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Sallah El Ghabaoui, 46 anni, operaio. Sotto processo per le minacce a un’altra donna, massacra la moglie a coltellate sul balcone di casa, si cambia i pantaloni, chiude la porta a chiave e se va. Condannato a 18 anni con rito abbreviato

Asti, 10 Ottobre 2017


Titoli & Articoli

FEMMINICIDIO DI VIA MONTEBRUNO. LA GELOSIA IL MOVENTE? (Gazzetta d’Asti – 10 ottobre 2017)
Un viaggio in Marocco che lei, Saadia Hamoudi, 42 anni, avrebbe fatto da sola, la gelosia insomma. Sarebbe questo il movente che ha scatenato la furia omicida di Sallah El Ghabaoui, 47 anni. Almeno secondo una prima ricostruzione fatta dai carabinieri. Ieri poco dopo l’orario di cena in un condominio centralissimo ad Asti, un marito si è scagliato a coltellate contro la moglie, uccidendola. Un delitto efferato, sei i fendenti che hanno raggiunto la donna anche alla schiena, segno che lei ha cercato di sottrarsi alla mattanza. Invano. L’appartamento al secondo piano del civico 22 di via Montebruno, una traversa di via Rosselli, davanti ai giardini pubblici, si è trasformato in un inferno.
Alle 21.15 alcuni abitanti della strada hanno sentito delle urla disperate, assistendo impotenti a una carneficina. Lei, dopo essere stata minacciata e aver corso in giro per casa cercando rifugio, è riuscita a scappare sul balcone per chiedere aiuto, lui l’ha raggiunta anche lì, non lasciandole scampo. Un raptus, così qualcuno lo ha definito, che non trova spiegazioni in una vita normale, fatta di lavoro, lui operaio alla Fondalpress, lei casalinga, entrambi marocchini in Italia da 15 anni. Eppure ieri sera la coppia, senza figli, ha cominciato a litigare, poi lui ha afferrato un coltello da cucina e ha scatenato la sua rabbia contro la compagna. Un delitto i cui segni sono ancora visibili sia sul terrazzo della palazzina che sulla strada dove a distanza di 12 ore il sangue non si è ancora cancellato.
Lui ora è in carcere. Si sarebbe presentato da solo al comando provinciale dei carabinieri di via delle Corse, pochi minuti dopo il crimine e dopo aver tentato una breve fuga a piedi. Prima di uscire di casa però si sarebbe cambiato i vestiti intrisi di sangue. Davanti ai carabinieri avrebbe dato la sua versione dei fatti; un racconto e una dinamica sui quali attualmente ci sarebbero ben pochi dubbi. Tanti i testimoni che hanno assistito impotenti al delitto.

Ad Asti le nozze combinate finiscono in tragedia, uccide la moglie sul balcone e si costituisce (La Stampa – 11 ottobre 2017)
Come gocce di pioggia sul lunotto di un’automobile e sull’agrifoglio, all’ingresso di un palazzo di via Montebruno ad Asti. Sono tracce di sangue ancora evidenti, ieri mattina 10 settembre, sotto il condominio vicino ai giardini pubblici di Asti, dove, la scorsa notte una donna è morta per mano del marito. L’ha uccisa sul balcone, dopo una lite, una delle tante scoppiate tra loro. Saadia Hamoudi, 42 anni, è stata colpita a morte dal marito, El Ghabaoui, connazionale di 46 anni.
Un epilogo tragico, dopo cena, quando le parole sono diventate pesanti. Lei ha reagito. Accadeva spesso ultimamente. Lui ha fatto altrettanto, e ha alzato le mani. Lei ha cercato di scappare, è stata rincorsa fino in camera da letto e ha cercato di chiedere aiuto uscendo sul balcone. Lui, che aveva preso un coltello da cucina, l’ha raggiunta e colpita, due volte. Un taglio profondo al torace e un colpo inferto all’addome.
Le urla, i vicini che hanno aperto le finestre per capire cosa stava accadendo e alcuni che hanno assistito a una scena straziante. La strada sottostante ne porta ancora i segni. Lui l’ha abbandonata a terra quando era ancora viva. E’ rientrato in stanza, si è cambiato i pantaloni che si era sporcato e se ne è andato, chiudendosi alle spalle la porta di casa. E’ sceso in strada e ha iniziato a vagare senza una meta, solo in una città che non gli avrebbe dato risposte.
Le sirene. Pochi minuti dopo le prime sirene. Quelle dei vigili del fuoco, per aiutare 118 e carabinieri a entrare nell’appartamento chiuso a chiave. Per la donna, ancora riversa a terra, non c’è stato più nulla da fare. Quando sono arrivati i soccorritori era già morta, accasciata sul balcone, dove il marito l’aveva lasciata. L’uomo ha vagato per un’ora a piedi. Poi la decisione di andare a costituirsi ai carabinieri alla caserma di via delle Corse. La confessione: ai militari ha raccontato di non sapere se la moglie fosse ancora viva, quando è uscito da casa.
Ad Asti da 10 anni La coppia viveva ad Asti da dieci anni. Si erano conosciuti qui, dove abitano anche altri familiari. El faceva lavori saltuari. Lavorava per una delle ditte fornitrici della Fondalpress di Castell’Alfero. Saadia era casalinga. Negli ultimi mesi faceva anche la badante in ospedale, dove assisteva un anziano. Si erano conosciuti proprio ad Asti, pochi anni fa e si erano sposati. Forse un matrimonio combinato il loro. Una storia che si è trasformata in odio, quello che accieca e che, in casi estremi, sfocia in tragedia. L’appartamento è stato messo sotto sequestro. L’accusa nei confronti del l’uomo è di omicidio volontario. Ieri l’interrogatorio di garanzia in carcere a Quarto con il pm Delia Boschetto.
Gli altri casi Un femminicidio. Un altro per Asti. Oltre vent’anni fa, in via Pascoli una donna era stata uccisa a martellate dal marito. Due anni fa a novembre, a Canelli, un altro uomo decise di mettere fine alla vita della moglie. Due mesi prima, a settembre 2015, in via Torchio, un altro dramma della gelosia, finito con la morte di un’altra donna.

 

Asti: Saadia fu uccisa perchè voleva essere più indipendente (La nuova provincia – 10 ottobre 2018)
Davanti al gip l’uomo che, esattamente un anno fa, uccise la moglie a coltellate nel loro alloggio di via Montebruno. Era capace di intendere e di volere
Dimesso, ordinato, silenzioso, seduto a testa bassa accanto al suo difensore, l’avvocato Mirate e circondato dagli agenti della penitenziaria. A guardarlo nulla farebbe pensare alla furia che esattamente un anno fa ha spinto Sallah El Ghabaoui, di 48 anni ad uccidere a coltellate la moglie Saadia Hamoudi, 42 anni, nel loro appartamento di via Montebruno.
Lunedì mattina, davanti al gip Giannone, è stato sentito il perito psichiatrico da lui nominato, il dottor Koeller che ha ribadito la sua conclusione: l’imputato era capace di intendere e di volere all’atto dell’uccisione della moglie. Conclusioni alle quali si sono associati sostanzialmente sia il consulente di difesa, dottor Novellone che quello di parte civile, dottoressa Perusio. Distrutte due famiglie.
La famiglia dai “vetri” dell’aula Quella di El Ghabaoui, la cui sorella e alcune nipoti erano fuori, nel corridoio, per stargli vicino e sperare di poterlo salutare senza dover andare una volta in più al carcere di Cuneo dove è rinchiuso. Dai vetri, e solo dai vetri dell’aula di tribunale, El Ghabaoui ha conosciuto la nipotina nata pochi giorni dopo il drammatico femminicidio di un anno fa, quando lui era già in carcere.
E poi la famiglia della vittima, in particolare i fratelli di Saadia, non presenti ma rappresentati dall’avvocato Orlandini di Torino.
Nessun dubbio sulla responsabilità dell’uomo, che è stato visto da alcuni inquilini del palazzo di fronte a quello in cui viveva, mentre fendeva coltellate alla moglie nonostante quest’ultima cercasse di barricarsi in camera da letto. Gli ultimi colpi, i più gravi, sono stati inferti sul balcone di casa, dove la donna ha esalato gli ultimi respiri.
I fratelli della vittima Meno tenera nella descrizione del movente è stata l’avvocato di parte civile Orlandini.
«E’ la stessa perizia che conferma l’oppressione dell’uomo nei confronti della moglie di cui era molto geloso. Un senso di possesso e una totale svalutazione della figura femminile erano stati alla base di un trascorso di litigi, anche pesanti e, secondo quando riferito da una confidente della vittima, anche di episodi violenti mai denunciati.
L’aggressione dell’anno scorso – prosegue l’avvocato Orlandini – è arrivata al culmine di una storia già logorata da tempo, nota alle cronache famigliari. A far scattare ulteriore rabbia nell’uomo, probabilmente è stata la vacanza in Marocco che Saadia aveva deciso di fare da sola e dalla quale era rientrata da pochi giorni prima dell’omicidio».
Sotto processo per minacce
Tenendo presente che, sempre a carico di El Ghabauoi è pendente un altro processo per minacce ad una sua amica per un episodio che aveva preceduto di non molto il femminicidio della moglie.
Vi sarebbero poi stati anche profili prettamente economici nelle continui discussioni fra i due, che non avevano figli. La donna, infatti, lavorava come badante e il marito pretendeva di disporre di tutto quanto guadagnava mentre lei, pur contribuendo alle spese di famiglia, voleva avere autonomia di gestione. Un desiderio di emancipazione pagata con la vita.
La sentenza è attesa per il 22 ottobre quando in aula si ritroveranno davanti a Giannone gli avvocati di difesa e parte civile e il pm Deodato che formulerà la sua richiesta di condanna.
Più difficile inquadrare il movente. «Il mio assistito, nonostante straniero, era riuscito in una piena integrazione sociale ed economica (era operaio) ma viveva in un disadattamento culturale nelle relazioni di coppia» ha commentato l’avvocato Mirate.
E spiega così il suo stato dimesso: «Soffre di una pesante sindrome carceraria, come spesso accade a chi non ha mai avuto contatti con quel mondo».

 

Condannato a 18 anni per l’omicidio della moglie in via Montebruno (La nuova provincia – 24 ottobre 2018)
L’uomo, di origine marocchina, era presente alla lettura della sentenza. Il movente da ricercare nella voglia di indipendenza della donna
Processo in punta di pena L’avvocato Mirate, difensore di Sallah El Ghabaoui, di 48 anni l’aveva annunciato fin dall’inizio: «Questo è un processo che si deciderà in punta di pena». Perchè non c’era nessun giallo intorno alla morte di Saadia Hammoudi, 42 anni, moglie di El Ghabaoui e con lui residente in un alloggio di via Montebruno, dietro alla sede provinciale dell’Inps.
Che fosse stato il marito ad accoltellarla era chiarissimo fin da subito, visto che il femminicidio è avvenuto, esattamente un anno fa, in diretta davanti ai residenti degli alloggi nei condomini dirimpettai che, pur chiamando tempestivamente i carabinieri, non hanno potuto evitare di vedere il feroce accoltellamento della donna, finita con decine di fendenti sul balcone di casa. Poi l’uomo era fuggito e solo dopo qualche ora si era costituito abbozzando una prima ricostruzione che lo voleva vittima di un’aggressione della moglie contro la quale si era difeso impugnando il coltello trovato in cucina.
Sconto di appena due anni. Niente di tutto questo è resistito in tribunale dove la scelta del rito abbreviato gli ha fatto ottenere uno “sconto” sulla pena ma non ha mai messo in dubbio la sua piena responsabilità. Il pm Deodato aveva chiesto la condanna a 20 anni, tenuto conto dell’abbattimento di un terzo per via della scelta del rito. Il gip Giannone gli ha inflitto 18 anni.


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