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Vinueza Tania Jomar, 48 anni, infermiera, mamma e nonna. Dopo 18 anni di violenze, in cui lei non lo aveva mai denunciato (ma aveva denunciato solo la scomparsa una volta che lui si era allontanato per 14 giorni), viene uccisa a coltellate dal convivente che racconta che lei si sarebbe accoltellata da sola e che lo faceva spesso

Milano, 12 Febbraio 2014

 

vinuezaSalvatemi, aiuto, salvatemi. Dalle testimonianze sembrerebbe che la coppia non stesse passando un bel periodo.

 

Anis Ahmed Mohamed Saadouni,44anni, ex titolare di una piccola impresa di pulizie e ora senza lavoro né quattrinimohamed sadouni.           La uccide e si mette a guardare la tv, quando arrivano le forze dell’ordine gli dice che deve finire di guardare il            programma.

 

 


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La ammazza e torna a guardare la tv

URLAVA Vinueza, perché scappare non poteva più. Mohamed, il suo carnefice, a sbarrarle la via di fuga verso la porta di casa, in mano un coltellaccio a lama larga. E troppo piccolo quell’appartamento, al terzo piano di un condominio all’angolo tra piazzale Accursio e via Gassendi, una trentina di metri quadrati compreso il bagno, per trovare rifugio. «Aiuto! Datemi aiuto!». Il braccio di Mohamed prova ad affondare, Vinueza lotta, lo graffia, si taglia. Un fendente le arriva in testa, l’osso piega la lama, la donna crolla a terra oltre lo scalino d’accesso al bagno. Il compagno getta il coltellaccio nella pattumiera, ne estrae un altro più stretto, torna per il colpo finale. Al cuore.
Finisce così la storia di Vinueza Tania Jomar, 48 anni, infermiera ecuadoriana in Italia da una ventina d’anni, tanto da aver preso la cittadinanza, vita onesta e lavoro regolare, da infermiera in una struttura di assistenza agli anziani in via Paravia. Una figlia, 25 anni, avuta da una precedente relazione: l’hanno chiamata a notte fonda a Vicenza dove fa la barista, ha preso il compagno (anche lui ecuadoriano, pizzaiolo) e lasciato i due figli piccoli da un’amica per correre i 200 chilometri in autostrada e venire a piangere il suo strazio: «Mamma era sempre preoccupata per me e i nipoti — singhiozzava — mai per quello che le poteva succedere ».
Quando arriva Mohamed Anis Ahmed Mohamed Saadouni, 44 anni, egiziano, ex titolare di una piccola impresa di pulizie e ora senza lavoro né quattrini, lo hanno già portato via i poliziotti del commissariato Quarto Oggiaro, guidati dal vicequestore aggiunto Antonio D’Urso. Non le dicono gli agenti, di averlo trovato davanti alla tv, volume alto, sigaretta accesa, col cadavere della mamma in pigiama su cui i sanitari del 118 tentavano manovre disperate. Gli avevano detto di spegnere, lui stranito, sguardo nel vuoto: «Devo guardare». Ad abbozzare una difesa: «Ha fatto da sola, lo faceva spesso, ho sfondato la porta del bagno per aiutarla».
Diciotto anni era durata quella storia. Le violenze concentrate negli ultimi anni, le urla e gli schiaffi, e mai una denuncia. Ad uscire di casa, quando il tappo saltava, era sempre Mohamed. A volte anche per cercare altrove il lavoro che non c’era più qui, e senza nemmeno avvertire. Tanto che, a dicembre, Vinueza si era presentata al commissariato di via Satta a fare denuncia di scomparsa del compagno, e l’aveva ritirata un paio di settimane più tardi quando lui si era rifatto vivo: viaggio a vuoto in Germania, ritorno sotto un tetto a fare quello che si poteva con uno stipendio, quello di lei. E non bastava. E ancora liti.
L’ultima esplode alle 21.30 di martedì. Vinueza urla, i vicini sentono, poi la voce si fa sussurro, sparisce. Bussano, gli inquilini, finché Saadouni apre la porta sullo scempio. Otto minuti dopo le 22 viene avvertito il 113, le ambulanze sono già partite. L’egiziano farfuglia e nega, e per un po’ gli agenti lo assecondano. Ma ci sono già le testimonianze dei vicini che ad uno ad uno vengono portati in questura, e ci sono due coltelli, anche il secondo, quello letale, sporchi di rosso nella spazzatura. Il secondo è compatibile con la larga ferita al petto che ha ucciso Vinueza. I graffi sui polsi di Mohamed vengono refertati al Sacco. Segni di lotta, disperati, per sopravvivere. Alle 3, anche per il pm di turno Giovanni Polizzi, non c’è più dubbio. Saadouni finisce a San Vittore per omicidio volontario aggravato.

Voleva imporle la bigamia: convivente uccisa, condannato a 24 anni
È stato condannato dalla Corte d’Assise a 24 anni di carcere. Mohamed Anis Sadouni, egiziano di 44 anni, lo scorso 11 febbraio ha ucciso a coltellate la convivente ecuadoriana nel loro appartamento in piazzale Accursio. Il pm Giovanni Polizzi aveva chiesto per lui una condanna a 30 anni. Quando l’uomo aveva tentato «di imporle una condizione di bigamia», Tania Vinumeza, 48enne nata in Ecuador ma a Milano da molti anni, aveva minacciato di interrompere la relazione. Sadouni, che voleva portare la moglie egiziana in Italia, pretendeva che la compagna ecuadoriana «accettasse il fatto che vivessero tutti insieme sotto lo stesso tetto».
«Si trattava di una situazione di concubinato di fatto – ha spiegato Polizzi – con modalità che sono ammesse dalla sua cultura d’origine ma non dalla nostra. Questo tipo di condotta, evidentemente, era umiliante per la donna con la quale conviveva in Italia».
L’imputato è stato arrestato la sera dell’omicidio dai poliziotti intervenuti dopo una telefonata dai vicini al 113. In aula l’uomo si è dichiarato innocente, affermando che la vittima «si è suicidata colpendosi con il coltello».

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