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Blessing Tunde, 25 anni, prostituta. Strangolata dall’ex fidanzato e abbandonata in un campo

Mazzo di Rho (Milano), 3 Maggio 2021


Titoli & Articoli

Tunde, la ragazza trovata morta in strada con le trecce strette attorno al collo (Milano Today – 13 maggio 2021)
Chi è la vittima di Rho. Si indaga per omicidio
L’ultima ad averla sentita è stata la sua coinquilina. Era lunedì 3 maggio, ora di pranzo: lei – Tunde Blessing, 25 anni, nigeriana – le aveva detto di essere arrivata a Rho per comprare una borsetta. Poi il vuoto, il nulla. Fino al pomeriggio di mercoledì 12 maggio, quando il suo corpo è stato trovato tra i cespugli di una stradina sterrata nei pressi di via Amendola, nella frazione Mazzo di Rho. Cosa sia successo a Tunde, che proprio a Rho si prostituiva, stanno cercando di ricostruirlo i carabinieri del nucleo investigativo, che sin dai primi momenti dopo il ritrovamento del cadavere hanno trattato il caso come un omicidio, anche se tutte le piste restano aperte.
L’allarme è scattato alle 17.10 del 12, quando una signora della zona – portando il cane a spasso – ha visto il corpo della 25enne tra i rovi. I medici intervenuti non hanno potuto far altro che constatare il decesso della vittima, che sarebbe comunque avvenuto diverse ore prima.  I militari hanno invece cristallizzato la scena: la ragazza era vestita – il che ha fatto escludere subito l’ipotesi di un’aggressione sessuale – e aveva con sé la borsetta, al cui interno è stata trovata una tessera sanitaria. Da lì gli investigatori sono risaliti alla sua identità e alla denuncia di scomparsa presentata il 7 maggio dalla coinquilina, una connazionale con la quale Tunde condivideva una casa a Novara.
Il medico legale, nella sua analisi, ha certificato che il decesso è avvenuto con ogni probabilità per asfissia. La 25enne, infatti, aveva le trecce di una parrucca che indossava strette per due volte attorno al collo. Anche per questo le prime ipotesi lasciano pensare a un omicidio, ma non è escluso comunque che possa trattarsi di un suicidio, per quanto “strano”.
I carabinieri hanno già perquisito l’abitazione piemontese della giovane e hanno ascoltato altre donne che si prostituivano a Mazzo di Rho. Al momento all’appello manca soltanto il cellulare della vittima: resta da capire se sia stata lei a liberarsene o se lo ha portato via qualcuno. Alla ricerca di elementi utili i carabinieri stanno analizzando anche le immagini delle telecamere di sorveglianza di un’azienda vicina: da lì potrebbe arrivare qualche elemento utile per fare luce sulle ultime ore di vita di Tunde.

Rho, il giallo di Blessing trovata morta nel prato: isolate tracce sospette vicino al corpo (Corriere della Sera – 14 maggio 2021)
La 25enne di origine nigeriana si prostituiva. I segni sul collo, i silenzi dell’amica e la pista dell’omicidio
I carabinieri del Nucleo investigativo hanno cristallizzato delle tracce, non secondarie e nemmeno irrilevanti, nelle vicinanze del corpo senza vita di Blessing Tunde, nata a Lagos, in Nigeria, venticinque anni fa. Se l’epilogo della ragazza, trovata morta nel pomeriggio di mercoledì in un prato della frazione Mazzo di Rho, è stato generato da un omicidio, queste tracce potrebbero orientare gli investigatori. Ma allo stato attuale, dopo l’ispezione cadaverica e in attesa dell’autopsia, non sussistono elementi definitivi per legittimare lo scenario di un delitto ed escludere un suicidio oppure un malore quale ragione del decesso. Blessing, la cui scomparsa era stata denunciata a inizio mese a Novara da un’amica, dove lei abitava in un appartamento in condivisione, era una prostituta. E aveva scelto proprio quella zona dell’hinterland di Milano per vendersi.
Una presenza, la sua, non fissa da anni, anche se già nelle precedenti verifiche relative alla sua sparizione, a Novara la polizia aveva constatato un pendolarismo di Blessing, tra la Lombardia e la stessa città piemontese, dove la perquisizione nella sua stanza, eseguita alla ricerca di elementi utili, non aveva invece fornito aiuti. La camera era in ordine, e la disposizione degli abiti e degli altri effetti personali non lasciava intendere una fuga oppure un allontanamento per un lungo lasso temporale. Quindi, al di là della ovvia centralità in questo caso, è la scena del crimine l’unica scena a poter instradare i carabinieri, i quali, dopo i lunghi approfondimenti nel corso della serata di mercoledì, ieri sono tornati a Mazzo di Rho, per beneficiare della luce del sole e avere una maggiore luminosità, spesso dirimente per scorgere dettagli nascosti dal buio della notte.
Dunque sono emerse quelle tracce, sulle quali, in virtù del loro «potenziale», viene mantenuto il più stretto riserbo. L’ipotesi del suicidio è stata e rimane contemplata in relazione allo stato del cadavere. La morte risale a tre, quattro giorni fa. Il corpo non presentava evidenti segni di violenza (nessuno stupro); i vestiti erano dove dovevano essere, in ordine; c’erano, questo sì, dei segni sul collo compatibili con un’asfissia, che potrebbe essere stata provocata da una mano esterna oppure potrebbe essere correlata a un suicidio, pur rimarcando che, nell’ipotesi di un’impiccagione da un ramo, non c’era a breve distanza un albero. I segni sul collo sarebbero stati provocati dalle trecce della parrucca indossata da Blessing, che non aveva precedenti e viveva lo strazio della prigionia, obbligata dai clan, pena le vendette contro i famigliari in Nigeria, a prostituirsi.
I carabinieri hanno approfondito le ricerche nel mondo delle e dei connazionali, ascoltando altre ragazze che si vendono e iniziando a setacciare i profili e i movimenti dei cosiddetti «protettori». Se qualcuno ha ucciso la povera ragazza, potrebbe avere un destino breve da uomo libero, anche grazie alle telecamere nella frazione, non abbondanti ma nemmeno assenti, che permetterebbero di mappare i movimenti in avvicinamento e allontanamento rispetto al luogo della morte, sempre che, ma sul tema non ci sarebbero dubbi, Blessing sia deceduta proprio in quel punto, dove a volte camminano dei passanti in compagnia dei loro cani (una di loro ha scorto il cadavere e chiamato i soccorsi). Nella fase della denuncia, quell’amica, evidentemente terrorizzata da eventuali ritorsioni del clan, aveva omesso ogni minimo dettaglio sull’esistenza di Blessing, negando perfino che si prostituisse, ed evitando di riferire se la ragazza avesse o avesse avuto delle relazioni con degli uomini, e fornendo dei nominativi.
Detto del «ruolo» dell’autopsia, sulla quale poggiano gli sviluppi delle indagini a meno di clamorose novità, i carabinieri stanno insistendo nell’operazione di rintraccio e di ascolto delle altre giovani ridotte in schiavitù come Blessing, sulla quale gli animali avevano iniziato a fare scempio, e che potrebbe esser già stata vista in precedenza da altri passanti o automobilisti i quali se ne sarebbero fregati, tirando dritto. (di Andrea Galli)

 


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In memoria di

Femminicidio di Tunde Blessing, l’ex fidanzato George Kyeremeh condannato a 18 anni (la Repubblica – 12 ottobre 2022)
Arriva la condanna per un femminicidio avvenuto a maggio 2021. Nel processo con rito abbreviato, la gup Lorenza Paquinelli ha stabilito 18 anni di carcere – come aveva chiesto anche la pm Grazia Colacicco – per George Kyeremeh, un operaio di origine ghanese di 35 anni, accusato di aver ucciso la sua ex fidanzata Blessing Tunde, 25 anni di origine nigeriana.
Il corpo della donna era stato ritrovato il 12 maggio dello scorso anno nei dintorni della boscaglia a Mazzo di Rho, nell’hinterland a nord di Milano, dove si prostituiva da alcuni mesi perché era rimasta senza il supporto economico di Kyeremeh dopo averlo cacciato di casa.
Il 7 maggio 2021, un’amica di Tunde aveva denunciato alla questura di Novara la sua scomparsa. Fin da subito, i sospetti si erano concentrati sull’ex fidanzato, arrestato a giugno del 2021. I coinquilini di Tunde raccontavano di aver assistito diverse volte alle liti violente fra i due a causa della gelosia tossica di lui – “Io non voglio che la mia ragazza abbia il numero di telefono di altri uomini”, aveva dichiarato ai militari che lo avevano arrestato. Gli amici avevano ricevuto anche appelli disperati da parte di lei: “Se dovessi morire per le botte che prendo da lui, avrete il mio sangue sulla coscienza”. Dopo aver trovato il corpo ormai senza vita e grazie ai risultati degli esami autoptici e alle immagini delle telecamere, era stato confermato che la 25enne era stata strangolata dall’uomo con l’elastico usato per fermare i capelli. Oggi arriva la condanna.

 

Condannato a 15 anni l’uomo che ha ucciso Tunde Blessing nel campo di Mazzo di Rho (Prima Milano Ovest – 11 dicembre 2023)
George Kyeremeh, il 36enne operaio ghanese arrestato dai carabinieri nel giugno 2021 con l’accusa di aver derubato e ucciso la sex worker nigeriana di 25 anni  ha ottenuto uno sconto di 3 anni rispetto alla prima condanna.
Strangolata con l’elastico per i capelli: la pena per l’ex fidanzato “scende”, ma adesso è definitiva. Dovrà scontare 15 anni di carcere – erano 18 ma ha ottenuto uno sconto di pena – George Kyeremeh, il 36enne operaio ghanese arrestato dai carabinieri nel giugno 2021 con l’accusa di aver derubato e ucciso Tunde Blessing, sex worker nigeriana di 25 anni  in un capo di Mazzo di Rho.
L’imputato era stato condannato a 18 anni per omicidio volontario e rapina
Il 12 ottobre 2022 il gup di Milano aveva condannato l’imputato (a 18 anni, appunto) chiamato a rispondere di omicidio volontario e rapina. Il processo, con rito abbreviato, era quello di primo grado. Di recente, dopo che la sentenza non è stata impugnata dai legali, è arrivata la condanna definitiva a 15 anni, con lo sconto ottenuto grazie alla legge Cartabia.
L’uomo non aveva accettato la fine della storia con la donna. 
Secondo quanto ricostruito durante le indagini svolte dai militari, Kyeremeh non avrebbe accettato la fine della storia con la sua compagna, una relazione a quanto pare burrascosa che andava avanti da circa tre mesi e in più di un’occasione l’uomo sarebbe stato estremamente violento con Blessing. L’omicidio sarebbe avvenuto il 3 maggio di due anni fa.
La ragazza strangolata con l’elastico che teneva fermi i suoi capelli. L’operaio ghanese aveva negato tutto, ma le prove raccolte dagli investigatori sono state schiaccianti. La ragazza, nel dettaglio, sarebbe stata strangolata dall’elastico che teneva fermi i suoi capelli, come confermato dall’esame autoptico. Era arrivata nel rione Sant’Agabio a Novara con il sogno di studiare e di trovare un lavoro.