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Silverio Peviani, 57 anni, tecnico di laboratorio, padre. Uccide la moglie a coltellate e si suicida

Casalpusterlengo (Lodi), 27 Agosto 2011

silverio peviani


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Casalpusterlengo, uccide la moglie a coltellate e si toglie la vita
Tragedia familiare ieri sera a Casalpusterlengo, comune in Provincia di Lodi. Nel corso di una lite Silverio Peviani, 57 anni, ha ucciso la moglie, Luisa Dametti, 53 anni, con un coltello da cucina. Poi si e’ piantato la stessa lama nel petto.
Tragedia familiare ieri sera a Casalpusterlengo, comune in Provincia di Lodi. Nel corso di una lite Silverio Peviani, 57 anni, ha ucciso la moglie, Luisa Dametti, 53 anni, con un coltello da cucina. Poi si e’ piantato la stessa lama nel petto. La tragedia e’ avvenuta poco prima delle 21. I litigi fra la coppia, secondo i vicini, erano frequenti. Gli uomini della polizia municipale hanno trovato la donna gia’ morta, mentre l’uomo respirava ancora. Poi sono intervenuti i carabinieri. La coppia aveva tre figli.

Tragedia nel lodigiano, accoltella la moglie e poi si uccide
Tragedia familiare a Casalpustrengo nel lodigiano, dove ieri sera intorno alle 20.15 un uomo di 57 anni, Silverio Peviani ha accoltellato la moglie 52enne, Maria Luisa Dametti, e poi si é tolto la vita con la stessa arma. Secondo la ricostruzione fatta dai carabinieri di Casalpustrengo, di Codogno e del provinciale di Lodi, la coppia ha cominciato a discutere durante la cena e in un impeto d’ira l’uomo ha preso dalla cucina un coltello e ha ferito a morte la moglie. Poi ha rivolto l’arma contro di sè e si é ucciso.
A dare l’allarme é stata la sorella dell’omicida, alla quale Maria Luisa Dametti aveva chiesto aiuto durante la lite con il marito. Una volta sul posto, peró, la donna si è trovata di fronte il corpo senza vita della cognata e quello agonizzante del fratello.
Immediata la richiesta d’aiuto al 118. I medici hanno anche tentato di rianimare il 57enne, ma l’uomo é morto poco dopo il loro arrivo.I tre figli della coppia non erano in casa al momento della tragedia. I carabinieri ora stanno indagando per capire quale possa essere stato il movente dell’omicidio-suicidio. Secondo quanto si apprende, infatti, i due non avevano mai avuto in passato problemi tali da far ipotizzare un dramma di questa portata.

Casale: mille ai funerali dei coniugi
Hanno gettato il cuore oltre l’ostacolo e incorniciato il volto di mamma Luisa e papà Silverio nella fotografia d’un loro abbraccio. È stata la figlia minore a scattarla, un momento di tenerezza rubato qualche tempo fa, e non hanno avuto dubbi lei e i fratelli Andrea e Matteo nel decidere che così e solo così volevano ricordarli nel giorno dei funerali celebrati ieri pomeriggio al santuario della Madonna dei Cappuccini a Casale.
«Come ha ricordato il Papa nei giorni scorsi a Madrid sono i giovani che ci edificano – ha esordito padre Mariano Brignoli sottolineando il gesto di coraggio dei tre ragazzi, poi si è rivolto a loro -. Papà Silverio non ha fatto in tempo a piangere sulle spalle della mamma o a portarle un mazzo di fiori perché è successo l’irreparabile. Ma io l’ho sognato, che camminava in mezzo a tanta gente e mi veniva incontro, “devi parlare in nome mio, l’ho combinata grossa e devo chiedere scusa a Luisa, la mia sposa, e ai miei figli perché volevo bene a ognuno di loro”». Parole inaspettate, per dare voce a chi si è macchiato di una colpa e non per questo non ha amato: «L’ira è uno dei sette peccati capitali, è primitivo, volgare, non ha niente a che vedere con la sapienza del cuore – ha proseguito il frate come fosse Silverio, lui che ha ucciso la moglie Luisa e poi si è tolto la vita, a dialogare con i figli – niente a che fare con la sapienza del cuore o il confronto affettivo che conoscevo in famiglia».
La morte che ha strappato con violenza Silverio Peviani, 57 anni di Casalpusterlengo, e la moglie Luisa Dametti, 53enne di San Martino Pizzolano, all’affetto dei propri cari richiedeva un supplemento d’amore per essere accolta: e a quello ha fatto appello ieri il parroco padre Vitale Maninetti, cercandolo nei parenti e nell’intera comunità casalina. Tutta riunita ieri nell’ultimo saluto alla coppia: i colleghi di lavoro di Silverio alla Lever e quelli di Luisa alla filiale Cariparma di via Largo Casali, rappresentanti dell’amministrazione comunale e gli amici dei figli, e accanto a loro persone dei paesi vicini. Un migliaio almeno.
«Ho toccato con mano in questi giorni lo sconcerto e il dolore dell’intera città di Casale – ha detto il frate – vorrei che trasferissimo le nostre paure in una cordata di fede per caricare sulle nostre spalle Silverio e Luisa e portarli da Gesù». Un richiamo alla lettura evangelica, quel passo in cui la guarigione del paralitico diventa emblema del perdono dei suoi peccati. Perché «il peccato è sempre una paralisi, come in Adamo ed Eva paralizzati dietro a un cespuglio quando Dio li va a cercare – ha osservato il padre – rimettere i peccati significa lanciare via gli sbagli». Ma come è possibile riuscirvi? «È Gesù che viene a prenderci» ha aggiunto don Eugenio Nembrini, rettore del Sacro Cuore a Milano dove la figlia minore frequenta il liceo artistico, venuto apposta per starle accanto.
È stato invece don Franco Anelli a farsi portavoce della vicinanza del vescovo di Lodi Giuseppe Merisi. Poi i feretri hanno lasciato la chiesa, l’ultimo viaggio fino al camposanto di San Martino Pizzolano. Insieme.

 

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