui aveva conosciuto Adriana) e finita tragicamente.
Adriana aveva il viso dolce, gli occhiali con la montatura scura, diciannove anni e un figlio nel grembo. Adriana non aveva una vita facile e studiava contro tutti e contro tutto. A scuola parlava poco, testa bassa, uno sguardo sfuggente agli altri ragazzi e subito dentro. Un anno fa soffriva di un male triste, un male dell’anima, di quelli che fanno dimagrire le belle ragazze. Un male che è rifiuto del cibo e della vita. Quando era in classe ascoltava canzoni che parlavano di malinconia e tristezza, di amori rubati e perduti, di famiglie spezzate. Come la sua vita, troppo presto, troppo in fretta, portandosi via il futuro e un bimbo mai nato. (Igor Traboni)
Uccise due volte, storie di malagiustizia (Tg24 info – 27 febbraio 2017)
(…) Adriana Tamburini viene massacrata, incinta, dal fidanzato e padre del bambino che porta in grembo. Diciotto coltellate all’addome in preda ad un’ira cieca. Era il 25 ottobre del 2005 e la ragazza, studentessa del liceo classico di Sora, aveva appena 17 anni. Michele Salerno, l’assassino, ha avuto una condanna a sedici anni di carcere. Con i vari benefici di legge ed ulteriori sconti di pena, entro breve potrà tornare a casa. La madre di Adriana, Anna Cellucci invece ripete a chiunque possa darle ascolto che ‘lei e la sua famiglia sono stati condannati all’ergastolo del dolore’. Niente è nessuno potrà mai cancellare una simile ferita nell’animo. (…)
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In memoria di
Sora – Oggi la città ricorda Adriana Tamburrini (Liri Tv – 23 ottobre 2022)
Era la notte tra il 23 ed il 24 ottobre 2005. Adriana era uscita con il suo fidanzato, Michele Salerno. Un giorno iniziato come tanti, come giusto che sia a quell’ età. Adriana era una ragazza gentile, dolce, sempre disponibile con tutti. Nessuno avrebbe immaginato che quel giorno, sarebbe rimasto impresso nella memoria di tutti. Adriana, quella sera, venne uccisa, colpita da decine di fendenti al corpo, al volto, ed il cadavere abbandonato nelle campagne di Schito, al confine tra i comuni di Broccostella e Posta Fibreno. Le indagini furono brevi e portarono subito all’ arresto del fidanzato, che poco dopo fece rinvenire il corpo della giovane. Adriana era una ragazza difficile da dimenticare, tanta era la sua dolcezza, così come la sua bontà. Proprio per questo, oggi, sono in tanti a ricordarla e a stringersi virtualmente in un abbraccio intenso, rivolto ai suoi genitori, a cui un bruto ha tolto quanto di più caro la vita possa dare.