Enrico Zenatti, 55 anni, agricoltore, padre. Già accusato di aver ucciso due prostitute, taglia lo scalpo e sgozza la suocera. Ergastolo
Malavicina di Roverbella (Mantova), 9 Dicembre 2021
Titoli & Articoli
Arrestato per l’assassinio della suocera. Nel 2008 era stato assolto da un’accusa di duplice omicidio (l’Arena – 11 dicembre 2021)
Due sere fa, la morte di Anna Turina, 73 anni era stata ricondotta a cause accidentali. La lastra di vetro rotta sotto lo scorrimano della scala nella sua casa nella frazione di Malavicina di Roverbella aveva fatto pensare ad una caduta e poi ad una morte provocata dalle schegge di vetro che le si erano infilate nella testa e gola. Nel giro di una notte, lo scenario è stato stravolto: la settantreenne era morta perchè era stato colpita volontariamente forse con un coltello da una mano rimasta ignota fino a ieri mattina. Ieri, poco prima di mezzogiorno, i carabinieri di Mantova hanno arrestato il veronese Enrico Zenatti, 54 anni, accusandolo di aver ucciso la suocera che abita al piano di sotto della villetta che l’agricoltore condivide con la moglie a Roverbella.
Oggi Zenatti sarà sottoposto all’interrogatorio dal gip mantovano e solo dopo si saprà se l’arresto sarà convalidato. A chiedere la misura cautelare della custodia in carcere con l’accusa di omicidio volontario, è il pm Fabrizio Celenza. Si tratta dello stesso rappresentante dell’accusa che il 17 luglio 2006, in servizio alla procura di Verona, aveva chiesto la condanna di Zenatti a trent’anni di carcere per l’omicidio di due lucciole sudamericane. Per questa vicenda, però, l’agricoltore di Custoza fu scagionato dalla corte d’appello due anni dopo.
Secondo le prime indiscrezioni, tra Zenatti e la suocera non correva buon sangue già da diverso tempo. Nella casa di Roverbella, le liti erano frequenti anche se fino a ieri non è emerso il motivo di tutti quei contrasti. Il corpo senza vita dell’anziana era stato ritrovato dal figlio della Turina, ingegnere e cognato di Zenatti, giovedì verso le 18.30. La donna si trovava ai piedi della scala che dal piano terra porta nella tavernetta. Una lastra di vetro decorato, che scorre sotto il corrimano, era infranta e il corpo della donna riportava gravi ferite da taglio che avrebbero potuto portarla alla morte per dissanguamento. La svolta è arrivata subito dopo quando sono arrivati i soccorritori e il medico legale. I sanitari hanno capito subito che non si poteva trattare di una morte accidentale, provocata da un malore o una caduta. Il successivo arrivo del pm Fabrizio Celenza ha indotto gli investigatori ad iniziare subito le indagini perchè si era capito che Anna Turina era morta a causa delle lesioni inferte da un’altra persona. E così si è parlato quasi subito di omicidio volontario. È probabile che il genero, al culmine di una lite, abbia scaraventato la suocera giù dalle scale ma non si esclude che l’abbia anche colpita con un coltello.
Sono tutte ipotesi per il momento che attendono la conferma dagli esiti dell’autopsia, che si svolgerà nei prossimi giorni nell’ospedale di borgo Roma a Verona dove la salma è stata trasferita già giovedì sera. I carabinieri delle stazioni di Castel D’Ario e Roverbella hanno immediatamente attivato il personale del nucleo operativo di Mantova, riporta il comunicato dei carabinieri. Sono stati ascoltati subito i parenti e subito dopo sono stati visionati i filmati delle telecamere installate vicino alla casa della vittima. Sono stati così ricostruiti, riferiscono gli investigatori dell’Arma, le ore precedenti alla morte dell’anziana. Evidentemente tutti gli elementi raccolti dagli investigatori dell’Armaa nella notte e nella prima mattinata di ieri hanno indirizzatole attenzioni verso l’agricoltore veronese. Zenatti è stato così rintracciato earrestato. Avrebbe fornito la sua versione dei fatti ai militari che, però, mantengono il massimo riserbo sulle sue dichiarazioni. Oggi il 54enne avrà la possibilità di ribadire la sua difesa dal gip mantovano. Poi arriverà la decisione sull’arresto.
Un raptus improvviso dietro l’omicidio di Anna Turina (La Voce di Mantova – 12 marzo 2022)
Tre mesi dopo l’omicidio di Anna Turina, assassinata nella sua villetta a Malavicina di Roverbella lo scorso 9 dicembre, tutto resta ancora congelato. Il genero della vittima, Enrico Zenatti resta in carcere con l’accusa di omicidio volontario, e dal carcere continua a dirsi innocente, mentre la procura è più che ferma nel considerarlo unico responsabile di un omicidio efferato. Sono i particolari della relazione del medico legale che ha eseguito l’autopsia che stanno trapelando in questi giorni che confermano di fatto il quadro fortemente indiziario a carico di Zenatti. La relazione del medico legale conferma che il taglio alla gola che ha causato la morte della 73enne non può essere stato fatto che dopo l’arrivo di Zenatti nell’abitazione della suocera, contrariamente a quanto continua a sostenere il 54enne. Quest’ultimo aveva dichiarato agli inquirenti che al suo arrivo la «suocera era già a terra con un vistoso taglio alla gola da cui perdeva sangue». Per il medico legale le cose non sarebbero andate così: quel giorno verso le 17, Anna Turina si sarebbe sentita male, forse per un infarto o un ictus, ma era comunque riuscita a telefonare alla figlia Mara Savoia, che era subito accorsa con il fratello Paolo e il marito Zenatti. Quest’ultimo sarebbe rimasto nella stanza della suocera, mentre i figli dell’anziana cercavano delle medicine per poi uscire per fare strada ai soccorritori. In quel breve lasso di tempo Zenatti avrebbe agito, portando a termine un delitto tanto efferato quanto improvvisato sul momento, come in un raptus. Furono i soccorritori a trovare la vittima con la gola tagliata e in un lago di sangue che prima i figli non avevano visto. In quelle condizioni, conclude il medico legale, la donna non avrebbe mai potuto parlare al telefono chiedendo aiuto, e punta il dito contro il genero, con il quale la donna avrebbe avuto dei forti dissapori, e che 17 anni fa era stato arrestato con l’accusa di avere ucciso due prostitute. Accusa dalla quale era stato assolto in appello.
Anna Turina morì dissanguata, l’omicida di Roverbella la uccise con un’arma da taglio (Gazzetta di Mantova – 18 ottobre 2022)
Al processo in Corte d’Assise gli esiti dell’autopsia della settantaquattrenne. L’imputato mandò fuori di casa moglie e genero rimanendo solo con la suocera
Uccisa in modo spietato con un’arma da taglio usata in un primo momento per scollarle il cuoio capelluto e poi per reciderle la carotide, la giugulare e la trachea. Anna Turina, 74 anni, assassinata nella sua casa di Malavicina di Roverbella il 9 dicembre dello scorso anno, non aveva una sola possibilità di scampo. È morta per dissanguamento. Il suo cuore ha cessato di battere in meno di cinque minuti per l’inarrestabile e consistente perdita di sangue provocata dalle profonde ferite inferte. Questi i primi esiti dell’autopsia effettuata all’ospedale Borgo Roma di Verona, dall’anatomopatologo Nicolò Pigaiani, presentati nella giornata di ieri, nel corso della seconda udienza in Corte d’Assise a Mantova. Accusato dell’omicidio e tuttora in carcere Enrico Zenatti, 55 anni, genero della donna uccisa. Per tutta la durata del processo è rimasto impassibile e non ha guardato le immagini truculente della suocera, proiettate in aula da due schermi. La moglie, Mara Savoia, che ora abita con la figlia dal fratello Paolo, ha confermato che il marito è stata l’unica persona a rimanere da sola in casa con la madre in attesa dei soccorsi e di aver più volte invitato i parenti a uscire per chiamare i soccorsi.
La sua ricostruzione: «Quel giorno – ha raccontato in aula – dovevo andare dall’estetista che si trova a circa 200 metri da casa. Ci sono andata verso le 15.20. Mio marito, quando sono partita, era in casa in tuta da ginnastica, poi si è cambiato ed è andato ad aprire il nostro negozio di frutta e verdura, di fronte alla chiesa e mia figlia era in camera a studiare. Dall’estetista ho spento il cellulare e l’ho riacceso verso le 16.20 quando sono uscita e ho visto i messaggi con richiesta di aiuto di mia madre. Ho avvertito mio marito che mi ha detto: “Prima passa dal negozio” ma sono tornata a casa. La porta era socchiusa. Sono entrata e ho trovato la mamma in piedi e scalza, vestita ma senza ciabatte, che lei non abbandonava mia. Sulla parte destra della testa aveva macchie di sangue, barcollava. Non ho visto tagli. L’ho fatta sedere su una sedia e m’ha detto: “Il papà voleva coparmi”. “Ma mamma cosa dici, è morto due anni fa”. Poi è arrivato mio marito chiedendomi: “Cos’è successo?” Il sospetto è che fosse caduta dalle scale. È arrivato anche mio fratello, ma prima del suo arrivo mia madre ha avuto il tempo di dirmi davanti a mio marito “Al me copa. Al me copa” (“mi uccide, mi uccide”. La mamma era confusa, e non poteva più parlare, ma a chi si riferiva in quel momento?».
Nel giro di una decina di minuti da una situazione clinica grave ma controllabile, la pensionata è morta. La domanda posta è stata: come può una donna cosciente e in grado di parlare passare a uno stato di incompatibilità con la vita? Una cosa è certa: la donna è stata ammazzata. Ma ancora è sconosciuto il movente, anche se la Turina e il figlio Paolo non hanno perdonato a Zenatti la condanna per l’uccisione di due prostitute a Verona: tre anni di carcere, ma poi assolto in appello.
Ergastolo per Enrico Zenatti. Carcere a vita per l’omicidio di Anna Turina (Telemantova – 17 marzo 2023)
I giudici hanno accolto in toto le richieste del pubblico ministero Giulio Tamburini
È stato condannato all’ergastolo Enrico Zenatti, l’agricoltore veronese accusato di aver ucciso la suocera Anna Turina nella sua casa di Malavicina, frazione di Roverbella, il 9 dicembre 2021.
La sentenza. È stata pronunciata ieri sera dopo le 19 la sentenza della Corte d’Assise di Mantova, che ha anche condannato l’agricoltore a nove mesi di isolamento diurno e al risarcimento delle parti civili, i due figli dell’anziana, per 400mila euro ciascuno.
I giudici hanno accolto in toto le richieste del pubblico ministero Giulio Tamburini, che aveva contestato a Zenatti i reati di sfregio permanente del viso a seguito di lesioni e di omicidio volontario aggravato dal nesso teleologico, ovvero per aver ucciso la suocera con l’obiettivo di nascondere le lesioni, oltre che dalla crudeltà e dal rapporto di affinità, essendo la vittima madre della moglie.
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In memoria di
Mantova, Enrico Zenatti è un serial killer? Il ruolo centrale della moglie (che in passato lo difese) (Corriere della Sera – 16 dicembre 2021)
Dall’arresto per il delitto della suocera ai misteri sulla morte di due prostitute: la testimonianza della donna sarà fondamentale. Nel 2005, quando era sfuggito alla cattura, gli aveva fornito degli alibi
Fu allora assolto in Corte d’Assise, dopo tre anni di carcere, e adesso si giura innocente. «Le sentenze si rispettano, e in base a quella sentenza non è colpevole» dice il questore di Pordenone Marco Odorisio, il poliziotto che gli aveva dato la caccia ma anche il poliziotto che, il giorno della scarcerazione nel 2008, aveva profetizzato: «Di Enrico Zenatti si tornerà a parlare». Se ne parla e di nuovo s’indaga su quest’uomo, perché lateralmente all’inchiesta ufficiale sull’omicidio della 73enne Anna Turina nella villa bifamiliare di Malavicina, frazione di Roverbella, nel Mantovano, carabinieri e pm hanno avviato un secondo percorso, a ritroso. Per rintracciare fra database, circuiti diplomatici e informatori le eventuali scomparse di donne che si vendevano in Lombardia e Veneto, e che potrebbero essere altre vittime di un assassino. Forse un serial killer di prostitute.
Escort come la brasiliana Luciana Lino De Jesus e la colombiana Jolanda Holgun Garcia, la prima strangolata nel 2004 nel bilocale a Verona, la seconda mai trovata, sparita l’anno prima in conseguenza di omicidio, forse sotterrata nelle campagne. Incolparono lui, Zenatti, genero della signora Anna e secondo l’impianto accusatorio suo aguzzino, giovedì scorso, armato di un attrezzo da cucina, sembra delle forbici, riposte in un cassetto ma non senza errori.
I rilievi del Ris hanno richiesto breve tempo a conferma dello scenario del Comando provinciale del colonnello Antonino Minutoli; uno scenario del quale si dimostra convinto il magistrato Fabrizio Celenza. Sì, proprio lui, il pm che all’epoca lavorò sulle prostitute incanalando l’accusa contro Zenatti, 53enne dipendente del negozio di frutta della moglie, sui seguenti elementi. Luciana fu uccisa tra le 14 e le 15. Fino a poche ore prima aveva ricevuto, giorno e notte, telefonate di Zenatti che, quel giorno, si trovò a camminare a cinquecento metri dall’abitazione della escort e che, dalle 15, smise di chiamarla interrompendo una sequenza definitiva «ossessiva» dagli inquirenti. Quando settimane più tardi un funzionario del consolato colombiano, allertato dalla famiglia, compose il numero della seconda prostituta, Jolanda, rispose Zenatti, garantendo che stava bene. La polizia scovò, sotto la ruota di scorta della macchina dell’uomo, pagine e pagine di giornali: quelli che raccontavano il delitto di Luciana. Zenatti scappò all’imminente cattura munito di migliaia di euro, senza telefonino e carte di credito, muovendosi sui taxi, coperto dalla moglie che in precedenza l’aveva lasciato, tornando dalla mamma insieme ai bimbi piccoli, e che in quell’occasione di latitanza gli fornì degli alibi.
In primo grado Zenatti, infine braccato in una cabina telefonica, ricevette una condanna di 18 anni. Gli investigatori seguirono la pista dei resti inumati, senza risultato anche considerando, ci dice un poliziotto in pensione, che i terreni riconducibili all’indagato, di proprietà della famiglia della consorte, raggiungevano i cento ettari. Di Zenatti era notoria l’assidua frequentazione delle escort: sua mamma, in quella Custoza che salutò la scarcerazione con le campane a festa, ammise il fatto specificando che non costituiva reato.
In Procura ripetono che centrale, per svelare sia il presente sia un ipotetico oscuro passato, sarà la moglie, ammesso che davvero sappia e si confidi. E ammesso, certo, che Zenatti abbia ucciso la suocera, con la quale i rapporti erano pessimi, a meno che non abbia voluto «silenziarne» pericolose rivelazioni. Le telecamere di sorveglianza delle case dei vicini cristallizzano un’uscita di Zenatti compatibile con la fascia temporale della morte, causata da un taglio alla gola. Scartata la pista di estranei per una rapina: nulla mancava nella vasta abitazione dell’anziana. La sua porta dista cinque metri da quella di Zenatti, alle cui udienze sempre parteciparono amici preti. Enrico Bastianello, legale dei parenti di Luciana, valuta se presentare istanze volte a riaprire le vecchie indagini. (di Andrea Galli)