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Antonina Scinta, 72 anni, mamma. Fatta inginocchiare ed uccisa con un colpo di pistola alla tempia dal marito (strage di Molassana)

Molassana (Genova), 10 Gennaio 2011

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Un passato di violenza dietro le pareti di casa (il Secolo XIX – 10 gennaio 2011)
È stata uccisa come in una vera e propria esecuzione: un colpo secco dall’alto verso il basso all’orecchio destro. Quasi in stile mafioso. E forse, Antonina Scinta, la donna di 72 anni freddata dal marito Carlo Trabona, muratore in pensione di 74, è stata fatta anche inginocchiare prima dello sparo. La donna era colpevole, nella mente dell’uomo, di averlo tradito col vicino di casa Loreto Cavarretta di 68, caduto sotto i colpi di un revolver col fratello Angelo di 77, ieri in via Piacenza, nel quartiere di Molassana sempre ad opera di Trabona, che dopo aver lavato l’immaginario disonore col sangue, si è suicidato.
Una condanna a morte arrivata dopo mesi di violenze nel chiuso delle pareti domestiche, sempre per quel tarlo in testa.
Lo hanno confermato anche le figlie di Trabona, Maria Pina e Caterina, interrogate dagli investigatori dopo la strage. «Una volta ho visto mia mamma con un occhio nero e mi sono preoccupata. Le ho chiesto se fosse stato papà ma lei ha negato. Mi ha detto no, papà è bravo sono caduta dalle scale». La voce è quella di Maria Pina, la sorella più grande, che oggi ancora sconvolta è andata a chiedere al pm Vittorio Ranieri Miniati quando sarebbe stato liberato l’appartamento di via Piacenza.
Un episodio che sarebbe il culmine, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, di una lunga escalation di violenze domestiche, dovute principalmente alla gelosia che, senza un reale motivo, lo consumava. Nella casa, gli agenti della squadra mobile di Genova hanno trovato alcune munizioni della pistola, una Smith&Wesson calibro 38, conservate in un cassetto, mentre altre erano in un giubbino sportivo. L’arma era ben tenuta, oliata e perfettamente funzionante. Oltre alle munizioni, è stato sequestrato anche l’orologio di Trabona, che si è fermato nell’ora in cui l’uomo si è ucciso con un colpo alla tempia. Domattina, il proprietario dell’arma sarà sentito dagli inquirenti per ricostruire il furto, risalente al 1979, e per cercare di capire da quanto tempo Trabona avesse quella pistola. Nel quartiere, il giorno dopo, c’è ancora sbigottimento. Mentre gli amici di Benedetto, Massimo e Sergio Cavaretta, i figli di Loreto, fanno passaparola per una colletta in vista dei funerali, in ogni angolo della strada, ogni bar, edicola, nel circolo «La Concordia», tutti parlano della giornata di ordinaria follia.
Ognuno ha un ricordo, un commento, per le vittime e l’omicida, ma quasi tutti sono perplessi rispetto al movente della gelosia. «Ne abbiamo parlato con gli altri commercianti della zona – spiega Luigi Stasi, titolare di un ortofrutta – e nessuno crede alla gelosia. Ci sarà stato dell’altro, dietro. Ma a quella età, con una moglie di 72 anni, come si fa a essere gelosi?». C’è chi non ha dormito, questa notte, ancora scosso per quanto ha visto. «Sto andando in farmacia a comprarmi le gocce – racconta Anna Maria Parodi – questa notte non ho chiuso occhio. La moglie di Trabona, Antonina, era venuta a Lourdes con me. Era una donna gentilissima, viveva per le figlie ed il marito. Ma quale gelosia? Quando il cervello ciocca, ciocca». Anche al circolo «La concordia» dove Angelo e Carlo trascorrevano le ore a giocare a carte, sono stupefatti: «Carlo, Angelo e Loreto, li chiamavamo i tre moschettieri, perché erano sempre insieme – spiega Giuliano Balestracci, il presidente del circolo -. Mai più pensavamo ad una cosa del genere».


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