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Rosolino D’Aiello, 62 anni, carabiniere in pensione, padre. Uccide a colpi di pistola la moglie durante l’udienza di divorzio. Condannato a 20 anni

Varese, 25 Settembre 2002

logo“A guardarlo camminare in mezzo a quattro finanzieri che lo portano via dalla questura, il maglionaccio verde teso sulla pancia gonfia, una faccia larga e scontenta, il passo quasi marziale che contrasta con uno sguardo confuso, tutto si direbbe che sia, meno che un assassino: uno che ha appena ucciso la moglie” (Piero Colaprico, inviato di Repubblica)


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L’omicida è un ex carabiniere di 62 anni, ora in pensione L’uomo ha estratto la pistola e ha sparato alla consorte davanti agli occhi del giudice. Arrestato e sottoposto a interrogatorio
VARESE – Un uomo, durante la causa di separazione davanti al giudice al Tribunale di Varese, ha estratto una pistola e ha sparato alla moglie, uccidendola. Sul posto si trovano ora carabinieri e polizia. L’uomo è stato arrestato immediatamente ed è sotto interrogatorio.
EX CARABINIERE – La vittima è Cosima Granata, 49 anni, l’omicida Rosolino Daiello, 62 anni, ex carabiniere, ora in pensione, originario di Palermo. L’omicidio è avvenuto pochi minuti prima di mezzogiorno, al primo piano, dove si trova il Tribunale civile, nella stanza d’udienza del giudice Fiorentino. Erano presenti anche i rispettivi legali della coppia, gli avvocati Marra e Cabri. Daiello ha improvvisamente tirato fuori una pistola e ha esploso quattro colpi, uccidendo la moglie dalla quale si stava separando.
«VOLEVA TORNARE CON LEI» – Mario, fratello, di Rosolino, prova a trovare una motivazione per il gesto dell’ex carabiniere: «Da quando la moglie aveva deciso di separarsi e andare via da Palermo non riusciva a darsi pace, continuava a ripetere che voleva tornare con lei, salvare il suo matrimonio. Invece l’ha chiuso nel peggiore dei modi». Anche Mario, come il fratello, è un ex carabiniere ora in pensione. Quello di Rosolino e Cosima era un rapporto coniugale tormentato: «Tra di noi c’è troppa incompatibilità di carattere»aveva confidato qualche volta la donna al cognato. Circa quattro anni fa la decisione di separarsi dal marito. Una scelta osteggiata in tutti i modi da Rosolino.
TONI ESASPERATI – Dalla Sicilia l’ex marito continuava a tempestare Cosima di telefonate: «Ti prego torna a casa, proviamo a ricostruire il nostro rapporto, salviamo il nostro matrimonio». Di fronte al netto rifiuto opposto dalla donna, l’ex carabiniere aveva risposto con una serie rappresaglie, a cominciare dalla mancata corresponsione dell’assegno di mantenimento: «Ma i dissapori di natura economica – sostiene il fratello dell’ omicida – erano solo un pretesto per costringerla a ritornare». Rosolino D’ Aiello, invece, aveva ottenuto l’effetto opposto, e la causa di separazione era stata caricata da toni «esasperati», come ha confermato il giudice Gabriele Fiorentino, che stamane ha assistito impotente al delitto.


Uccide la moglie in aula durante la causa di divorzio (Ticino Online – 25 settembre 2002)
Si trovava in aula per sentire la sentenza finale sulla sua causa di divorzio, ma ha perso il controllo e davanti a tutti si è reso protagonista di una scena plateale: ha estratto la pistola e ha sparato quattro colpi contro la moglie, uccidendola proprio mentre era davanti al giudice. È accaduto a Varese questa mattina verso le 11.45. L’uomo è Rosolino Daiello, di 62 anni, un ex carabiniere originario di Palermo che è riuscito ad entrare in aula con la pistola e ad uccidere la consorte di 12 anni più giovane, Cosima Granata. La separazione della coppia – che ha due figli – è  stata piuttosto contrastata per ragioni patrimoniali. Dopo la separazione l’uomo si era stabilito in Sicilia, mentre la ex moglie era rimasta a Varese e viveva con la sorella e il cognato. Daiello, subito bloccato, è stato interrogato dal pm Ferrazzi nell’aula bunker del palazzo di giustizia varesino.

 

Donna uccisa in Tribunale, famiglia risarcita con 505 mila euro (Varese News – 21 ottobre 2011)
Il Ministero della Giustizia dovrà pagare 505 mila euro per mancati controlli al Tribunale: nel settembre 2002 D’Aiello uccise la moglie Rosaria Granata sparandole alla testa davanti al giudice
505 mila euro di risarcimento per la famiglia della donna uccisa all’interno del Tribunale di Varese nel 2002.
La decima sezione del Tribunale civile di Milano ha condannato il Ministero della Giustizia a pagare 505 mila euro per mancati controlli al Tribunale di Varese, dove nel settembre 2002, durante lo svolgimento di una causa di separazione, Rosario D’Aiello uccise a colpi di pistola la moglie Rosalia Granata davanti al giudice Gabriele Fiorentino. La sorella della vittima, Cosima, aveva citato in giudizio il Ministero lamentando la mancata tutela della sicurezza visto che lo sparatore era riuscito ad entrare in tribunale con una pistola in tasca. D’Aiello, ex carabiniere, è stato condannato a vent’anni di reclusione per l’omicidio della moglie. L’uomo era riuscito ad entrare in tribunale con una pistola nella giacca. Una volta davanti al giudice aveva estratto l’arma ed esploso quattro colpi colpendo la moglie alla testa. Per lei non c’era stato nulla da fare. L’omicida non aveva mai accettato la separazione dalla moglie. Tra i due era sorto un contrasto per gli assegni di mantenimento, che l’uomo non versava regolarmente. Secondo i parenti di lui si trattava di uno stratagemma per convincerla a tornare a casa. La vicenda aveva scatenato anche numerose polemiche sulla sicurezza di Palazzo di Giustizia. Quella mattina infatti l’uomo era riuscito ad arrivare in aula con un’arma. Nessun dispositivo di sicurezza aveva funzionato. Sempre in quei giorni era emerso che il metal detector non funzionava correttamente.


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