Roberto Pacifici, 80 anni, medico cardiologo ancora in attività, padre. Uccide la moglie con due colpi di pistola. Condannato a 21 anni di reclusione
Amelia (Terni), 25 Dicembre 2021
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Amelia: medico uccide la moglie la notte di Natale con due colpi di pistola al petto (TerniON – 25 dicembre 2021)
Roberto Pacifici, 80 anni, ha fatto fuoco contro Emanuela Rompietti. Interrogato dal pm Mazzullo, è stato arrestato dai carabinieri
La tragedia familiare si è consumata la notte di Natale ad Amelia (Terni), poco prima della mezzanotte in un’abitazione in strada Sant’Angelo. Un uomo di 80 anni, Roberto Pacifici, ex medico dell’ospedale di Narni in pensione da anni, ha ucciso la moglie Emanuela Rompietti, ex insegnante elementare e coetanea. Il delitto è stato compiuto con due colpi di pistola – arma regolarmente detenuta dall’uomo, incensurato – che hanno raggiunto la donna al petto.
La ricostruzione Una volta compiuto il delitto, Roberto Pacifici avrebbe manifestato – a parole – anche intenzioni suicide e a farlo desistere, disarmandolo, sarebbe stato uno dei due figli – Lorenzo, di circa 45 anni – che ha poi avvertito le forze dell’ordine. In casa al momento dei fatti erano presenti anche la badante della coppia e la fidanzata del figlio. Sull’accaduto sono partite, immediate, le indagini dei carabinieri della Compagnia di Amelia e della procura di Terni, nella persona del sostituto procuratore Barbara Mazzullo. Che nel corso della notte ha interrogato l’80enne alla presenza del legale difensore d’ufficio di quest’ultimo, l’avvocato Francesco Maria Orsini.
Il movente L’ex medico della Usl2 ha giustificato il terribile gesto con l’esasperazione, di uomo e marito logorato dalle condizioni di salute della moglie, affetta dal morbo di Alzheimer con tutto ciò che ne consegue, compresi alcuni allontanamenti dall’abitazione familiare. Al termine degli accertamenti, Roberto Pacifici – che ha ammesso completamente le proprie responsabilità – è stato arrestato per l’ipotesi di omicidio volontario e tradotto in carcere a Terni. La salma di Emanuela Rompietti è stata ovviamente messa a disposizione dell’autorità giudiziaria per gli accertamenti del caso.
Dolore e incredulità L’accaduto ha sconvolto la comunità amerina, dove la coppia è conosciuta da tutti. Roberto, stimato professionista e medico a cui in tanti si sono affidati nel corso degli anni, ed Emanuela, maestra e donna brillante, amata da intere generazioni di alunni e dalle loro famiglie, persona molto attiva almeno fino a quando la malattia – peraltro in tempi relativamente recenti e con un’aggressività particolarmente marcata – non l’aveva colpita cambiando la sua vita e quella dei propri cari. Proprio il marito, riferiscono alcuni conoscenti della coppia, da diversi giorni appariva molto provato per la pesante situazione venutasi a creare in ambito familiare, purtroppo sfociata nell’assurdità di quei due spari. Profondo il cordoglio espresso dal sindaco, Laura Pernazza, per una tragedia piombata sulla cittadina proprio durante la notte di Natale, quando la serenità – per una volta – dovrebbe accomunare tutti.
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Il medico 80enne, che la notte di Natale ha ucciso la moglie Emanuela, si era attivato per ottenerne l’interdizione o la nomina di un amministratore di sostegno
Nei giorni appena precedenti l’omicidio, Roberto Pacifici si era attivato per trovare una soluzione giudiziaria ai gravi problemi familiari scaturiti dalla malattia della moglie Emanuela Rompietti. Per questo aveva fissato un appuntamento per venerdì 17 dicembre presso una sede sindacale di Amelia, in grado di fornirgli la necessaria assistenza legale, ma a quell’appuntamento non si era presentato. Così gli operatori ne avevano fissato un altro, dopo il 25 dicembre. Ormai – purtroppo – cancellato dai tragici fatti della notte di Natale.
La via ‘legale’ ai problemi. L’ex medico 80enne dell’ospedale di Narni, in pensione da anni, aveva contattato il sindacato – la Cgil di Amelia – per chiedere una mano rispetto alla pesante situazione venutasi a creare: voleva capire se era possibile ricorrere al giudice tutelare per interdire la moglie coetanea o, in alternativa, nominare un amministratore di sostegno. Agli operatori ed all’avvocato con cui aveva parlato, era apparso estramemente provato dalla grave malattia di Emanuela, anche a fronte delle conseguenze pratiche scaturite e della necessità di sistemare alcune questioni familiari patrimoniali. Come detto, l’appuntamento del 17 dicembre era ‘saltato’ per l’assenza di Pacifici, così gli operatori – dopo averlo richiamato – ne avevano fissato un altro dopo Natale.
Il delitto Proprio a Natale, il professionista 80enne – molto stimato nel contesto della comunità amerina e narnese, al pari della moglie ex maestra elementare – ha impugnato la pistola con cui ha fatto fuoco per due volte contro il petto della donna, distesa sul letto, uccidendola sul colpo nell’abitazione familiare di strada Sant’Angelo. Secondo quanto ricostruito, Roberto Pacifici l’aveva messa a letto, in maniera apparentemente tranquilla e routinaria, in un modo – a posteriori – tragicamente dolce. Poi intorno alle 23.30 ha preso l’arma e ha posto fine all’esistenza della donna, dopo anni di amore e di vita condivisa.
La confessione Un omicidio – presenti in casa uno dei due figli della coppia, Lorenzo, la fidanzata di quest’ultimo e la badante che assiste i due anziani – che Roberto Pacifici ha pienamente ammesso di fronte al sostituto procuratore Barbara Mazzullo, ai carabinieri della Compagnia di Amelia e al suo legale difensore, Francesco Maria Orsini. Una confessione che ha compreso anche le ragioni del terribile gesto, secondo l’80enne originato dall’insostenibilità della situazione venutasi a creare dopo la malattia – tanto rapida quanto aggressiva – di Emanuela, donna molto attiva e brillante, ‘annientata’ in poco tempo dal morbo di Alzheimer. Ora l’anziano è in carcere e in questi giorni – udienza fissata per lunedì mattina alle 9.30 di fronte al giudice Simona Tordelli – la misura passerà al vaglio del tribunale che, per decidere sul prosieguo, ripercorrerà il dramma di Natale nella sua interezza.
Terni, scarcerato il medico che ha ucciso la moglie: domiciliari in una Rsa ad Amelia (UmbriaOn – 27 dicembre 2021)
Lo ha deciso il gip Simona Tordelli. L’80enne Roberto Pacifici ha fatto fuoco per due volte, la notte di Natale, contro Emanuela Rompietti.
Il gip di Terni, Simona Tordelli, ha convalidato l’arresto di Roberto Pacifici, l’80enne di Amelia che la notte di Natale ha ucciso con due colpi di pistola la moglie Emanuela Rompietti, coetanea. Contestualmente il giudice ha scarcerato l’ex medico dell’ospedale di Narni, in pensione da anni, applicando nei suoi confronti gli arresti domiciliari presso una Rsa di Amelia, come chiesto – in alternativa ai domiciliari presso l’abitazione familiare di strada Sant’Angelo – dal suo legale difensore, l’avvocato Francesco Maria Orsini. Le decisioni fanno seguito all’udienza di convalida che si è tenuta lunedì mattina in tribunale, a Terni, in collegamento da remoto con il carcere di vocabolo Sabbione.
Confessione confermata Nel corso della breve udienza di lunedì mattina, l’uomo ha ribadito la ricostruzione dei fatti già rappresentata al pm Barbara Mazzullo – che aveva chiesto la conferma della custodia in carcere -, quando nelle ore immediatamente successive il delitto era stato interrogato nella caserma dei carabinieri di Amelia. L’80enne ha confermato di aver fatto fuoco per due volte contro il petto della moglie distesa sul letto, usando la sua pistola regolarmente detenuta. Un gesto terribile, legato – ha nuovamente spiegato – alla situazione familiare pesantemente segnata dalla malattia – il morbo di Alzheimer – da cui la donna era affetta.
Dramma familiare Una patologia manifestatasi in maniera tanto repentina quanto aggressiva, che nel giro di poco tempo aveva completamente trasformato Emanuela – ex insegnante stimata e conosciuta da tanti come una donna brillante e di grande valore – e con lei la vita dei suoi cari, in primis del marito Roberto, incensurato e anche lui apprezzato sul piano umano e professionale dopo una lunga carriera al servizio della sanità pubblica.
In casa al momento dei fatti, avvenuti intorno alle ore 23.30 di venerdì sera, c’erano uno dei due figli della coppia, la sua fidanzata e la badante della famiglia Pacifici. Dopo la cena Roberto ha messo a letto la moglie, come tante altre volte, e poi ha preso in mano l’arma ponendo fine alla sua esistenza. È stato il figlio, una volta realizzato cosa fosse accaduto, a convincerlo a lasciare la pistola prima che potesse usarla anche contro sé stesso. Sul posto si sono portati i carabinieri della Compagnia di Amelia che in breve tempo hanno ricostruito un quadro tragicamente chiaro, arrestando l’uomo su ordine del pm Mazzullo. Dopo poco più di due giorni trascorsi in carcere, ora è arrivato il provvedimento del tribunale che applica una misura probabilmente più adatta all’età ed alle condizioni di salute del Pacifici, valutato anche il pericolo di reiterazione del reato, di fuga e quindi di inquinamento di un quadro probatorio già ampiamente cristallizzato. L’autopsia sulla salma di Emanuela Rompietti, un atto dovuto, confermerà solo quanto già noto.
«’Mi vuoi ammazzare?’ Era serena e ho sparato»: concessi i domiciliari in Rsa al marito (Umbria24 – 27 dicembre 2021)
«Ho provato due volte a premere il grilletto e non ce l’ho fatta, poi ho trovato il coraggio quando lei mi ha chiesto: ‘che hai un coltello? Mi vuoi ammazzare?’, sembrava una richiesta. Era serena. Ho sparato». Così Roberto Pacifici lunedì mattina davanti al giudice per le indagini preliminari Simona Tordelli. L’80enne di Amelia, accusato dell’omicidio della moglie Emanuela Rompietti, collegato in videoconferenza dal carcere di Terni, ha sostanzialmente confermato la versione dei fatti resa al pubblico ministero Barbara Mazzullo la notte di Natale. Non sopportava di vedere soffrire la donna e l’ha uccisa con due colpi di pistola al cuore il 24 di dicembre poco prima della mezzanotte. Dopo l’udienza di lunedì mattina il giudice ha disposto la scarcerazione dell’ex medico accogliendo tutte le richiese dell’avvocato Francesco Maria Orsini: per lui domiciliari in una Rsa nell’Amerino.
L’omicidio la notte di Natale L’Alzheimer aveva ridotto la donna in condizioni inaccettabili per il suo compagno di vita. La malattia aveva evidentemente cancellato l’allegria e la forza che molti nell’Amerino ricordano della ex maestra di scuola elementare descritta come una donna aperta e divertente. La comunità amerina e le sue colleghe la ricordano con affetto sui social dove la sindaca Laura Pernazza, ha espresso vicinanza alla famiglia a nome di tutta l’amministrazione comunale. La coppia ha due figli, uno dei quali assieme alla sua fidanzata, vive in quella stessa vileltta in strada di Sant’Angelo ad Amelia dove nei giorni scorsi si è consumata la tragedia familiare. Sarebbe stato lui a disarmare il padre e chiamare soccorsi e forze dell’ordine.
Richiesta di arresti domiciliari L’avvocato dell’uomo, Francesco Maria Orsini, nominato legale di fiducia, ha avanzato al giudice la richiesta di scarcerazione dell’uomo e proposto in alternativa la custodia cautelare ai domiciliari, nell’abitazione dell’uomo o in una casa di riposo dell’Amerino con la quale ci sarebbero già interlocuzioni per la disponibilità ad ospitare l’anziano che in qualche misura si è detto pentito del gestito anche per il fatto che, pur essendo anziano, non potrà più condurre la vita di prima. Dopo quarant’anni di servizio all’ospedale di Narni come medico cardiologo, Pacifici tuttora svolgeva attività libero professionale. Nella giornata di lunedì il giudice ha disposto la scarcerazione dell’uomo concedendogli i domiciliari in un Rsa; l’avvocato ha inoltre chiesto per l’uomo la possibilità di avere contatti regolari e frequenti con i propri figli. L’80enne, da parte sua, ha espresso inoltre il desiderio di tornare in possesso del telefono cellulare: accolte tutte le richieste.
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Sentenza della corte d’assise di Terni nella mattinata di mercoledì
Ventuno anni di reclusione: questa la pena inflitta mercoledì dalla corte d’assise di Terni (presidente Rosanna Ianniello, giudice togato Chiara Mastracchio e giudici popolari) al medico 80enne Roberto Pacifici che la notte fra il 24 e il 25 dicembre del 2021 aveva ucciso la moglie, coetanea, Emanuela Rompietti con due colpi di pistola nella loro abitazione in strada Sant’Angelo, ad Amelia. La corte ha accolto la richiesta formulata in aula dal pm Barbara Mazzullo, riconoscendo l’equivalenza delle attenutanti generiche all’aggravante – il rapporto di coniugio – contestata dall’autorità giudiziaria. Pacifici, reo confesso, aveva spiegato di aver agito perché esasperato dalla situazione familiare ed in particolare dalle condizioni di salute della moglie, affetta da tempo dal morbo di Alzheimer.
L’indagine era stata condotta dai carabinieri della Compagnia di Amelia che avevano arrestato il medico – incensurato e che per ha anni lavorato presso l’ospedale di Narni, con unanime stima dei suoi pazienti e dei colleghi – ora ristretto in regime di arresti domiciliari presso una Rsa amerina. Nel corso del processo il Pacifici è stato sottoposto anche ad una perizia psichiatrica per accertare le sue condizioni mentali in relazione alla facoltà di stare in giudizio. Esame che aveva stabilito come fosse capace di intendere e di volere, nonostante i dubbi della difesa. Difesa che, rappresentata dall’avvocato Luca Leonardi, alla luce della sentenza emessa mercoledì, osserva che «le ampie lacune investigative, riscontrate dallo stesso pm, non hanno consentito di accertare con chiarezza le responsabilità del Pacifici e, ad oggi, non è chiaro chi abbia sparato quella notte». In casa c’erano anche uno dei due figli della coppia, la compagna di quest’ultimo e la badante che assisteva i due anziani, in particolare la moglie. Scontato l’appello e per le motivazioni della sentenza si dovranno attendere 90 giorni. Il medico 80enne si è visto anche applicare l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e l’interdizione legale durante il periodo di esecuzione della pena.