Giancarlo Righetti, 64 anni, pensionato, padre. Uccide a coltellate la moglie e ferisce gravemente anche il figlio. Tenta il suicidio ma si salva
Verona, 6 Marzo 2016
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Verona, uccide la moglie e accoltella il figlio disabile (la Nuova Venezia – 8 marzo 2016)
La vittima era immobilizzata a causa di un ictus, il giovane affetto da autismo è fuori pericolo. L’omicida, sconvolto dalla depressione, ha tentato il suicidio
A Verona un uomo ha ucciso a coltellate la moglie, costretta a letto da un ictus, e poi si è avventato contro il figlio autistico, prima di cercare di uccidersi. Sia lui che il figlio sono ricoverati all’ospedale di Borgo Trento. Prima di compiere il grave gesto l’omicida ha scritto una lettera e ha chiamato il fratello, il quale ha poi dato l’allarme. La vittima è Mirella Guth, di 64 anni, morta dopo una notte di agonia. Insieme al figlio trentasettenne, Davide Righetti, è stata accoltellata dal marito e padre, Giancarlo Righetti, 64 anni, pensionato, che poi ha tentato di uccidersi.
Ora l’omicida è piantonato in ospedale dopo il provvedimento d’arresto per duplice tentato omicidio. Padre e figlio sono stati sottoposti a intervento chirurgico e – come ha puntualizzato il maggiore Antonio Mancini, comandante della Compagnia di Verona dei Carabinieri – sono entrambi fuori pericolo. Il dramma è scoppiato ieri nel popoloso quartiere Golosine: secondo le ricostruzioni dei carabinieri, Giancarlo Righetti avrebbe messo in atto il progetto criminale distrutto dalla depressione per la situazione familiare, che lo vedeva gestire la moglie costretta a letto da un ictus e il figlio disabile. L’uomo ha colpito con un coltello da cucina mentre i familiari dormivano.
La situazione era nota ai servizi sociali del Comune di Verona. Lo stesso assessore Anna Leso ha confermato che la famiglia Righetti era seguita costantemente ma, nonostante l’attenzione, nessuno è riuscito a evitare il dramma che rischia di provocare tre vittime. Righetti aveva messo nero su bianco le proprie intenzioni: in una lettera aveva spiegato il gesto ammettendo di non riuscire più a reggere il peso di accudire da solo il figlio autistico. A dare l’allarme ai carabinieri, il fratello del pensionato al quale Giancarlo aveva telefonato confessandogli le proprie intenzioni.