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Antonio Giannandrea, 18 anni, studente. Picchia, soffoca e sgozza la fidanzata con un coltello da cucina. Poi getta il corpo in un burrone e tenta di depistare le indagini. Chiesti 16 anni con rito abbreviato

Putignano (Bari), 4 Gennaio 2012


Titoli & Articoli

Studentessa uccisa, il fidanzato confessa (Corriere della Sera – 6 gennaio 2012)

 

La bugia del killer in Rete (Corriere della Sera – 7 gennaio 2012)

 

Il fidanzato: “Ho ucciso Antonella durante un lungo abbraccio” (la Repubblica – 9 gennaio 2012)
E’ stato convalidato il fermo di Antonio Giannandrea, arrestato con l’accusa di aver ucciso Antonella Riotino: è stato incastrato dalle ferite sulle mani. Ieri i funerali della vittima. Da tempo tra i due c’erano litigi e incomprensioni e la ragazza riceveva messaggi di morte anche sul cellulare
E’ stato convalidato il fermo di polizia giudiziaria nei confronti di Antonio Giannandrea, il 18enne di Putignano, accusato dell’omicidio di Antonella Riotino, la studentessa di 21 anni trovata morta tra i fossi alla periferia del paese il 4 gennaio scorso. Ieri è stato celebrato il funerale della studentessa, il cui feretro è stato avvolto da un velo da sposa, tra i fiori bianchi. Antonella è stata uccisa a circa 300 metri da casa. Picchiata, soffocata e sgozzata. E’ stato arrestato con l’accusa di omicidio il fidanzato di Antonella Riotino, la ventenne uccisa a Putignano, nel barese, la cui scomparsa era stata denunciata giovedì mattina dai familiari, allarmatisi per il mancato rientro a casa della studentessa.
“Sono stato io”: ha detto al gip del tribunale di Bari Marco Guida, Giannandrea. Non ha fornito un movente convincente ma confidato il particolare di avere strangolato Antonella durante un abbraccio, facendole perdere i sensi, mentre le ripeteva di amarla e di averla poi uccisa colpendola con un coltello. Giannandrea è nel carcere di Bari dal 5 gennaio scorso, dopo aver ammesso il delitto a conclusione di un lungo interrogatorio nella caserma dei Carabinieri di Gioia del Colle.
Il ritrovamento del cadavere – Il corpo della vittima presentava una profonda ferita alla gola, probabilmente inferta con un coltello. Dai primi accertamenti dei carabinieri, pare che la coppia negli ultimi tempi litigasse spesso, e che l’ennesima discussione sia avvenuta per strada, proprio nella giornata della scomparsa della studentessa. Il cadavere della giovane di Putignano è stato trovato dai carabinieri la scorsa notte in una scarpata alla periferia della cittadina, su segnalazione dello stesso ragazzo, suo compagno di scuola, da subito fortemente sospettato dell’omicidio. Il delitto sarebbe avvenuto in strada, poi il giovane avrebbe fatto rotolare il cadavere. Sul corpo della vittima sono stati trovati segni di strangolamento, di percosse e di arma da taglio. Sarà l’autopsia e in particolare l’anatomopatologo a stabilire la causa del decesso.
Tradito dalle ferite alle mani – Antonio Giannandrea è stato ‘tradito’ da vistose lesioni che ha riportato sulle mani. “Sì, sono stato io”, ha detto ai carabinieri, prima di condurli sul luogo del delitto, in via Fratelli Bandiera. In nottata è stato condotto al carcere di Bari. Convocato insieme con altri amici della ragazza in caserma per ricostruire la vita di Antonella, i carabinieri hanno immediatamente notato le vistose lesioni che il 18enne aveva sulle mani. Gli hanno quindi chiesto come se le fosse procurate e la sua sicurezza, ostentata in un primo momento, ha cominciato a vacillare fino a quando, alle due di notte, ha finito per ammettere l’omicidio, indicando ai militari il luogo dove aveva nascosto il corpo, un terreno alla periferia di Putignano, dove aveva anche cercato di coprirlo. Qui gli investigatori hanno trovato un coltello da cucina che potrebbe essere stato quello utilizzato per provocare le lesioni al collo della ragazza. Nell’abitazione del giovane i carabinieri hanno trovato e sequestrato alcuni indumenti al vaglio della Squadra investigazioni speciali dell’Arma.
Il movente passionale – Una storia d’amore molto travagliata, quella tra i due ragazzi, fatta di incomprensioni, feroci litigate, minacce e abbandoni e ritorni d fiamma. Il motivo dell’assassinio starebbe proprio in questa difficile relazione. Gli inquirenti stanno cercando di definire i motivi precisi della lite ma, al momento, sembra che il delitto sia scaturito mercoledì sera durante l’ennesima discussione, nel corso della quale la ragazza forse avrebbe ribadito al ragazzo di volerlo lasciare. A quel punto il raptus: lui le avrebbe afferrato la testa e sbattuta contro un muretto, poi le avrebbe messo le mani al collo e infine la coltellata mortale sul lato destro del collo.
Il depistaggio su Facebook – Le incomprensioni tra la ragazza e Antonio, studente dell’Istituto alberghiero, lo stesso frequentato da Antonella, andavano avanti da diverso tempo. Un periodo durante il quale il giovane – è stato confermato da fonti investigative – avrebbe anche inviato minacce ad Antonella attraverso messaggi su Facebook da un profilo a lei sconosciuto e con il nick name “Rasta light”, come il nome di un videogioco che la vittima aveva regalato al suo fidanzato. Attraverso questo profilo di fantasia, ieri, ha anche inviato un messaggio alla sorella di Antonella (con la quale aveva ‘stretto amicizia’ assieme ad altre 59 persone per crearsi un alibi) tentando un depistaggio. Un messaggio consegnato in copia dalla sorella della vittima ai carabinieri. Da qui le indagini tecniche, autorizzate dalla Procura e portate a termine in pochissimo tempo dagli uomini della Compagnia di Gioia del Colle e della stazione di Putignano, che hanno chiuso il cerchio inducendo il giovane a confessare. I militari sospettano che la soluzione del caso possa essere proprio su Internet. Gli inquirenti sospettano infatti anche che il ragazzo sia entrato nel profilo Fb di lei, di cui conosceva la password di accesso, e abbia aggiornato lo status per sviare le indagini e allontanare i sospetti.
Le minacce – “Antonella era come una sorella per me. Io e mia moglie Pasqua sapevamo che lei riceveva minacce di morte, per questo un mese fa l’avevo accompagnata dai carabinieri per sporgere denuncia”. Vito, quarantenne, è l’unico condomino del palazzo in cui vive la famiglia Riotino a parlare con i cronisti e a raccontare dei messaggi che la vittima riceveva sul proprio profilo di Facebook e, via sms, sul telefonino. Secondo Vito, il misterioso pseudonimo, era riconducibile a Giannandrea. Sempre secondo il vicino di casa dei Riotino, Antonio Giannandrea aveva una doppia vita, nel senso che pubblicamente appariva il fidanzatino bravo e premuroso ma poi si trasformava in una sorta di stalker. Antonella era la primogenita di quattro figli: dopo di lei era nato Domenico, di circa 20 anni, e le gemelle Giulia ed Eleonora, diciannovenni. Il papà della vittima lavora in un ristorante, la mamma è invece una casalinga.

 

Omicidio a Putignano La doppia vita di «Rusty» L’ultimo addio ad Antonella (Gazzetta del Mezzogiorno – 9 gennaio 2012)
Come in un thriller di Alfred Hitchcock, la povera Antonella Riotino ha capito solo poco prima di morire che lo stalker che dalla fine di ottobre la stava perseguitando, minacciandola attraverso degli sms e il social network Facebook era il suo ragazzo Antonio Giannadrea. Fino a quel momento, ossia fino a quando Antonio, la sera del 4 gennaio, completamente fuori di sé, gli si è rivoltato contro, pestandola a sangue e colpendola al petto e alla gola con un grosso coltello da cucina, lei aveva creduto ingenuamente che dietro lo pseudonimo «Rusty Light», ispirato ad un videogioco giapponese regalato dalla ragazza al suo fidanzato diciannovenne, e dietro agli sms minatori che la facevano piangere e arrabbiare, c’era un gruppo di amiche invidiose della sua relazione, un gruppo che non perdeva occasione per spettegolare sul suo conto e prenderla in giro per il suo aspetto. 
È questo uno degli elementi nuovi che emergono dall’indagine sull’assassinio di Antonella Riotino, 21 anni, studentessa all’istituto tecnico «Agherbino» indagini che non si sono fermate neppure ieri nel giorno dei funerali della ragazza. Nella camera ardente allestita nella chiesetta dei Cappuccini, i genitori di Antonella hanno vegliato in preghiera per tutta la mattina, insieme ai parenti e agli amici della giovane. I genitori del presunto assassino sono stati visti passare in automobile davanti alla chiesa. Non si sono fermati, sconvolti per il tragico epilogo di questa storia che mai avrebbero immaginato possibile anche nel peggiore dei loro incubi. Molti gli amici comuni ai due ragazzi che ieri hanno partecipato al rito funebre per dare il loro ultimo saluto ad Antonella. Lei sembrava felice, dicono, pronta a difendere la sua relazione da tutto e da tutti. Forse per questa ragione i pettegolezzi, le maldicenze e le minacce messe in giro attraverso la rete la infastidivano più di ogni altra cosa.
Nei primi giorni di dicembre, insieme ad una amica, si era presentata ai carabinieri per denunciare la diffamazione, continua e volgare ai suoi danni. Secondo la ricostruzione elaborata dagli investigatori Antonio Giannandrea, giovedì sera, avrebbe gettato la maschera e non sapendo come fare per interrompere quella relazione nella quale si sentiva imprigionato, ha aggredito Antonella, sfogando su di lei, piccola e gracile, che ad ogni incontro con le sue braccia lunghe e sottili gli cingeva la vita senza mai staccarsi, un senso di frustrazione che forse aveva radici ben più profonde.
La loro storia di amore era cominciata alla fine dell’estate ed era andata avanti tra qualche incomprensione e molti batticuore. «Ciao, ci vediamo questa sera… al solito posto» le ha scritto in un sms Antonio la sera in cui l’ha ammazzata. «Era un ragazzo solitamente silenzioso, per tirargli fuori qualche parola bisognava usare le pinze» dice un amico della famiglia Giannandrea che aggiunge: «Riservato e tranquillo, come tutti gli introversi a volte reagiva con troppa veemenza ma mai e poi mai avremmo potuto immaginare una reazione violenta e distruttiva. Io e i miei familiari non riusciamo a credere che sia accaduto tutto questo».
Silenzioso, riservato nei rapporti con gli amici ed i familiari, nella realtà virtuale di internet, Antonio, sostengono gli investigatori, si trasformava, diventando loquace ed estroverso. Un fiume in piena di parole, di emozioni, di sentimenti contrastanti che alla fine lo hanno travolto facendo di lui un assassino. È quanto emerge dalla ricostruzione degli investigatori del Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Gioia del Colle, guidati dal luogotenente Antonio Casalino che sono riusciti a dare una rapida soluzione al caso con la collaborazione dei militari della stazione di Putignano, al comando del luogotenente Ba tolomeo Nucci.
Da quello che si è saputo il ragazzo avrebbe cercato di depistare le indagine per poi cedere davanti alla evidenza di una serie di elementi raccolti dai carabinieri sulla scena del delitto e nel corso della perquisizione condotta in casa sua (in particolare il suo computer e il telefonino di Antonella). Sarà celebrata questa mattina davanti al gip del Tribunale di Bari Marco Guida l’udienza di convalida del fermo di Antonio Giannandrea accusato di omicidio volontario premeditato e difeso dagli avvocati Francesco Matarrese e Antonia Bello.

 

Omicidio Riotino, chiesti 16 anni per Antonio Giannandrea (Informatissimo – 13 dicembre 2012)

La notizia è stata diffusa stamani dal collega Luca Natile della Gazzetta del Mezzogiorno e poi ripresa dai giornali locali

Omicidio_Riotino_gazzettaPutignano (Ba) – Richiesta dalla Procura di Bari una condanna a 16 anni di reclusione per Antonio Giannandrea, il 19enne putignanese, reo confesso di aver accoltellato e ucciso la fidanzata, Antonella Riotino di 21 anni, la sera del 4 gennaio di quest’anno a Putignano.
La notizia è stata diffusa stamani dal collega Luca Natile della Gazzetta del Mezzogiorno, il quale ha spiegato che il processo del giovane si sta svolgendo col rito abbreviato. Quando il giovane fu sentito dal Giudice dopo aver reso la sua confessione ai Carabinieri, non seppe spiegare come mai avesse portato con sé un coltello da cucina quella sera e come fosse arrivato a compiere materialmente il gesto estremo. L’accusa prevista dall’ordinanza di custodia cautelare era di omicidio volontario con l’aggravante della crudeltà. Tuttavia la perizia dello psico-patologo forense incaricato potrebbe riconoscere al ragazzo la condizione di semi-infermità al momento del delitto.


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