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Daniele Renato Chatrian, 49 anni, proprietario di un alimentari, padre. Massacra a coltellate la moglie davanti alla figlia quattordicenne

Riva Valdobbia (Vercelli), 7 Febbraio 2011


Titoli & Articoli

Uccide a coltellate la moglie nel sonno – La figlia 14enne svegliata  dalle urla della madre (La Stampa – 7 febbraio 2011)
Accoltella la moglie nel cuore della notte, mentre dorme. Ma al primo fendente lei si sveglia, tenta di reagire, urla. La figlia quattordicenne sente e corre, inutilmente in suo aiuto. Quando arriva in camera da letto vede la mamma esanime, il padre come un robot che tenta di rianimarla e che ripete: «Che cosa ho fatto, mio Dio, che cosa ho fatto».
La vita tranquilla di una famiglia come tante si è interrotta la notte scorsa, attorno alle 3.45 nella piccola casa di Riva Valdobbia, nel vercellese, dove fino a quel momento abitava senza particolari problemi. Un raptus è l’ipotesi più accreditata dai carabinieri che stanno svolgendo le indagini. Un raptus dal movente ancora oscuro che ha portato Daniele Chatrian, 49 anni, di origine aostana, a colpire con quattro coltellate Maria Rosa Vaglio, 53 anni con la quale aveva condiviso tre figli, il negozio di alimentari che gestivano insieme.
Nessun litigio, nessun movente passionale, nessuna difficoltà finanziaria o di famiglia, nulla – secondo le prime testimonianze raccolte dagli inquirenti – faceva presagire la notte dell’orrore. Anzi, ieri sera i due coniugi l’hanno trascorsa in pizzeria con la figlia quattordicenne e la figlia maggiore che già è via di casa come l’altro fratello. Eppure alle 3.45 nella mente di Daniele Chatrian qualcosa è scattato. Secondo la ricostruzione degli investigatori (i carabinieri di Alagna Valsesia e di Borgosesia) l’uomo si alza, va in cucina, afferra un lungo coltello dal cassetto, ritorna in camera da letto e lì colpisce la moglie Rosa. Lei tenta di difendersi, di reagire, urla, tanto che la figlia (l’unica che è in casa con loro) si sveglia a sua volta e corre per vedere che cosa stia succedendo.
Pochi attimi sufficienti perchè il padre termini il suo delitto con altre tre coltellate, fatali. Poi, come risvegliatosi da un incubo,Daniele Chatrian si rende conto di quanto ha fatto, prima cerca di soccorrere la moglie, di tamponarle le ferite con le lenzuola, con quello che trova nella camera, quindi chiama il 118 e confessa subito.
E quando giunge, assieme agli altri, il vecchio maresciallo del paese che lui conosce bene, lo abbraccia in lacrime, un fiume di lacrime.
Il resto è ordinaria routine: l’arresto per omicidio volontario, il trasporto al carcere di Vercelli, la figlia minorenne affidata alla sorella maggiore, le prime testimonianze. Domani, probabilmente, l’interrogatorio. Lui è reo confesso, potrebbe calare il sipario su questa ennesima tragedia famigliare, se non fosse per l’umana esigenza di trovare un senso all’assurdo, all’irrazionale, dare una spiegazione ai figli.
Il sospetto è che a Daniele Chatrian quel menage coniugale ormai andasse stretto e che avesse preso un’infatuazione per una donna molto più giovane, un amore non corrisposto. Forse solo chiacchiere di paese – dicono gli inquirenti – o forse la molle che piano piano ha lavorato, devastandola, dentro la psiche di un uomo tranquillo che in una frazione di secondo si è trasformato in un assassino.

Uccide la moglie a coltellate poi si consegna ai carabinieri (la Repubblica – 7 febbraio 2011)
In preda a un raptus, un commerciante ha colpito la moglie nel sonno. Poi si è consegnato ai carabinieri: “Mio Dio, che cosa ho fatto”. La coppia era in crisi da tempo. Testimone, la figlia di 14 anni
Sconvolto da un raptus, è andato in cucina, ha afferrato un lungo coltello e ha colpito quattro volte la moglie che dormiva in camera da letto. Poi si è consegnato ai carabinieri. Le sue uniche parole: “Mio Dio, che cosa ho fatto”
Così, secondo la ricostruzione degli inquirenti, Daniele Renato Chatrian, classe 1962, originario di Aosta ma da anni residente a Riva Valdobbia, piccolo centro dell’alta Valsesia, ha ucciso nel sonno la moglie, Maria Rosa Vaglio Cerin, classe 1959. I due coniugi gestivano insieme un negozio di alimentari. In casa c’era anche la figlia più piccola della coppia, di 14 anni, risvegliata dalla urla della madre. Gli altri due figli più grandi vivevano per conto loro.
“Dopo una serata trascorsa in pizzeria” spiegano i carabinieri della Compagnia di Borgosesia, “la famiglia è rientrata a casa, in via Matolo, e lì, intorno alle 3,45, si è scatenato il raptus omicida dell’uomo”. Da tempo la coppia era in crisi.  Dopo il gesto l’uomo ha telefonato al 118 raccontando tutto. Ora è in carcere a Vercelli con l’accusa di omicidio.
E a mano a mano che passano le ore gli investigatori aggiungono nuovi tasselli alla tragedia:  all’arrivo dei carabinieri (di Alagna Valsesia e di Borgosesia) l’uxoricida ha subito confessato e, senza opporre resistenza, si è lasciato condurre al carcere di Vercelli. Le uniche parole che ha sussurrato tra le lacrime sono state: “Mio Dio, che cosa ho fatto”. Durante la serata in pizzeria trascorsa con la figlia quattordicenne, la maggiore e il fidanzato sembra che nulla facesse presagire quello che sarebbe accaduto da lì a poche ore. Al momento l’uomo è detenuto in attesa del primo interrogatorio. La figlia minorenne è stata affidata alla sorella maggiore. Il cadavere della vittima è all’obitorio di Varallo a disposizione della magistratura.


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