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Giuseppe Cervice, 33 anni, pizzaiolo, padre. Uccide e brucia nel forno delle pizze la compagna che voleva lasciarlo. Condannato a 24 anni di reclusione

Castelvolturno (Caserta), 7 Settembre 1999


Titoli & Articoli

Pozzuoli, Katiuscia scomparsa 11 anni fa «Cadavere bruciato nel forno delle pizze» (Positano News – 24 ottobre 2010)
Si allunga la lista dei collaboratori di giustizia chiamati a deporre nel processo sulla scomparsa di Katiuscia Gabrielli, la venticinquenne di Pozzuoli, madre di due bambini, uccisa, stando alle indagini, la notte dell’8 settembre del 1999, il cui corpo non è mai stato trovato. Secondo l’accusa, il cadavere di Katiuscia potrebbe essere stato bruciato nel forno della pizzeria di Castelvolturno all’epoca gestita dal compagno, Giuseppe Cervice, l’ultimo a vederla ancora viva e ora unico imputato del processo in corso a Santa Maria Capua Vetere.
Massimo Amatrudi e Alfonso Cesarano, entrambi pentiti ed ex affiliati al clan dei Casalesi, potrebbero svelare i particolari della morte della donna. Nell’udienza che si è svolta due giorni fa nell’aula della corte di Assise del tribunale di Santa Maria Capua Vetere – presidente Elvira Capecelatro, a latere Maria Chiara Francica – è stata acquisita dai giudici la dichiarazione di Massimo Amatrudi: «Seppi da Cesarano che quella sera c’era del fumo strano in giro». Poche parole per tirare in ballo un altro collaboratore di giustizia e intrecciare la storia di un omicidio con quella della camorra. Il 10 novembre Cesarano verrà ascoltato in video collegamento su ciò che sa della sparizione di Katia, sul «fumo nero» di quella sera.
Per il pm di Santa Maria Capua Vetere, Ilaria Sasso Del Verme, erano i resti del corpo di Katia a tingere di nero il cielo di Castelvolturno la notte tra l’8 e il 9 settembre. A dimostrazione di questa tesi ci sarebbe il fatto che l’imputato Cervice – accusato di omicidio e occultamento di cadavere – pare abbia cambiato i mattoni interni del forno della pizzeria.
In aula, due giorni fa, c’erano i genitori della donna che da undici anni sono in attesa della verità. Ed entrambi a novembre verranno ascoltati dalla corte, mentre nell’ultima udienza sono state acquisite le dichiarazioni dei due fratelli. Furono proprio loro, genitori e fratelli di Katia, i primi a capire che la denuncia di sparizione sporta da Giuseppe Cervice ai carabinieri di Pinetamare non aveva avuto un seguito. Nelle prime fasi dell’indagine, infatti, vennero indagati il padre di Cervice, Leonardo, e un carabiniere originario di Livorno, Giovanni Fuggero, all’epoca in servizio presso la stazione di Castelvolturno accusato di aver insabbiato l’indagine. Entrambi, però, sono stati assolti per prescrizione del reato. (di Marilù Musto – Il Mattino)

 

Uccise convivente e bruciò il corpo, pizzaiolo condannato a 24 anni (la Repubblica – 13 gennaio 2011)
Secondo l’accusa Katiuscia Gabrielli fu assassinata nella notte tra il 7 e l’8 settembre del ’99 dal suo compagno perché voleva lasciarlo. Il corpo della donna fu poi bruciato nella fornace che l’uomo usava per fare le pizze
E’ stato condannato a 24 anni di reclusione per aver ucciso la sua compagna, madre dei suoi 2 figli: Giuseppe Cervice, il pizzaiolo originario di Pozzuoli ma residente a Castelvolturno, è stato condannato dalla prima sezione della corte di Assise del tribunale di Santa Maria Capua Vetere per omicidio volontario con esclusione della premeditazione. Oggi, nell’aula della corte di Assise il presidente Elvira Capecelatro con accanto il giudice a latere Maria Chiara Francica e i giudici popolari, ha letto il dispositivo di sentenza.
L’imputato era assente. Cervice, dunque, stando alla decisione dei giudici di Santa Maria, ha ucciso la convivente Katiuscia Gabrielli, di 25 anni, la notte tra il 7 e l’8 settembre 1999 perché voleva lasciarlo portando con sè i figli. Il pizzaiolo ha fatto poi sparire il corpo bruciandolo nel forno a legna utilizzato di solito per cuocere pizze. Dopo la discussione dell’avvocato difensore Ferdinando Trasacco – che ha puntato l’attenzione sul fatto che i testimoni del processo sono stati influenzati dai mass media – la corte poco dopo le 11 si è ritirata in camera di consiglio per deliberare.
All’omicida di Katiuscia Gabrielli i giudici hanno tolto anche la patria potestà sui figli. In aula erano presenti i pm del processo Ilaria Sasso del Verme e il procuratore aggiunto Raffaella Capasso. Erano presenti anche i genitori di Katiuscia, Ciro e Immacolata, e il fratello della vittima, Vincenzo. “Ora metterò una corona di fiori fuori la pizzeria per ricordare Katia”, ha spiegato Vincenzo Gabrielli. L’indagine sulla scomparsa della donna era durata 10 anni. Il processo, indiziario, si era aperto nell’ottobre del 2009. Non si esclude, ora, che la difesa di Cervice possa ricorrere in appello contro la sentenza.

 

Bruciò la moglie nel forno della pizzeria, condanna definitiva per Cervice (PaeseNews – 14 febbraio 2014)
Omicidio Gabrielli Katiuscia: la Corte di Cassazione, lo scorso 12.12.2014 ha emesso il verdetto definitivo: 24 anni di carcere a Cervice Giuseppe, accusato della violenta morte della convivente da  cui aveva avuto due figli. Il Cervice era accusato di aver ucciso e bruciato nel forno a legna della pizzeria “Peppe e Katia” sita a Castel Volturno  la compagna Gabrielli katiuscia nella notte tra l’otto e il nove settembre del 1999. L’imputato aveva sempre sostenuto che Katiuscia era fuggita di casa da lui abbandonando i figli. Tuttavia la stessa non aveva portato via con se né documenti né danaro né la sua autovettura. Del caso si era più volte occupato la trasmissione “Chi l’ha visto”. La donna, allora venticinquenne, secondo l’accusa, aveva trovato la sua tragica fine nel forno della pizzeria. Ad incastrare l’uomo anche il maleodorante fumo nero della canna fumaria della pizzeria nella notte della scomparsa. Il movente sarebbe che la donna voleva lasciare l’imputato portando con sé i figli.
Nelle indagini si vedeva coinvolto anche un carabiniere allora in servizio presso la stazione di Castel Volturno indagato per depistaggio, nei cui confronti veniva emessa sentenza di prescrizione. La Corte di Cassazione, su parere conforme del Procuratore Generale, ha confermato quindi la condanna emessa dalla Corte di Assise di Appello di Napoli che aveva a sua volta confermato la sentenza della Corte di Assise di S.Maria C.V. Si sono presentati come parte civile al processo, i genitori della donna, Ciro Gabrielli  e Iasimone Immacolata, i  fratelli della donna e i figli della stessa, difesi dall’avvocato Raffaele Russo e dall’avvocato Emilio Russo di Roccaromana.

 

Delitto Katiuscia Gabrielli, 24 anni per Giuseppe Cervice (Fidelity News – 20 febbraio 2014)
Katiuscia Gabrielli sarebbe stata gettata nel forno della pizzeria. I suoi resti non furono mai trovati. La corte di cassazione ha condannato l’uomo per l’uccisione della convivente a 24 anni di carcere
La condanna è definitiva.
E’ Giuseppe Cervice, di Castelvolturno, l’assassino di Katiuscia Gabrielli, probabilmente bruciata nel forno della sua pizzeria. Pochi giorni fa la corte di cassazione ha messo la parola fine a questa brutta storia. L’uomo di Castelvoturno è stato giudicato colpevole del delitto della convivente e madre dei suoi figli anche dall’ultimo grado di giudizio, accogliendo le richieste dei familiari della vittima, costituiti parte civile con l’avvocato Raffaele Russo. Confermata per lui la condanna a 24 anni di carcere. Giuseppe Cervice avrebbe bruciato il corpo della compagna nel forno della sua pizzeria. I resti della povera Katiuscia non sono mai stati trovati.
Scomparve l’8 settembre 1999. Giuseppe Cervice riferì di aver litigato la sera prima della scomparsa con la sua compagna, ma che, poi questa dopo aver minacciato di andare via e portato con se i suoi due figli, si sarebbe convinta a restare, ritirandosi nell’abitazione al piano superiore della pizzeria. Avrebbe visto la sua compagna solo il mattino dopo, verso le sei, prima che lei si incamminasse a piedi lungo la domiziana. La sua versione, però, non convinse gli inquirenti che proseguirono le indagini.
Dubbi emersi anche dopo il racconto del figlio che nelle ore precedenti la presunta scomparsa avrebbe cercato invano la madre in casa, trovando solo il conforto della baby sitter ucraina. Quest’ultima, poi irreperibile, avrebbe detto ai carabinieri che Katiuscia Gabrielli non era più in casa già alle quattro di quella notte. Gli inquirenti rilevarono incongruenze nelle dichiarazioni dell’uomo e diedero il via alle indagini, dalle quali emerse un’ipotesi sconcertante: Katiuscia sarebbe stata gettata nel forno della pizzeria e uccisa dalle fiamme: Di lei, tuttavia, non venne trovata alcuna traccia in quel forno. Ne sangue, ne ossa.
In primo grado Giuseppe Cervice venne condannato a 24 anni per omicidio, anche se, al termine della sua requisitoria fiume, il pubblico ministero della procura di Santa Maria Capua Vetere, Ilaria Sasso Del Verme chiese l’ergastolo in considerazione dell’aggravante dei futili motivi. In appello il verdetto venne confermato. Anche per la cassazione Cervice è l’assassino della povera Katiuscia Gabrielli. Rimane inspiegabile ancora oggi dopo molti anni dall’accaduto, il motivo per il quale l’uomo abbia destinato la propria compagna ad una fine tanto atroce.


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