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Gaetano Panato, 68 anni, operaio in pensione. Uccide la moglie a coltellate. Condannato in primo grado a 12 anni di carcere, confermati in Appello, ne sconta 3 in carcere e 2 ai domiciliari, poi ottiene una seconda perizia che lo dichiara incapace di intendere e di volere. Viene prosciolto e ottiene un risarcimento di 424mila euro per ingiusta detenzione

Marnate Busto Arsizio (Varese), 15 Dicembre 2007


Titoli & Articoli

Uccide la moglie a coltellate (Varese News – 15 dicembre 2007)
Tragico fatto di sangue in una villetta di via Morelli a Marnate: protagonisti due coniugi sposati da oltre quarant’anni. Dopo il delitto l’uomo ha avvisato un familiare
Ha ucciso sua moglie all’ora di cena, con un coltello, in cucina. Per una coppia di  coniugi di Marnate, la stanza dove per oltre quarant’anni avevano consumato insieme pranzo e cena è diventata questa sera il teatro di una tragedia.
Gaetano Panato, 68 anni, operaio originario della provincia di Verona, ha ucciso a coltellate sua moglie Irma Zanderigo, 66 anni, casalinga. Il terribile fatto è avvenuto poco dopo le 19 nella casetta di via Morelli 293 dove abitavano da quando, 43 anni fa, si erano trasferiti a Marnate dopo le nozze Tre coltellate, due alla nuca e una al collo, inferte con grande violenza al termine di una lite, hanno provocato l’immediato decesso della donna. Subito dopo, Gaetano Panato ha avvertito la sorella che ha dato l’allarme ai Carabinieri della vicina stazione di Gorla Minore e al 118. I soccorritori giunti sul posto, però, non hanno potuto far nulla per strappare alla morte la donna.
In pochi minuti la tranquilla via Morelli è diventata teatro di una scena che i vicini dei coniugi Panato pensavano di poter vedere solo in Tv
: i lampeggianti blu delle auto dei Carabinieri della compagnia di Saronno a squarciare il buio, divise, le tute bianche della Scientifica. I rilievi sono proseguiti per tutta la serata nell’abitazione dei coniugi, dove la televisione ancora accesa si intravedeva dalla finestra. Per l’omicida sono subito scattate le manette. Ora si trova nel carcere di Busto Arsizio: domani mattina verrà interrogato dal sostituto procuratore Gaglio, al quale dovrà cercare di spiegare i motivi dell’esplosione di follia omicida che ha spezzato la vita di sua moglie.

 

Uccide la moglie dopo diverbio, arrestato (Quotidiano Nazionale – 15 dicembre 2007)
Quella stessa cucina che da 43 anni li vedeva uniti per pranzo e cena, questa sera si è trasformata in luogo di tragedia famigliare: Gaetano Panato, pensionato di 68 anni, improvvisamente ha afferrato un grosso coltello e ha ucciso la moglie Irma Zanderigo, di due anni più giovane. L’omicidio si è consumato attorno alle 19 in via Morelli a Marnate, in provincia di Varese. L’uomo è già stato arrestato e domattina verrà interrogato dal sostituto Luca Gaglio della Procura di Busto Arsizio. Cosa lo abbia spinto a porre fine in modo così brutale a un matrimonio che li vedeva uniti da decenni non è ancora chiaro. Forse una banale lite.
Gaetano Panato subito dopo il tremendo gesto ha telefonato a un parente per avvertirlo dell’accaduto, quest’ultimo ha poi chiamato le forze dell’ordine e il 118. In pochi minuti in via Morelli sono arrivati i carabinieri della Compagnia di Saranno, quelli del reparto scientifico di Varese che hanno compiuto i primi rilievi sul luogo del delitto, ancora in corso. Nulla si è potuto fare per salvare la donna colpita ripetutamente in più parti del corpo.

 

Uccise la moglie a Marnate Ottiene la scarcerazione (La Provincia di Varese – 28 ottobre 2010)
Accolta l’istanza di scarcerazione per Gaetano Panato, il pensionato settantunenne che il 15 dicembre 2007 uccise la moglie Irma Zanderigo, casalinga di 66 anni. Panato fu condannato in primo grado con rito abbreviato a 12 anni di carcere dal gup bustese Chiara Venturi. Sentenza confermata dalla Corte d’Assise d’Appello di Milano settimana scorsa. I difensori di Panato, Fausto Moscatelli e Maria Grazia Senaldi, hanno reiterato un’istanza di scarcerazione per il settantunenne che i giudici milanesi hanno accolto. Panato sconterà la propria pena non in carcere ma in una struttura comunitaria nel lecchese in regime di arresti domiciliari.
Non sarà libero «ma – spiega Moscatelli – sconterà la condanna in una struttura adeguata alla sua situazione dove potrà ricevere sostegno e cure. Il carcere non era il luogo adatto per il nostro assistito che non ha chiaramente agito in un contesto criminale.
Quanto accaduto il 15 dicembre 2007 non nasce certo dall’odio o dalla crudeltà, ma dalla disperazione. E i giudici hanno compreso quest’aspetto di una vicenda drammatica sotto ogni punto di vista». L’istanza è stata supportata con diverse relazioni da parte dei difensori, a cominciare da quelle che certificano una condotta esemplare di Panato in carcere.
L’omicidio di Irma Zanderigo, in effetti, aveva scioccato l’intera comunità marnatese soprattutto perché inspiegabile. Panato ha inferto tre coltellate alla moglie dopo un litigio. L’uomo soffriva di depressione, diagnosi certificata anche dal suo ricovero nel periodo immediatamente precedente all’omicidio nel reparto di psichiatria dell’ospedale di Busto Arsizio.
La coppia aveva vissuto insieme per 43 anni dividendo tutto; poi i disagi del settantunenne avevano creato qualche crepa. Ma nulla di anomalo: Irma stava facendo un solitario nella cucina della villetta di via Morelli dove la coppia viveva, pare abbia risposto in modo spazientito alla richiesta del marito di preparargli le sue medicine e Panato avrebbe reagito perdendo il controllo. Fatto mai avvenuto prima; tanto che lo stesso uxoricida ha chiamato il 118 dopo il fatto avvertendo alcuni familiari dell’accaduto.
«L’omicidio è nato dalla disperazione – ribadisce Moscatelli – La giustizia, con i propri tempi e metodi, arriva infine dove deve arrivare». Ora si prepara il ricorso in Cassazione: «Considerando il fatto che il mio assistito è un ultrasettantenne e considerando l’intero quadro della situazione – conclude Moscatelli – Panato dovrebbe scontare il resto della pena in sede comunitaria; non ne abbiamo però al momento l’assoluta certezza»

 

Marnate, uccise la moglie Il processo è da rifare (la Provincia di Varese – 19 febbraio 2013)
Omicidio Zanderigo: processo da rifare e nuova perizia psichiatrica per Gaetano Panato, 73 anni, responsabile dell’omicidio della moglie Irma Zanderigo consumato nella loro abitazione di Marnate il 15 dicembre 2007. Panato, per l’omicidio che non aveva mai negato, era stato condannato a 12 anni in primo grado del tribunale di Busto Arsizio, sentenza poi confermata in Appello a Milano. A nulla, sino a quel momento, erano valse le doglianze dell’avvocato difensore Fausto Moscatelli che aveva chiesto una più approfondita perizia psichiatrica per il suo assisto tra l’altro ricoverato per un mese nel reparto di psichiatria dell’ospedale di Busto Arsizio poco prima dell’omicidio. La Cassazione ha accolto in pieno il ricorso di Moscatelli rinviando gli atti ai giudici milanesi: l’udienza di rinvio si è celebrata questa mattina davanti alla Seconda sezione della corte d’assise d’appello di Milano che ha stabilito la rinnovazione della perizia psichiatrica a carico di Panato affidando l’incarico subito.
«La complessità del quadro istruttorio con riguardo al cruciale tema dell’impunibilità avrebbe meritato ben altra attenzione da parte della corte di merito – scrivono i giudici della Cassazione – Anche con la rinnovazione della perizia psichiatrica vanamente invocata dalla difesa da conferire opportunamente diverso da quello intervenuto in primo grado». I magistrati della Massima Corte analizzano il contesto nel quale il delitto è maturato; Panato nell’agosto del 2007 aveva subito un intervento chirurgico per cancro alla prostata. Intervento che lo aveva provato, fortemente, sotto il profilo psichiatrico, tanto da condurlo poi al ricovero in Psichiatria all’ospedale di Busto Arsizio. La sentenza della Cassazione analizza il rapporto distorto a causa della malattia tra Panato e la moglie individuando nella patologia dell’uomo una delle possibili cause scatenanti dell’omicidio. Di qui il rinvio degli atti: nuova perizia, che potrebbe rimettere in discussione la capacità di intendere e di volere di Panato al momento del fatto, e nuovo processo.

TRAGEDIA A MARNATE
Uccise la moglie: risarcito dallo Stato (la Prealpina – 6 maggio 2016)
A Gaetano Panato 424mila euro per ingiusta detenzione: trascorse 5 anni tra carcere e domiciliari. Decisione finale alla Corte d’appello
Quattrocentoventiquattromila euro. È salato il conto richiesto allo Stato per l’ingiusta detenzione patita dall’uxoricida di Marnate che, dopo un lungo e accidentato iter giudiziario, tre anni fa ottenne il proscioglimento nel secondo passaggio dinanzi ai giudici della corte d’assise di Milano. Secondo l’istanza formalizzata ieri ai giudici della quinta sezione del capoluogo lombardo da parte dei suoi legali, gli avvocati Fausto Moscatelli e Maria Franca Cerana, il settantacinquenne di origini veronesi Gaetano Panato, che il 15 dicembre 2007 uccise la moglie Irma Zanderigo, casalinga di 66 anni – alla luce della seconda sentenza di appello che lo ha dichiarato non punibile per totale incapacità di intendere e volere al momento del fatto – avrebbe patito ingiustamente la restrizione della libertà personale per 1879 giorni. Vale a dire, poco più di cinque anni trascorsi tra carcere (1048 giorni) e arresti domiciliari in una comunità protetta (831 giorni).
Di fronte alla richiesta sollecitata dai difensori di Panato – libero cittadino a tutti gli effetti dal marzo di tre anni fa (va precisato, però, che dopo la scarcerazione, l’uomo, rinunciando all’eredità, non ha più la casa, perciò continua a vivere in comunità nel lecchese pagando la retta coi soldi della pensione) -, la procura generale di Milano ha espresso parere favorevole. Tuttavia, ora, l’ultima parola spetterà alla corte d’appello, attesa al pronunciamento nel merito entro un paio di settimane.
La tragedia avvenuta nella villetta di via Moretti fu figlia della disperazione che si era come impossessata dell’uomo una volta che aveva saputo di avere un tumore alla prostata. L’intervento chirurgico, per quanto perfettamente riuscito, gli lasciò conseguenze pesantissime. Da un giorno con l’altro, quell’operaio dalla vita tranquilla, sposato per più di quarant’anni con Irma, si ritrovò nel pieno del tunnel della depressione finendo ricoverato per un paio di settimane nel reparto di psichiatria dell’ospedale di Busto Arsizio. Di ritorno a casa, complice un banale litigio, visse un improvviso blackout, che purtroppo portò inspiegabilmente ad accoltellare a morte la coniuge.
Panato fu condannato in primo grado con rito abbreviato a dodici anni di carcere dal gup bustese Chiara Venturi nel luglio del 2009. L’anno dopo la prima corte d’assise confermò la sentenza. A scompaginare l’iter processuale ci pensò la Cassazione che, nel settembre 2012, decise invece di annullare con rinvio il verdetto, dichiarandosi non convinta dall’esito della prima perizia psichiatrica alla quale fu sottoposto l’imputato in primo grado. E fu proprio la seconda perizia, disposta dai giudici della seconda corte d’assise d’appello, a decretare l’incapacità dell’uomo.


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