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Primo Bisi, 64 anni, pensionato, pregiudicato. Uccide la moglie e un presunto amante. Aveva già ucciso un altro presunto amante della moglie anni prima, ma, tornato libero, deteneva legalmente una pistola. Dopo il terzo omicidio, ottiene i domiciliari e due anni dopo, senza che nessuno lo controlli, tenterà di uccidere i suoi avvocati. Chiede i domiciliari, ottiene una riduzione della pena e ricorre in Appello. Muore in carcere

Cervia (Ravenna), 6 Dicembre 2001

 


Titoli & Articoli

Ammazza moglie e amante. Aveva già ucciso nel 1963 (La Repubblica – 7 dicembre 2001)

 

Uccide la moglie, anni fa uccise ancora (l’Unità – 8 dicembre 2001)

Ravenna, la vendetta contro l’avvocatodell’omicida già condannato tre volte (La Stampa – 17 settembre 2012)
Aveva ucciso la moglie, l’amante e un altro rivale: oggi ha sparato al legale che esigeva un creditoper una parcella mai pagata
Aveva ucciso tre volte, la moglie e i suoi due amanti, in due raptus a distanza di 38 anni, nel 1963 e nel 2001. Nel secondo delitto fece fuoco con un’arma – strano – legalmente detenuta. Con questi precedenti, appena 11 anni dopo era già ancor più stranamente agli arresti domiciliari e ha deciso di farla pagare col sangue (riuscendo solo a ferirlo) proprio all’avvocato che aveva ottenuto per lui l’attenuazione della detenzione perché pretendeva di avere la propria parcella, meno di 8.000 euro. Il quarto fatto di sangue è avvenuto nel pomeriggio, alle 17.40, nello studio legale Manfredi di Via Castel San Pietro, in centro a Ravenna.
Il mancato quadruplice omicida è Primo Bisi, 75 anni, la vittima è Francesco Manetti, 43, ferito al petto da una pistola sparachiodi trasformata artigianalmente in arma da fuoco. Il proiettile rudimentale è entrato dall’alto al basso, ha lesionato un polmone, ma «per qualche centimetro non è diventato letale», ha detto commosso l’avv.Danilo Manfredi – titolare dello studio in cui lavora il legale ferito – dopo aver parlato coi medici. Manetti, fratello di Andrea, un animatore delle notti di Bologna, di Marina di Ravenna e non solo, è arrivato lucido in ospedale, e dovrebbe salvarsi, anche se la prognosi è riservata. Poco tempo fa aveva avviato nei confronti di Bisi una procedura di recupero crediti per la parcella non saldata e pare che l’uomo lo avesse già minacciato: «Te la faccio pagare».
Dalle parole ai fatti. Bisi è entrato nello studio, ha alzato la voce, ha sparato a Manetti, poi è scappato, cercando di uscire dal centro cittadino. Sulla sua strada ha trovato, seduti a un bar, due vigili urbani: un ispettore di Ravenna, Paolo Claps, in quel momento fuori servizio, e l’ex comandante della polizia municipale ravennate, Bartolomeo Schioppa, ora in servizio ad Anzio. I due si sono messi all’inseguimento, aiutati anche da passanti, e Bisi ha provato anche a sparare contro di loro, ma l’arma si è inceppata. Nel frattempo è giunta una Volante della Questura, che ha arrestato il mancato omicida della quarta volta.
Le precedenti tre si perdono nella notte dei tempi: il primo delitto «d’onore» avvenne nel ’63. Sorprese la moglie Jolanda Consalvo un anno dopo le nozze insieme all’amante nella camera da letto nella loro casa ad Argenta, nel Ferrarese. Ammazzo’ il rivale in una colluttazione culminata nei colpi di spranga in cortile. Fu condannato a 14 anni di carcere, uscì nel 1975.
Il copione si ripeté nel 2001. La coppia si era spostata a Savio, a pochi chilometri da Ravenna. Sorprese Jolanda con un nuovo amante nella camera da letto, si infurio’, disse che voleva reagire a un tentativo dell’altro di accoltellarlo e fece fuoco con una Smith and Wesson, calibro 357 Magnum, regolarmente detenuta per uso sportivo: prima a Jolanda, 67 anni, poi ad Alfredo Gridelli, 57, un vicino di casa, in via Trentino. Spiegò ai carabinieri che non voleva uccidere la donna, che fu un errore, per paura del coltello.
L’inchiesta aperta dalla procura ravennate dovrà accertare anche come e perché quest’uomo violento e facile al grilletto scontasse la sua pena ai domiciliari.


Aveva già ucciso tre volte. “Doveva entrare in un ospedale psichiatrico” (Ravenna Today – 18 settembre 2012)
L’aggressore dell’avvocato Francesco Manetti, il 75enne ferrarese, Primo Bisi, aveva già ucciso tre volte in passato. Era già stato condannato a 14 anni di carcere per l’omicidio dell’amante della moglie, nel 1963
L’aggressore dell’avvocato Francesco Manetti, il 75enne ferrarese, Primo Bisiaveva già ucciso tre volte in passato. Era già stato condannato a 14 anni di carcere per l’omicidio dell’amante della moglie, nel 1963, sorpreso nell’abitazione della coppia ad Argenta ed ammazzato a sprangate. Nel 2001 Bisi scoprì nuovamente la coniuge a letto con un vicino di casa: fece fuoco contro entrambi, uccidendoli. “Già condannato per i precedenti reati, era in attesa di essere ricoverato presso un ospedale psichiatrico giudiziario, dove sarebbe dovuto rimanere per tre anni”.
Lo scrive, in una nota, il difensore d’ufficio successivamente confermato di fiducia, Marco Bertozzi, a proposito di Bisi che lunedì, pur condannato per tre omicidi, ha potuto raggiungere armato lo studio del precedente difensore, Manetti, e sparargli. Nella nota, che non chiarisce il motivo dell’attesa del ricovero per l’uomo che era ai domiciliari in casa di un parente, Bertozzi esprime “la massima solidarietà al collega ferito e a tutti i colleghi e collaboratori del suo studio”.
Bertozzi ha spiegato che, nell’interrogatorio di lunedì sera in questura, Bisi ha risposto alle domande del sostituto procuratore Isabella Cavallari ed è stato poi portato in carcere in attesa dell’udienza di convalida dell’arresto: “Al di là della gravità del fatto in sé, che non si nega – conclude Bertozzi – non sono poche le questioni che dovranno essere chiarite e provate nel processo che, certamente, si terrà”.
A Ravenna è polemica dopo il tentato omicidio. A partire dal sindaco, Fabrizio Matteucci (‘Come diavolo è possibile che un pluriomicida potesse circolare indisturbato e per di più armato? Qualcosa non và), i ravennati sono turbati. Si chiedono come sia stato possibile che un uomo che nel 1963 aveva assassinato a sprangate il presunto amante della moglie, Jolanda Consalvo; che 38 anni dopo, nel 2001, aveva ammazzato la donna e un altro presunto amante con unna Smith & Wesson regolarmente detenuta per uso sportivo, fosse libero di muoversi e di detenere l’arma con cui ha tentato il quarto omicidio.

 

 

Lieve sconto di pena in Corte d’Appello per il pluriomicida Bisi (il Resto del Carlino – 2 ottobre 2014)
Dodici anni e un mese al 77enne oroginario di Argenta, nel Ferrarese, che sparò all’ex avvocato Manetti in centro a Ravenna
Era evaso dalla detenzione domiciliare nella quale si trovava dopo tre omicidi. In scooter con tre pistole addosso, due fabbricate in casa, andò nello studio dell’ex avvocato Manetti, in centro a Ravenna. Entrato spacciandosi per un altro, fece fuoco con una pistola fabbricata da lui stesso ferendolo gravemente. Poi durante la fuga, culminata nell’arresto, provò pure a sparare a un agente della Municipale che, libero dal servizio, aveva tentato di bloccarlo. Ma la pistola s’inceppò. Per tutto questo, accaduto il 17 settembre 2012, la corte d’Appello di Bologna ha condannato Primo Bisi, 77 anni originario di Argenta (Ferrara) a 12 anni, un mese e 10 giorni di carcere, con un lieve sconto di pena (in primo grado 12 anni e 8 mesi).
Confermate le disposizioni per la parte civile, il 45enne avvocato ravennate Francesco Manetti al quale, tutelato dal collega Ermanno Cicognani, era stata riconosciuta una provvisionale da 50 mila euro. Al risarcimento contribuiranno anche lo scooter Scarabeo con il quale Bisi era arrivato al suo studio, il sequestro di un quinto della pensione e una parte del peculio carcerario già congelata.Manetti, centrato da un colpo al petto e operato,se l’era cavata con una lunga riabilitazione. Ad armare contro di lui la mano di Bisi, poi giudicato semi-infermo di mente, erano stati rancori legati a una vecchia parcella non saldata. La squadra Mobile aveva poi sequestrato all’anziano un quadernino di invettive deliranti con i nomi di altri tre avvocati con i quali aveva avuto a che fare, due di Bologna e uno di Ferrara.Bisi, ora difeso dall’avvocato Leonardo Romoli di Perugia, nel gennaio del 1963 aveva ucciso un uomo a sprangate a Filo di Argenta, nel Ferrarese, ed era stato condannato a 14 anni; tornato in libertà nel 1977, si era trasferito a Savio, nel Ravennate, assieme alla famiglia. Nel dicembre 2001 aveva ucciso la moglie e un vicino di casa a colpi di pistola e nel 2003 era stato condannato a 16 anni di carcere più 5 da trascorrere in una clinica psichiatrica giudiziaria. Nel settembre 2010 gli erano stati concessi i domiciliari a casa del fratello a Longastrino, nel Ravennate, per motivi di salute.

Primo Bisi mi sparò, lo Stato mi risarcisca (il Resto del Carlino – 17 dicembre 2019)
L’avvocato Manetti, rimase ferito nell’agguato, i legali dello studio della sparatoria hanno chiesto i danni allo Stato
«Il medico legale mi disse che delle cinque traiettorie che la pallottola avrebbe potuto prendere, l’unica non mortale era stata quella…”.
‘Quella’ aveva significato per l’avvocato Francesco Manetti, oggi 50enne, la rottura di una costola ma per fortuna “la pallottola non trapassò il polmone, lo lesionò e basta: per questo posso raccontare la mia storia in prima persona”.
La condanna di Primo Bisi, l’ultraottantenne che più di sette anni fa in studio gli sparò al petto, è da tempo definitiva. E quello che per curriculum può essere considerato quale uno dei più importanti criminali ravennati viventi – può ‘vantare’ tre omicidi e due tentati omicidi –, si trova dietro le sbarre a Parma. Manca ancora una cosa da definire: il risarcimento dei danni.
Con la condanna , c’era una provvisionale da 100 mila euro. E da qualche anno, grazie a un’azione di pignoramento, dalla pensione di Bisi ogni mese vengono prelevati 145 euro (un quinto). Insomma, a conti fatti per coprire la sola provvisionale, bisognerebbe andare avanti per almeno altri 58 anni. Senza contare poi i danni legati agli aspetti professionali: il cruento episodio, ebbe cioè un certo impatto nello studio di Borgo San Rocco nel quale al tempo lavorava Manetti.
Ecco che allora è partita una richiesta al ministero dell’Interno per il risarcimento del danno, sia patrimoniale che non. La firma è quella dell’avvocato Tania Concetta Amoroso sia per conto di Manetti che dei soci dello studio, Danilo Manfredi, Federica Moschini, Monica Minguzzi e Giorgia Toschi. Nel documento non si avanza una cifra ma si delinea un concetto. E qui si arriva alla ragione del coinvolgimento del ministero: Bisi in quei giorni si trovava in detenzione domiciliare a casa del fratello a Longastrino dopo la condanna per gli ultimi due omicidi.
Era cioè appositamente evaso per raggiungere lo studio di Manetti. Non solo: in un paio di anni, era riuscito a procurarsi almeno tre pistole, due assemblate in garage. Anzi, quando lo psichiatra lo aveva esaminato dopo l’arresto, la vera soddisfazione Bisi l’aveva mostrata sull’argomento pistole: aveva riferito nei dettagli come fosse in grado di fabbricarsele artigianalmente usando colla, molle, tondini di ferro e il trapano. Una lunga dissertazione culminata con una rivelazione: la Beretta 7.65 che quel giorno s’era portato appresso, l’aveva nascosta vicino alla ferrovia di Savio ancora prima dell’omicidio della moglie e del vicino. Ma chi avrebbe dovuto vigilare affinché ciò non accadesse? Secondo quanto lamentato al ministero, erano “le forze dell’ordine tenute a vigilare sul rispetto della misura detentiva”. E il fatto che Bisi fosse evaso “da più di 24 ore” senza che nessuno se ne accorgesse, “evidenzia una carenza nell’attività di controllo”.
La prima risposta della prefettura, risale a pochi giorni fa. Da un lato si sostiene che la richiesta danni sia andata prescritta in quanto giunta a oltre cinque anni dal fatto (e tuttavia la prima lettera al ministero è datata agosto 2016). Dall’altro si precisa che “il regime di detenzione domiciliare non presuppone sorveglianza costante ma semplici controlli”. Certo, anche se è vero che Bisi non era esattamente un semplice detenuto. “Non persi mai coscienza: è così ricordo ancora perfettamente tutto – racconta oggi Manetti –. Ricordo di avere reagito quando lui tirò fuori la pistola per spararmi, ricordo il colpo e la colluttazione. Sì, sono stato fortunato: l’unica traiettoria non mortale era quella”.

Morto nel carcere di Parma il killer Primo Bisi: autore di tre omicidi e vari tentati omicidi (Corriere della Sera – 8 febbraio 2023)
Parma, tra il 1963 e il 2001 uccise l’amante della moglie, la sua consorte, un vicino di casa, poi tentò di ammazzare il suo difensore e due agenti della municipale
È morto nel carcere di Parma a 86 anni Primo Bisi, killer originario di Argenta nel ferrarese, ma famigerato soprattutto tra l’Emilia e la Romagna per tre efferati omicidi commessi nel 1963 e nel 2001 e un tentato omicidio commesso nel 2012.
Sessanta anni fa Bisi uccise a colpi di mazza ferrata l’amante della moglie dopo aver sorpreso lui e la donna in casa, a Filo d’Argenta. Fu condannato a 14 anni di carcere e tornò libero nel 1977. La cronaca nera tornò a parlare di lui 24 anni dopo. Era il dicembre del 2001 quando Bisi che abitava a Savio, una località del Ravennate non molto distante da Cervia, uccise la moglie 67enne Iolanda Consalvo e un vicino, Alfredo Gridelli. Questa volta Bisi freddò le sue vittime a colpi di pistola. Anche in questo caso il killer fu condannato. Nel 2003 – dopo il rito abbreviato – a una pena di 16 anni di reclusione più cinque da trascorrere in una clinica psichiatrica, con la sentenza che fu confermata anche in Cassazione. Poi nel 2010 il colpo di scena: gli vennero concessi i domiciliari per motivi di salute.
L’agguato contro il suo avvocato. Due anni dopo Bisi tentò di uccidere il suo avvocatoFrancesco Manetti, al tempo 43enne, nel suo studio di Ravenna, presentandosi alla porta sotto falso nome. Anche in questo caso a colpi di pistola con un dettaglio non da poco. L’arma era stata fabbricata artigianalmente dallo stesso Bisi. Profonde furono le ferite – in particolare una al polmone – patite dal suo legale che dovette affrontare una lunga riabilitazione prima di tornare in salute.
Bisi, al termine del processo per tentato omicidio, fu condannato in primo grado a 12 e otto mesi anni di reclusione. Era stato incriminato anche per il tentato omicidio di due agenti della Polizia locale intervenuti per bloccarlo dopo il ferimento del legale. Il movente, per la cronaca, fu quello economico.
L’infermità mentale in corte d’Appello. Nel 2014 la Corte d’Appello di Bologna alleggerì la pena scontandola di sette mesi per infermità mentale. Singolari, nel 2012, furono le dichiarazioni del sindaco di Ravenna in carica in quegli anni, Fabrizio Matteucci, deceduto il 16 febbraio del 2020. Il riferimento è al curriculum criminale che lo stesso Bisi aveva accumulato prima del tentato omicidio. «Questo “pregresso” criminoso e l’iter giudiziario quantomeno sconcertante per un pluriomicida», disse il sindaco in un’intervista, «pongono diversi interrogativi. Il primo è sull’adeguatezza delle leggi e sull’appropriatezza della loro applicazione. Le due condanne subite da Bisi per i due diversi omicidi sono davvero congrue?».


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