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Barbara Natale, 44 anni, imprenditrice, mamma. Uccisa a coltellate dal marito da cui si stava separando

Canelli (Asti), 14 Novembre 2015

barbara natale


Titoli & Articoli

La picchiava, non volle denunciarlo (il Secolo XIX – Alassio Futura 15 novembre 2019)

Barbara parlò con “Mai più sole”la sera prima di essere uccisa (la Stampa – 29 settembre 2016)
L’associazione che difende le donne si è costituita Parte civile contro l’uxoricida
Le due figlie di Barbara Natale hanno rivisto il padre ieri, per la prima volta dopo il delitto, in un’aula del tribunale di Asti. Ma non hanno parlato con lui. Sono passati 10 mesi da quando Luigi Caramello, autotrasportatore di 47 anni di Santo Stefano Belbo uccise, a Canelli, la moglie, operaia di 44 anni, da cui si stava separando.
È iniziato davanti al giudice Alberto Giannone il processo per omicidio volontario premeditato a carico dell’uomo che il 14 novembre 2015 colpì la donna con una decina di coltellate a pochi passi dall’appartamento in zona stazione dove si era trasferita con le figlie.
Il rito abbreviato. Il processo, con rito abbreviato, è a porte chiuse. Ieri la costituzione di parte civile di figlie, sorelle e della madre di Barbara Natale (rappresentate dall’avvocato Laura Capra), dell’associazione «Mai più sole» e del Comune di Santo Stefano Belbo. Pochi giorni fa la giunta, guidata da Luigi Genesio Icardi, aveva approvato all’unanimità la delibera per partecipare al processo affidando l’incarico al legale Emanuela Nespola di Canelli».
Pochi mesi prima del femminicidio, il Comune aveva stipulato una convenzione con «Mai più sole» per aprire un centro antiviolenza sul territorio. All’associazione si era rivolta la stessa Barbara Natale come ricorda Adonella Fiorito, presidente di «Mai più sole», che ha partecipato all’udienza di ieri con l’avvocato Silvia Calzolaro: «L’avevo sentita la sera prima. Non aveva voluto allontanarsi per non perdere il lavoro, ma sembrava tranquilla. Non potevamo aspettarci un epilogo del genere. Per la terza volta, la nostra costituzione di parte civile in casi di violenza sulle donne è stata accettata e questo ci legittima come portatori di un interesse collettivo. Continuiamo ad essere vicini alle figlie e ai familiari della vittima e a supportarli con tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione».
I fondi ai famigliari. Sia il Comune, sia l’associazione devolveranno l’eventuale risarcimento a sostegno della famiglia di Barbara Natale.Su questo punto, l’avvocato che rappresenta Caramello, Roberto Ponzio, aggiunge: «Il mio assistito ha ribadito quello che aveva già affermato durante l’interrogatorio e si è dichiarato disponibile a cedere alle due figlie il suo totale patrimonio a titolo di risarcimento. La costituzione di altre parti civili andrà a depauperare tale patrimonio con la conseguenza che le figlie dovranno spartirlo con altri. Un effetto paradossale su cui credo debbano riflettere le associazioni e i Comuni».
Diretto dal barbiere? Si tornerà in aula il 7 novembre: il giudice Giannone ha disposto il «giudizio abbreviato condizionato» per l’acquisizione di un rilievo planimetrico finalizzato a dimostrare, come richiesto dalla difesa, che Caramello quel sabato mattina era sotto casa della donna per andare dal barbiere, distante pochi metri, e l’incontro, poi degenerato nell’omicidio, era avvenuto per caso. Secondo il pubblico ministero Giulia Marchetti, invece, Caramello avrebbe raggiunto la moglie con la precisa intenzione di ucciderla. Nei mesi scorsi l’autotrasportatore era stato sottoposto ad una perizia psichiatrica che l’ha dichiarato capace di intendere e volere.


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In memoria di

“Barbara, donna coraggiosa: non ti dimenticheremo mai” (la Stampa – 8 gennaio 2016)
A 55 giorni dall’uxoricidio della mamma di 44 anni Il ricordo dei cittadini
Sono passati 55 giorni dall’omicidio di Barbara Natale: la mamma quarantaquattrenne di Santo Stefano Belbo fuggita a Canelli da un marito violento, Luigi Caramello, che l’ha uccisa con 9 coltellate a pochi passi dalla sua nuova casa di viale Indipendenza. «E’ un processione costate – racconta un’amica della vittima che lavora a pochi passi dal luogo dell’omicidio – Dal bancone li vedo. Portano un cero e fiori. Ci sono mamme che accompagnano i figli». A meno di due mesi da quel sabato mattina di lucida ferocia – era il 14 novembre prima delle 8.30 – la Valle Belbo non si è dimenticata di quella donna dal sorriso contagioso. Dove si è spenta la sua vita ogni giorno c’è chi la ricorda. Delle tante candele accese resta il rosso della cera a coprire la macchia di sangue.
Fiori, una stella di Natale e tantissimi bigliettini cancellati dalle intemperie che testimoniano l’affetto e la vicinanza di molti. «Non dobbiamo dimenticare – aggiunge un cliente appena entrata in negozio – Tutti dobbiamo cambiare nel ricordo di Barbara. La violenza esiste in ogni dove, anche nelle “sicure” mura domestiche di una Valle come la nostra. Barbara ci ha fatto aprire gli occhi. Questo omicidio deve far capire a tutti che anche la più piccola minaccia può trasformarsi in dramma». Barbata Natale era un’operaia di Santo Stefano che aveva deciso di farla finita con quel marito violento. Se n’era andata di casa con le due figlie, Giada ed Ylenia, scortata dai carabinieri di Santo Stefano.
I messaggi. «Sei stata una mamma coraggiosa fermata solo da un marito vigliacco» si legge su un foglietto ingiallito. «Dona la tua forza a tutte le donne che non hanno avuto la tua forza» recita un altro biglietto. «Tanti foglietti se li è portati via il vento – aggiunge un passante a spasso con il proprio cane – Pochi giorni or sono ho visto una mamma con la figlia nel passeggino portare un cero. Ha versato una lacrima silenziosa e se ne è andata. Mi vergogno di essere uomo pensando alla ferocia di quel mostro».
Il due paesi. Anche a Santo Stefano il ricordo di Barbara non si è spento. A dicembre corridori da ogni dove si sono dati appuntamento per «Run for Barbara» corsa non competitiva che ha raccolto fondi donati in beneficenza. A Canelli, la città in cui si era rifugiata pochi giorni prima di essere uccisa, si sta cercando il «giusto» modo per ricordarla. «Questa tragedia non può essere dimenticata – commenta il sindaco Marco Gabusi – stiamo valutando in che modo e dove ricordare Barbara. Ora non so dire se le intitoleremo una via o una piazza».

 

Gorzegno: un albero di Natale colorato di rosso ricorda Barbara, la mamma cortemiliese vittima di femminicidio (LA voce di Alba – 19 dicembre 2019)
Nel centro della Val Bormida la bella iniziativa della giovane Amministrazione comunale ricorda la donna uccisa dal marito nel novembre 2015. Il sindaco Marco Chinazzo: “Un tema su cui è importante riflettere, anche nei piccoli comuni come il nostro”
Anche i piccolissimi comuni – come quello di Gorzegno, Val Bormida, meno di 300 abitanti – e le giovani amministrazioni – come quella da pochi mesi guidata dal 43enne sindaco Marco Chinazzo – sono sensibili al tema della violenza di genere e di quella piaga dei tempi moderni conosciuta col sempre più attuale termine di femminicidio.
La dimostrazione nella bella iniziativa che il Comune langarolo ha voluto prendere in occasione delle festività natalizie. Al fianco di quello tradizionalmente allestito in piazza della Chiesa, il primo cittadino e la sua attiva squadra di collaboratori – tutti alla prima esperienza amministrativa dopo il rinnovo del maggio scorso – hanno voluto decorare un secondo albero, colorato di rosso e intitolato alla memoria di Barbara Natale, la 44enne di Santo Stefano Belbo che il 14 novembre 2015 venne uccisa presso la stazione ferroviaria di Canelli, colpita mortalmente da quindici fendenti sferrati da Luigi Caramello, l’uomo da cui si stava separando, il padre delle loro due figlie.
“Avendo vissuto per anni a Cortemilia conoscevo personalmente Barbara e la sua famiglia, originari di quel paese – spiega il sindaco –, e il mio pensiero è corso a lei quando come Amministrazione abbiamo pensato alla possibilità di fare in paese un secondo albero come simbolico messaggio contro la violenza di genere, a testimoniare la nostra vicinanza a tutte quelle donne che ne sono purtroppo vittime, affinché non si sentano sole, e sentendo vicine le istituzioni possano trovare la forza di denunciare. Ci è parso un messaggio importante, e un’iniziativa che vuole testimoniare come anche nei piccoli paesi sia importante riflettere su certe tematiche”.
L’allestimento dell’albero dedicato a Barbara Natale ha coinvolto anche altre realtà della zona. I bimbi della Scuola dell’Infanzia di Levice hanno lavorato per realizzarne gli addobbi, mentre l’associazione MondoDiDonna di Mondovì ha dato il proprio apporto annunciando anche iniziative di sensibilizzazione e informazione che già dai prossimi mesi dovrebbero coinvolgere le scuole del territorio, nella convinzione che l’educazione dei più piccoli sia un passaggio fondamentale per sradicare quella cultura della violenza che rappresenta la base di questo triste fenomeno.
Intanto quella dell’albero rosso di Gorzegno promette di diventare una bella tradizione: “Sicuramente torneremo a proporre questa nostra piccola iniziativa di sensibilizzazione – assicura il primo cittadino –, nella quale ci piacerebbe coinvolgere anche i comuni a noi vicini”.

 

 

Canelli, una panchina rossa in ricordo di Barbara Natale (la Nuova Provincia – 26 novembre 2021)
Installata dal Comune nei pressi della stazione ferroviaria dove la donna venne uccisa dal compagno nel novembre del 2015.
Una panchina per ricordare Barbara Natale. Rossa. Voluta dall’amministrazione comunale nella Giornata contro la violenza sulle donne per ricordare la giovane mamma che, nel 2015, venne uccisa dal compagno.
E’ stata installata a pochi passi dalla stazione ferroviari, nel luogo in cui perse la vita quel giorno di novembre. Come ricorda il sindaco Paolo Lanzavecchia “abbiamo installato la panchina rossa, simbolo del posto occupato da una donna che non c’è più, portata via dalla violenza. Un ricordo condiviso con i famigliari di Barbara, che ringraziamo per la loro partecipazione, ed un proposito per il presente e per futuro affinché la tutela della legalità e della donna possa eliminare ogni forma di violenza”.