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Mustafà Hashuani, 46 anni, disoccupato, padre. Già denunciato due volte per maltrattamenti e minacce, massacra l’ex moglie a coltellate. Condannato a 18 anni di reclusione

Bernareggio (Monza Brianza) , 19 Gennaio 2013


Titoli & Articoli

Monza, 46enne trovata morta in casa. L’ex marito confessa: “L’ho uccisa io” (la Repubblica – 19 gennaio 2013)
E’ accaduto in viale Monte Grappa a Bernareggio, in Brianza, e il corpo della donna è stato trovato in serata nell’abitazione L’uomo è un cittadino marocchino di 45 anni e si è costituito ai carabinieri. Ha fatto a piedi i 350 metri che separavano quella che era stata casa sua dalla stazione dei carabinieri di Bernareggio. Ha citofonato, ha guardato negli occhi il piantone e gli ha consegnato una frase secca: “Ho ucciso mia moglie”.
Mustafà Hashuani, marocchino, operaio disoccupato di 45 anni compiuti da due settimane è rimasto lì mentre i militari correvano in viale Monte Grappa 7, palazzina a quattro piani di periferia. Per Antonia Stanghellini, 46 anni, operaia cremonese, non c’era però più nulla da fare. L’hanno trovata a terra in una pozza di sangue, gli operatori del 118 non hanno potuto fare altro che constatarne la morte. Femminicidio da gelosia. Preceduto da mesi di litigi, tanto che tutti nel quartiere sapevano e avevano assistito a urla, scenate, interventi dei servizi sociali del Comune. Erano stati sposati a lungo, Antonia e Mustafà, e si erano separati dal Natale 2011. Ma alla fine della loro relazione l’uomo non si era mai rassegnato. Hashuani è stato interrogato dai carabinieri di Vimercate prima di finire a San Vittore.
(Gabriele Cereda)

 

Una storia di continue violenze Così Mustafa ha ucciso Antonia . Erano state già sporte tre denunce (il Giorno – 20 gennaio 2013)
Antonia Stanghellini, 45 anni, è stata uccisa dal suo ex compagno, Mustafa Hashuani nella casa in cui la donna viveva insieme ai figli, in via Monte Grappa 7 a Bernareggio, in provincia di Monza. Tutto si è consumato nel tardo pomeriggio di ieri. L’ex compagno va a trovare Antonia e i figli, di 12 anni e 16 anni. In casa però c’è solo la madre dei due ragazzi e così inizia la discussione. Poco dopo un’amica di Antonia la chiama ma al cellulare risponde Mustapha che riattacca il telefono. Lui l’ha colpita con un coltello da cucina. Poi è uscito di casa ed è andato dai carabinieri a confessare quello che aveva fatto.
Nel 2012 Antonia Stanghellini aveva denunciato per tre volte l’uomo per violenza nei suoi confronti, l’ultima volta a fine dicembre. Le prime due denunce erano state ritirate, la terza era invece stata inviata ad inizio gennaio in procura. Il parroco di Bernareggio ha voluto parlare con i figli di Antonia Stanghellini questa mattina per portargli un primo aiuto.

 

“Non ricordo nulla: amavo Antonia, non volevo ucciderla (il Giorno – 22 gennaio 2013)
Dice di essere pentito. Ripete che non voleva, non ricorda, non si capacita di quello che ha fatto. Parla di un buco nero della mente. Di un black-out che inizia con le urla del litigio e finisce in caserma, dove si presenta imbrattato di sangue dicendo di aver ucciso la donna che ama, Antonia. In mezzo, dice lui, la totale assenza di immagini e ricordi, se non per quell’attimo in cui afferra il coltello. Cinque fendenti, due alle gambe, quello letale al torace: ma lui non ricorda, ripete di aver rimosso la sequenza della mattanza e persino la passeggiata verso la stazione dei carabinieri, a una manciata di passi dall’appartamento di via Montegrappa.
«Che cosa ho fatto? Perché è successo? Non volevo ucciderla, io sono innamorato di lei». Parole che Moustafà Hasouani, l’assassino reo confesso dell’ex convivente Antonia Stanghellini di 46 anni, ha trasformato nell’intercalare di ogni frase. «Il mio assistito ha agito in preda a un raptus, è scattato qualcosa nella sua testa. Mi auguro che non venga contestata la premeditazione», spiega il legale Alberto Lancellotti, che ha conosciuto il cliente Hasouani alla fine del 2011, quando il marocchino 45enne necessitava assistenza per la gestione dei figli minorenni, Josef di 12 anni e Nada di 16, che ora vivono con nonni e zii. «MAI avrei immaginato un epilogo così drammatico. La gelosia lo tormentava e c’erano problemi economici: senza lavoro da un anno e potendo contare solo sul sussidio di disoccupazione non riusciva a pagare gli alimenti».
C’è il mutuo da pagare per la casa dell’orrore. Ma la miccia che ha innescato la follia appartiene completamente alla dimensione passionale: «È la gelosia che ha determinato la tragedia», conferma Lancellotti. Sabato nel tardo pomeriggio Moustafà entra nell’appartamento di cui aveva conservato le chiavi, nonostante vivesse da un anno nella strada accanto con genitori e fratelli, e inizia l’ennesima discussione. Vede Antonia pronta ad uscire per andare a prendere i figli. Pensa che si stia preparando per incontrare un amante inesistente. Urla e uccide. «Ora è completamente sotto shock. Hasouani non lo dipingerei come un mostro. Ha sempre lavorato, per anni ha guadagnato discreti stipendi. La perdita del lavoro può aver influito sulla sua psiche. Si sentiva isolato», aggiunge il legale che non si è mai occupato delle 3 denunce presentate dalla vittima, poi ritirate per il timore di ritorsioni: a febbraio, ad aprile e infine settimana scorsa. «Da quanto mi ha detto, Hasouani stesso presentava delle controquerele per offese e percosse che poi andavano a ritirare insieme». LASTRATEGIA difensiva è ancora incerta: «Dobbiamo valutare se chiedere la perizia per infermità mentale». Antonia e Moustafà si erano conosciuti nel 1992, nella fabbrica di Cavenago dove la donna ha lavorato fino all’ultimo come operaia. Per lei un matrimonio alle spalle con un italiano da cui era nata la 20enne Sara, di ritorno oggi dalla Spagna dove si trovava per l’Erasmus. Domani alle 9.30 l’interrogatorio di convalida dell’arresto davanti al Gip Alfredo De Lillo.

 

Bernareggio, omicidio Stanghellini: la Procura accetta la sentenza (Il Cittadino – 29 aprile 2014) 
La procura non fa appello contro la sentenza di condanna a 18 anni
di reclusione emessa nei confronti di Mostapha Hasouani, l’assassino della ex compagna Antonia Stanghellini di Bernareggio accoltellata in casa sua al termine di una furibonda lite il 19 gennaio 2013. Lo si è appreso martedì da palazzo di giustizia. L’accusa aveva chiesto l’ergastolo, contestando anche l’aggravante della premeditazione. Il tribunale, al termine del processo celebrato con il rito abbreviato, ha ritenuto invece che quello di Hasouani, immigrato marocchino, sia stato un “omicidio d’impeto”, commesso “in un ennesimo accesso di gelosia” non essendoci prova, si legge nelle motivazioni della sentenza, “che si sia recato a casa della vittima già armato”. La vicenda giudiziaria sembra dunque chiusa, a meno che la procura generale in Corte d’Appello non decida di impugnare la sentenza.

 

Diventa definitiva la condanna per l’assassinio di Antonia Stanghellini (il Giorno – 26 febbraio 2016)
Anche la Corte di Cassazione, così come prima anche la Corte di Appello di Milano, ha confermato la pena di 18 anni di reclusione per omicidio volontario aggravato e maltrattamenti in famiglia per Moustafa Hashouani. Il marocchino, 46 anni, la sera del 18 gennaio del 2013 ha ucciso a coltellate per gelosia la ex compagna di 46 anni, da cui aveva avuto due figlie. Il 46enne, che si trova ancora detenuto in carcere, è stato anche condannato al risarcimento dei danni alle parti civili che si sono costituite al processo, le figlie (che ora vivono con i parenti materni), un’altra figlia che la vittima aveva avuto da un precedente matrimonio e i familiari, genitori e fratelli di Antonia Stanghellini


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