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Eva Magdolna Farmathy, 34 anni, collaboratrice domestica, mamma. Uccisa con 44 coltellate da un conoscente che sostiene di avere una relazione con lei

Castiglion Fiorentino (Arezzo), 13 Gennaio 2005

eva farmathy

 

 


Titoli & Articoli

Aretino, rumena uccisa a coltellate (TgCom24 – 14 gennaio 2005)
Il cadavere trovato in auto dal marito. E’ giallo a Castiglion Fiorentino, nell’Aretino, sull’uccisione di una rumena di 32 anni, Eva Farmathy Lorenzini, da 12 anni in Italia.
La donna è stata assassinata con una serie di coltellate al petto e alla gola. Il corpo è stato ritrovato dal marito, che è uscito a cercarla dopo averla attesa inutilmente per cena. L’ha trovata al posto di guida della sua Fiat Punto, in una strada secondaria lungo la provinciale di Manciano, dove la coppia risiede. Dopo averla trovata, l’uomo, un cinquantenne operaio allo zuccherificio Sadam di Castiglion Fiorentino, ha immediatamente chiamato il 112, sconvolto, raccontando che poiché sua moglie, che era casalinga, non aveva fatto rientro a casa dopo essere stata, come avvenuto molte altre volte nel pomeriggio, a seguire un corso di inglese a Foiano della Chiana, lui si era preoccupato e aveva deciso di andare a cercarla. Non lontano da casa, il macabro ritrovamento.
Da quanto si è appreso, i due coniugi erano sposati da una decina d’anni e avevano una figlia di nove anni. Ai carabinieri l’uomo ha spiegato che il ritardo della moglie lo aveva allarmato anche per il fatto che la donna non rispondeva al telefonino, così ha percorso la strada che collega la sua abitazione a Foiano e, dopo pochi chilometri, ha notato l’auto della donna parcheggiata su una strada laterale. Si è avvicinato e ha trovato il cadavere all’interno dell’abitacolo. In un primo momento l’uomo non si è reso conto che Eva Magdolna Farmathy era morta. Infatti ha chiamato il 188 per dire che sua moglie era ferita. Poi, quando sono arrivati i carabinieri di Castiglion Fiorentino e di Cortona e i medici del 118 è stato accertato che la donna era morta per numerose ferite da arma da taglio al torace e alla gola. Dell’arma del delitto nessuna traccia. La donna era regolarmente vestita, aveva addosso il suo giubbotto e i pantaloni, e non sarebbero state individuate tracce di colluttazione.
Il marito, sconvolto, ha accusato un leggero malore; quindi è stato ascoltato dagli inquirenti. Le indagini cercheranno ora di ricostruire gli ultimi momenti di vita della donna e di verificare se avesse incontrato qualcuno dopo aver lasciato Foiano. Per ora si sa soltanto che la vittima aveva partecipato, nel pomeriggio, ai funerali di Fabrizio Meoni e subito dopo era andata ad una lezione del corso di inglese. Intanto, i magistrati che indagano sul caso hanno già disposto l’autopsia sul corpo della vittima.

 

AREZZO: RUMENA UCCISA IN AUTO, INDAGINI PUNTANO SU DELITTO PASSIONALE (AdnKronos – 14 gennaio 2005)
Puntano verso la pista del delitto passionale le indagini per l’omicidio della 32enne rumena, Eva Farmathy, avvenuto ieri nelle campagne di Castiglion Fiorentino, in provincia di Arezzo. Oggi, secondo quanto si è appreso, i carabinieri hanno fermato un conoscente della donna. L’uomo, di cui non è stata fornita l’identità, è stato a lungo interrogato dal magistrato che coordina le indagini, il sostituto procuratore di Arezzo Iulia Maggiore. Dopo alcune ore, comunque, l’uomo è stato rilasciato. Gli inquirenti stanno cercando di ricostruire le ultime ore di vita di Eva e i suoi spostamenti fino al momento in cui è stata uccisa, a coltellate, all’interno della sua auto. In particolare resta da colmare il vuoto tra le 19, ora in cui la donna ha terminato un corso di inglese a Foiano della Chiana, e le 21,30 quando, cioè, il marito, Luciano Lorenzini, l’ha trovata morta lungo la strada, a pochi metri dalla loro abitazione di campagna.

 

Arrestato un operaio edile: è accusato dell’omicidio di Eva – L’uomo, 31 anni originario di Frosinone, era già stato fermato e iscritto nel registro degli indagati. Lui nega, ma l’alibi scricchiola e gli esami del Ris sembrano inchiodarlo (l’Unità)
L’assassino di Eva Farmathy Lorenzini, la romena di 34 anni uccisa a coltellate nella sua auto la sera del 13 gennaio ha un nome: secondo i carabinieri si tratta di Enrico De Nardo, 31 anni, di Atina (Frosinone), accusato di omicidio volontario. Ma lui, sotto interrogatorio per ore, continua a negare.
I carabinieri hanno prelevato l’operaio nel cantiere edile dove lavora portandolo in caserma dove è stato accusato formalmente del delitto della donna. L’arresto del giovane è venuto dopo i risultati degli ultimi esami: «Sono stati i riscontri eseguiti dal Ris di Firenze sulle macchie di sangue che abbiamo trovato sui suoi pantaloni» ha detto il colonnello Marco Mochi, comandante del Gruppo Carabinieri di Arezzo e «adesso stiamo lavorando anche sui tabulati telefonici». Gli inquirenti continuano nella ricerca dell’arma del delitto, della borsetta e del telefono della vittima, oltre che del movente che ha scatenato l’omicidio, ma soprattutto di eventuali complici: «Dobbiamo verificare – ha proseguito Mochi – se qualcuno lo ha aiutato nel delitto o se altri nelle ore e giorni successivi, pur sapendo alcuni particolari, lo ha coperto».
Per i carabinieri non ci sono dubbi. È stato questo operaio, che risiedeva da un anno a Castiglion Fiorentino assieme ad altri tre colleghi di lavoro, a colpire con 32 coltellate al petto e alla gola – ha detto Mochi – la donna romena di 34 anni che aveva conosciuto perché lei faceva le pulizie nella sua casa.
De Nardo, che il giorno dopo il delitto fu sentito a lungo, ma si avvalse poi della facoltà di non rispendere, ieri ha invece deciso di collaborare e di rispondere alle domande che gli sono state rivolte dagli inquirenti. «È stato remissivo – riferisce il colonnello Mochi – e assistito dal suo avvocato Domenico Capalbo ha risposto a tutte le domande del magistrato, il sostituto procuratore Julia Maggiore, dicendo di aver frequentato amichevolmente la famiglia Lorenzini, ma non ha ammesso il delitto e nega di aver ucciso la donna». Nell’ambito delle indagini, i carabinieri hanno sequestrato a De Nardo il telefonino, l’auto e alcuni indumenti rinvenuti sia in casa sia nel cantiere di lavoro. Ad aggravare la posizione di De Nardo (che ha fornito un alibi per la sera dell’omicidio giudicato non sufficientemente credibile dagli investigatori) anche una ferita da taglio all’indice della mano sinistra che potrebbe essersi procurato mentre infieriva sulla donna. Ma cosa potrebbe averlo mosso a scatenare una simile furia? Gli inquirenti pensano a due ipotesi: l’essere stato respinto dalla donna o la volontà della suddetta di interrompere la relazione. Ipotesi entrambe respinte dal marito e dagli amici che descrivono Eva una donna dedita al lavoro (svolgeva varie mansioni nelle case di alcuni impresari ad Arezzo), alla famiglia e al volontariato.
(di Giorgio Sgherri)

 

Arrestato un operaio edile: è accusato dell’omicidio di Eva – L’uomo, 31 anni originario di Frosinone, era già stato fermato e iscritto nel registro degli indagati. Lui nega, ma l’alibi scricchiola e gli esami del Ris sembrano inchiodarlo (l’Unità – 18 gennaio 2005)
È crollato dopo 8 ore di interrogatorio Enrico De Nardo, l’operaio di Frosinone che aveva intrecciato una relazione con la giovane rumena di Castiglion Fiorentino. Confessa l’omicida di Eva: «Voleva lasciarmi»
Eva Farmanthy Lorenzini, 32 anni, la rumena di Castiglion Fiorentino, è stata uccisa dall’amante, l’operaio edile Enrico De Nardo, 31 anni, nato ad Ausonia, in provincia di Frosinone, ma residente a Castiglion Fiorentino. Ha assassinato lui la giovane e bella rumena, sposata e madre di una figlia di nove anni, perché la donna lo aveva respinto dopo una relazione durata diverso tempo. Eva non voleva più saperne di quel rapporto che minacciava di far saltare la sua famiglia.
Venerdì sera i due si sono incontrati sulla strada di Mosciano per chiarire i loro rapporti che si erano deteriorati. Lei ha fatto capire a De Nardo che tutto era finito. Era l’ora che ognuno riprendesse la propria strada. Lui però ha respinto la richiesta della donna, lei ha insistito e l’uomo, in preda ad una furia omicida, l’ha colpita venticinque volte col coltello all’addome, al petto, alla gola. Poi ha preso la sua borsetta, il suo telefono, le chiavi della Punto grigia di Eva ed è scappato con la sua Opel Corsa.
Lorenzini ha trovato il corpo della moglie la sera alle 21,20, dopo essersi allarmato per l’inusuale ritardo. Dopo il ritrovamento del cadavere gli investigatori avevano indagato nell’ambiente del lavoro e delle amicizie di Eva. È saltato fuori che la donna andava a casa di Enrico De Nardo a lavorare come domestica. Inoltre l’uomo aveva una ferita ad una mano e delle macchie di sangue sui pantaloni risultate della donna attraverso l’esame del Dna. Ieri notte, dopo otto ore di interrogatorio, l’operaio è crollato ed ha confessato tutto. «Ha dichiarato di aver perso la testa», ha detto il suo avvocato, Domenico Capalbo, uscendo dalla caserma dopo che il suo assistito era stato avviato al carcere di Arezzo. Con la donna, ha raccontato agli inquirenti, aveva da qualche tempo una relazione extraconiugale che Eva aveva deciso di troncare.
Lei lo aveva conosciuto facendo le pulizie nell’appartamento che l’uomo condivideva con alcuni operai suoi colleghi, ed ora era decisa a chiudere quella esperienza, per non nuocere alla figlia e al marito, Luciano Lorenzini, un operaio 50enne. La stessa notte del delitto, 7 ore dopo il ritrovamento del cadavere di Eva, i militari sono andati a casa di De Nardo, lo hanno portato in caserma e ascoltato per ore. Avevano saputo della sua relazione con la donna, ma lui aveva negato tutto.
Sconcerto e sgomento ha suscitato nei parenti e nei vicini del giovane operaio la notizia del suo arresto. I genitori di Di Nardo vivono nelle campagne di Ausonia ed Enrico vi tornava ogni due settimane. Da un anno l’operaio lavorava con una impresa edile in provincia di Arezzo. «Non possiamo credere a quello che è successo – ha detto la madre, di 65 anni -. È stato sempre un bravo ragazzo ed un lavoratore. Non sapevamo nulla di questa relazione con una straniera».
(di Giorgio Sgherri)


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