Luca Raimondo Marcarelli, 32 anni, lavoratore saltuario con problemi di droga, incensurato. Uccide a bottigliate in testa la donna con cui aveva una relazione saltuaria e le ruba il bancomat. Condannato con rito abbreviato a 20 anni poi ridotti a 18 in appello, inammissibile ricorso in Cassazione
Milano, 12 Gennaio 2017
Titoli & Articoli
Trovata morta in casa, confessa un amico di Tiziana Pavani: “L’ho uccisa io” (il Giorno – 14 gennaio 2017)
Il 32enne, incastrato dalle telecamere di una banca, l’avrebbe uccisa per un credito che vantava nei suoi confronti
UN PRESUNTO CREDITO – L’uomo fermato, e che ora si trova nel carcere di San Vittore, è Luca Raimondo Marcarelli, un 32enne italiano incensurato con problemi di droga che, a quanto si è saputo, faceva parte delle amicizie della vittima e probabilmente aveva una relazione saltuaria con lei. I due si erano conosciuti circa quattro anni fa sulla chat ‘Badoo’. L’omicidio sarebbe maturato nell’ambito di contrasti personali, in particolare un presunto credito vantato nei confronti della donna. Il ragazzo l’ha colpita con una bottiglia (piena) mentre dormiva, alle 4.30, nel cuore della notte tra mercoledì e giovedì, il giorno del ritrovamento del cadavere. Un’ora dopo, alle 5.30, il 32enne ha cercato a modo suo di riscuotere i soldi che non gli erano stati restituiti, prelevando da un Atm 500 euro con il bancomat rubato alla donna dopo averla assassinata.
Tossicodipendente con un passato di problemi psichiatrici, lei gli aveva anche trovato lavoro in una ditta di pulizie.
Per neanche duemila e cinquecento euro, spesi il giorno dopo in gratta e vinci, birra, ricariche telefoniche e slot-machine, l’ha massacrata con una bottiglia di vetro mentre dormiva. E dopo averla colpita più volte sul viso, ha frugato in casa tra le sue cose, ha preso due cellulari e il suo bancomat. Poi è uscito a prelevare in una banca dietro l’angolo, ma solo dopo avere aperto il rubinetto del gas per provocare un’esplosione che nascondesse le sue tracce. Era sotto l’effetto di due grammi di cocaina Luca Raimondo Marcarelli, trentadue anni, incensurato, la notte in cui ha ucciso Tiziana Pavani, segretaria 55enne di una scuola del quartiere.
Una donna con un divorzio alle spalle, senza figli, più grande di vent’anni, che per il killer era non solo un’amante, ma un punto di riferimento. A Marcarelli, tossicodipendente con un passato di problemi psichiatrici, che aveva conosciuto in una chat su internet, aveva anche trovato lavoro in una ditta di pulizie. Dopo il primo colpo, questo ha confessato ieri sera alle forze dell’ordine, lei, che dormiva ignara quando lui ha preso la decisione di ucciderla (si è spogliato prima di dare inizio al massacro, per non sporcarsi gli abiti), ha anche aperto gli occhi. Un solo attimo, in cui lei lo ha guardato forse inconsapevole di quanto stava accadendo, e che non è bastato a fermare la sua furia, scattata alle 4,30 del mattino dopo avere passato la serata insieme.
A incastrarlo, nell’ambito delle indagini coordinate dai pm di Milano Letizia Mannella e Alberto Nobili, che si sono concentrate subito sulla cerchia delle sue frequentazioni, le immagini di sorveglianza della banca dove si è recato a prelevare subito dopo il delitto. Tessera che aveva poi spezzato a metà una volta tornato a casa, e infine gettato nel cestino, dov’è stata ritrovata dalle forze dell’ordine. Da ieri sera Marcarelli è in carcere a San Vittore con l’accusa di rapina e omicidio aggravato dalla premeditazione. Prima di tornare a casa, ha raccontato durante l’interrogatorio, si era lavato le mani e gli avambracci nel lavandino. Poi ha messo la bottiglia e i mozziconi di sigaretta nel sacchetto della spazzatura della cucina, e infine ha aperto il rubinetto del gas. Solo l’odore diffusosi nel vano scale, che ore dopo ha destato l’allarme di un vicino che ha aperto la porta dell’appartamento rimasto aperto, ha evitato un’esplosione che coinvolgesse altri appartamenti, forse l’intera palazzina popolare. «Volevo cancellare le prove – ha ammesso. Il mio cervello in quel momento era completamente in pappa».
La confessione di Luca Raimondo Marcarelli, il 32enne che ha fracassato il cranio della segretaria d’asilo di Milano trovata morta in casa il 12 gennaio scorso: l’uomo ha tentato di far esplodere l’appartamento con il gas.
Poteva trasformarsi in una strage l’omicidio della 54enne Tiziana Pavani, avvenuto nella notte del 12 gennaio nell’appartamento della donna in via Bagarotti 44 a Baggio. L’assassino ammette di avere aperto i rubinetti del gas, prima di andarsene, per provocare uno scoppio e cancellare le prove. Per lo stesso motivo porta via i due cellulari di Tiziana, sperando in tal modo che nessuno risalga a lui.
Luca Raimondo Marcarelli, 32 anni, vive nella stessa strada della vittima. Si conoscono da qualche anno, si frequentano e si vedono ogni tanto: hanno una relazione saltuaria. Dalla confessione emergono particolari che non possono che colpire: emerge, per esempio, che la donna aveva cercato di aiutare il ragazzo in evidente difficoltà trovando al 32enne un lavoro presso un’impresa di pulizie. Solo una settimana prima, lo aveva poi trovato in strada mentre sta male, gli dà del calmante, poi si accorge che la boccetta è mezza vuota e allora va a cercarlo e chiama un’ambulanza e gli salva la vita.
IL DELITTO. La serata dell’11 gennaio la trascorrono insieme, a casa di Tiziana, e discutono. Parlano di soldi, di 2.450 euro che lei dovrebbe restituire a lui, che li pretende “entro fine mese”. Nel frattempo lui consuma cocaina, esce anche per andare ad acquistarne dell’altra, poi torna, discutono ancora e infine lei va a dormire. Quanta cocaina, è lui stesso a dirlo: prima dello «schizzo» notturno (è parola sua) che gli ha fatto prendere la bottiglia con cui, per tre volte, ha colpito Tiziana alla testa fracassandogliela, 1,8 grammi in diverse ore, dal pomeriggio alla notte. Cocaina che, invece, Tiziana non assume.
Dopo l’omicidio, nel sonno, il ragazzo prende il bancomat della donna e va a prelevare 500 euro prima di rincasare. Denaro che spenderà interamente il giorno dopo in ricariche telefoniche, gratta e vinci, slot machines e birre, secondo quanto riferisce lui stesso al pm Letizia Mannella e agli agenti della squadra mobile di Milano guidati da Leonardo Bucossi. Il pm gli imputerà, oltre all’omicidio volontario, la rapina: e chiederà per lui il carcere cautelare.
Uccisa nel sonno a bottigliate: 20 anni all’omicida con rito abbreviato. I familiari: “Vergognoso” (la Repubblica – 17 ottobre 2017)
La donna, 55 anni, era stata uccisa nella sua casa a Baggio, il 12 gennaio scorso. Il giudice non ha riconosciuto l’aggravante della premeditazione per Luca Raimondo Marcarelli, 33 anni
Non è stata riconosciuta l’aggravante della premeditazione ed è stato condannato a 20 anni con rito abbreviato Luca Raimondo Marcarelli, il 33enne che ha confessato di aver ucciso Tiziana Pavani, 55 anni, nella sua casa alla periferia di Milano, in zona Baggio, il 12 gennaio scorso. Tra i due c’era una relazione saltuaria iniziata su un sito di incontri, quattro anni prima. Qualche giorno fa l’accusa aveva chiesto per l’uomo la condanna all’ergastolo, con l’accusa di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione.
Il gup Sofia Fioretta ha dunque respinto la richiesta avanzata dalla difesa di un’integrazione alla perizia psichiatrica a cui è stato sottoposto l’uomo e che aveva stabilito che, al momento del fatto, era in grado di intendere e di volere. Il giudice ha anche disposto che l’uomo versi 180mila euro ai familiari della donna con cui aveva una relazione saltuaria.
“E’ vergognoso non riconoscere la premeditazione quando qualche giorno prima del delitto aveva anche guardato su internet le istruzioni per uccidere. Ci sfido che poi uccidono noi donne come niente, ci vorrebbero pene esemplari” ha detto una cugina della vittima, che riporta la rabbia di tutti i familiari.
Secondo l’accusa l’uomo, affetto da problemi di droga, avrebbe agito con premeditazione uccidendo Tiziana Pavani mentre dormiva, colpendola con una bottiglia piena. Prima di uscire dall’abitazione, infatti, il 32enne aveva aperto il gas del piano cottura perché “l’idea – aveva messo a verbale Marcarelli – era quella di cancellare le prove con l’incendio della casa. Il mio cervello in quel momento era completamente in pappa per la cocaina”. “Mi è venuto un attimo di schizzo” aveva spiegato Marcarelli agli inquirenti dopo la confessione.
Milano, donna uccisa in casa: pena ridotta all’omicida (Syy Tg24 – 12 dicembre 2018)
I giudici della Corte d’Assise d’Appello di Milano hanno ridotto da 20 a 18 anni di carcere la pena inflitta a Luca Raimondo Marcarelli, il 34enne che ha confessato di aver ucciso Tiziana Pavani. L’omicidio risale al 12 gennaio 2017. L’imputato uccise la donna, una ventina di anni più grande di lui e conosciuta via chat, nella casa di lei alla periferia di Milano, con una bottigliata mentre dormiva. Secondo la Procura, l’uomo aveva agito con premeditazione e anche oggi, come di fatto era già avvenuto in primo grado, era stato chiesto l’ergastolo. La Corte, però, ha escluso, l’aggravante della premeditazione e ha di fatto corretto il calcolo della pena effettuato dal gup Sofia Fioretta, che aveva condannato Marcarelli, accusato di omicidio volontario e rapina, a 20 anni. I giudici d’Assise hanno anche ridotto da 180 mila euro a 30 mila euro il risarcimento alle parti civili, ovvero due cugini della vittima.
Alla lettura della sentenza, una cugina della vittima presente in aula ha urlato: “L’hanno ammazzata due volte”. La donna si è poi rivolta all’imputato e ha urlato “bravo”. I familiari della donna uccisa avevano protestano anche in occasione del verdetto pronunciato in primo grado nell’ottobre del 2017. Sempre la cugina, in particolare, aveva affermato: “È vergognoso non riconoscere la premeditazione quando qualche giorno prima del delitto lui ha anche guardato su internet le istruzioni per uccidere. Ci credo che poi uccidono noi donne come niente, ci vorrebbero pene esemplari”.
Marcarelli, con problemi di droga, ammise davanti agli inquirenti e agli investigatori di avere ucciso la donna in preda ad un attimo di “schizzo”, dovuto alla cocaina che aveva assunto durante la serata. Dopo l’omicidio, aveva rubato un bancomat dalla borsa della vittima ed era uscito per prelevare alcune centinaia di euro che aveva poi speso in ‘gratta e vinci’, slot machine e ricariche del telefono. Infine, prima di uscire dall’abitazione della donna, aveva anche aperto il gas del piano cottura. “L’idea – aveva messo a verbale Marcarelli – era quella di cancellare le prove con l’incendio della casa. Il mio cervello in quel momento era completamente in pappa per la cocaina”.