Iliano Ardinghi, 89 anni, maestro elementare in pensione, padre. Uccide a martellate la moglie e il cane, poi si suicida
Pegli (Genova), 2 Aprile 2011
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Pegli, omicidio-sucidio. Uccide la moglie e si impicca (la Repubblica – 2 aprile 2011)
La coppia abitava al civico 6 di via Pavia, in un’elegante palazzina vicino villa Doria. L’uomo, 89 anni, ha ucciso a martellate la moglie di 91 anni distesa sul letto, poi ha finito il cane sempre usando il martello. Infine si è impiccato con una corsa legata al balcone. La tragedia è stata scoperta dalla badante rientrata a casa dopo alcune commissioni
“Cara figlia, non vogliamo diventare un peso per te”. Così ha scritto l’anziano quasi novantenne che ha ucciso la moglie, affetta da Alzheimer, il loro cane e si è impiccato. “Erano molto innamorati, lui curava la moglie con ogni attenzione ma non riusciva più a sopportare di vederla così malata”. E’ nella lettera lasciata dal pensionato e nelle parole della badante ucraina di nome Tatiana il movente della tragedia che ha colpito una coppia di anziani in un elegante condominio di Pegli, in via Pavia, dove un uomo di 88 anni ha ucciso la moglie di 91 e poi si è impiccato.
E’ stata la stessa badante a trovare i corpi quando è tornata a casa dopo avere svolto alcune commissioni. Nell’ appartamento vivevano da tanti anni due ex maestri delle elementari: Iliano Ardighi, classe 1922, e Lidia Rosa Ghiglione, classe 1920. L’uomo ha lasciato un biglietto alla assistente, che viveva con loro da alcuni mesi: “Tatiana chiama i carabinieri”. Ardighi ha atteso che la donna uscisse di casa per due ore di libera uscita e alcune commissioni per mettere in atto il piano. “Ero uscita per svolgere delle commissioni – ha spiegato la badante dopo la tragedia – e mi sembravano tranquilli. Il signor Iliano era in salotto davanti alla televisione, la signora riposava in camera”.
Secondo la ricostruzione dei carabinieri, l’uomo ha aggredito la moglie in camera da letto e ha tentato di ucciderla strangolandola con uno strofinaccio. Non riuscendoci, l’ha colpita con una mazzetta da muratore. A quel punto ha aggredito anche il cane – un piccolo pincer di nome Chieti – e lo ha ucciso usando ancora la mazzetta. L’ex maestro elementare si è quindi spostato in cucina, si è stretto la corda al collo e si è impiccato ad una trave.
“Quando sono tornata ho visto subito il cane morto – ha raccontato la donna ancora sotto choc – sono andata nella camera da letto e ho trovato la signora a terra. Ho pensato a un malore e ho iniziato a gridare, poi sono andata in cucina e ho trovato il signor Iliano morto con una corda, una cosa agghiacciante. Non ho capito più niente”, ha aggiunto Tatiana. Ho continuato a gridare e sono corsa dalla vicina”.
Dopo l’allarme sono arrivati sul posto i carabinieri del nucleo radiomobile della Compagnia di Arenzano che hanno ricostruito la dinamica della tragedia. E’ stata avvertita anche la figlia della coppia, che vive a qualche isolato di distanza.
Nel diario del vecchio maestro l’annunciodell’omicidio: «Non la farò soffrire» (il Secolo XIX – 4 aprile 2011)
Anticipati sul diario i dettagli della morte della moglie
Un mese e mezzo agghiacciante, segnato dalla malattia, dagli esami medici, da pensieri che si susseguono, sempre più foschi, angoscianti. Un calvario verso il fondo della disperazione e verso l’omicidio-suicidio. È quasi un bollettino medico, la lettera testamento diIliano Ardinghi. E nella malattia, sua e della moglie, spiega la ragione del loro epilogo. «Ho problemi alla colonna vertebrale, incurvata per le centinaia di chilometri che ho percorso con la mitragliatrice Breda 37 da venti chili sulle spalle nel Corpo nazionale di liberazione, al seguito dell’armata del generale Clark». Ogni radiografia, ogni tac, ogni esame, un tassello in più verso la decisione finale. «Ultimi aggiornamenti, ho un problema all’occhio destro, così non possiamo più andare avanti».
Dura sei settimane il diario dell’omicidio-suicidio dell’ex maestro di scuola Iliano Ardinghi, 89 anni, e della moglie Lidia Rosa Ghiglione, 91. Lo testimoniano i colori tutti diversi delle penne che il maestro ha utilizzato per raccontare gli ultimi tasselli della sua vita: la narrazione di un calvario verso la decadenza fisica in cui la prospettiva della morte ha l’aspetto di una liberazione.
Nel diario, l’anziano, al tramonto della vita, sempre più stanco e triste, cerca ogni giorno una nuova ragione per mettere in atto il suo proposito: uccidere la compagna, il cane e poi finire se stesso. Ma prima di farlo decide di spiegare – a scanso di equivoci per chi rimane – come e perché, anche nei dettagli più crudi. «Farò così, mentre Tatiana è fuori stordirò la mamma con la mazzuola così non sente nulla. Io, invece mi impiccherò alla finestra dello studio».