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Stefania Gusella, 22 anni. Strattonata, sbattuta contro il vetro della macchina, strangolata, trascinata davanti alle ruote della macchina e messa sotto due volte, infine sepolta in un bosco dal fidanzato

Aprilia (Latina), 23 Maggio 1998


Titoli & Articoli

Latina, uccide la fidanzata e travolge il corpo con l’ auto (la Repubblica – 24 maggio 1998)
I genitori l’ avevano vista l’ ultima volta mercoledì, poi dopo cena Stefania Gusella 22 anni, una cascata di riccioli mori, aveva indossato il suo giubotto di pelle nera ed era salita a bordo della Peugeot 106 di Salvatore Amato, 28 anni, muratore presso l’ impresa edile del padre ad Aprilia. Si erano fidanzati cinque mesi fa. Dopo qualche ora Stefania era morta, prima strangolata poi investita con l’ automobile di quel ragazzo che tanto amava e che voleva lasciarla. Infine la giovane è stata sepolta sotto venti centimetri di terra in un bosco di querce. I due ragazzi mercoledì sera si dovevano incontrare proprio per chiarire il loro burrascoso rapporto, Salvatore non ne voleva più sapere di andare avanti ed era passato a prendere Stefania nella sua casa, un edificio giallo a due piani in via Potenza, una strada sterrata nella campagna alla periferia di Aprilia, venti chilometri a nord di Latina.
I due hanno cominciato da subito a discutere, Salvatore decide di fermare la macchina, il litigio si accende, vola qualche schiaffo, lui la strattona e la sbatte contro il vetro. Poi la afferra alla gola e stringe sempre di più con la rabbia negli occhi. Stefania si accascia sul sedile e Salvatore pensa solo a liberarsi di lei.
L’ uomo torna a casa, prende pala e piccone e si dirige sulla statale Pontina in direzione sud, svolta a destra in una strada di campagna desolata e buia. Si ferma in una rientranza sterrata, prende il corpo della ragazza e lo adagia in terra, risale, ingrana la prima e le passa sopra senza pietà. Poco più avanti entra in un viottolo all’ interno del bosco e sotto la terza quercia a sinistra comincia a scavare trascinando il cadavere sotto una barra metallica che blocca il passaggio, e seppellisce Stefania.
In quello stesso posto dove è tornato ieri pomeriggio insieme ai carabinieri del maggiore Bertozzi e ha visto riaffiorare i pantaloni e la camicetta nera che la ragazza indossava la sua ultima sera. I genitori di Stefania, la madre Fedora e il padre Dino, erano andati giovedì mattina in caserma a denunciare la scomparsa di Stefania, capelli neri e occhi scuri e grandi. Un annuncio era anche comparso sulle pagine locali di un quotidiano.
Le uniche notizie venivano da Salvatore, quel ragazzo non tanto simpatico in famiglia con cui la figlia usciva da qualche mese tra un litigio e una riappacificazione. “L’ ho lasciata al parco De Gasperi, nel centro di Aprilia. Abbiamo avuto una brutta discussione”, gli aveva raccontato il ragazzo, ma i carabinieri l’ hanno tenuto d’ occhio. Ieri mattina è stata ispezionata la sua Peugeot 106 di colore verde e sotto la scocca, incastrato in un bullone, c’ era un ciuffo di capelli. Il ragazzo viene portato in caserma, dice che non sa nulla, gli investigatori insistono e alla fine con le mani nei capelli disperato ammette “sono stato io, non ne potevo più. Io la volevo lasciare, litigavamo troppo, lei ha cominciato a gridare, l’ ho sbattuta contro il vetro e alla fine l’ ho stretta intorno al collo. Pensavo di averla uccisa, poi sono andato a casa e ho preso gli attrezzi per seppellirla”.
Il resto è una sequenza da film dell’ orrore, nel buio della macchia con Salvatore che scava sotto una quercia per seppellire la ragazza che lo amava. I carabinieri del colonnello Vittorio Tomasone lo hanno interrogato con il suo avvocato fino a tarda sera ma i dettagli ormai sono soltanto qualche riga in più di un verbale dove si racconta la morte di una ragazza di ventidue anni, morta per troppo amore. Per Salvatore Amato è scattato un fermo per omicidio, sul caso indaga il sostituto procuratore Pietro Allotta. L’ autopsia stabilirà se la morte della ragazza è avvenuta per strangolamento o per le ferite riportate dopo che Salvatore l’ aveva investita. (di Emanuela Gasbarroni)


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In memoria di

Nel 1998 la sua fidanzata, nel 2015… Aprilia: l’assassino di Stefania Gusella confessa un secondo omicidio (Il Caffè Tv – 30 marzo 2016)
Ha confessato un secondo omicidio dal suo letto del reparto di psichiatria dell’ospedale Santa Scolastica di Cassino. Salvatore Amato, 47 anni di Aprilia, sta scontando una condanna a 16 anni per l’omicidio di Stefania Gusella, avvenuto nel 1998 ad Aprilia. A quanto sembra, tuttavia, l’uomo si sarebbe macchiato anche di un altro delitto: quello di un senzatetto polacco sulle rive del Tevere, nell’ottobre scorso. A rivelarlo è stato lui stesso in questi giorni, quando ha chiesto di parlare con i poliziotti: «Ha rifiutato un pezzo di pane che gli ho offerto. Voleva del danaro. Abbiamo iniziato a discutere e poi ho sentito nuovamente “la voce”, che mi diceva di ucciderlo», ha detto agli investigatori della Squadra Mobile di Frosinone, che lo hanno interrogato su disposizione del sostituto procuratore Francesco Cerullo. Tre ore di colloquio – confessione avvenuto anche grazie all’ottimo lavoro di recupero psichiatrico da parte dei medici dello speciale reparto ospedaliero di Cassino.
Ora si stanno effettuando i riscontri: in effetti ad ottobre un corpo è stato ripescato dal Tevere, ma la morte non sembrava essere stata violenta. L’esame autoptico parlò di annegamento, ma tutto può essere. Salvatore Amato è ora piantonato a vista nel reparto di psichiatria in attesa che il magistrato decida, nel momento in cui venga riscontrato in maniera certosina il suo racconto, un eventuale trasferimento in un carcere adeguato ad ospitare soggetti con simile patologia.
Il delitto di Stefania Gusella è ancora ben presente nella memoria degli apriliani. La 22enne era uscita di casa il 23 maggio 1998 dicendo ai genitori che doveva incontrare il fidanzato, Salvatore Amato, 28 anni, muratore presso la ditta edile del padre. Quando la giovane scomparve, Amato disse che avevano litigato e che lei se ne era andata a piedi verso casa. Lo inchiodarono alcuni capelli di lei trovati in auto. Secondo la ricostruzione fatta dai carabinieri, Amato l’ha strangolata e poi sepolta in via Selciatella, in uno spazio erboso poco distante dalla pinetina in cui usano appartarsi le coppiette. Il motivo? Lei l’amava troppo, lui non ne poteva più. E poi quella “voce” che gli diceva di uccidere.