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Roberto Lo Coco, 28 anni, disoccupato, eroinomane, padre. Dopo mille violenze e torture psicologiche, strangola la moglie (che muore dopo 9 giorni di coma), davanti alla figlia di 4 anni. Condannato all’ergastolo in primo grado, in appello gli vengono riconosciute le attenuanti per un disturbo della personalità aggravato dall’uso di droghe e la pena viene ridotta a 24 anni

Adria (Rovigo), 8 Ottobre 2019


Titoli & Articoli

Finisce in carcere dopo aver cercato di strangolare la moglie (Corriere Adriatico – 12 ottobre 2019)
L’uomo che martedì scorso ha cercato di strangolare la moglie durante una lite ad Adria è stato arrestato ed ora è in carcere per tentato omicidio. Roberto Lo Coco, 28 anni, era ricoverato al Centro igiene mentale dell’ospedale di Adria. Il Gip del Tribunale di Rovigo ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare che è stata eseguita oggi pomeriggio dai carabinieri.
La moglie,Giulia Lazzari, di 23 anni, è in coma farmacologico in terapia intensiva all’ospedale Santa Maria della Misericordia di Rovigo. Il movente dell’aggressione sarebbe la gelosia, i due coniugi si stavano separando.

Rovigo, palermitano strangola e uccide la moglie di 23 anni (Palermo TOday – 19 ottobre 2019)
Roberto Lo Coco, 28 anni, è in carcere dopo l’omicidio della giovane moglie. Sulla sua pagina Facebook aveva più volte scritto messaggi rivolti alla giovane donna, mettendo in piazza gli alti e bassi del loro rapporto e anche i suoi atteggiamenti possessivi.
Sulla sua pagina Facebook aveva più volte scritto messaggi rivolti alla moglie, mettendo in piazza i momenti positivi e negativi del loro rapporto e anche i suoi atteggiamenti possessivi. Giulia Lazzari, 23 anni, non ce l’ha fatta. E’ morta dopo essere stata strangolata dal marito palermitano, Roberto Lo Coco. Si è spenta ieri, nel primo pomeriggio. La ragazza di Adria  (in provincia di Rovigo) era ricoverata da nove giorni in condizioni disperate all’ospedale Santa Maria della Misericordia di Rovigo per l’aggressione subìta in casa dal marito dal quale si stava separando. Roberto Lo Coco, 28 anni, di Palermo (si è trasferito in Veneto qualche anno fa), l’ha strangolata nel pomeriggio di martedì della settimana scorsa, era l’8 ottobre.
La giovane donna, madre di una bambina di quattro anni, è rimasta in coma farmacologico per quasi nove giorni nei quali i familiari hanno sperato in un miracolo che però non c’è stato. Ora per il marito si profila un processo per omicidio. Dal giorno dell’arresto, avvenuto sabato scorso, si trova in carcere in custodia cautelare. L’uomo ha aggredito la moglie nella loro casa di Adria mentre discutevano della imminente separazione. Il 28enne aveva poi tentato di togliersi la vita. E’ rimasto ricoverato alcuni giorni nell’ospedale di Adria, per poi essere trasferito in carcere.

chat lo coco-3-3

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Tra cuori e faccine, la chat pubblicata sulla pagina Facebook da Roberto Lo Coco ha ora dell’inquietante (anche se va chiarito che la chat non riguarda i due ragazzi di Rovigo ma è stata semplicemente condivisa dal palermitano sulla sua bacheca). “Devo dirti alcune cose” si legge sullo scambio di messaggi via Whatsapp, postati sulla sua pagina. “Non truccarti. Fatti brutta, non aggiustarti i capelli. Non salutare nessun maschio. Se quando esci dal supermercato qualcuno dice arrivederci, tu fai finta di non sentire…perché non puoi rispondere a un maschio. Mettiti una felpa lunga e larga e un pantalone largo così non si vedranno le forme del tuo corpo”. “Ma perché fai così?” è la risposta con una emoticon arrabbiata. “Perché se ti fai bella ti guardano tutti… Invece così no e io risparmio 30 anni di galera per omicidio”.
La coppia si stava separando. Due giorni prima, l’uomo scriveva in un post su Facebook: “Non è giusto però così. Io sono quello che sono, lo sapevi ma tu (h)ai sbagliato e hai fatto malissimo”. “Non troverai mai nessuno che ti amerà e che ti darà tutto l’amore che ti (h)o dato io”. Il marito è detenuto in carcere da sabato scorso.
Roberto Lo Coco era diventato dipendente dall’eroina e contemporaneamente la loro storia d’amore è entrata in vicolo cieco. Il 28enne originario di Palermo si era convinto che sua moglie avesse una storia da quattro mesi con un collega di lavoro. Lo Coco dopo aver aggredito la moglie ha goffamente tentato il suicidio legandosi una corda al collo e rovinando giù per le scale avrebbe destato l’attenzione di suo fratello, unica persona in casa in quel momento.

 

Strangola e uccide la moglie 23enne. “Non è pazzo, sapeva quel che faceva” (la voce di Rovigo – 12 febbraio 2020)
La perizia psichiatrica lascia pochi dubbi, sulle condizioni di Roberto Lo Coco, 28 anni, in carcere per il femminicidio della moglie Giulia Lazzari, 23 anni
Non è pazzo, non è incapace di intendere e di volere. Sapeva quel che faceva, per quanto alterato, quando, lo scorso 8 ottobre, avrebbe stretto le mani al collo della giovane moglie, di 23 anni, Giulia Lazzari, che gli aveva dato una bimba di 4 anni e che è poi morta per le conseguenze di quel furioso strangolamento il 19 ottobre successivo. Questa, in estrema sintesi, l’opinione del perito psichiatrico che ha esaminato Roberto Lo Coco, 28 anni, di Adria, in carcere a Verona con la gravissima accusa di omicidio premeditato della consorte.
Il cosiddetto “incidente probatorio”, ossia l’udienza nel corso della quale il perito nominato dal giudice per le indagini preliminari Pietro Mondaini ha illustrato le proprie conclusioni alle parti, per poi confrontarsi con i consulenti di parte, si è tenuto in mattinata, in Tribunale a Rovigo. Presenti, oltre a Lo Coco, il giudice, il pubblico ministero Sabrina Duò, l’avvocato difensore Anna Osti e l’avvocato di parte civile Enrica Fabbri, che segue la famiglia di Giulia.
Il quadro di Lo Coco tratteggiato dal perito è quello di un giovane che può certamente avere dei disturbi, come numerose persone, ma che non ha visto pregiudicata la propria capacità di intendere e di volere, neppure al momento della commissione dell’omicidio che gli viene contestato, né quella di partecipare con consapevolezza al processo a suo carico. Di segno in parte differente le conclusioni del consulente della difesa, che avrebbe visto uno spazio per una possibile semi infermità mentale.
Ora, l’indagine appare avviata verso una conclusione, dal momento che anche la consulenza autoptica è stata consegnata, senza grossi colpi di scena. La morte della giovane e sfortunata mamma e moglie è compatibile, secondo il consulente, e attribuibile allo strangolamento contestato al 28enne.
Rimane solo un piccolo tassello, prima di potere chiudere le indagini. Ossia, l’esito di una indagine difensiva, con la quale si vuole chiarire dove fosse la bimba al momento dello strangolamento. A lungo si è pensato fosse in cortile, così che il tremendo spettacolo dell’aggressione del padre alla madre le sarebbe stata risparmiata. Negli inquirenti, poi, si era affacciata l’ipotesi che, forse, la bimba fosse in casa, al momento dello strangolamento. Il che potrebbe configurare una aggravante ben precisa. Di diverso avviso la difesa, che conta di potere dimostrare come la ricostruzione giusta fosse la prima.
Tutto, secondo l’attuale ricostruzione, sarebbe avvenuto verso le 17 di domenica 8 ottobre, nell’abitazione coniugale di via Chieppara, nel complesso delle “Case Rosse”, ad Adria. Giulia aveva, secondo questa ipotesi, manifestato l’intenzione di separarsi dal coniuge, che avrebbe avuto problemi di droga e che, sui social, aveva manifestato la propria frustrazione e tristezza per questo. Le avrebbe chiesto un ultimo abbraccio. Lei lo avrebbe concesso e, a quel punto, lui le avrebbe detto una frase come: “Se non ti avrò io, non ti avrà nessuno”. Poi, lo strangolamento. Dopo questo, Lo Coco avrebbe cercato di togliersi la vita, non riuscendovi. A dare l’allarme, suo fratello, che stava dormendo in camera, svegliato da rumori percepiti come strani. Il personale del Suem riuscì a rianimare Giulia che, però, non riprese mai conoscenza, per spegnersi nove giorni dopo, il 17 ottobre.

«Strangolò la giovane moglie Giulia Lazzari», ergastolo a Roberto Lo Coco (Leggo – 15 gennaio 2021)
La Corte d’Assise del tribunale di Rovigo ha condannato all’ergastolo Roberto Lo Coco, l’uomo che l’8 ottobre 2019, all’età di 28 anni, aveva strangolato la moglie 23enne Giulia Lazzari nell’appartamento dove vivevano, ad Adria ( Rovigo). La giovane cameriera era rimasta nove giorni in coma, poi è morta. La Corte ha escluso la premeditazione ma non l’aggravante della presenza della figlia che aveva quattro anni. La coppia si stava separando. Lo Coco è già in carcere a Verona. All’epoca dei fatti era in cura per la tossicodipendenza da eroina e non ha mai negato di aver commesso il fatto.

Ammazzò Giulia, condannato all’ergastolo (la voce di Rovigo – 15 gennaio 2021)
La Corte d’Assise di Rovigo, presieduta dal giudice Angelo Risi, ha condannato Roberto Lo Coco all’ergastolo per l’uccisione della giovane moglie Giulia Lazzari.  La sentenza di condanna è stata letta in aula A del tribunale di Rovigo intorno alle 17,30 di oggi 15 gennaio. Il giovane di 29 anni dovrà scontare il carcere a vita, ma la Corte ha escluso sia l’aggravante della premeditazione e quella della presenza della figlia minore durante la commissione del delitto o la percezione dello stesso. Lo Coco è stato condannato anche alle spese di giudizio e al risarcimento delle parti offese. In particolare nei confronti della figlia il tribunale ha liquidato in via definitiva la somma di 450mila euro, oltre alle spese legali; nei confronti dei genitori di Giulia rimette al giudice civile, ma assegna una provvisionale di 165mila euro ciascuno. Nei confronti della sorella, Deborah, la corte ha rimesso le parti al giudice civile, ma ha assegnato da subito una provvisionale di 70mila euro. Costituiti parte civile anche gli zii di Giulia, che hanno ottenuto una provvisionale di 30mila e 50mila euro. Infine nei confronti del Comune di Adria, ha liquidato il danno in via definitiva in 6.830 euro.

 

Rovigo, strangolò la moglie: l’Appello riduce la condanna a 24 anni (Corriere Adriatico – 17 novembre 2021)
Adria, attenuanti per Roberto Lo Coco. L’uomo che uccise Giulia Lazzari non avrà più l’ergastolo ma una reclusione accorciata. La parte offesa: «Non le merita»
Non più ergastolo ma 24 anni di reclusione per Roberto Lo Coco (difensore Enrico Belloli), il disoccupato di Adria in carcere a Verona per aver strangolato, l’8 ottobre 2019, nella loro casa la moglie 23enne Giulia Lazzari. La giovane, ricoverata in ospedale a Rovigo, è morta dopo nove giorni di coma farmacologico.
Attesa per le motivazioni. La riforma della sentenza di primo grado dello scorso gennaio è arrivata martedì in Appello a Venezia, dove i giudici hanno concesso le attenuanti generiche al trentenne Lo Coco. In attesa delle motivazioni, che dovrebbero arrivare a metà febbraio, Belloli martedì ha ribadito la linea difensiva tenuta a Rovigo: l’imputato merita le attenuanti perché portatore di un disturbo della personalità aggravato dall’uso di stupefacenti e per aver confessato. Dura la reazione di Enrica Fabbri, legale che assiste i genitori e la sorella della vittima: «Puntiamo alla Cassazione in accordo col procuratore generale Marina Ingoglia per confermare l’ergastolo, perché secondo noi l’omicida non è meritevole delle attenuanti generiche».
«Non ricordo nulla» L’aggressione di Lo Coco, disoccupato e con problemi di dipendenza dall’eroina, era avvenuta nella casa di Adria dove abitava con Giulia Lazzari. Il movente: la moglie, ex cameriera, voleva lasciarlo. Lo Coco ammise di aver abbracciato la compagna, di averle detto la frase «se non ti avrò io non ti avrà nessun altro» e di averla strangolata sulle scale di casa.
Dopo l’aggressione, l’omicida mandò un messaggino ad un vicino di casa nel quale chiese scusa, dicendo che si sarebbe preso cura della moglie «quando starà meglio». Il tentativo di strangolamento aveva provocato alla vittima un arresto cardiaco ed un edema sia ai polmoni che al cervello. Giulia Lazzari morì nelle prime ore del 17 ottobre all’ospedale di Rovigo dopo nove giorni in coma indotto. Nel corso del dibattimento a Rovigo, l’imputato, in teleconferenza dal carcere di Verona dove si trova tutt’ora, aveva sostenuto di non ricordare nulla dell’aggressione alla moglie e che, una volta capito cos’aveva fatto, di aver tentato di impiccarsi. La tragedia colpì fortemente la comunità adriese. L’amministrazione Barbierato ha istituito per il 17 ottobre, data della morte della giovane donna, una giornata in ricordo di Giulia Lazzari alla cui memoria è stata edificata una panchina ai giardini Mazzini, in città.


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