Vincenzo Paduano, 27 anni, guardia giurata. Pedina, blocca, trasmortisce e strangola la ex fidanzata, la cosparge di benzina e le dà fuoco. Condannato all’ergastolo per due reati distinti: omicidio aggravato e stalking
Roma, 29 Maggio 2016
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L’aggressione che ha preceduto l’omicidio avviene il 22 maggio, quando Paduano affronta Sara davanti al suo nuovo fidanzato, Alessandro. In quell’occasione – confessa Paduano durante l’interrogatorio davanti al gip – “ho chiesto e intimato a Sara di salire in auto e parlare con me, io penso che finita una relazione non debba finire il rispetto di una persona così ho preso Sara per un braccio e l’ho fatta entrare in auto”.
Un’amica: “Disse che gliela avrebbe fatta pagare”
Dall’ordinanza emerge anche che un’amica di Sara, Francesca Amicizia, spiega agli inquirenti che Paduano, dopo aver visto la ex dare un bacio al nuovo fidanzato, le dice che “in qualche modo gliela avrebbe fatta pagare“. La stessa amica dichiara che Sara le aveva confessato di essere stata costretta a cambiare la password di Facebook in modo che Vincenzo, “esperto di informatica, non riuscisse ad ‘azzeccare’ anche quella” per leggere le sue chat private.
Sara alla mamma: “Vincenzo è un bravo ragazzo che sta soffrendo”
La sera stessa dell’omicidio, poi, Sara e Vincenzo si vedono sotto casa della ragazza per avere un ultimo incontro chiarificatore, nel quale Sara conferma di frequentare Alessandro. Vincenzo se ne va e Sara dice alla madre, Tina, che l’ex “è una brava persona, sta soffrendo”. Tanto che la donna racconta agli inquirenti di essersi complimentata con la figlia per “la pazienza e la maturità dimostrata nell’affrontarlo”. Che non l’hanno salvata da una morte disumana.
Gip: “La sera dell’omicidio Paduano era lucido” Ma dalle 13 pagine di ordinanza emergono tutte le contraddizioni e le versioni contrastanti che il killer dà agli inquirenti. Durante l’interrogatorio, ad esempio, Paduano spiega che la sera dell’omicidio lascia sul posto di lavoro il telefono in carica “per non avere la tentazione di controllare gli accessi di Sara”. La versione non convince però il gip: “Assume rilievo la circostanza che Vincenzo Paduano abbia dapprima lasciato in un ufficio il suo telefono cellulare e ciò al fine evidente di non essere ‘tracciabile’ e abbia poi lucidamente creato un’apparenza di normalità rientrando in ufficio, salutando il collega e poi rientrando a casa”.
Paduano si allontana senza prestare soccorso, Sara tenta di spogliarsi ma la combustione è troppo rapida”
Prima, però, dà fuoco all’auto della sua ex e vede il corpo di Sara avvolto dalle fiamme. Ma nonostante questo, ricostruisce il giudice, “si è allontanato senza prestare soccorso alla vittima e senza, dunque, neppure tentare di spegnere le fiamme; anzi – si legge ancora – il rinvenimento vicino al corpo della ragazza di uno stivale non calzato induce a ritenere che” Sara “abbia tentato, ma solo per un attimo tale deve essere stata la rapidità della combustione, di liberarsi degli indumenti da sola”.
“Ho perso la testa”. Giudice: “Nessun ripensamento anche quando il corpo era in fiamme” “Ho perso la testa. Avrei preferito esserci io al suo posto”, ha detto Paduano agli inquirenti durante l’interrogatorio reso quando è stato fermato e inserito nell’ordinanza. “Non ho capito più nulla. Mi vergognavo, avevo paura di quello che avrebbe potuto raccontare all’indomani” si giustifica il ragazzo, spiegando che aveva in macchina la bottiglietta di alcol perché alcune persone con cui si era confidato gli avrebbero consigliato di incendiare l’auto del suo nuovo ragazzo. “Volevo spaventarla. Sono un mostro. Non ho colpito Sara. Ho acceso la sigaretta. Eravamo vicini, stavamo continuando a discutere, c’è stata una fiammata. Me ne sono andato. Mi vergognavo”.
Il killer reo confesso dice di avere ricordi vaghi, anche a causa dell’uso di marijuana. In casa gli sono stati trovati 50 grammi di hashish. Per il gip “assume altresì rilievo che Vincenzo Paduano non abbia avuto neppure un attimo di ripensamento sia quando ha lasciato il corpo in fiamme della ragazza, sia in seguito”.
Corpo di Sara volutamente bersaglio” “Il corpo di Sara è stato, volutamente, bersaglio del gesto compiuto da Paduano”, si legge ancora nell’ordinanza. “Deve ritenersi che il liquido infiammabile sia stato utilizzato quando Sara Di Pietrantonio non era più a bordo dell’auto e quindi deve concludersi che ella non può essersi sporcata accidentalmente mentre era a bordo dell’auto, come dichiarato dall’indagato”, continua il giudice. “Ugualmente inverosimile è l’affermazione che poi gli indumenti della ragazza abbiano preso fuoco a causa dell’accensione di una sigaretta”. Per il gip, però, l’intenzione iniziale di Paduano era quella di danneggiare l’auto. “E’ plausibile che si fosse dotato della sostanza infiammabile per danneggiare l’autovettura e che l’avesse, a tale scopo, portata con sé quella sera. In altri termini – ragiona il giudice – il solo possesso dell’alcool non si ritiene possa dimostrare la sussistenza dell’aggravante”.
Sara, la difesa choc di Vincenzo: “Non ricordo, mi faccio le canne” (il Giornale – 3 giugno 2016)
La ragazza, secondo l’ordinanza, sarebbe stata già aggredita qualche giorno prima dell’omicidio. E a difenderla sarebbe intervenuto il nuovo ragazzo, Alessandro
“Innanzitutto contesto che si sia trattato di un gesto premeditato”. È cominciato così l’interrogatorio che Vincenzo Paduano, in carcere per l’omicidio di Sara Di Pietrantonio, ha reso al gip Paola Della Monica che ne riporta ampi stralci nell’ordinanza di custodia cautelare. “Non saprei ricostruire perfettamente la scena – ha proseguito l’indagato -, ho dato una versione nei giorni scorsi, probabilmente ne darò altre. Mi sono state proposte delle ipotesi su come potrebbe essere andata la vicenda, io ne ho in mente varie, non so quale sia quella vera. Faccio uso di cannabis. Il quantitativo di stupefacente che mi è stato ritrovato ce l’ho da Natale e solo per mio uso personale. Non mi è chiaro quanto accaduto. Sono certo che non era un gesto premeditato perchè mai avrei voluto farle del male”.
Intanto c’è un altro retroscena dalla vicenda da non sottovalutare. Prima della morte,Sara Di Pietrantonio aveva già subito un’aggressione da parte del suo ex fidanzato, Vincenzo Paduano. A rivelarlo è l’ordinanza a carico del killer reoconfesso della ragazza. A quanto pare l’episodio sarebbe accaduto tra il 21 e il 22 maggio scorso. A difendere la ragazza era intervenuto il nuovo fidanzato Alessandro. Dopo il tentativo di aggressione, Paduano era scomparso nel nulla. Salvo poi farsi vivo con messaggi di minacce e poi l’ultima sera quella dell’omicidio in cui ha localizzato con un app la sua ex ragazza. Sara aveva parlato con un’amica di quell’aggressione e le aveva confidato che temeva che l’ex potesse spiare le sue conversazioni sui social.Emerge anche un’altra circostanza. Paduano aveva fatto visita a Sara nella sua casa. Il tutto davanti alla madre di Sara per chiarire la situazione. La mamma si sarebbe poi complimentata con Sara per la maturità con cui si sarebbe complimentata per come aveva gestito la situazione. E la povera vittima aveva risposto così a sua madre: “Vincenzo è una brava persona che sta soffrendo tanto”. Ma dopo si è scatenato l’orrore. Infine nell’ordinanza emrgono ancora le parole di Paduano: “Contesto che sia sia trattato di un gesto d’impeto – dice agli inquirenti – ho dato una versione nei giorni scorsi. Probabilmente ne darò altre. Mi sono state proposte delle ipotesi su come potrebbe essere andata la vicenda, io ne ho in mente varie, non so quale sia quella vera. Faccio uso di cannabis“. E ancora : “La bottiglietta di alcol me l’ero procurata per fare danno alle cose, nella specie alla macchina di Alessandro. Avevo la bottiglietta da qualche giorno. Altre volte sono stato sotto l’abitazione di Alessandro, ma ho desistito. Parlando con i miei amici qualcuno mi ha detto: Io farei questo. Cioè darei fuoco alla macchina del nuovo fidanzato. L’idea mi aveva colpito tanto fa procurarmi l’occorrente“.
Sara Di Pietrantonio, parla l’ex che le diede fuoco: “Non voglio sconti di pena” (Leggo – 27 aprile 2017)
«Chiedo scusa anche se so che non sarò perdonato. Ci tenevo a farlo di persona e non è mia intenzione chiedere sconti di pena». A parlare così è Vincenzo Paduano, il 28enne accusato di aver tramortito, strangolato e dato alle fiamme l’ex compagna Sara Di Pietrantonio. Dichiarazioni spontanee che il giovane ha rivolto all’indirizzo dei genitori della studentessa 22enne presenti in aula.
I legali di Paduano, al termine dell’udienza, hanno riferito che il proprio assistito si è assunto le proprie responsabilità confessando l’omicidio e che hanno chiesto al giudice, di valutare «le attenuanti generiche, senza le aggravanti» tra cui quella della premeditazione. I difensori dell’assassino di Sara hanno anche riferito che «Vincenzo non l’ha mai stalkerizzata e che non sussiste il reato di distruzione di cadavere perché il corpo aveva solo delle ustioni». Tesi diametralmente opposte a quelle espresse dal pubblico ministero Maria Gabriella Fazi, titolare del fascicolo, nel corso della scorsa udienza. In quell’occasione, infatti, il pm aveva chiesto l’ergastolo per l’imputato perché ritenuto responsabile di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi, di stalking ai danni della giovane e, in ultimo, di distruzione di cadavere.
A decidere sull’esito giudiziario della vicenda, nell’udienza del 5 maggio, sarà il gup Gaspare Sturzo. La vicenda risale alla notte del 29 maggio del 2016 quando, nel quartiere della Magliana, Vincenzo Paduano decide di porre fine alla vita della sua ex fidanzata perché incapace di rassegnarsi alla fine della loro relazione. Così l’aveva spiata per giorni, come emerge dal GPS della propria autovettura, fino a pianificare l’agguato in una via buia e isolata in cui Sara era solita passare per tornare a casa. Pochi attimi con la ragazza che ignara di tutto e alla guida della propria piccola utilitaria, veniva speronata e costretta a fermarsi. Qui il ragazzo dava il via ad una furibonda lite, poi si avventava al collo della giovane strangolandola e, a omicidio ormai compiuto, ne incendiava il corpo.
Sara, il killer pensava di farla franca «Ma Paduano può uccidere ancora» (Corriere della Sera – 5 giugno 2016)
Secondo il gip «è privo di autodeterminazione. E voleva sottrarsi alle ricerche»: dopo l’omicidio tornò al lavoro e si fece trovare dal collega con un libro in mano, tranquillo. E le tante bugie e omissioni per sviare i sospetti e far credere a una morte «accidentale»
«L’individuazione di Vincenzo Paduano è stata talmente rapida da non rendere possibili ulteriori comportamenti indicativi della volontà di sottrarsi alle proprie responsabilità e alle ricerche». Parte dalle parole del gip Paola Della Monica il viaggio nell’alibi che l’assassino di Sara Di Pietrantonio aveva provato a costruirsi prima e dopo il delitto, sicuro di poterla fare franca.
Il suo piano comincia lasciando il telefono in ufficio, dove sa che non è raggiungibile e dunque tracciabile. «L’ho fatto per non avere la tentazione di spiare Sara», dice il vigilante al gip. Ma proprio tramite il telefono aveva intercettato gli spostamenti della ragazza, appostandosi sotto casa di Alessandro, la sua nuova fiamma. «Non ho l’iPhone, non so di dispositivi che consentono la localizzazione. Sono paranoico ma non fino a questo punto», dice ancora Paduano.
L’assassino mostra invece «discrete abilità informatiche» secondo il gip, tali da consentirgli di accedere al profilo Facebook della ex fidanzata craccando la sua password per spiarla. Non a caso Sara (che domenica sarà ricordata con una fiaccolata della comunità di Sant’Egidio nel luogo dove è stata uccisa) aveva confidato alle amiche di aver di nuovo cambiato la parola segreta «sperando che Vincenzo non scopra anche questa».
Dopo il delitto, Paduano torna al suo lavoro come se niente fosse. Aspetta che rientri il suo collega che deve dargli il cambio e da questo si fa trovare con un libro in mano, sereno. Prendono insieme un caffè e prima di tornare a casa a dormire l’assassino passa anche a casa dei genitori a salutarli con il buongiorno. «I gesti dell’indagato – scrive ancora il gip – sono finalizzati ad allontanare da sé i sospetti». Non finisce qui, perché nell’interrogatorio successivo al fermo il vigilante mette in fila una serie di bugie. L’uscita dall’ufficio per andare con una prostituta che avrebbe pagato 40 euro, la finta sorpresa nello scoprire lo specchietto della sua auto rotto (conseguenza dello speronamento di Sara), il tentativo infine di accreditarsi come una persona incapace di uccidere attribuendo questa valutazione addirittura alla sua vittima. «Qual sabato sono andato da lei e le ho parlato della lite di una settimana prima (la trascinò con forza nella sua auto, ndr). Le chiesi se secondo lei ero quel tipo di persona o quello che aveva conosciuto nei due anni precedenti e lei mi rassicurò».
Infine «l’inverosimile» ricostruzione secondo cui Sara venne avvolta accidentalmente dalle fiamme per una sigaretta accesa. Il gip, analizzate le circostanze, non ha invece dubbi «Sara era un bersaglio volontario» e Paduano è un soggetto privo di autodeterminazione per il quale è alto il rischio di recidiva.
L’inquietante messaggio di Sara a Vincenzo: “Perché vuoi uccidermi?” (il Giornale – 2 marzo 2017)
Gli ultimi giorni di vita di Sara di Pietrantonio ricostruiti dai messaggi che scambiava con l’ex – e suo omicida – Vincenzo Paduano
“Non ho paura che tu mi uccida! Ho paura di come puoi comportarti e del fatto che martedì ho l’esame di diritto”. È uno degli ultimi messaggi che Sara Di Pietrantonio ha scritto a Vincenzo Paduano, il 28enne che il 29 maggio del 2016 l’ha prima strangolata e poi le ha dato fuoco.
Lo racconta il Corriere che ricostruisce gli ultimi giorni della ragazza, morta a 22 anni per mano dell’ex fidanzato. La sua colpa? Averlo lasciato perché troppo geloso. Qualche tempo prima, le aveva persino dato una sberla davanti agli amici. “Ho paura di te dopo quello che mi hai fatto! Ma sono convinta che tu mi debba delle scuse. Sì, ti voglio vedere, voglio sentire cosa devi dirmi…“, si era quindi sfogata lei su WhatsApp. Così lui le aveva proposto un incontro in un luogo affollato, ma lei l’aveva rassicurato: “Non ho paura che tu mi uccida! Ho paura di come puoi comportarti“.
“Quando il marcio è radicato nel profondo ci vuole una rivoluzione, tabula rasa. Diluvio universale”, aveva scritto lui su Facebook due ore prima dell’omicidio. Poi l’ha rintracciata tramite la geolocalizzazione del telefono di Sara, che intanto frequentava un altro ragazzo. L’ha seguita, poi l’ha speronata con l’auto per fermarla. Ne è nata una lite per strada, conclusasi con la morte della giovane.Ma il messaggio che più colpisce è precedente. Risale al 18 luglio 2015, quando lei scriveva “Perché vuoi uccidermi?” e lui rispondeva “Servirebbe a qualcosa?”.
Sara, parla la madre di Paduano (VIDEO) (Quarto Grado – 12 aprile 2019)
Omicidio Sara Di Pietrantonio: ergastolo per l’ex fidanzato Vincenzo Paduano (Roma Today – 11 settembre 2019)
Paduano è stato condannato così per due reati distinti, l’omicidio pluriaggravato e lo stalking accogliendo la decisione dei giudici della Suprema Corte
Vincenzo Paduano, il vigilante in carcere per l’omicidio dell’ex fidanzata Sara Di Pietrantonio, uccisa e data alle fiamme il 29 maggio 2016 in via della Magliana a Roma, è stato condannato all’ergastolo. A deciderlo i giudici della Corte d’Assise d’Appello dopo che la Cassazione lo scorso aprile aveva disposto un processo d’appello bis, ritenendo il reato di stalking non assorbito in quello di omicidio, come invece sostenuto nel primo processo d’appello.
Paduano è stato condannato così per due reati distinti, l’omicidio pluriaggravato e lo stalking accogliendo la decisione dei giudici della Suprema Corte che nelle motivazioni della sentenza avevano sottolineato come “la tesi per la quale il delitto di omicidio aggravato assorbe il delitto di atti persecutori è errata“. Una decisione, quella di oggi, in linea con quanto stabilito già dai giudici in primo grado che avevano inflitto l’ergastolo a Paduano.
Era la notte del 29 maggio di tre anni fa quando Sara Di Pietrantonio, studentessa di 22 anni venne strangolata e data alle fiamme in via della Magliana a Roma dal suo ex fidanzato Vincenzo Paduano. All’alba, dopo la segnalazione di un’auto in fiamme, i vigili del fuoco intervenuti a spegnere l’incendio trovarono a poca distanza dall’auto il corpo semicarbonizzato di Sara. A condurre le indagini gli agenti della squadra mobile, che sentiti i familiari e gli amici arrivarono in breve tempo a individuare Paduano che, nonostante la loro relazione fosse finita, continuava a perseguitare Sara. Le indagini puntarono subito sull’ex fidanzato che non si era rassegnato alla fine della storia. Fermato, confessò di aver ucciso Sara per gelosia. Secondo la ricostruzione della notte del delitto Paduano, mentre era di turno come vigilantes, lasció il posto di servizio arrivando sotto casa del ragazzo che frequentava in quel periodo Sara.
Aspettó che la giovane lo riportasse a casa e inizió a seguirla. Paduano speronò l’auto della ex costringendola a fermarsi, e una volta bloccata in strada la tramortì e strangoló dandola allefiamme.
Condannato in primo grado all’ergastolo, la pena venne ridotta in appello a 30 anni di reclusione ritenendo il reato di stalking assorbito in quello di omicidio. Oggi, dopo la decisione della Cassazione di rinviare a una nuova sezione della Corte d’Appello il processo per rideterminare la pena, Paduano è stato condannato all’ergastolo.
Il commento della mamma di Sara di Pietrantonio. Concetta Raccuia, mamma di Sara Di Pietrantonio, dopo la sentenza di condanna all’ergastolo per Paduano, commenta con una speranza: “Sara non ce la riporta più nessuno, nemmeno dieci ergastoli. Spero che tutto questo dolore possa servire per altre ragazze, altre donne che si trovano in questa difficile situazione dello stalking psicologico”.