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Francesco D’Angelo, 37 anni. Da diversi anni in attesa di giudizio per stalking nei confronti di un’altra donna, nel frattempo si fidanza e uccide la nuova ragazza strangolandola e facendola annegare nella vasca da bagno. Riconosciuto il vizio parziale di mente, gli vengono negate le attenuanti generiche e condannato a 23 anni e 8 mesi poi ridotti a 20

San Severo (Foggia), 11 Luglio 2019


Titoli & Articoli

Roberta Perillo, uccisa nella vasca dal fidanzato: “Ho male alle mani, forse l’ho strangolata” (Fan Page – 12 luglio 2019)
Roberta Perillo, 32 anni, è stata uccisa dal fidanzato Francesco D’Angelo, 37, che ha confessato l’omicidio. La donna è stata trovata morta nella vasca da bagno della sua casa a San Severo, in provincia di Foggia, ma l’assassino non ricorda bene cosa sia successo: “Ho dolore alle mani, forse l’ho strangolata”. Il sindaco, Francesco Miglio: “Per Roberta la certezza che ora è in un altro mondo , migliore di questo, più giusto e dove esiste amore autentico”.
“Ho male alle mani, credo di averla strangolata”. Con queste parole Francesco D’Angelo ha confessato prima al padre e poi agli inquirenti l’omicidio della sua fidanzata, la 32enne Roberta Perillo, trovata morta nella vasca da bagno della sua casa di via Rodi a San Severo, in provincia di Foggia, nel tardo pomeriggio di ieri, giovedì 11 luglio. L’uomo, 37 anni e affetto da problemi psichici, l’avrebbe ammazzata al culmine di un litigio. Fermato con l’accusa di omicidio, è stato interrogato dal pubblico ministero Alessio Marangelli della procura di Foggia al quale ha più volte ribadito di ricordare pochissimo di quanto accaduto e piangendo continuamente.
Secondo una primissima ricostruzione dei fatti, i due, che stavano insieme da poco più di 2 mesi, avevano avuto un forte diverbio ieri pomeriggio, per cause che sono ancora da accertare. Nel corso della discussione, Francesco avrebbe più volte minacciato il suicidio, urlando alla ragazza di volersi lanciare dal balcone. Lei lo avrebbe fermato, ma poi, come lui stesso ha confermato agli inquirenti, c’è stato una specie di blackout. L’unica cosa che è riuscito a ricordare è il tentativo di rianimare Roberta, che giaceva esanime nella vasca da bagno. A quel punto, è tornato a casa, confidando al padre di aver fatto del male a Roberta, ma di non ricordare cosa fosse precisamente successo. Aveva dolore alle mani, il che poteva significare che l’aveva strangolata.
Intanto, tutta la comunità locale è sotto choc per quanto successo a Roberta Perillo. Sul caso è intervenuto anche il sindaco di San Severo, Francesco Miglio, che sui social ha commentato: “La morte di Roberta ha sconvolto tutta la nostra comunità. Non si può morire in quel modo in così giovane età per mano di un uomo che pensavi di amare e da cui ti illudevi di ricevere amore. L’amore è quanto di più bello possa esservi per un essere umano, scalda il cuore e fa sognare. Per Roberta non è stato così: quello che pensava erroneamente fosse amore ha stoppato ogni battito del suo cuore, ha interrotto ogni suo sogno. Sono vicino ai genitori di Roberta ma anche ai genitori del ragazzo. In questo momento sono esseri umani accomunati da un grande dolore, una grande sofferenza che merita tutto il nostro rispetto in uguale misura. Per Roberta la certezza che ora è in un altro mondo , migliore di questo, più giusto e dove esiste amore…. amore autentico”, ha concluso il primo cittadino.

Femminicidio San Severo, D’Angelo su Fb: “A far del male non sono i ‘matti’ ma i ‘sani’ di mente” (l’Immediato – 13 luglio 2019)
Francesco D’Angelo, diplomato al liceo classico, un lavoro in passato come volontario in una cooperativa, musicista, disoccupato da qualche tempo, con problemi per i quali è in cura da tempo, affetto da una insonnia cronica. Questo, in sintesi, il profilo dell’assassino di Roberta Perillo, la 32enne uccisa nella sua abitazione di via Rodi a San Severo.
“A far del male non sono i ‘matti’ ma i ‘sani’ di mente” c’è scritto parafrasando Alda Merini sul profilo con nickname “SpaceShit Frank Amente” di Francesco D’Angelo. L’uomo, 37 anni, figlio di un noto medico impegnato nella lotta alle tossicodipendenze, riporta una lunga serie di esperienze sulla sua pagina facebook: musicista, operatore solitario, valutatore civico presso “Art Village” e vari impegni nel campo della comunicazione. Infine, la passione per i tatuaggi, scolpiti anche sulla testa dove ha scritto “Don’t touch”, non toccare.
Da un paio di mesi aveva iniziato la relazione con la sua vittima, Roberta. Ma qualcosa non andava nel verso giusto e la relazione sembrava essere entrata in un vicolo cieco in cui tormenti e situazioni difficili l’hanno fatta da padrone.
Roberta Perillo era invece impiegata in un’azienda locale che lavora nella realizzazione di gazebo. L’ultima lite giovedì pomeriggio, poi lui l’ha strangolata, poco prima delle 15 e 30. Ha negato di averla uccisa perché lei voleva lasciarlo. Agli investigatori D’Angelo avrebbe detto che il problema non era tanto lasciarsi, quanto piuttosto risolvere i loro problemi ma senza entrare nello specifico. “Chiederò di accertare se il mio assistito fosse capace d’intendere e volere al momento dei fatti, la ritengo una richiesta ed un accertamento doveroso”, ha fatto sapere alla Gazzetta del Mezzogiorno Michele Curtotti, avvocato dell’assassino.

 

Femminicidio di Roberta Perillo, strangolata dal fidanzato. Lui confessa: “Merito la pena di morte” (Fan Page – 13 luglio 2019)
Francesco D’Angelo – il foggiano di 37 anni che ha confessato di aver strangolato la fidanzata Roberta Perillo giovedì scorso a San Severo – interrogato davanti al Gip ha dichiarato: “Merito la pena di morte”. Anche per questo, per evitare atti di autolesionismo, verrà costantemente sorvegliato da un agente di polizia penitenziaria.
“Merito la pena di morte”. Sarebbero state queste le parole pronunciate da Francesco D’Angelo – il foggiano di 37 anni che ha confessato di aver strangolato la fidanzata Roberta Perillo giovedì scorso a San Severo (Foggia) – durante l’udienza di convalida davanti alla giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Foggia, Maria Luisa Bencivenga. L’uomo è stato sottoposto a un’interrogatorio durato  un’ora e ha confermato la confessione fornita giovedì notte al pubblico ministero Alessio Marangelli, dopo aver spostato nella vasca da bagno il corpo della donna, uccisa al termine di una ennesima lite perché lei voleva chiudere la loro relazione. D’Angelo a quel racconto, molto confuso, ha aggiunto alcuni piccoli dettagli, cioè che giovedì pomeriggio era andato casa della fidanzata per restituirle alcuni oggetti e riprenderne altri vista la fine della loro storia.
Il gip deciderà nelle prossime ore la misura detentiva nei confronti di D’Angelo: la Procura ha chiesto il carcere, la difesa non ha avanzato istanza di scarcerazione ma ha sollecitato una consulenza psichiatrica per accertare la capacità di intendere e di volere dell’indagato. È stato inoltre disposto che l’uomo venga sorvegliato a vista per il timore di gesti di autolesionismo.
D’Angelo è anche in attesa di giudizio per una denuncia di stalking: negli anni scorsi avrebbe molestato una dottoressa da cui, sembra, fosse in cura. L’udienza preliminare è stata fissata a fine anno, la difesa punterà al proscioglimento.
Stando a una ricostruzione dei fatti ancora parziale, Francesco D’Angelo e Roberta Perillo stavano insieme da poco più di 2 mesi e giovedì avevano avuto una forte discussione per cause che sono ancora da accertare. Durante il diverbio, Francesco avrebbe più volte minacciato il suicidio, urlando alla ragazza di volersi gettare dal balcone. Lei lo avrebbe fermato, ma poi, come lui stesso ha confermato agli inquirenti, c’è stato una specie di blackout. L’unica cosa che è riuscito a ricordare è il tentativo di rianimare Roberta, che giaceva esanime nella vasca da bagno. A quel punto, è tornato a casa, confidando al padre di aver fatto del male a Roberta, ma di non ricordare cosa fosse precisamente successo. Aveva dolore alle mani, il che poteva significare che l’aveva strangolata.

Omicidio Roberta Perillo, condannato a 23 anni e otto mesil’ex fidanzato (Corriere della Sera – 30 aprile 2022)
Francesco D’Angelo confessò di aver ucciso la donna l’11 luglio 2019 a San Severo
Ventritre anni e 8 mesi di reclusione, di cui tre in Rems, in residenza per l’esecuzione delle misure di prevenzione. E’ quanto deciso dai giudici della Corte d’Assise di Foggia per Francesco D’Angelo,reo confesso dell’omicidio della ex fidanzata Roberta Perillo, uccisa l’11 luglio del 2019 a San Severo. La sentenza è stata emessa dopo quattro ore di camera di consiglio al termine della quale il collegio dei giudici ha ritenuto D’Angelo colpevole di omicidio volontario. I giudici hanno riconosciuto all’imputato la semi-infermità mentale. Alla lettura del dispositivo, erano presenti i genitori di Roberta mentre l’imputato non ha mai assistito al processo, iniziato nel settembre del 2020, neanche da remoto.
Il pubblico ministero Rosa Pensa, nella sua requisitoria, aveva chiesto per D’Angelo una pena a 21 anni di reclusione, riconoscendo all’imputato il vizio parziale di mente ma non le attenuanti generiche. Un processo basato soprattutto sulle perizie sull’imputato. Quella del noto psicologo e criminologo Alessandro Meluzzi, nominato dai famigliari della vittima secondo cui D’Angelo al momento dell’omicidio era capace di intendere e volere. Quella di Angelo Righetti, consulente della difesa secondo cui D’Angelo era incapace di intendere e di volere e quella del consulente della procura, accolta poi dai giudici della Corte d’Assise, del professor Roberto Catanesi che aveva riconosciuto all’imputato un parziale vizio di mente.
Roberta Perillo, 32 anni, fu strangolata dall’ex fidanzato nella sua abitazione in via Rodi, un secondo piano di una palazzina. Il corpo esamine della donna fu trovato nella vasca da bagno. (di Luca Pernice)

Roberta Perillo strangolata e annegata: “L’ex l’ha uccisa con brutalità e freddezza” (Today – 30 settembre 2022)
L’omicidio è avvenuto nel luglio 2019 e l’ex compagno Francesco D’Angelo è stato condannato a 23 anni e 8 mesi, con il riconoscimento della semi infermità mentale. Il giudice: “Ha addossato la colpa alla vittima”
L’omicidio di Roberta Perillo, strangolata e annegata dall’ex fidanzato Francesco D’Angelo l’11 luglio 2019 a San Severo (Foggia), è stato commesso con “brutalità e violenza”, con “freddezza”. E’ quanto si legge nelle motivazioni della sentenza a carico di D’Angelo, riconosciuto colpevole e condannato a 23 anni e 8 mesi col riconoscimento della semi infermità mentale. FoggiaToday ripercorre le tappe della vicenda e rende noto il contenuto delle 44 pagine che motivano la sentenza emessa dalla Corte d’Assise di Foggia presieduta dal giudice Mario Talani. “Dall’analisi dei numerosi elementi di prova acquisiti al fascicolo dibattimentale, è emersa senza dubbio alcuno la prova della colpevolezza dell’imputato Francesco D’Angelo, in ordine al reato di omicidio commesso in danno di Roberta Perillo, cui era legato da una relazione sentimentale”, si legge nelle motivazioni.
D’Angelo, reo-confesso e difeso dall’avvocato Michele Curtotti, non è mai comparso in aula, né in presenza né da remoto.  Nel corso del dibattimento sono state ascoltate circa 40 persone, tra testi e consulenti con l’obiettivo di indagare sia il rapporto tra vittima ed imputato, che la facoltà di intendere e volere di quest’ultimo. La sentenza richiama la versione fornita da D’Angelo dopo l’omicidio, le testimonianze dei parenti e gli elementi emersi dalle indagini.
Il nucleo centrale del documento è incentrato sulla ricostruzione della storia clinica dell’imputato e sono state passate in rassegna le varie consulenze fatte per valutare la capacità di intendere e volere dell’uomo al momento del delitto. Il parziale vizio di mente, riscontrato dal consulente della procura, Roberto Catanesi, è stato riconosciuto dalla Corte nella determinazione della pena.
La Corte d’Assise rimarca che D’Angelo ha ucciso Roberta Perillo  prima con lo strozzamento e poi con l’annegamento nella vasca da bagno”. “In particolare la brutalità e la violenza perpetrate con lo strozzamento e la freddezza con cui l’imputato ha conseguente lasciato annegare la vittima, abbandonando il corpo esanime nella vasca da bagno, elidono ogni dubbio quanto alla sussistenza del dolo intenzionale di omicidio”, si legge.
Nelle motivazioni della sentenza, si sottolinea poi che D’Angelo, nonostante l’immediata confessione, “ha continuato a screditare ed addossare la colpa sulla vittima (come emerge sia dal verbale di interrogatorio reso innanzi agli inquirenti sia dai colloqui riportati dal consulente della pubblica accusa nella relazione di consulenza tecnica). Tale elemento stride con un reale ed effettivo pentimento e, valutato unitamente al comportamento distaccato successivo ai fatti, induce questa Corte a disconoscere l’invocata concessione delle circostanze attenuanti generiche.
Deve essere certamente riconosciuta la circostanza attenuante per l’accertato vizio parziale di mente al momento del fatto. L’azione omicidiaria – conclude Talani –  è realtà di difficile percezione e lo è ancor di più quando il delitto è commesso, come nel caso che ci occupa, ai danni di una persona legata al colpevole da una relazione affettiva”

Femminicidio di Roberta Perillo, in appello inflitti 20 anni di galera al killer Francesco D’Angelo (l’Immediato – 11 maggio 2023)
È stata ridotta a 20 anni di carcere la pena per Francesco D’Angelo, killer reo confesso di Roberta Perillo, sua ex fidanzata. Questa la decisione della Corte d’Appello di Bari nel processo di secondo grado che si è concluso ieri. Sconto minimo per l’imputato, condannato in primo grado dal tribunale di Foggia a 23 anni e 8 mesi a fronte di una pena massima di 24 anni con riconoscimento minimo di un vizio parziale di mente.
Roberta Perillo, 32 anni, venne uccisa nel luglio 2019 a San Severo, ennesima vittima di femminicidio in Capitanata. Nei due gradi di giudizio, l’imputato è stato riconosciuto colpevole di omicidio volontario. In questo procedimento, la famiglia di Roberta, parte civile, è stata rappresentata dagli avvocati Guido e Roberto De Rossi, mentre l’imputato da Michele Curtotti. Tra 90 giorni le motivazioni della sentenza d’appello. D’Angelo è detenuto nel carcere di Reggio Emilia.

CORTE DI CASSAZIONE, NESSUNO SCONTO DI PENA PER L’OMICIDIO DI ROBERTA PERILLO (La Gazzetta di San Severo – 19 aprile 2024)
LA SODDISFAZIONE DELL’AVV. GUIDO de ROSSI
La CORTE DI CASSAZIONE, in accoglimento delle puntuali ed articolate richieste formulate dall’avv. GUIDO de ROSSI, difensore dei genitori della vittima, e dal Procuratore Generale, ha rigettato il ricorso proposto avverso la sentenza della Corte di Appello di Bari da FRANCESCO D’ANGELO, riconosciuto responsabile dell’efferato omicidio di ROBERTA PERILLO, consumato l’11 luglio 2019 in San Severo, confermando la condanna alla pena inflittagli dal Giudice di secondo grado. La difesa dell’imputato aveva invocato, in particolare, l’annullamento della sentenza d’appello lamentando il disconoscimento delle attenuanti generiche, la cui concessione avrebbe determinato una consistente riduzione della pena.
Nella sentenza impugnata dal D’ANGELO, confermata dalla Cassazione, la Corte d’Appello aveva ribadito, sulla scorta di quanto rilevato in primo grado dalla Corte d’Assise di Foggia, che l’imputato non fosse meritevole dell’attenuante in quanto, pur confessando agli inquirenti la commissione del delitto, aveva manifestato “un’attenzione pressoché totale verso l’occultamento di dettagli che ne avrebbero aggravato la responsabilità”, rendendo, in sostanza, una ricostruzione mendace di quanto accaduto in quel drammatico pomeriggio di luglio del 2019.
Appena appresa la decisione della Corte di Cassazione, la Redazione della GAZZETTA ha chiesto una dichiarazione a caldo all’avv. GUIDO de ROSSI: “Non posso nascondere la mia soddisfazione per la decisione assunta dalla Corte Suprema” – ha dichiarato il noto penalista di San Severo – “che ha pienamente condiviso i motivi addotti a sostegno della mia richiesta di conferma della sentenza d’appello e le analoghe conclusioni della Procura Generale. Lasciatemi dire, al di là di tutto, che questa è una vicenda che sin dalle prime battute mi ha toccato e profondamente coinvolto sul piano emotivo, prima ancora che professionalmente. Ho apprezzato, in particolare, la dignità, la forza, l’equilibrio, la compostezza e il senso delle istituzioni di cui hanno dato prova nell’intero arco del processo VALERIA e GIUSEPPE, i genitori di ROBERTA, coi quali, peraltro, ho instaurato un meraviglioso rapporto di empatia e di amicizia di cui sono profondamente orgoglioso”.
La sentenza, inutile dirlo, era attesa con estremo interesse dall’opinione pubblica della nostra terra e non solo, che ha sempre apprezzato e condiviso le numerose manifestazioni in ricordo della giovane concittadina assassinata, alla quale, proprio in queste ore, l’Amministrazione Comunale ha intitolato, con popolare condivisione, una strada di San Severo.


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