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Valentina Colella, 25 anni, mamma. Uccisa a colpi di pistola dall’ex fidanzato

Spigno Saturnia (Latina), 15 Marzo 2011


Titoli & Articoli

DRAMMA DELLA GELOSIA A SPIGNO. UCCIDE LA SUA EX COMPAGNA A COLPI DI PISTOLA (h24 – 16 marzo 2011)
Un agente della polizia provinciale di Latina ha ucciso la sua ex fidanzata a colpi di pistola. E’ accaduto intorno le ore 20,00 in via Fornello a Spigno Saturnia. A perire sotto i colpi della pistola di ordinanza è stata la ventiseienne commessa, Valentina Colella, residente a Spigno Saturnia, madre di una bambina di poco più di cinque anni. Ad ucciderla Carlo Emanuele Caliman un 39enne di Minturno ex attore di fiction e agente della polizia provinciale. Secondo una prima ricostruzione i due si sarebbero incontrati per alcuni chiarmenti in via Fornello, una traversa della strada statale Formia-Cassino.
Tra la coppia è nata una violenta discussione,  l’uomo ha estratto la sua pistola d’ordinanza , sparando diversi colpi. La ragazza ha tentato di fuggire uscendo dalla macchina, ma senza successo. I proiettili hanno raggiunto la giovane al fianco sinistro ed al collo. L’uomo ha poi lasciato l’arma accanto al corpo, e con la sua moto si è diretto al commissariato di polizia di Formia per costituirsi. Sul posto sono stati trovati diversi proiettili inesplosi, non si esclude che  il giovane abbia involontariamente inserito la sicura, ed in seguito “scarrellato”,  per continuare a sparare, non riuscendoci. Il corpo senza vita della ragazza è custodito nella camera mortuaria di Latina in attesa dell’autopsia programmata per oggi, e disposta dal magistrato Marco  Giancristofaro.

 

Tragedia della gelosia, guardia provinciale uccide la fidanzata (Corriere della Sera – 16 marzo 2011)
Il 39enne ha sparato contro la compagna 26enne: lei lo aveva lasciato perché lui non voleva sposarla
Nella serata di martedì una guardia provinciale ha sparato diversi colpi di pistola contro la fidanzata: uno l’ha raggiunta al collo, uccidendola. I due si trovavano in una zona periferica di Spigno Saturnia ( nel sud della provincia di Latina) dove si erano fermati per un chiarimento dopo una accesa discussione. L’uomo, Carlo Emanuele Caliman, 39 anni, al culmine di una discussione ha sparato alla fidanzata 26enne, Valentina Colella, usando la pistola d’ordinanza. L’omicida si è subito diretto al commissariato di Formia dove si è costituito intorno alle 20 e 30 di martedì. Ha confessato immediatamente il delitto, mentre il personale del 118 arrivava in via Fornello – insieme alla volante della polizia- trovando la ragazza già priva di vita.
LITE IN AUTO – I due stavano viaggiando a bordo della Citroen di Valentina. E’ proprio in macchina che hanno iniziato a discutere: lei, al culmine del litigio, è scesa dalla vettura, ma Caliman ha iniziato a spararle contro, almeno una decina di colpi. Uno, quello alla giugulare, le è stato fatale: il corpo si è accasciato a pochi passi dalla vettura. L’assassino avrebbe ucciso la fidanzata perchè lei lo aveva lasciato, mentre l’uomo insisteva nel volerla sposare. Un rifiuto che Caliman non è riuscito a sopportare, arrivando alla tragica discussione di martedì sera quando, ancora in auto, i due si sono parlati per l’ultima volta. Valentina ha provato a scappare alla furia dell’uomo, sempre più alterato, ma lui ha imbracciato l’arma, consentendole di fare solo pochi passi, per poi accasciarsi esangue, raggiunta con un colpo di pistola alla gola.
I PROTAGONISTI – I due avevano alle spalle già alcune relazioni sentimentali naufragate: lei era una ragazza madre e non aveva un lavoro fisso e viveva nella casa dei genitori a Spigno. Famiglia molto conosciuta: il padre di Valentina aveva lavorato come finanziera a Formia e da poco era andato in pensione. L’omicida vive invece nella vicina Minturno: lavorava nella polizia da tre anni e si era guadagnato un pizzico di notorietà in zona grazie a piccole partecipazioni in alcune fiction televisive.
(di Michele Marangon)

SVOLTI NEL POMERIGGIO I FUNERALI DI VALENTINA COLELLA (h24 – 18 marzo 2011)
Si sono svolti questo pomeriggio, presso la chiesa di Vindicio a Formia, i funerali di Valentina Colella, la 26enne di Spigno uccisa a colpi di pistola lo scorso martedì dall’ex fidanzato.
Una  funzione con pochi fiori, molto sobria, e composta ,senza applausi all’uscita del feretro.  Alla messa funebre erano presenti le autorità civili, militari ed un migliaio di persone, tra amici e parenti. Il corpo della ragazza è stato tumulato nel cimitero di Spigno Saturnia.
Intanto questa mattina c’è stato l’interrogatorio di Carlo Emanuele Caliman davanti al Gip Tiziana Coccoluto, l’uomo ha confermato totalmente quello che aveva riferito al pm la sera dell’omicidio. Confermata la custodia cautelare in carcere, con la sorveglianza a vista, onde evitare episodi di autolesionismo o gesti estremi. L’avvocato difensore de Angelis intanto ha avanzato l’ipotesi della custodia all’interno di un carcere militare, vista la sua posizione  di appartenente alle forze dell’ordine, questa soluzione però, è ancora al vaglio del gip, che si pronuncerà in merito, nei prossimi giorni.


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In memoria di

«Mia madre uccisa dal compagno a 25 anni: oggi lui è libero, vorrei incontrarlo per guardarlo negli occhi» (Corriere del Mezzogiorno – 21 novembre 2023)
Parla Martina Floriano, 19 anni, la figlia di Valentina Colella assassinata a Latina nel 2011. La ragazza ha portato la sua testimonianza agli studenti dell’Ateneo Vanvitelli: «Alle ragazze dico: l’amore tossico si può riconoscere»

«Ho deciso di parlare in pubblico del mio dramma perché credo nel valore della testimonianza. Per chiedere alle ragazze che subiscono soprusi e violenze anche psicologiche di aprirsi e parlarne con le persone che gli sono accanto. E l’ho fatto anche per Giulia: quando abbiamo fissato l’appuntamento di questa mattina non l’avevano ancora trovata, non si sapeva che era stata uccisa». Giulia è Giulia Cecchettin, la ragazza di Vigonovo (Venezia) assassinata a coltellate dal fidanzato Filippo Turetta che voleva lasciare. Chi parla, invece, è Martina Floriano. Diciannove anni, di Spigno Saturnia in provincia di Latina, occhi verdi che spiccano su un volto pulito e adornato da capelli biondi. Lo stesso colore di quelli della mamma, Valentina Colella, uccisa con due colpi di pistola il 15 marzo del 2011 dal compagno al culmine di una lite. L’uomo, Carlo Emanuele Caliman, 39enne all’epoca dei fatti, agente della polizia provinciale, è stato condannato a 21 anni di carcere ma ne ha scontati 14 per buona condotta. La vittima aveva invece 25 anni, Martina solo 6 ed era nata da una precedente relazione della mamma. Oggi la ragazza è stata protagonista di un incontro ospitato dal Dipartimento di Giurisprudenza (lei è iscritta al primo anno del corso di Scienze delle investigazioni e della sicurezza) dell’Università della Campania – Vanvitelli a Santa Maria Capua Vetere. “Il silenzio degli innocenti” il titolo dell’iniziativa, un focus dedicato alle vittime collaterali dei femminicidi. Vittime come lei, appunto.

Com’è nata l’idea di incontrare gli altri studenti? Dove ha trovato il coraggio per tornare su questa vicenda? 
«Un giorno stavo seguendo il corso di Storia del diritto penale con la professoressa Marianna Pignata. Durante un confronto con gli studenti venne fuori il tema della violenza di genere, raccontai per la prima volta la mia storia. La prof mi prese successivamente in disparte e mi chiese se mi andava di affrontare l’argomento in un incontro pubblico, le dissi di sì».

Che cosa rappresentano questi momenti per lei? 
«Vorrei che di violenza sulle donne si parlasse tutti i giorni e non solo in determinate date o davanti a tragedie. Ne parlerei a nome di tutte coloro che non possono più farlo. Valentina, mia madre, Giulia e tutte le altre, non sono persone lontane da noi. Queste sono vicende che hanno una ripetitività drammatica e tutti possiamo impegnarci di più perché si ponga un argine definitivo a questo problema».

Sei anni sono pochi, forse, per ricordare quel che accadde quella sera
«Ma abbastanza, direi, perché il dolore provato mi invadesse e mi restasse addosso per tutta la vita. Ricordo tutto di quella notte, quando la notizia dell’uccisione di mia madre piombò in casa. Le urla, lo strazio dei miei nonni. L’arrivo dei vicini, il momento in cui mi portarono nella mia cameretta e mi riempirono il letto di giochi». 

Cosa ricorda della sua mamma? 
«Viveva per me. Ha cambiato tanti lavori per assicurarmi un futuro. Le passeggiate al parco, andavamo insieme in piscina: non ci dividevamo mai».

Poi, dopo quella notte, cosa è stato di lei? 
«Una devastazione assoluta. Sono stata presa in carico dai nonni materni ma il dolore e lo choc che seguirono l’uccisione di mamma li portò a dividersi. Così i giudici mi mandarono in una casa-famiglia dove sono rimasta per anni».

E poi? Il suo papà naturale si è mai interessato di lei?
«A quindici anni i giudici mi hanno mandato a vivere con lui, per una serie di motivi ho resistito solo cinque mesi. Andai a vivere con il mio nonno materno, con il quale sono ancora oggi».

Ha mai incontrato l’uomo che si è macchiato dell’uccisione di sua mamma? Cosa prova oggi per lui? 
«Mi è indifferente, non provo più rabbia perché negli anni sono riuscita a colmarla con la mia forza. Non gli auguro il male ma anzi vorrei per una volta incontrarlo e guardarlo negli occhi».

Per dirgli cosa? 
«Per capire se in me rivede mia madre, se in tutti questi anni ha compreso veramente – lui che si professa uomo di chiesa e che la domenica va a messa – il male e il dolore che ha inferto agli altri». 

Martina cosa vuol fare da grande? 
«Ho fame di realizzarmi, di mettermi alle spalle il buio. Vorrei laurearmi e fare il concorso in magistratura. Mi sostiene l’amore di chi mi è rimasto accanto, quello del mio ragazzo e l’affetto della sua famiglia. Io vedo la luce sulla mia strada, quella che dovrebbe accompagnare il cammino di tutte le ragazze e di tutte le donne. Mi batterò sempre per i loro diritti».

E ai ragazzi come quelli che ha incontrato oggi, da ultimo, cosa raccomanda? 
«Di essere in grado di riconoscere l’amore tossico. Di essere capaci di individuare subito cosa c’è dietro anche solo una carezza, uno sguardo che non ti convince, una semplice allusione. Di cogliere e denunciare a chi è vicino quei segnali striscianti che possono diventare qualcosa di morboso e per questo pericoloso».

 

La mamma fu uccisa a 25 anni dall’ex compagno. Ora Martina Floriano parla alle studentesse di Giurisprudenza: “Amate voi stesse” (FanPage – 22 novembre 2023)
Spigno Saturnia, in provincia di Latina. È il 15 marzo 2011. Valentina Colella, 26 anni, viene ammazzata con due colpi di pistola Beretta calibro 9×21 da Carlo Emanuele Caliman, detto “il prete”, allora agente della Polizia provinciale, che non accettava la rottura della relazione. Caliman nei verbali di interrogatorio dirà: «Valentina voleva sposarsi con me mentre io volevo convivere e inoltre Valentina mi aveva detto di aver saputo da altre persone che io l’avevo tradita».
Sono passati dodici anni da quella tragedia enorme. Siamo nel 2023, oggi non si fa che parlare di un altro femminicidio, quello di Giulia Cecchettin. E un’altra donna, un’altra giovane donna, di 19 anni, è seduta fra altre ragazze in un’aula universitaria. Sorride anche se è malinconica quando racconta. Si chiama Martina Floriano ed è la figlia di Valentina Colella. Ha scelto di parlare coi ragazzi come lei – anche Martina studia Giurisprudenza –  di ciò che è accaduto. Lo fa  a Palazzo Melzi a Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta, sede della facoltà di Giurisprudenza dell’Ateneo “Luigi Vanvitelli”, in un’aula gremita:
Il mio desiderio più grande è di incontrare l’assassino di mia madre e presentarmi, dirgli che sono la figlia della donna che ha ucciso, e poi andarmene senza dire nulla, senza rabbia, perché consuma solo chi la prova. E poi con me mia madre c’è sempre. Mi sento finalmente viva, anche perché ho sempre con me la luce di mia madre

Caliban dopo 6 anni di carcere è uscito e fa il docente, dice Martina. Che racconta ciò che determinò quella tragedia nella sua vita:  prima bimba in cura psicologica per il trauma, poi sballottata da una casa famiglia al padre violento da cui è fuggita. E oggi «con con sogni e ambizioni come li aveva mia madre». «La mia famiglia ne è uscita divisa, ognuno si è chiuso in un suo mondo di dolore».
(guarda il video su FanPage)

 

“Con Me La Luce Di Mia Madre”, Parla Martina La Figlia Della Vittima Di Femminicidio Valentina Colella (Temporeale – 23 novembre 2023)
Il tragicofemminicidio che si consumò il 15 marzo 2011 nella campagne di Spigno Saturnia è stato al centro di una commovente testimonianza resa da una studentessa presso il Palazzo Melzi a Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta, sede della facoltà di Giurisprudenza dell’Ateneo “Luigi Vanvitelli“. Questa studentessa si chiama Martina Floriano, ora ha 19 anni ed la figlia di Valentina Colella che 12 anni fa, quando venne uccisa, di anni ne aveva 26, con due colpi di pistola Beretta calibro 9×21 da Carlo Emanuele Caliman, all’epoca agente della Polizia provinciale. Non accettava la rottura della relazione con Valentina: “Voleva sposarsi con me mentre io volevo convivere e inoltre Valentina mi aveva detto di aver saputo da altre persone che io l’avevo tradita”.
La figlia, ormai una donna matura anche terribilmente segnata dall’omicidio della mamma, ha deciso di raccontare il suo dramma davanti ad una platea di colleghi studenti universitari laurendi in legge: “Il mio desiderio più grande è di incontrare l’assassino di mia madre e presentarmi, dirgli che sono la figlia della donna che ha ucciso, e poi andarmene senza dire nulla, senza rabbia, perché consuma solo chi la prova. E poi con me mia madre c’è sempre. Mi sento finalmente viva, anche perché ho sempre con me la luce di mia madre”.
Caliman dopo sei anni è uscito dal carcere e “oggi – ha aggiunto Marina- fa anche il docente. Oggi vado avanti con i sogni e ambizioni, gli stessi che aveva mia madre. Purtroppo la mia famiglia ne è uscita divisa, ognuno si è chiuso in un suo mondo di dolore”. Martina, oggi, studia Giurisprudenza coltivando la prospettiva di diventare un Magistrato ed ha deciso che è tempo di raccontare la sua – o meglio la “loro”, quella sua e di sua madre – storia.