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Victory Uwangue, 23 anni. Stordita e data alle fiamme forse perchè voleva opporsi allo sfruttamento

Foggia, 10 Dicembre 2016


Titoli & Articoli

Donna carbonizzata a Foggia: aveva 23 anni, prima stordita, poi data alle fiamme (Quotidiano di Puglia – 10 dicembre 2016)
Si chiamava Victory Uwangue e aveva 23 anni la nigeriana il cui corpo semicarbonizzato è stato trovato il 10 dicembre scorso nelle campagne nei pressi del Cara (Centro richiedenti asilo politico) di Borgo Mezzanone, a Foggia. Lo hanno accertato gli investigatori sulla base delle impronte digitali della donna archiviate presso la banca dati Afis. La donna – secondo le indagini – sarebbe una prostituta: prima di essere data alle fiamme sarebbe stata stordita con un colpo alla testa, oppure dopo un tentativo di strangolamento. Il cadavere presentava ustioni su varie parti del corpo e il viso e la testa erano completamente carbonizzati. Tracce di bruciature anche lungo gli arti inferiori. A trovare il corpo, all’interno di un campo, e’ stato un ospite della struttura di accoglienza mentre si stava recando al lavoro.

 

Victory  (Gli Stati Generali – 14 dicembre 2016)
Qualche mese fa quelli di una famosa agenda mi hanno chiesto di scrivere un articolo su Foggia – la città in cui sono nato e da cui sono andato via da qualche anno – per la loro rivista. Volevano una sorta di guida, ma viva: ed appassionata. Restammo d’accordo che ci saremmo risentiti, ma come spesso accade non ci siamo risentiti. Ed è un peccato, perché mi sarebbe piaciuto scriverlo, quell’articolo. Soprattutto in questi giorni prenatalizi.
Mi sarebbe piaciuto, davvero, parlare del meraviglioso albero, pieni di luci, messo davanti alla villa comunale, per comunicare la gioia del Natale e fare comunità. Avrei detto della pista di pattinaggio, una bella novità di quest’anno, che lascia perplesso qualcuno: non è che con l’insolito caldo di questo dicembre il ghiaccio finirà per sciogliersi? Avrei detto del nuovo meraviglioso mega-centro commerciale, che ha avuto un leggero inciampo – autorizzazioni che mancano, cose così: robetta burocratica – ma che riaprirà senza alcun dubbio, e porterà lavoro a centinaia di foggiani, e tanti nuovi negozi colorati a rendere più piacevoli le vite dei foggiani. Avrei detto dell’isola pedonale piena di gente, dello struscio serale, trepido e appassionato, di una comunità che si riversa in strada per appropriarsi della città. Avrei detto.
Provate a dirlo sotto Natale, che Foggia è una città brutta, anzi la più brutta città d’Italia, come disse quello scrittore famoso. E provate a parlare di statistiche, di qualità della vita: eccetera.
Questo avrei scritto.
Poi, avrei parlato di Victory Uwangue. Ha ventitré anni, Victory. Dovrei dire aveva, perché Victory è morta, ma dico che li ha perché Victory è qui, accanto a me, mentre scrivo. Victory è nigeriana, e lo si capirebbe dal nome, se non lo sapessimo. Quasi tutti i nigeriani che ho conosciuto avevano questi nomi: Victory, Destiny, Goodluck. Nomi di gente che vuole crederci. Tutti i nigeriani che ho conosciuto avevano storie terribili da raccontare. La storia di Victory finisce a Foggia, anzi a Borgo Mezzanone. Ufficialmente questo borgo, creato dal fascismo per attuare la sua politica dei borghi rurali, fa parte del territorio di Manfredonia, anche se dista solo quindici chilometri da Foggia. Qui Victory vive in un ghetto, in uno dei ghetti nei quali vivono – languono, lottano, soffrono – i lavoratori-schiavi che vengono a lavorare nei campi del Foggiano.
Qui Victory sabato scorso è stata uccisa. Il suo cadavere, nudo, è stato dato alle fiamme, ma molto più probabilmente è stata bruciata viva. La foto del suo corpo nudo e semi-carbonizzato gira in rete. L’ho trovata in un blog nigeriano, ma si trova facilmente anche sui siti italiani. Nel blog nigeriano trovo tra i commenti: “They must investigate that matter. That’s if the lady is not a prostitute”. I commenti dei foggiani non sono pervenuti. I siti di informazione locale hanno dato la notizia, che però non interessa granché. Sui social è silenzio. Gli amici, per lo più gente di sinistra, discutono animatamente del nuovo governo Gentiloni e soprattutto del nuovo ministro dell’istruzione che mente sul suo titolo di studio.
Sempre al ghetto di Borgo Mezzanone, e sempre la scorsa settimana, è morto bruciato un altro ragazzo di vent’anni, Ivan Miecoganuchev. La stufa ha dato fuoco alla sua capanna fatta di legno e cartone. Sono cose che succedono. Si sa, del resto, che questi stranieri fanno cose strane e terribilmente pericolose. Come quella romena – Claudia Ioana Pop, si chiamava – che quasi dieci anni fa, nel 2007, morì nel tentativo di lavarsi in una vasca per l’irrigazione, quelle cose simili a piscine che si trasformano in trappole mortali per le pareti lisce e ripide. Aveva ventisette anni e un figlio di quattro.
Ricordo il suo nome perché avevo provato ad immaginarmela viva, proprio come sto facendo ora con Victory, il cui nome ricorderò tra dieci anni, e con Ivan.
Claudia Ioana, Victory, Ivan. Tre nomi per decine di vittime senza nome, donne uccise e abbandonate ai bordi della strada, lavoratori investiti mentre cercavano di raggiungere i campi in bicicletta, uomini e donne morti sul lavoro, ragazzi morti nell’incendio delle loro capanne.
Abbiamo perso, Victory. Hai perso tu, ha perso chi ti ha ucciso, ha perso chi guarda dall’altra parte. Ho perso io, che scrivo di te, e che non ho saputo fare nulla di meglio che andarmene. (di Antonio Vigilante)



Nell’immagine: il luogo del ritrovamento. Foto di R. D’Agostino. Fonte: Foggia Today.

Ragazza bruciata viva in un campo: vittima dell’orrore aveva 23 anni (Foggia Today – 14 dicembre 2016)
Si tratta di Victory Uwangue, nigeriana. La stessa era stata fotosegnalata nel giorno del suo ingresso in Italia, il 6 luglio a Reggio Calabria. La donna era ospite del ghetto di fortuna che corre attorno al Cara di Mezzanone
Identificata la donna trovata priva di vita, lo scorso sabato mattina, in un vigneto in località Borgo Mezzanone, a pochi chilometri da Foggia. Le risultanze della banca dati Afisil sistema automatico per il riconoscimento delle impronte digitali, hanno permesso di dare un nome al cadavere di donna trovato seminudo e semicarbonizzato in un terreno a circa 300 metri dall’uscita secondaria del Cara, il Centro Accoglienza Richiedenti Asilo della borgata.
La vittima è Victory Uwangue, nigeriana di 23 anni. La stessa era stata fotosegnalata nel giorno del suo ingresso in Italia, il 6 luglio di quest’anno a Reggio Calabria. Dalle prime informazioni raccolte, la donna era ospite del ghetto di fortuna (la cosiddetta ‘pista’) che corre attorno al Cara di Mezzanone.
L’autopsia, invece, non ha riscontrato segni di violenza sul cadavere della ragazza, pertanto la stessa potrebbe essere stata stordita con un colpo alla testa (che però non avrebbe lasciato segni) e poi arsa viva. Tra le motivazioni alla base di un così brutale omicidio, un tentativo di violenza sessuale (pantaloni e scarpe della donna sono stati ritrovati lungo la strada) o il tentativo di ribellione della stessa a chi la voleva introdurre nel mercato della prostituzione.