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Maria Rosaria Sessa, 27 anni, giornalista. Accoltellata dall’ex fidanzato

Statale 107 Palommella (Cosenza), 9 Dicembre 2002


Titoli & Articoli

Giornalista tv uccisa dal fidanzato (Corriere della Sera – 12 dicembre 2002)

 

La giornalista uccisa mentre cercava di scappare (Corriere della Sera – 12 dicembre 2002)

 

Video – La storia di Maria Rosaria Sessa (A sangue freddo – 26 aprile 2016)

 

Sono trascorsi 20 anni dalla tragica scomparsa della brava e promettente collega giornalista Maria Rosaria Sessa (27 anni) vittima di femminicidio il 9 dicembre 2002. (Rossano Calabro – 10 dicembre 2022)
La mattina del 10 dicembre 2002 i cittadini rossanesi, oltre ai tanti calabresi ed italiani, si sono svegliati apprendendo, con grande rabbia e tanto dolore, la brutta notizia, attraverso i mass-media regionali e nazionali, inerente alla tragica morte di Maria Rosaria Sessa trovata, senza vita, a bordo di un’auto, sulla S.S. 107 che collega Cosenza a Paola, nella tarda serata del 9 dicembre 2002.
Le volanti della Polizia Stradale, dopo una telefonata, giungono, alle ore 23:25, sul posto. La pioggia era incessante e rendeva scarsa la visibilità. C’era un coltello da cucina insanguinato, un mazzo di fiori e i documenti di Corrado Bafaro bene in vista. Non vi era dubbio alcuno in merito all’autore del delitto.
Maria Rosaria Sessa era nata a Rossano, in Provincia di Cosenza, dove ha vissuto la sua infanzia. Ha deciso, dopo aver conseguito la maturità, di intraprendere gli studi universitari, dove si laurea in lingue con ottimi risultati riuscendo a parlare perfettamente inglese e spagnolo. Decise, dopo la laurea, di rimanere a vivere Cosenza dove intraprende la carriera giornalistica collaborando con la tv locale “Metrosat”. Diventa il volto principale nell’edizione del telegiornale delle ore 19:30 in cui venne apprezzata dai tanti telespettatori per la sua grande preparazione e professionalità.
Sul fronte sentimentale sembrava andasse tutto bene. Aveva un fidanzato, da dieci anni, ma dopo continui tira e molla Maria Rosaria decide di lasciarlo. L’assenza di un amore e di una protezione al suo fianco la facevano sentire fragile. Maria Rosaria, in seguito, conobbe Corrado Bafaro in un supermercato di Cosenza. Tra i due scoppia immediatamente la scintilla. Bafaro riempiva Maria Rosaria di tutte quelle attenzioni che compensavano le sue fragilità e le sue insicurezze. Ma la felicità di quei primi giorni d’innamoramento, in cui sembrava di vivere una favola, dura pochi giorni. La gelosia di Bafaro prende, ben presto, il sopravvento sulla stessa Maria Rosaria. Lei, giorno dopo giorno, non riconosceva più quell’uomo gentile e premuroso di cui si era innamorata poche settimane prima al supermercato e consapevole del fatto che non avrebbe mai potuto costruire alcun futuro con lui, inizia a prendere le distanze.
Il rapporto entra in crisi, ma la carriera professionale di Maria Rosaria invece decolla e si presenta un’importante opportunità lavorativa in cui si prospetta un trasferimento in Canada per sei mesi. Corrado si oppone a quella partenza e temendo che quella possa essere una scusa per lasciarlo, impone a Maria Rosaria di non partire, lei però è inamovibile nella sua scelta professionale e non fa alcun passo indietro. Bafaro non condivise, in quel tempo, la scelta di Maria Rosaria per la sua incommensurabile gelosia.
Maria Rosaria, dopo la sfuriata di Bafaro, decise di ritornare a Rossano per vivere qualche giorno con la sua famiglia. Bafaro, però, non molla la presa e continua a telefonare Maria Rosaria. Lunedì 9 dicembre 2002, come di consueto, Corrado Bafaro ossessiona Maria Rosaria con innumerevoli chiamate, ma lei quel giorno lascia la Redazione di “Metrosat” prima del solito e, incredibilmente, accetta un invito a cena dallo stesso Bafaro. Lui si presenta a cena con un mazzo di rose.
Si presume che tra i due possa essere scoppiata una lite. Corrado percorre la strada che porta verso il mare e uccide Maria Rosaria che ha cercato, in tutti i modi, di difendersi dalla furia di Bafaro che ha estratto dall’auto un coltello da cucina colpendo Maria Rosaria più volte. Fatale il colpo alla gola che non ha dato scampo a Maria Rosaria. Non c’era alcun dubbio sull’autore del delitto. Scatta, fin da subito, la caccia all’uomo che dura diversi mesi, ma Corrado Bafaro sembra essersi volatilizzato. Numerose le segnalazioni che giungevano da ogni parte del mondo, ma senza esito.
Nel mese di aprile la svolta: giunge alla Questura di Cosenza una segnalazione da Fiumefreddo Bruzio, un villaggio di mare sul tirreno cosentino vicino al luogo in cui è stata uccisa Maria Rosaria, dove il giardiniere di una villetta, utilizzata durante il periodo estivo, ha notato qualcosa di strano. Immediatamente giungono sul posto gli inquirenti e trovano il corpo senza vita di Corrado Bafaro. Si era impiccato dopo poche ore dall’efferato omicidio.
Nell’area giungono anche i Magistrati e la Polizia Scientifica per i dovuti accertamenti. Dalla ricostruzione è emerso che Bafaro, subito dopo l’omicidio di Maria Rosaria, ha compiuto una pericolosa discesa fino alla spiaggia per poi arrivare a piedi fino a Fiumefreddo. Ha rotto un vetro di una finestra ed è entrato nella villetta, si è tolto i vestiti bagnati, si è preparato un caffè, ha bevuto un liquore scaduto e poi si è impiccato. Una storia triste che ha scosso tutti.
Ancora oggi, a distanza di 20 anni, la sua figura viene ricordata dai suoi familiari, dai tanti amici e da tutti i colleghi giornalisti. A lei, nel 2007, è stata dedicata una panchina rossa nel cuore dell’isola pedonale di Cosenza per ricordare Maria Rosaria Sessa e le altre donne vittime di femminicidio. Nella città di Rossano, invece, l’Amministrazione comunale ha intitolato una Via, lungo il Viale Sant’Angelo, alla compianta ed indimenticabile Maria Rosaria Sessa ed anche una panchina rossa installata all’interno della villa comunale allo Scalo cittadino. Il sindaco Flavio Stasi, nella mattinata di venerdì 9 dicembre, si è recato personalmente al cimitero di Rossano per deporre un fascio di fiori sulla tomba di Maria Rosaria. A Rende, invece, amici e colleghi giornalisti hanno voluto ricordare Maria Rosaria Sessa a vent’anni esatti dalla sua tragica morte. Nella serata di venerdì 9 dicembre, presso il “Museo del Presente” di Rende, si è dato vita ad una significativa cerimonia alla quale hanno preso parte gli ex colleghi di Metrosat, gli amici: Riccardo Giacoia, Attilio Sabato, Arcangelo Badolati e tanti altri.
Presenti anche i familiari (la mamma Gina Curia, i fratelli Giuseppe e Nazzareno, le cognate ed i nipoti). Maria Rosaria è rimasta viva nei cuori di chi l’ha conosciuta personalmente, ma anche in tante persone che l’apprezzavano in TV e che sono rimasti colpiti dalla sua storia. Hanno arricchito la serata: la voce di Monica Delli Noci, le poesie degli alunni della Scuola Secondaria di I° Grado di Marano Marchesato (CS) con il Prof. Chiappetta, le opere artistiche di Silvana Lavorato.
Maria Rosaria era una ragazza solare che amava la vita e la sua professione di giornalista televisiva. Lei, al giudizio di molti, era proiettata ad una carriera luminosa nel giornalismo. Un sogno, quello di Maria Rosaria, spezzato per sempre a causa di un amore malato. Un femminicidio che ha scosso l’opinione pubblica e non solo. Maria Rosaria, comunque, rimarrà sempre presente nei cuori dei suoi familiari e di quanti hanno conosciuto una ragazza speciale in tutto. Ciao… Maria Rosaria.
(Antonio Le Fosse)


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In memoria di

La mia amica del cuore uccisa dal compagno quando il femminicidio non “esisteva” di Emily Casciaro (La C News24 – 25 novembre 2020)
Era il 9 dicembre del 2002 quando Maria Rosaria Sessa, giornalista televisiva, venne massacrata da Corrado Bafaro. Il suo ricordo è vivo nei cuori di chi l’ha conosciuta ed oggi tante iniziative portano il suo nome
Era bella Maria Rosaria. Aveva 27 anni ed uno di quei volti che bucano il video: occhi grandi verdi, capelli castani, un accenno di lentiggini sulla pelle chiara che le illuminava il sorriso. Aveva un sogno Maria Rosaria, quello di fare la giornalista televisiva. 
In redazione, nella tv Metrosat,  sempre di fretta per i ritmi frenetici imposti dalle news, aveva sempre per tutti un sorriso.
Era una persona estroversa, intelligente, professionalmente molto preparata. Il suo non era un giornalismo “urlato”. Amava soffermarsi sui fatti, raccontarli dal di dentro: schegge di realtà, di storie vissute.
Poi c’era la cronaca nera: le inchieste, le indagini, gli arresti, gli omicidi di mafia e “passionali”– anche quelli – raccontati sempre con estremo garbo e rispetto.
Alla fine Maria Rosaria nella cronaca nera ci è finita dritta dentroMa non più come giornalista. Ricordo che il giorno che fu uccisa, mentre si preparava per andare dal dentista – dove avrebbe trovato Corrado Bafaro con un mazzo di fiori e un paio di orecchini per invitarla a cena, ma con un coltello di 30 cm in macchina – mi disse una frase che mi raggelò. «Farò la fine di una di quelle ragazze che racconto nei miei servizi tg».   «Ti accompagno» , le dissi preoccupata. «Il medico è in centro – mi tranquillizzò- se sono in pericolo urlo». Non l’ho più vista.
L’aveva già condannata a morte.
Corrado e Maria Rosaria avevano iniziato a frequentarsi poche settimane prima. Era una persona apparentemente distinta. Non solo fiori, telefonate, pensieri carini, ma un’attenzione, un controllo sulla vita di Maria Rosaria continuo, morboso.
Sin dall’inizio della loro relazione ricordo che Maria Rosaria spesso mi confidava di essere un po’ seccata dall’eccessiva gelosia di Corrado: voleva continue spiegazioni su chi avesse incontrato o sentito nel corso della giornata. Addirittura lui sembrava infastidito dal rapporto di complicità e amicizia che c’era tra noi due. Cinque giorni prima dell’omicidio, Maria Rosaria fu aggredita da Corrado: le mise le mani al collo. Tentò di strangolarla perché Maria Rosaria gli aveva parlato di un progetto di lavoro che voleva seguire in Canada, della durata di 6 mesi, e lui non voleva. Dopo quell’episodio Maria Rosaria decise di chiudere il rapporto, ma lui non mollava.
Cominciarono le telefonate, gli appostamenti, inscenò un incidente sull’autostrada, minacciò di suicidarsi. 18 anni fa, quando la vita di Maria Rosaria fu stroncata – era il 9 dicembre del 2002 – ancora non si usava il termine femminicidio né quello di stalking.
Maria Rosaria aveva capito che aveva a che fare con una persona instabile. Per questo, nonostante la scongiurai di denunciarlo, lei non lo fece. Aveva paura della sua reazione.
In quei quattro giorni lui l’aveva già condannata a morte.   Quel drammatico lunedì pomeriggio, quando lui si fece trovare sotto il dentista, la accolse con un mazzo di fiori, la invitò a cena. E lei –inspiegabilmente – accettò.
L’ultimo appuntamento. Forse avrà cercato di convincerla a tornare insieme, ma Maria Rosaria per l’ennesima volta gli avrà detto che la loro storia era finita. La discussione, dopo una cena “traquilla” in un ristorante di Rende  è continuata in macchina, che imbocca la statale 107 lungo la strada che porta al mare. È in quel momento che Corrado estrae il coltello che porta con sé e infierisce così violentemente sul corpo di Maria Rosaria, e per così tante volte, da curvarne la punta. Poi lascia il corpo straziato di Maria Rosaria e fugge a piedi,  facendo perdere le sue tracce. Lo cercheranno per quattro lunghissimi mesi.
Il successivo aprile, viene ritrovato il cadavere penzolante dalla tromba delle scale di una villetta di Fiumefreddo Marina, a pochi chilometri dal luogo del delitto. Si era suicidato presumibilmente dopo poche ore aver tolto la vita a Maria Rosaria. Quel giorno arrivai quasi subito fuori la villetta di Fiumedreddo. Parlando con alcuni colleghi  dissi che aveva fatto la fine che si meritava. Il giorno dopo qualcuno titolò: «L’amica commossa e spietata»
Il ricordo di Maria Rosaria che non affievolisce.
In questi anni il ricordo di Maria Rosaria non si è affievolito, anzi. La sua storia è da monito per tante altre donne. Pochi anni dopo quel 9 dicembre 2002, a Cosenza è nato un Circolo della Stampa a suo nome.   L’associazione dei giornalisti cosentini organizza eventi ed iniziative di formazione per giornalisti, e promuove il “Premio giornalistico Maria Rosaria Sessa” di inchiesta radiotelevisiva per gli studenti delle scuole superiori. Due anni fa, su iniziativa del Circolo della Stampa, è stata posizionata una panchina rossa sul Corso Mazzini a Cosenza “in ricordo di Maria Rosaria e di tutte le vittime di femminicidio”. A Rossano, città natale di Maria Rosaria, le è stata intitolata una strada in zona San’Angelo, una via che porta al mare.
Non donne deboli, ma forti. Il fenomeno, purtroppo, è in continua escalation e richiama in un certo senso la capacità della donna di autodeterminarsiLe donne uccise dai propri mariti e conviventi sono martiri della libertà. Per ragioni diverse hanno detto no: no ad un rapporto, no alla sottomissione, no ad un uomo. E per questo sono state uccise. Ma mai pensare che si tratta di donne deboli, anzi. Sono donne forti, coraggiose che proprio per la loro determinazione sono state uccise: vittime di un uomo – lui sì – debole. I femminicidi non sono mai frutto di un raptus di follia, di un momento di pazza gelosia che arma le mani dell’assassino. Perciò anche noi giornalisti dovremmo imparare ad evitare certi titoli quando raccontiamo uno di questi fatti di cronaca e rispettare i principi deontologici del manifesto di Venezia (2017).

 

In ricordo di Maria Rosaria Sessa (Ettore Zagarese – 10 dicembre 2020)

Lieve è il dolore che parla.
Il grande dolore è muto.
(Seneca)

Ci sono cause, situazioni di vita, impegni che prendi in carico, che ti rimangono dentro come ferite aperte. Nonostante gli anni continuano a macerare. È il caso della tragica morte di Maria Rosaria Sessa, la giovane giornalista rossanese vittima di femminicidio. La famiglia mi diede l’onere della difesa.
Un compito durissimo, tanto era il dolore, seppure composto dei familiari. Ecco, questo mi colpì profondamente, il decoro, la misura di quei genitori pure martoriati nell’animo.

Mai chiesero vendetta, volevano solo una cosa: giustizia per Maria Rosaria.

Seguirono giornate concitate, in cui smuovemmo il mondo, cercammo ovunque l’uomo che per l’ultima volta l’aveva vista, fino al noto e miserando finale.
Da quel momento, ogni dicembre – da quel maledetto 10 dicembre 2002 giorno in cui il corpo martoriato della giovane donna fu trovato (era morta accoltellata nella notte del nove) – non riesco a non pensare a quel brutale caso.
Oggi come allora il mio pensiero va a chi ha voluto bene a Maria Rosaria, accompagnato da una preghiera, anche se so che nulla potrà lenire il loro infinito strazio.

Maria Rosaria Sessa aveva 27 anni quando fu uccisa con cinque coltellate.

Era il 9 dicembre 2002. Il corpo senza vita fu ritrovato a bordo di un’auto sulla statale 107.
Era una giornalista televisiva, preparata e appassionata. Ad aprile 2002 Corrado Bafaro, l’uomo che l’aveva tormentata a lungo, ossessivo, folle di gelosia – a cui Maria Rosaria in quel nefasto 9 dicembre diede l’ultimo fatale appuntamento, per chiudere definitivamente la vicenda – viene ritrovato senza vita all’interno di una villetta a Fiumefreddo Bruzio. Morto suicida.