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Hiba, 7 anni. Sgozzata con un’accetta dal padre, che aveva già ucciso la mamma

Pordenone, 14 Aprile 2015


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Pordenone, massacra la moglie con un’accetta poi uccide la figlia di 7 anni (la Repubblica – 15 aprile 2015)
La città scossa da una nuova tragedia dopo l’omicidio della coppia. L’immigrato marocchino rifiutava la separazione che la moglie stava per chiedere dopo anni di violenze domestiche. Dopo le uccisioni, l’uomo ha chiamato la polizia per farsi arrestare
Un uomo ha ucciso la moglie e la figlia di 7 anni con un’accetta, poi ha chiamato la polizia per farsi arrestare. Il fatto è accaduto attorno alle 3 della notte in un’abitazione di via San Vito a Pordenone. Touria Errebaibi, 30 anni, cameriera, mentre l’uomo, Abdelhadi Lahmar, ha 40 anni, come lei è originario del Marocco ed è in Italia con un regolare visto, malgrado sia al momento disoccupato. Secondo il racconto fatto agli inquirenti, Lahmar avrebbe prima ucciso la moglie e poi la piccola. La donna sarebbe stata afferrata e spinta sul letto nella camera da letto matrimoniale, poi colpita con un’accetta per una decina di volte. Subito dopo l’uomo è andato nella cameretta dove dormiva la bimba e l’ha sgozzata nel sonno utilizzando un coltello. Come gesto di pietà, le ha coperto il volto con un lenzuolo bianco.
Il movente dell’uxoricidio sarebbe legato al fatto che l’immigrato aveva scoperto che la moglie stava per lasciarlo. Abdelhadi era rientrato all’inizio di aprile dal Marocco, dove era rimasto cinque mesi. Qualche giorno prima del ritorno, Touria aveva chiesto di entrare in un programma di protezione grazie a un’associazione che si occupa di tutelare le donne vittime di violenza domestica. Di abusi e violenze frequenti aveva parlato con le amiche, malgrado non avesse mai presentato una denuncia alle autorità. Una settimana fa doveva entrare in una struttura protetta, giusto prima che l’uomo tornasse in Friuli. All’ultimo momento, però, l’appuntamento era saltato, ma la donna non aveva rinunciato al desiderio di indipendenza.
Solo 48 ore fa era stata dai Carabinieri per una sorta di segnalazione informale e per chiedere un consiglio: temeva che il marito, qualora lei avesse avviato le pratiche per la separazione, scappasse in Africa con la sua adorata Hiba.
 I militari dell’Arma lo avevano allora convocato in caserma ammonendolo verbalmente; Abdelhadi aveva ridimensionato il problema, garantito che la vicenda era stata ingigantita e si era congedato ricordando che la bimba era la propria ragione di vita. Poi aveva lasciato la caserma, anche perché la moglie, nonostante le violenze e gli abusi subiti in tanti anni, non aveva mai presentato denuncia ufficiale alle forze dell’ordine.
Nessuna denuncia, ma alle amiche Touria aveva confidato che oggi avrebbe lasciato la casa di via San Vito; era dunque l’ultima notte nella casa coniugale e lo é stata in tutti i sensi. Touria sarebbe anche andata a ritirare i risparmi in banca perché stamani doveva incontrare l’avvocato e le assistenti sociali, per poi affidarsi ai volontari dell’associazione “Voce donna”. Il marito ha capito le sue intenzioni e la lite conseguente si è trasformata in tragedia: l’uomo ha impugnato l’accetta e ha colpito più volte la moglie. “E’ stata una mattanza”, hanno detto i soccorritori. Poi Abdelhadi è entrato nella cameretta dove Hiba dormiva e con un coltello da cucina l’ha sgozzata. La piccola dal sonno è passata alla morte. Prima di tornare in salotto l’uomo ha chiamato il 113 per consegnarsi alla Polizia. Tutte le testimonianze concordano nell’affermare che tra il padre e la bambina c’era un legame d’affetto fortissimo.


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