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Giada Anteghini, 27 anni, mamma. Massacrata con un’accetta mentre dorme, muore dopo 14 mesi di coma. L’ex marito, denunciato più volte per minacce, confessa dopo essere stato assolto

Jolanda di Savoia (Ferrara), 25 Novembre 2004

La serratura viene forzata, qualcuno entra in casa e Giada viene colpita ripetutamente alla testa con un’accetta, mentre dorme


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La morte Giada Anteghini (chi l’ha visto? -2018 )

 

Omicidio di Giada Anteghini, l’appello del fratello. “Ci sono prove, riaprite il caso” (il Resto del Carlino – 8 ottobre 2018)
Condannato e poi assolto l’unico imputato per la morte della 27enne. La rabbia di Simone: “C’è una persona che sa”
C’è una famiglia che dal 2004 aspetta in silenzio. A
ttende che si arrivi finalmente alla verità, al volto di chi, la notte del 24 novembre di 14 anni fa, aggredì brutalmente nel sonno Giada Anteghini, 27 anni e un diploma professionale, a Jolanda di Savoia, nella sua abitazione di via Colombana Nuvolè. Una storia assurda, agghiacciante, con colpi di scena continui ma ancora oggi senza un finale. L’ultima puntata di questa storia tutta ferrarese è di cinque anni e mezzo fa quando l’ex marito di Giada, Denis Occhi, condannato a 20 anni in primo grado per l’assassinio, assolto in appello con sentenza diventata definitiva perché mai impugnata, è stato assolto anche nel processo che lo vedeva imputato per vecchie minacce rivolte alla donna prima della tragedia. Motivo? Intervenuta prescrizione.
Occhi, subito dopo l’aggressione del 2004, prima confessò, venne arrestato, poi ritrattò tutto quanto e tornò in libertà. Fu processato, in primo grado condannato a 20 anni, assolto in appello. I primi di gennaio 2009 si presentò in questura: «Sì, sono stato io a ucciderla». Poi ci ripensò e ritrattò, ancora una volta. Davanti a giornali e televisioni stravolse l’ennesima versione: «Ho confessato per far piacere alla polizia». Oggi lui è un uomo libero e, per lo Stato italiano, innocente a tutti gli effetti. La sentenza di assoluzione è diventata definitiva. Da marzo 2009 è stato sottoposto a sorveglianza speciale. Chiaro il provvedimento del tribunale, ottenuto su richiesta della famiglia di Giada. «Mia sorella – dice con rabbia Simone Anteghini – non può essersi spaccata la testa da sola. Non mi arrenderò mai fino a quando chi l’ha uccisa non verrà trovato». Negli anni scorsi sia lui che la madre, avevano chiesto aiuto nel tentativo di riaprire l’indagine. Purtroppo, fino ad ora, senza risultati. E quell’uomo, che 14 anni fa colpì nel sonno la ragazza, è ancora là fuori. Senza un volto, senza un nome. Libero.

Simone, oggi la tragedia di sua sorella è stata dimenticata?
«Non è la tragedia in sè, bensì è Giada stessa ad essere stata dimenticata da tutti. Una ragazza di 27 anni massacrata nel sonno da una mano sconosciuta, con una figlia che all’epoca aveva 4 anni. Lo Stato italiano cosa ha fatto per lei e per la mia famiglia?»
Ci sono stati due gradi giudizio contro l’ex marito di Giada, Denis Occhi, condannato e poi assolto. Si è mai chiesto perché la sentenza d’Appello non venne mai impugnata?
«Mille volte ma non ho mai avuto risposte. Forse perché siamo una famiglia di serie B? Vivo con uno stipendio mensile di 700 euro, lo Stato italiano non solo non ha trovato il responsabile, bensì non ci è mai stato vicino e il caso è stato archiviato. Possibile passare da 20 anni alla piena innocenza? Credo di no. Ecco perché dico che di errori ne sono stati fatti tantissimi».
Tra gli omicidi irrisolti ferraresi, tre sono stati riaperti: Bergamini, Branchi, Minguzzi. Si può fare lo stesso anche con il caso di Giada?
«Bisogna. Alcune sere fa ho sentito parlare i familiari di queste tre vittime e mi hanno dato una forza immensa. Vedo, poi, la forza che ha una donna come Ilaria Cucchi e mi dico che devo andare avanti. Sarebbe bello unire tutte le nostre voci, quelle di tutti coloro che ancora oggi non hanno avuto giustizia, per farci sentire con ancora più forza».
Lei parlava di errori nell’inchiesta: a cosa si riferiva?
«Innanzitutto alle celle telefoniche dei momenti pre e post aggressione. Riguardiamo i movimenti di un certo telefonino… Ma non solo».
Scusi?
«Ho sempre pensato che una persona di rilievo (fa un nome ben preciso, ndr) sapesse tante cose…».
Simone, dove trova la forza dopo tutti questi anni?
«Da Giada. Dentro di me ho tanta rabbia, la mia famiglia è stata umiliata, ma io voglio e devo andare avanti a tutti i costi. Per arrivare alla verità».

 


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