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Alessia, 13 anni, e Martina, 7 anni. Uccise dal padre per vendetta contro la ex moglie (strage di Cisterna 2018)

Cisterna di Latina, 28 Febbraio 2018


Titoli & Articoli

Latina, carabiniere spara alla moglie e la riduce in fin di vita. Poi si barrica in casa, uccide le figlie e si suicida (la Repubblica – 28 febbraio 2018)
Il tragico epilogo dopo ore di trattative. L’uomo non accettava la separazione e aveva già aggredito in passato la donna, che aveva presentato un esposto
Una furia omicida senza fine. Quella di Luigi Capasso, appuntato in servizio a Velletri ma residente a Cisterna di Latina, che all’alba di oggi ha distrutto la sua famigia. Ha sparato alla moglie Antonietta Gargiulo, 39, da cui si stava separando, poi è salito in casa, ha ucciso le figlie di 8 e 13 anni ed è rimasto per ore barricato nell’appartamento prima di togliersi la vita. I ‘negoziatori’ per ore avevano cercato di convincerlo a desistere e arrendersi, ma senza esito. A scoprire i corpi sono stati i carabinieri che, intorno alle 14.30, hanno fatto irruzione nella casa dopo che le trattative si erano interrotte da circa un’ora. Antonietta invece lotta è in gravissime condizioni al San Camillo di Roma. La donna, colpita da tre colpi di pistola E’ in sedazione profonda,  ricoverata in prognosi riservata. E’ stata raggiunta da tre colpi: alla mandibola, all’addome e alla scapola.
“Le bambine come temevamo sono morte verosimilmente da questa mattina”, ha spiegato il comandante provinciale dei carabinieri di Latina Gabriele Vitagliano che in tarda mattinata proprio a questo proposito aveva espresso il suo timore: “Visto il lungo tempo trascorso temiamo per il peggio ma non abbiamo ancora notizie sulle bambine”. Vitagliano aveva definito Capasso “in stato di forte agitazione e non perfettamente limpido nel suo ragionare in questo momento” e aveva spiegato che il militare non aveva altre armi oltre alla pistola di ordinanza.
Capasso, 44 anni, originario di Napoli, questa mattina al termine del servizio è andato a Collina dei Pini, tra Cisterna e Velletri, a casa della moglie. La donna è stata raggiunta da tre colpi di pistola intorno alle 5 mentre era in garage e stava uscendo per andare al lavoro, alla Findus di Cisterna. Sembra che il marito la aspettasse giù. Dopo aver sparato cinque colpi con la pistola di ordinanza, di cui solo tre hanno colpito la donna, Capasso le ha preso le chiavi di casa, è salito nell’appartamento in cui dormivano le figlie di 8 e 13 anni e si è barricato in casa.
Antonietta Gargiulo è molto conosciuta a Cisterna di Latina anche per la sua attività in parrocchia. “Abbiamo sentito i colpi di pistola e ci siamo affacciati”, ha raccontato una donna che abita nella palazzina di fronte alla quale il carabiniere ha sparato alla moglie. “La signora si lamentava, era a terra cosciente e ci ha detto che era stato il marito. Ci ha anche detto che le aveva preso la borsa e che temeva per le figlie. Abbiamo chiamato i carabinieri e l’ambulanza che sono arrivati in pochi minuti”. A proposito dei colpi la testimone ha detto: “Tutti quelli che abbiamo sentito erano tutti all’esterno”. “Oltre ai 4 colpi fuori dal garage poco dopo ne ho sentiti altri tre da dentro il palazzo”, ha raccontato un inquilino dello stabile.
I RAPPORTI SEMPRE PIU’ TESI FINO AL DOPPIO ESPOSTO
“Avevo incontrato le bambine qualche tempo fa ed erano terrorizzate dal padre”, ha spiegato l’avvocato della donna, Maria Belli, “la situazione tra la coppia era tesa e la situazione si era per così dire aggravata quando a settembre lui ha aggredito la moglie davanti alla Findus, suo luogo di lavoro, tanto che sono dovuti intervenire i colleghi di lei a sua difesa. Ed in precedenza l’aveva aggredita anche a casa davanti alle bambine. – ha proseguito Belli – Dopo l’episodio di settembre lei ha deciso di separarsi e lui andò via da casa. Si sono susseguiti diversi tentativi di riavvicinamento ma tutti vani”.
I dissidi tra la coppia si erano tradotti anche in due esposti che l’uno aveva presentato nei confronti dell’altro. La donna si era rivolta alla questura di Latina dove non aveva raccontato di un episodio specifico ma di una paura che nutriva nei confronti di Capasso che stava diventando violento e insistente nel cercarla. “Ho paura di mio marito, sta diventando violento” aveva detto Antonietta agli agenti. Lui a sua volta l’aveva presentato, sempre alla polizia, accusandola di non consentirgli di vedere le due bambine.
“Lui si faceva trovare sotto casa, la seguiva, uno stalker insomma – ha detto ancora Belli – cercava di incontrarla, ma lei, anche su mio consiglio, ha sempre rifiutato tutti gli incontri. Anche quando lui ha svuotato il conto corrente comune e disse che le avrebbe dato i soldi se acconsentiva ad incontrarlo. Mai avvenuto. È sempre stata attentissima, molto prudente”.
IL CORDOGLIO DELL’ARMA
“L’Arma dei Carabinieri in questo momento drammatico è vicina ai familiari delle persone coinvolte nella tragedia”, ha fatto sapere il Comando generale dei carabinieri. “Quello che è accaduto a Cisterna di Latina è sconcertante. Voglio esprimere vicinanza e cordoglio ai familiari delle vittime. Da uomo e da padre sono senza parole di fronte a questa tragedia. Il mio pensiero va a tutte le donne che lottano per uscire dalla violenza degli uomini”, ha scritto in un tweet il Presidente della Regione Nicola Zingaretti.
GLI APPELLI SU FACEBOOK
“Sono le tue splendide figlie lasciale andare e consegnati ai colleghi, potrai tranquillamente parlare, fallo stai sereno”. È solo uno delle decine di messaggi che su Facebook sono comparsi durante la mattinata sul profilo di Luigi Capasso. “Consegnati – scrive un altro – Pagherai per quello che hai fatto, però la vita potrà ancora sorriderti. Fai un gesto di coraggio, lascia le ragazzine e consegnati”, e ancora ” i bambini non meritano questa tua frustrazione, mettili al sicuro. Può finire al meglio, sconterai la tua pena e vivrai di vergogna”. I messaggi sono tutti dello stesso tenore: “Lascia le bimbe. Apri quella porta e lasciale vivere. Te lo chiediamo, pregandoti. Devono vivere. Lasciale subito”.

Strage di Cisterna, parla un’amica: “Una morte annunciata” (Affari Italiani/Askanews – 28 febbraio 2018)
Una tragedia annunciata e nessuno ha fatto niente: parla un’amica della vittime dell’ennesimo tentato femminicidio a Cisterna di Latina, dove il carabiniere Luigi Capasso ha sparato alla moglie, poi si è barricato in casa con le figliolette di 8 e 13 anni che ha ammazzato prima di suicidarsi. La moglie è in gravi condizioni al San Camillo di Roma. L’amica non ha voluto farsi riprendere; questa la sua testimonianza: “Questa è una morte annunciata, lei aveva terrore del marito. Tutti lo sapevano, i colleghi, tutti, ma nessuno ha preso provvedimenti. Le figlie avevano paura del papà, la grande aveva paura e la piccola non lo voleva più vedere. Litigi c’erano ma fra di loro, lei non ha mai coinvolto le sue figlie. Lei è una mamma chioccia, erano tutta la sua vita le sue figlie. La conoscevo bene. Tutti lo sapevano che lei aveva paura”.

Strage a Cisterna, Antonietta aveva paura del marito (RaiNews – 1 marzo 2018)
A gennaio la testimonianza Dopo l’esposto della madre le due figlie non volevano più vederlo e lo temevano
“Ho paura, non voglio vederlo”. Antonietta Gargiulo aveva lanciato l’allarme, aveva messo a verbale al commissariato di Cisterna, ascoltata a gennaio per un contro esposto fatto dal marito Luigi, di temere quell’uomo col quale si era sposata nel 2001 e dal quale si stava separando. E di temere anche per le sue figlie.
Lui si era impegnato a riconciliarsi “a fare di tutto per la famiglia” ma lei, racconta ora il suo l’avvocato Maria Belli “aveva sempre rifiutato di vederlo”. Voleva vivere solo con le sue figlie Antonietta.
Di quel matrimonio con Luigi restava solo la gelosia di lui, le scenate, gli schiaffi anche “davanti alle figlie”, spiega l’avvocato. Antonietta, 39 anni, bella e sorridente sul suo profilo Fb con le sue bambine, “era stata aggredita con urla e schiaffi fuori dal suo luogo di lavoro, il 4 settembre scorso”, racconta ancora l’avvocato. Tre giorni dopo ha presentato un esposto alla polizia ma non una denuncia in quanto temeva che il suo gesto potesse far perdere il lavoro al marito“.   Per questo negli esposti la donna non avrebbe mai fatto riferimenti specifici ad aggressioni subite ma avrebbe dato solo indicazioni generiche su determinati comportamenti del marito.
“Luigi picchiò la moglie perché lei la scorsa estate lo aveva cacciato di casa – ricorda un negoziante di Cisterna di Latina – Era geloso della moglie”. L’aggressione aveva segnato il limite dunque: tre giorni dopo, il 7 settembre, Antonietta Gargiulo è andata dalla polizia e ha presentato un esposto. E poi un altro lo ha presentato a gennaio al commissariato di Cisterna di Latina, sempre sullo stesso tenore di quello di quattro mesi prima.
“Da quel momento per era iniziato uno stalkeraggio serrato da parte del carabiniere che si faceva trovare sotto casa e che aveva insistito più volte per incontrarla – continua l’avvocato – Ogni precauzione però non è bastata“.
A gennaio scorso Antonietta Gargiulo fu ascoltata al commissariato di Cisterna in seguito a un esposto che anche il marito aveva presentato contro di lei. In quella circostanza aveva raccontato di un rapporto da sempre molto conflittuale, con liti davanti alle figlie. Aveva detto di avere paura e di non volerlo incontrare. Il 29 marzo prossimo si sarebbe tenuta la prima udienza per la separazione giudiziale. Ieri la strage.
Le lezioni di danza, lo studio della chitarra, la scuola, gli amichetti della parrocchia. Una vita ‘normale’, quella di Alessia e Martina, sorelle inseparabili, fino a due anni fa. Poi tutto  cambiato, quando i genitori hanno cominciato a discutere sempre più frequentemente. Il papà carabiniere, irrequieto, che ha cambiato tre caserme, diventa sempre più geloso della mamma. Da papà affettuoso che le portava al bar sotto casa e comprava patatine e cioccolatini,  è diventato irascibile, alterato per un nonnulla.  “I battibecchi erano così frequenti – ricorda don Livio, parroco della chiesa di S.Valentino – che un anno e mezzo fa li ho mandati al centro diocesano di aiuto alle coppie in difficoltà”. E della situazione familiare le due ragazzine, inseparabili, hanno molto risentito. “La tredicenne era nell’Azione Cattolica ragazzi, era serena – ha ricordato il parroco – qui da noi ha fatto il catechismo e ora si sarebbe dovuta preparare per la cresima. Ma quattro-cinque mesi fa si è chiusa, il suo carattere  cambiato. Non ha più frequentato la parrocchia”.
La data di inizio della tragedia per Alessia e Martina  il 4 settembre, quando hanno assistito ad una scenata che ha cambiato per sempre il rapporto col loro papà. A raccontare l’accaduto Maria Concetta Belli, avvocato di Antonietta Gargiulo, la donna ricoverata in ospedale, in fin di vita: “Aggredì la moglie prima davanti ai colleghi, sul posto di lavoro, allo stabilimento Findus, poi nella stessa giornata a casa, davanti alle figlie”.
Dopo quell’episodio la moglie lo cacciò di casa e il 7 settembre presentò un esposto. L’uomo la implorò di non denunciarlo: aveva 90 giorni per rendere l’esposto una denuncia a tutti gli effetti. Lui si impegnò ad andare da uno psicologo e a frequentare un percorso genitoriale. Alessia e Martina iniziarono ad andare dagli assistenti sociali.  “La bambina più piccola, quando le si chiedeva se voleva vedere il papà – aggiunge l’avvocato – sembrava traumatizzata, non parlava, si limitava a scuotere la testa, facendo cenno di no”. La più grande, più conciliante, i primi tempi aveva mantenuto i rapporti con il padre, poi pian piano se ne era allontanata. Perché, riferisce l’avvocato “diceva che il papà ogni volta che la chiamava chiedeva sempre della mamma, era ossessionato da lei e soprattutto dalla sua gelosia”.
L’avvocato racconta ancora: “poco prima delle festività Alessia ricevette davanti alla sua scuola, a pochi metri dall’abitazione della famiglia, una visita inaspettata del padre che vuol darle il regalo di Natale. Alessia prese il regalo e scappò”. Agli assistenti sociali, intervenute nella burrascosa separazione, le ragazzine dicono: “No, papà non lo vogliamo più vedere”. Negli ultimi mesi l’uomo viene descritto come trasandato, con la barba lunga. La mamma invece si fa forza. Proprio ieri sera dal tabaccaio compra un ovetto di cioccolata per la più piccola. Vicini e negozianti la descrivono come apparentemente “tranquilla”.
Piangono ora tutti a Cisterna. Piangono nella scuola delle ragazzine. Martina, la maestra della piccola Alessia,  disperata: “proprio ieri mi aveva abbracciato e mi aveva detto ‘ti voglio bene'”.  Luigi Capasso, il carabiniere che stamani aveva sparato alla moglie a Cisterna di Latina, si è suicidato e nell’appartamento sono state trovate morte le due figlie di 8 e 14 anni; le due bambine sono state uccise nel sonno. I carabinieri hanno fatto irruzione nella casa, dove l’uomo si era barricato per nove ore, dopo che si erano interrotte le trattative da circa un’ora. Il militare, 44 anni originario di Napoli, dopo un violento litigio aveva sparato stamane alla moglie, Antonietta Gargiulo 39 anni, portata poi gravissima all’ospedale San Camillo di Roma. L’uomo, per due anni sospeso dal servizio e poi reintegrato, da anni era in causa di separazione dalla moglie. In passato l’aveva già aggredita.
Antonietta ancora ricoverata, sarà operata E’ ancora sedata e ricoverata nella terapia intensiva dell’ospedale San Camillo di Roma Antonietta Gargiulo, la moglie del carabiniere autore della strage familiare di ieri a Cisterna di Latina. Secondo quanto si è appreso, le sue condizioni sono gravi ma stazionarie e la prognosi rimane al momento riservata. I medici stanno valutando quando sottoporla a un intervento maxillo-facciale alla mascella sinistra, colpita da un proiettile. L’operazione potrebbe esserci nelle prossime ore, forse in giornata.

Latina, Martina e Alessia uccise dal padre: “Papà troppo geloso e violento” (TgCom24 – 1 marzo 2018)
Luigi Capasso, carabiniere ha sparato alla moglie, ucciso le due figlie piccole e infine si è suicidato nellʼappartamento dove si era barricato
Una vita normale, sorelle inseparabili, fino a due anni fa. Poi tutto cambia, quando i genitori hanno cominciato a discutere sempre più frequentemente. Il papà carabiniere, irrequieto, che ha cambiato tre caserme, diventa sempre più geloso della mamma. Da affettuoso diventa irascibile, nervoso. Alessia e Martina, le due bambine uccise nel sonno dal padre a Latina, sono le prime vittime di questa ennesima tragedia familiare.
“I battibecchi erano così frequenti – ricorda don Livio, parroco della chiesa di S.Valentino – che un anno e mezzo fa li ho mandati al centro diocesano di aiuto alle coppie in difficoltà”. E della situazione familiare le due ragazzine, inseparabili, hanno molto risentito. “La tredicenne era nell’Azione Cattolica ragazzi, era serena – ha ricordato il parroco – qui da noi ha fatto il catechismo e ora si sarebbe dovuta preparare per la cresima. Ma quattro-cinque mesi fa si è chiusa, il suo carattere è cambiato. Non ha più frequentato la parrocchia”.
Dopo la prima aggressione alla moglie, (lei lo cacciò di casa) “la bambina più piccola, quando le si chiedeva se voleva vedere il papà – dice invece l’avvocato della donna, gravissima in ospedale, – sembrava traumatizzata, non parlava, si limitava a scuotere la testa, facendo cenno di no”. La più grande, i primi tempi aveva mantenuto i rapporti con il padre, poi pian piano se ne era allontanata. Perché, riferisce l’avvocato “diceva che il papà ogni volta che la chiamava chiedeva sempre della mamma, era ossessionato da lei e soprattutto dalla sua gelosia”

Foto Fabrizio Corradetti/LaPresse
09 – 03 – 2018 Cisterna di Latina (LT), Italia
Cronaca
Funerali delle piccole Alessia e Martina uccise dal padre carabiniere Luigi Capasso
Nella foto: Le bare di Alessia e Martina
Photo Fabrizio Corradetti/LaPresse
March 09th, 2018 Cisterna di Latina (LT), Italy
News
Funerali delle piccole Alessia e Martina uccise dal padre carabiniere Luigi Capasso
In the photo: Le bare di Alessio e Martina

A Cisterna di Latina i funerali di Martina e Alessia, uccise dal padre. “Siamo tutti un po’ più soli” (la Repubblica – 9 marzo 2018)
L’addio alle bambine nella chiesa del quartiere San Valentino. Il parroco: “Preghiamo anche per il padre”, contestazioni dai banchi. La madre, ferita gravemente dal marito che ha poi sparato alle figlie e si è tolto la vita, è ancora ricoverata in ospedale: durante le esequie si è raccolta in preghiera
Palloncini bianchi e rosa, striscioni e due grandi cuori all’ingresso della chiesa. Quindicimila persone si sono radunate davanti alla parrocchia di San Valentino, a Cisterna di Latina, per dire addio ad Alessia e Martina, le due bambine di 13 e 7 anni uccise il 28 febbraio scorso dal padre, il carabiniere Luigi Capasso, prima di togliersi a sua volta la vita e dopo aver ferito gravemente la loro mamma.
Il funerale delle bimbe è iniziato alle 11 nella chiesa in cui la madre delle bambine, la 39enne Antonietta Gargiulo, gravemente ferita dal marito, faceva la catechista. “Solo che non doveva andare così…Solo che tutti siamo un pò più soli qui…Sempre nel cuore”, recita uno striscione esposto sulla scalinata della chiesa.
GLI ZII: “GRAZIE DI TUTTO L’AMORE” La madre delle bambine, dopo essere stata informata ieri dai medici della perdita delle figlie e di quanto ha fatto il marito dopo averla colpita, non ha potuto partecipare alla cerimonia funebre essendo ancora ricoverata in terapia intensiva al San Camillo di Roma. Mentre si celebravano i funerali delle figlie Antonietta si è raccolta in preghiera in compagnia di una consorella del gruppo religioso che frequenta. “Grazie per l’amore che Stiamo ricevendo da tutti voi, anche a nome di Antonietta, e grazie per le vostre preghiere perchè ci stanno dando la forza per andare avanti. Grazie per l’affetto che ci ha circondato. Desidereremmo che l’amore che ci avete dimostrato continuasse a circondare anche nostra sorella Antonietta”, hanno detto i fratelli della donna dal microfono dell’altare.
IL PARROCO: “PREGARE ANCHE PER IL PADRE”. “Due bambine da me conosciute ed amate, Alessia il prossimo 6 maggio avrebbe dovuto fare la cresima e Martina a settembre avrebbe dovuto iniziare il catechismo. Ora tutto è finito ma è davvero cosi’? Sono circa cinquanta anni che sono sacerdote ed ho celebrato tanti funerali di persone morte per qualsiasi causa, qualcuno potrebbe pensare che ormai sono abituato ai funerali e alla morte ma no, non sono abituato. Quando vedo una bara bianca un senso di ribellione mi assale e tanti perché affollano la mia testa è so che questo succede anche a voi. Sappiamo che umanamente non esistono risposte, parliamo di tante ragioni ma restiamo sempre insoddisfatti. La risposta c’è e la troviamo in questo luogo, la chiesa”, ha detto durante l’omelia Don Livio Fabiano.”Avremmo potuto celebrare le esequie altrove in uno spazio più capiente – ha aggiunto il sacerdote – ma abbiamo scelto di farlo in chiesa perché questo è un luogo familiare per Alessia e Martina, qui hanno pregato insieme a noi e cominciato a muovere i primi passi sulla strada della fede è perciò in questo luogo che possiamo trovare la risposta che cerchiamo ed è la fede. Da questo evento dobbiamo ricevere un significato di vita per dare un significato a ciò che stiamo vivendo in questo momento”.
“Preghiamo anche per il padre”, ha detto durante l’omelia Don Livio. Qualcuno dai banchi della chiesa ha contestato le parole del parroco e lui ha aggiunto, dopo un attimo di silenzio e commozione, “scusate ma la famiglia ha perdonato”.
LUTTO CITTADINO E SERRANDE ABBASSATE Il paese si è fermato per rendere omaggio alle bambine: niente mercato settimanale, bandiere a mezz’asta, stop a qualsiasi manifestazione e serrande dei negozi abbassate al passaggio del corteo funebre. Il Comune ha proclamato il lutto cittadino. Un lungo applauso ha salutato l’arrivo dei carri funebri. Per volontà dei parenti delle bambine, non è stato installato alcun maxi schermo fuori dalla chiesa, che può ospitare al massimo 500 persone, ma solo degli amplificatori per consentire alla folla di poter seguire la celebrazione. All’interno della chiesa inoltre niente riprese e foto.
Lo stabilimento Findus dove lavora Antonietta Gargiulo ha deciso di sospendere la produzione per consentire ai colleghi della donna di dare l’ultimo saluto alle piccole. Al funerale anche i compagni di scuola delle bambine. All’uscita delle bare dalla chiesa di San Valentino sono stati lasciati volare centinaia di palloncini e sono stati accesi fumogeni rosa che facevano da cornice a due grosse scritte “Alessia” e “Martina” con in mezzo una stella cometa. In sottofondo le canzoni che le due bambine amavano.


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In memoria di

Strage di Cisterna, le parole di Antonietta: “La mia vita oggi qui è un miracolo” (Latina Today – 7 aprile 2018)
La donna, unica sopravvissuta della tragedia per mano dell’ex marito Luigi Capasso, ha affidato il suo messaggio alla comunità religiosa Gesù risorto di cui fa parte
“Oggi voglio ringraziare ognuno di voi per le preghiere e per l’amore. La mia vita oggi qui è un miracolo. E ringrazio Dio ogni istante”. Sono le parole di Antonietta Gargiulo, unica sopravvissuta della strage di Cisterna per mano del suo ex marito, il carabiniere Luigi Capasso, che ha ferito gravamente lei e ucciso le due figlie Alessia e Martina prima di togliersi la vita. Antonietta, ora in riabilitazione dopo essere stata dimessa dall’ospedale, ha affidato le sue parole ad un messaggio che è stato pubblicato dalla comunità religiosa di cui fa parte, Gesù Cristo Risorto. “Il vero miracolo ancora – ha proseguito la donna – è l’amore che ha circondato me e soprattutto le mie bambine. Il vero miracolo è che l’odio, il male e il rancore non hanno vinto nei nostri cuori”. La donna ringrazia la sua famiglia e tutte le persone che le sono state vicine e invita tutti a continuare a pregare per lei, annunciando la sua partecipazione al prossimo convegno della comunità.

Cisterna: inaugurata la “scalinata degli angeli” dedicata alle vittime di femminicidio (Latina Today – 7 agosto 2019)
Sette le pietre d’inciampo in travertino bianco con i loro nomi e le date del sacrificio. Nuova vita per la scalinata dopo il restauro; grande commozione durante la cerimonia
Toccante cerimonia ieri, 6 agosto, a Cisterna per l’inaugurazione della “scalinata degli angeli” che carica di un forte valore simbolico il piccolo spazio per anni dimenticato del borgo storico. Grande la partecipazione e tanta la commozione. Francesca e Martina (2013), Tiziana (2014), Alessia e Martina (2018), Desirée (2018), Elisa (2019): a loro, tutte vittime di femminicidio, è stata dedicata la restaurata scalinata di piazza degli Angeli che le ricorderà a chiunque salirà quei gradini attraverso le 7 pietre d’inciampo in travertino bianco con i loro nomi e le date del sacrificio. 
Alla cerimonia, a cui hanno partecipato in tanti, familiari e parenti delle vittime, autorità, associazioni e cittadini, hanno presenziato il prefetto Maria Rosa Trio, il presidente della Provincia Carlo Medici, il comandante provinciale dei Carabinieri Gabriele Vitagliano, il vice questore dirigente del Commissariato di Cisterna Riccardo De Sanctis, il sindaco Mauro Carturan, gli altri amministratori comunali, i parroci. L’assessore ai lavori pubblici Patrizia Capitani ha brevemente introdotto l’incontro illustrando come il restauro della scalinata sia stato fedele al disegno originale e che auspica una rinascita del centro storico.Il consigliere Fabiola Ferraiuolo, promotrice dell’iniziativa, ha letto la commovente lettera inviata da Antonietta Gargiulo, superstite della strage compiuta dal marito in cui hanno tragicamente trovato la morte le loro figlie Alessia e Martina. Dopo la deposizione di una corona a forma di cuore con all’interno sette rose rosse, il prefetto Trio ha evidenziato anche il suo ruolo di madre e di donna che ha avuto la fortuna di incontrare sulla sua strada  persone giuste e purtroppo non sempre accade. Per questo, già dalle prime avvisaglie ha invitato a segnalare tali situazioni a chi di dovere e a non isolarsi.
“Quando all’indomani dell’ultimo tragico evento ho parlato di agorà – ha detto Carturan – intendevo proprio questo, la creazione di tante “piazze” dove fare sport, lavorare, stare insieme, e dove si parla, perché parlando probabilmente potremmo salvare una vita”. Il presidente Medici ha affermato che la scalinata non deve essere solo un ricordo delle tragiche morti ma anche un impulso alla vita, la rinascita di una comunità profondamente scossa e che opera per la creazione di una nuova condotta civile e sociale. Intensa e toccante è stata la performance diretta dal regista Emiliano Russo, musicata dalla violinista Sonia Nasso e interpretata dall’attrice Giada Villanova con sullo sfondo altre sei ragazze, tutte in vestito nuziale. “La sposa”, il titolo della performance, è stata ispirata al tour in autostop in abito nuziale dall’Italia a Gerusalemme dell’artista Pippa Bacca, tragicamente concluso con lo stupro e l’uccisione.
Oltre a tanti cittadini, erano presenti i rappresentanti di numerose associazioni tra cui AIDO Cisterna, Avis Cisterna, Croce Rossa, le associazioni di Protezione civile, i Carabinieri in congedo, l’Associazione Marinai in congedo, Sostegno donna, la Consulta delle donne, l’Andos Aprilia, Centro antiviolenza Aprilia, Liith Latina, Lilt, le Suore del Preziosissimo Sangue, la Comunità filippina di Artur Villa. Un ringraziamento alla Pro Loco per il supporto, inoltre al Bouquet di Alessandra e Cartiamo di Morena per aver offerto gli addobbi floreali e i palloncini che al termine della manifestazione sono stati liberati in volo