Giovanni Costantino, 44 anni, ispettore di polizia, padre. Uccide con la pistola d’ordinanza la moglie, che lo aveva denunciato per percosse, e il cognato
Torino, 13 Ottobre 2003
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Poliziotto uccide moglie e cognato, poi si suicida (un anno in Piemonte – 13 ottobre 2003)
“Adesso vogliamo giustizia, qualcuno ci deve spiegare perché non gli hanno tolto la pistola quando si era ancora in tempo”. È un duro atto d’accusa quello lanciato dai familiari di Irene e Maurizio Margherito, i due fratelli uccisi dall’ispettore di Polizia, ed ex marito della donna, Giovanni Costantino, che poi si è tolto la vita. Un agguato in piena regola, eseguito con la pistola d’ordinanza. Tutto perché il poliziotto non voleva rassegnarsi alla separazione decisa dalla donna. Lo ha anche lasciato scritto in una lettera, in cui spiega ai due figli: “Amavo troppo la mamma e non sopportavo di dividermi da lei; perdonatemi per quello che ho fatto”.
La coppia era in crisi da un paio d’anni: lui, in servizio alle volanti da vent’anni, viene descritto come troppo geloso e manesco. Una decina di giorni fa, Irene decide di abbandonarlo, andando a vivere nell’abitazione della madre. Ed è in corso Cincinnato, periferia di Torino, che l’ispettore dà sfogo alla sua disperazione. Attende che l’ex moglie rientri a casa. Con lei, ad accompagnarla, c’è il fratello. Quando li vede, estrae la pistola e spara una sequenza di colpi. Si accerta che entrambi siano morti, poi rivolge l’arma contro di sé, e la fa finita. I familiari delle vittime adesso parlano di omicidio annunciato. Ricordano la lunga lista di maltrattamenti subiti da Irene. E soprattutto la volta in cui decise di denunciarlo, alla fine dello scorso anno. “Fu sospeso dal servizio – dice la sorella – obbligato ad andare dallo psicologo. Poi gli ridettero la pistola d’ordinanza: noi abbiamo insistito: vi supplichiamo, non gliela ridate”. Sul perchè l’ispettore sia stato riammesso in servizio dopo quella sospensione cautelare di tre mesi, la Procura di Torino ha avviato un’inchiesta.
Ispettore uccide moglie e cognato, poi il suicidio (Corriere della Sera – 13 ottobre 2003)
Torino, l’uomo era già stato denunciato per percosse alla consorte
Antonio Costantino, 44 anni, era stato sospeso dal servizio, ma una commissione medica lo aveva ritenuto idoneo al servizio
TORINO – Un ispettore di polizia, Antonio Costantino, 44 anni, ha ucciso a colpi di pistola la moglie e il cognato e si è poi tolto la vita. Il fatto di sangue è avvenuto nella notte in corso Cincinnato, alla periferia di Torino, dove la donna viveva con la madre, dopo aver lasciato l’abitazione del marito una decina di giorni fa. La relazione fra l’uomo e la donna si era da tempo deteriorata, tanto che un paio di settimane fa, Costantino aveva picchiato la moglie, mandandola all’ospedale. La coppia aveva due figli, una ragazza di 22 anni e un ragazzo di 16.
RICOSTRUZIONE – La donna, Irene Margherito, 42 anni, lavorava come cameriera in una pizzeria e stanotte il fratello Maurizio, 32 anni, era andato a prenderla per riportarla a casa della madre. Davanti il portone c’era, ad aspettarli, l’ispettore Costantino che ha fatto fuoco più volte contro entrambi con la pistola d’ordinanza. Poi ha rivolto l’arma contro di sé e si è ucciso con un colpo alla testa. Già un anno fa, la moglie aveva denunciato Costantino per le violenze subite. Sembra che il marito fosse molto geloso e che le rimproverasse di stare troppo fuori casa per il lavoro. Dopo la denuncia, Costantino era stato sottoposto ad un’indagine disciplinare e sospeso dal servizio per tre mesi. Poi però una commissione medica della Polizia lo aveva ritenuto idoneo al servizio, era stato reintegrato e gli era stata restituita la pistola. Sul luogo del delitto, avvenuto nella notte, la sorella della vittima, Maria Margherito, ha protestato per questa circostanza, parlando di «omicidio annunciato».
Omicidio Margherito (Free Forum Zone – 13 ottobre 2003)
Il suo matrimonio era in crisi. Più volte lui e la sua compagna avevano litigato e in alcuni casi la sua rabbia si era trasformata in violenza. Oggi il dramma, l’irreparabile. Un ispettore di polizia, Giovanni Costantino, 44 anni, ha ucciso a colpi di pistola la moglie, Irene Margherito, 42 anni, e il cognato, Maurizio, 32 anni . Poi si è tolto la vita. “Una tragedia annunciata – ha detto tra le lacrime la sorella della vittima, Maria – Una persona violenta e ossessionata come lui non doveva avere un’arma da fuoco”. Tutti sapevano ma nessuno ha potuto far nulla. Un anno fa, il figlio Francesco, 15 anni, aveva detto quel che accadeva. A scuola il ragazzo aveva raccontato: “Papà ha minacciato la mamma con la pistola”. Il preside aveva segnalato la cosa alla Questura, che aveva avviato nei confronti del poliziotto una sospensione cautelare, anche se la moglie, per paura, non aveva mai voluto fare denunce. E forse questo ha permesso a Giovanni di avere ancora in mano la pistola.
La commissione medica dell’ospedale militare (Cmo), dopo una prima analisi dei medici della polizia torinese, era stato visitato il 19 dicembre del 2002. I sanitari, il cui parere è vincolante, avevano riscontrato “tratti ansiosi di personalità”, consigliando 60 giorni di riposo. Per questo l’ispettore era stato allontanato dal servizio e gli era stata tolta l’arma d’ordinanza. Ma il 20 febbraio di quest’ anno, dopo una nuova visita della commissione, Costantino era stato ritenuto “esente da patologie psichiatriche in atto e con una personalità adeguata e solida”. Nonostante ciò nel maggio di quest’anno il Centro neurologico della Polizia di Stato a Roma aveva disposto una visita semestrale, la prima delle quali era stata fissata per novembre prossimo.
L’agguato, Giovanni, l’ha portato a termine davanti al portone di casa della suocera, in corso Cincinnato, alla periferia del capoluogo torinese. Con due colpi, uno al fianco e uno alla testa, ha ucciso la moglie. Con un altro al torace il cognato, Maurizio, che era andato a prendere Irene nella pizzeria dove lavorava come cameriera per riportarla a casa. Poi ha rivolto l’arma contro di sé e si è sparato al collo. “Adesso vogliamo giustizia. Ci devono spiegare perché non gli hanno tolto la pistola quando glielo abbiamo detto. Siamo convinti che ora i nostri fratelli sarebbero stati vivi – accusa ancora la sorella di Irene – Dieci giorni fa, quando mia sorella à andata al pronto soccorso, dopo avere ricevuto un pugno dal marito gliel’ho detto più volte ai suoi colleghi di intervenire. Non sospendetelo, ma toglietegli la pistola perché può fare del male. Loro mi hanno risposto che non potevano intervenire, ma secondo me non hanno voluto fare nulla”.
La relazione fra Giovanni e Irene era da tempo deteriorata. Lui era molto geloso e le rimproverava di stare troppo fuori casa per il lavoro. A lei la cosa non anadava bene, anche perché non c’era alcun motivo. Le cose comunque erano andate avanti, tra alti e bassi, per molti anni. Venerdì scorso però Irene non ce l’ha fatta più e ha deciso di andare dalla madre, forse pensando che un po’ di lontananza poteva solo far bene. Ma per l’ispettore è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. La conferma viene da un bigliettino che gli è stato trovato nella tasca dei pantaloni e indirizzato alla figlia Emanuela di 22 anni. “Scusatemi per quello che ho fatto, ma amavo troppo la mamma e non sopportavo di dividermi da lei”.
Corriere della Sera – 14 ottobre 2003