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Giampaolo Regazzini, 36 anni, carpentiere. Massacra a calci e pugni la compagna. Condannato a 14 in primo grado, ridotti a 12 in appello che diventano 9 con l’indulto, anzi 7: è fuori.

Mazzi di Valeggio sul Mincio (Verona), 14 Ottobre 2005


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Indulto anche per Giampaolo Regazzini. La legge lo prevede e così anche un omicida, l’operaio che la notte del 14 ottobre 2005 uccise, colpendola con calci e pugni la compagna trentunenne Monica Da Boit, ha ottenuto uno sconto di pena. Immediata e comprensibile la reazione indignata della mamma di Monica, Paola Caio, vicepresidente dell’Associazione vittime della violenza.
Paola Caio, che abita col marito e gli altri due figli a Malavicina di Roverbella, dove ha vissuto anche Monica per un certo periodo, annuncia che il prossimo 30 ottobre diverse associazioni di famigliari di vittime di crimini violenti ma anche di vittime della strada, si riuniranno a Roma, davanti al Parlamento per protestare contro una «una legge ingiusta e senza senso, una vergogna che non si può più sostenere».
Ma andiamo con ordine. Come si diceva, per i reati commessi fino al 2 maggio 2006, il giudice dell’esecuzione è obbligato ad applicare l’indulto. Così lo stesso magistrato, il dottor Guidorizzi, che in primo grado inflisse a Regazzini 14 anni di reclusione, punendo severamente il reato di omicidio preterintenzionale, ha firmato ora lo sconto di tre anni alla condanna finale che in Appello si ridusse a 12 anni. Dodici meno tre, nove; ora a Regazzini (che ha 39 anni), difeso dagli avvocati Maurizio Corticelli e Vittore D’Acquarono, rimangono da scontare sette anni, poichè è in carcere dal 2005.
«E’ una vergogna, non ho più parole per commentare queste decisioni – dice la mamma di Monica – Noi non vogliamo vendetta ma giustizia; questa giustizia invece ora ha chinato il capo. A quest’uomo, che con brutalità, crudeltà ha tolto la vita a mia figlia, restano solo sette anni. Poi potrà uscire dal carcere, ancora giovane, e rifarsi tranquillamente una vita e magari tornare ad uccidere. Come ha fatto Delfino a Genova, che ha assassinato due donne o quei due albanesi che hanno trucidato la coppia di Treviso. L’indulto è una follia, mascherata da legge. Noi vogliamo dire basta».
Il 30 ottobre a Roma sfileranno così i famigliari delle tante vittime di violenza, dalla mamma di Monica a Daniele Pellicciardi, figlio di Guido e Lucia, torturati e uccisi poche settimane fa nella casa in provincia di Treviso, di cui erano custodi.
«Siamo stati contattati anche da Beppe Grillo, a cui sta particolarmente a cuore la questione; non è esclusa anche una manifestazione di protesta a Milano, prima della fine di ottobre» conclude la combattiva mamma della ragazza uccisa due anni fa, dall’uomo con cui viveva da tempo tempo, nella loro casa di Valeggio.


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