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Umberto Musto, 58 anni. Tiene segregata la convivente e la ammazza di botte

Modena, 15 Febbraio 2012

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Ballerina polacca uccisa: “Ci stiamo avvicinando alla verità” (il Resto del Carlino – 8 maggio 2012)
La Procura si sta avvicinando alla verità. Musto comincia a ricordare qualcosa, ha dato delle versioni mentre prima non parlava. Questi i nuovi dettagli che emergono sull’omicidio della 39enne ballerina polacca Edyta Kozakiewicz uccisa il 15 febbraio scorso nella casa in cui viveva, sulla via Giardini, tra Saliceta e Baggiovara. Il convivente Umberto Musto, operaio 58enne in carcere con l’accusa di omicidio, avrebbe insomma cominciato a parlare. Ora si attende la perizia psichiatrica su Musto, finito in manette pochi giorni dopo il ritrovamento del corpo della donna.

Il sospettato per l’omicidio di Edyta inizia a collaborare con la Procura dopo un lungo silenzio
Poche ma importanti indicazioni. Prime ammissioni in vista di una maggiore collaborazione. Queste le scarne indicazioni giunte al termine dell’interrogatorio di Umberto Musto che si è svolto l’altro pomeriggio davanti al pm Giuseppe Tibis, e al suo difensore, l’avvocato Elio Bacchelli. Il contenuto delle risposte date dall’operaio 58enne non è noto. Si sa però che riguardano particolari che coincidono con la pista investigativa seguita finora sia dai carabinieri della Compagnia di Modena sia da Tibis stesso. Ovvero: un coinvolgimento, tutto da definire, di Musto nella morte della ex ballerina polacca Edyta Kozakiewicz, sua “ospite” nella sua casa nel caos di via Giardini vicino a Baggiovara.
«Ci stiamo avvicinando alla verità». Sono state queste le scarne parole pronunciate dal magistrato ai giornalisti ieri mattina evitando ulteriori commenti sulla vicenda. Che si trattasse di un momento importante nell’indagine, era chiaro fin dal momento in cui Musto stesso – rinchiuso a Sant’Anna in custodia cautelare con l’accusa di omicidio volontario – aveva chiesto al magistrato l’incontro rompendo così un lungo silenzio: si erano parlati solo poco dopo il ritrovamento del corpo di Edyta nella sua casa nella veste di persona informata sui fatti. Poi aveva scelto di non parlare più fin dall’interrogatorio di garanzia davanti al gip; una linea seguita fino all’altro ieri.
Al di là di quanto può aver raccontato, resta da definire l’intreccio complicato dei rapporti e delle fantasie tra Musto e la sua ospite, una donna depressa e in qualche modo succube di una situazione di degrado e miseria. Edyta, una donna minuta e gracile, fu trovata morta sotto il letto di Musto. Era nuda. Aveva vistose ecchimosi sul corpo, segni di soffocamento sul collo e probabilmente la morte è stata completata con un cuscino sul volto.

La perizia dei Ris indica la presenza di elementi biologici del sospettato sul cadavere della ex ballerina che ospitava. Prosegue la perizia psichiatrica
Tracce biologiche di Umberto Musto sono state rinvenute dai Ris sul corpo di Edyta Kozakiewicz e su oggetti trovati sulla scena del crimine. È l’esito della perizia di laboratorio consegnata dalla Scientifica dei carabinieri al sostituto procuratore Giuseppe Tibis che segue le indagini sul delitto nella casa di via Giardini: una ex ballerina polacca 39enne trovata sotto il letto dell’uomo che la ospitava, nuda, piena di ecchimosi sul corpo e con segni sul collo e in bocca.
Musto, in carcere in custodia cautelare come sospettato numero uno dell’omicidio, è stato quindi a contatto con il corpo della vittima. Le analisi escludono però tracce di liquido seminale: non c’è stata alcuna violenza carnale. Questi elementi uniti alle prime ammissioni dello stesso Musto, nel corso dell’interrogatorio con il pm Tibis, dopo mesi di silenzio, portano a stringere intorno a lui l’attenzione: le ammissioni cominciano a farsi consistenti e i riscontri probatori parlano chiaro. Per questo la perizia psichiatrica ora in corso potrebbe gettare ulteriore luce sull’accaduto.
Musto resta un uomo confuso nei dettagli dei suoi ricordi. E la questione degli orari tra la sua uscita di casa e la morte della ex ballerina polacca resta centrale per chiarire l’accaduto. Musto ha sempre ripetuto che la mattina del delitto è uscito di casa che era ancora viva. La medicina legale lo ha smentito in fase di autopsia: era sicuramente morta quando l’operaio che la ospitava è uscito di casa. Anche gli oggetti trovati sulla scena del crimine, non del tutto chiari nella loro presenza vicino al cadavere, indicano che Musto li ha maneggiati. Infine resta il mistero delle ecchimosi. I lividi sul corpo della ragazza sarebbero stati procurati, secondo Musto, dal fatto che la sua mente era intorpidita e perdeva l’equilibrio andando a sbattere contro il muro e cadendo. Secondo l’autopsia sarebbero invece compatibili con forti scuotimenti e spinte contro le pareti. Quindi con scene di violenza.
Ma se anche fosse l’aspetto più misterioso resta il legame tra la vittima e chi la ospitava. Un rapporto in qualche modo morboso tra una persona debole che respingeva l’affetto dell’ospite ma che non fuggiva neppure da quella casa tugurio, pur avendone l’occasione. E da parte di Musto un affetto totale, sicuramente esclusivo, per quella figura gracile e ormai non più lucida.

Modena. La ragazza polacca uccisa in via Giardini: 14 anni e 8 mesi di carcere al 59enne
Quattordici anni e otto mesi di carcere: è questa la condanna inflitta per omicidio volontario dal giudice Paola Losavio a Umberto Musto, 59enne residente in via Giardini verso Baggiovara. Una pena ridotta di un terzo rispetto a quella originaria – il giudice non ha riconosciuto le attenuanti – dato che l’udienza è stata condotta dal Gup con il rito abbreviato. Musto aveva confessato il delitto sostenendo però che non si era trattato di un omicidio voluto e tanto meno premeditato, bensì del frutto di una situazione di caos ed esasperazione. Il suo difensore, avvocato Elio Bacchelli, annuncia che ricorrerà in appello.
Si chiude così il primo capitolo giudiziario di una vicenda di degrado e morte che aveva colpito la città. Anche per la terribile fine riservata a una gracile donna polacca, un tempo bella ballerina, diventata depressa e infine trovata morta piena di lividi una mattina del febbraio 2012 sotto il materasso del letto dell’operaio di una ditta di demolizioni. Era la tragica fine di una convivenza diventata impossibile.
Lo stesso Musto aveva segnalato ai carabinieri e quindi al magistrato (l’inchiesta era stata seguita dal pm Tibis; poi presa in carico dal pm Natalini) la scoperta del corpo della sua amica che ospitava da tempo in casa. Da subito, il racconto di Musto era parso confuso e pieno di contraddizioni:sull’orario dell’ultima volta in cui l’aveva vista viva e su quello del ritrovamento del cadavere sotto il materasso; quindi, la spinosa questione delle ecchimosi sul corpo della vittima e infine la scoperta di piume nella sua bocca che coincidevano con quelle di un cuscino. Ormai era chiaro: Edyta era stata soffocata con un cuscino dopo una lite violenta.
Dopo alcune settimane di custodia cautelare in carcere, Musto ha confessato. Ieri in aula l’avvocato Bacchelli lo ha difeso ricordando che Edyta era una donna ormai estremamente gracile e psicologicamente fragile; quindi il blocco della respirazione poteva essere venuto come effetto collaterale della sua debilitazione. Non solo: potrebbe trattarsi di un omicidio colposo, ha spiegato, dato che Musto non voleva ucciderla ma ha usato il cuscino per zittirla. La Procura aveva chiesto 16 anni di carcere.

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