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Paolo Casolari, 80 anni, muratore in pensione. Uccide la moglie con due colpi di fucile e si suicida

Bologna, 9 Gennaio 2019


Titoli & Articoli

Omicidio Bologna oggi, spara alla moglie malata e si uccide (il Resto del Carlino – 9 gennaio 2019)
I cadaveri trovati dalla sorella dell’anziano. Sul posto la polizia
Come ogni giorno erano andati a letto dopo pranzo, per fare un riposino. Tutto normalefin quando la sorella di Paolo Casolari, 80 anni, ha sentito due spari provenire dalla camera da letto. E, quando si è precipitata a controllare, ha trovato i cadaveri del fratello e della cognata. Stando a quanto ricostruito dalla polizia intervenuta intorno alle 14 in via della Secchia, zona Saffi, l’uomo, depresso, avrebbe prima sparato un colpo in faccia alla moglie, Luisa Minghé, 74 anni, e poi si sarebbe tolto la vita nello stesso modo, utilizzando un fucile regolarmente detenuto. La donna, da tempo, soffriva di demenza senile.   

Omicidio suicidio Bologna, due colpi di fucile alla moglie malata. Poi si toglie la vita (il Resto del Carlino – 10 gennaio 2019)
Paolo Casolari, ottant’anni, ha sparato alla consorte
L’ha accudita fino all’ultimo respiro. «Non voglio i servizi sociali, mi occupo io di mia moglie», diceva ai vicini Paolo Casolari. Ottant’anni, muratore in pensione, da oltre quaranta era sposato con Luisa Minghé, casalinga, 74 anni. Una coppia felice, di quelle d’altri tempi. Lei, però, da qualche tempo si era ammalata di Alzheimer. E questo scivolare nell’oblio della donna che per una vita aveva amato era diventato per Casolari un peso troppo grande da portare. Un dolore che, ieri pomeriggio, è diventato insopportabile. Ed è esploso violentissimo. Con due colpi di fucile che hanno spento, in un attimo e per sempre, le vite di Luisa e Paolo.
Erano circa le 14,30. La coppia, che viveva in un appartamento al primo piano del civico 5 di via della Secchia, in zona Saffi, aveva da poco pranzato e si era ritirata in camera, per il solito riposino pomeridiano. Nella casa, oltre ai coniugi, abita anche Lidia, sorella ottantaseienne di Casolari. Ed è stata lei a sentire gli spari, precipitarsi nella stanza e scoprire, sul letto, i corpi straziati del fratello e della cognata. Ha chiamato il 118 disperata. Luisa non ha neppure urlato. Forse dormiva, forse la malattia le ha tolto lo spavento di capire cosa stesse accadendo. Il marito le ha puntato in faccia il fucile che deteneva regolarmente e ha premuto il grilletto. Poi ha rivolto l’arma verso di sé e ha sparato ancora. Una scena straziante. I sanitari del 118 non hanno potuto fare altro che chiamare la polizia, ma la dinamica di quell’omicidio suicidio, dettato dalla fatica di vivere ancora un altro giorno nella malattia, è stata chiara sin dall’inizio. Non c’erano bigliettini, Paolo non ha lasciato scritti i suoi perché. Non era necessario.
La coppia non aveva figli. Con l’avanzare dell’età, quando la malattia di Luisa si è aggravata, i vicini hanno segnalato ai servizi sociali la situazione difficile in cui versava la coppia. Consapevoli che tutto il peso di quella famigliola allargata ormai gravava su Paolo, che si era ripiegato su sé stesso e su quel dolore. Senza chiedere mai aiuto, neanche dopo essere stato lui stesso in ospedale. Sempre forte. Fin quando non ha retto più. Per le Volanti, la Squadra mobile e la Scientifica, un copione drammatico e già visto.


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