Souad Alloumi, 28 anni, addetta alle pulizie, mamma. Strangolata e gettata in un sacco dall’ex marito. Mai ritrovato il corpo
Brescia, 3 Giugno 2018
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Scompare giovane mamma: marito fermato per omicidio (Giornalettismo – 8 giugno 2018)
Una donna marocchina di 29 anni, Allou Suad, madre di due figli di tre e nove anni, è scomparsa da domenica sera a Brescia. Suo marito, connazionale e maggiore di lei di 21 anni, si trova ora in stato di fermo disposto dalla Procura di Brescia per omicidio volontario e occultamento di cadavere. La coppia viveva oramai separata da diverso tempo. L’uomo però, anche se nega alcun coinvolgimento, è stato avvistato dalle telecamere sotto casa di Allou (il giorno in cui è scomparsa) con un grosso sacco nero tra le mani.
Nella notte tra domenica e lunedì l’ex marito è stato visto trascinare un grosso sacco per strada e caricarlo in macchina. Sul caso indaga la Squadra Mobile della Questura di Brescia.
I due figli della coppia, di nove e tre anni, sono rimasti da soli in casa per 24 ore. Solo lunedì sera la bambina più grande si è rivolta ad alcuni vicini di casa spiegando che la mamma non c’era più e consegnando il numero di telefono del padre che abita sul confine tra la provincia di Brescia e quella di Cremona.
Giovane mamma scomparsa a Brescia: “Il marito la picchiava, lei aveva paura” (Today – 8 giugno 2018)
Il compagno della donna è stato fermato nella notte con l’accusa di omicidio. Un’amica della 29enne: “Lui la perseguitava”
“Lui l’aveva sposata e portata in Italia”, ma lei “mi diceva che qui non si trovava bene, perché suo marito alzava le mani”. A parlare, intervistata da Laura Almici di BresciaToday, è un’amica di Allou Suad, la mamma bresciana di 29 anni di cui non si hanno più notizie da domenica scorsa. Nella notte le forze dell’ordine hanno fermato il marito 50enne della scomparsa. Le accuse contro di lui sono pesantissime: omicidio volontario e occultamento di cadavere. Da un paio d’anno i due coniugi facevano vite separate.
Come racconta BresciaToday, la donna si era ribellata alle violenze e aveva denunciato il marito. Dopo un periodo in una comunità protetta aveva affittato un appartamento a Brescia, al terzo piano mansardato di una palazzina di via Milano. Suad voleva cominciare una nuova vita, insieme ai suoi figli (una bimba di 9 anni e un maschietto di tre). Ma il marito avrebbe continuato a perseguitarla. A raccontarlo è Sara, una delle poche amiche che la donna era riuscita a farsi nei pochi mesi in cui ha vissuto in via Milano e mamma di una compagna di scuola della figlia di Suad.
“Era spaventata, voleva cambiare casa”. “Suad mi ha raccontato che il marito la seguiva – dice la donna – e spesso se lo trovava sotto casa. Lei aveva tantissima paura, lui invece non si dava pace: continuava a dirle che era stato lui a farla venire in Italia e che lei non poteva lasciarlo. Era talmente spaventata che voleva cambiare casa. Proprio poche settimane fa, le ho mandato un messaggio con le informazioni per un nuovo appartamento”.
Suad era dipendente di un’azienda di pulizie. Con il passare delle ore prende sempre più piede l’ipotesi di una morte violenta: l’uomo sarebbe stato ripreso dalle telecamere di un bar di via Milano mentre caricava in auto un grosso sacco nero. Lui però nega ogni responsabilità per la scomparsa della moglie.
Brescia, Souad Allou scomparsa. Amica al gip: “Marito l’aveva minacciata di morte” (Blitz – 9 giugno 2018)
Il marito di Souad Allou resta in carcere a Brescia con le accuse di omicidio e occultamento di cadavere. La donna di 29 anni di origini marocchine risulta scomparsa, ma a incastrare il marito Abdelmjid El Biti, 50 anni, sarebbe un video in cui trasporta un sacco nero in auto. Inoltre una amica della donna ha dichiarato in aula che Souad si era confidata con lei e le avrebbe detto che il marito voleva ucciderla. L’uomo invece non ha risposto alle domande del gip del tribunale di Brescia, che ne ha convalidato il fermo la mattina del 9 giugno.
Secondo le accuse, El Biti avrebbe ucciso la giovane moglie e si sarebbe disfatto dei resti, che non sono stati ancora trovati, la sera di domenica 3 giugno. A incastrarlo sono le immagini registrate da una telecamera di un bar sotto casa della donna, che domenica sera lo hanno inquadrato mentre trascinava nella sua auto un grosso sacco nero. Interrogato dal gip, l’uomo che era in stato di fermo dalla sera di mercoledì 6 giugno si è avvalso della facoltà di non rispondere.
L’avvocato Gianfranco Abate, legale del 50enne marocchino, ha chiesto di non convalidare fermo per mancanza di indizi e poi ha rinunciato all’incarico. Il gip invece ha convalidato il fermo e disposto la custodia in carcere e spiega all’Ansa:
“È assolutamente certo che Souad Alloumi non si sia volontariamente allontanata senza lasciare traccia nella propria abitazione nella notte tra il 3 e il 4 giugno. Ascoltata in audizione protetta la figlia di nove anni, ha spiegato che la notte del 3 giugno padre e madre litigavano ‘a voce alta arrabbiata’. E a bambina quella sera ha riferito che il padre l’aveva avvertita di stare attenta perché la madre poteva andare da qualche parte e lasciarli a casa da soli, cosa che rende manifesto come il gesto sia stato premeditato”. Il giudice ha poi riportato le testimonianza di un’amica della 29enne marocchina: “Souad – ha fatto mettere a verbale l’amica – mi spiegava che lui l’aveva minacciata di morte dicendole che l’avrebbe uccisa se avesse scoperto che aveva un altro uomo”. Da quanto ricostruito la ragazza da qualche settimana frequentava un coetaneo sudamericano. Abdelmjid El Biti avrebbe voluto portare i figli in Marocco, aveva prelevato ottomila euro in contanti e aveva i documenti dei figli validi per l’espatrio.
“In quella borsa solo vestiti”: ma dal video spuntano due ginocchia (Brescia Today – 13 giugno 2018)
Rimane in carcere Abdelmjid El Biti, l’ex marito di Suad Alloumi di cui non si hanno notizie da 10 giorni: nelle prossime ore attesi gli esiti della Scientifica
In quel borsone non c’erano solo vestiti, come sostiene Abdelmjid El Biti: per gli inquirenti in quella sacca poteva esserci il corpo senza vita della giovane Suad Alloumi, la ragazza (già madre di due bambini) di 29 anni di cui non si hanno notizie ormai da una decina di giorni. Guardando e riguardando le immagini delle telecamere che inquadrano l’ex marito El Biti impegnato a trascinare (con fatica) quel sacco scuro, sarebbe emerso un altro inquietante particolare.
Dalle immagini si riconoscerebbero infatti le sagome di due ginocchia umane: un’ipotesi che rafforza ancora di più la tesi dell’accusa, che ha portato all’arresto di El Biti per omicidio volontario e occultamento di cadavere. Lui fin dal principio nega tutto, dice che in quella sacca c’erano solo dei vestiti e che non sa che fine abbia fatto la sua ex moglie. Ma lui quella notte in quella casa in Via Milano c’era eccome: uomo dalla corporatura importante, robusto, dalle telecamere sembra faccia molta fatica a trascinare fuori il borsone, quando mancavano pochi minuti alle 5 del mattino. Un altro indizio importante.
Nel video dell’orrore, la bimba che cerca la sua mamma (Brescia Today – 11 giugno 2018)
Proseguono le indagini sulla scomparsa della giovane madre Suad Allou: l’ex marito è ancora in stato di fermo con l’accusa di omicidio volontario e occultamento di cadavere
Non solo l’ex marito che trascina un pesante borsone, quando mancavano pochi minuti alle 5 del mattino: qualche ora più tardi, quasi alle 10, le telecamere del Bar Le Rose (proprio di fronte a casa) hanno inquadrato anche la piccola di 9 anni, la figlia più grande della giovane Suad Allou, che esce sul balcone e si guarda in giro, come a voler cercare la sua mamma.
Ma della giovane madre non si hanno notizie da più di una settimana: è scomparsa domenica scorsa dal suo appartamento di Via Milano. Solo poche ore più tardi è stato fermato l’ex marito, il 50enne Abdelmjid El Biti: è accusato di omicidio volontario e occultamento di cadavere. Lui nega ogni coinvolgimento, e agli inquirenti a riferito di come secondo lui la donna si sarebbe allontanata di sua spontanea volontà.
A parte il borsone che viene trascinato quella notte, e in cui si sospetta potesse esserci il corpo senza vita della giovane Suad, la versione dell’ex marito non ha convinto gli investigatori: difficile, se non impossibile, che la madre di due figli ancora piccoli (una bimba di 9 e uno di 3) si sia allontanata lasciandoli da soli, e lasciando in casa anche le chiavi, i documenti, il portafoglio.
Souad Alloumi, uccisa e gettata via in un sacco: Cassazione conferma l’ergastolo per il marito (la Repubblica – 5 aprile 2022)
Sparì a 28 anni nel 2018, i figli piccoli rimasero soli a casa, il corpo non è stato mai trovato
La Cassazione ha confermato l’ergastolo per Abdelmjid El Biti, 54 anni, accusato di aver ucciso la moglie, Souad Alloumi, scomparsa nel 2018 da Brescia. Il suo corpo non è mai stato ritrovato. La donna aveva 28 anni e due figli, allora di 3 e 9 anni. La coppia era separata da qualche tempo, e in passato Souad Alloumi aveva denunciato il marito per violenze. A incastrare El Biti, le immagini della telecamera di sorveglianza di un bar al piano terra della palazzina dove viveva la donna, in via Milano a Brescia.
Nel video l’uomo era stato ripreso mentre trasportava verso l’auto un sacco nero dell’immondizia, all’interno del quale ci sarebbe stato il cadavere della moglie. Secondo l’accusa, la donna fu strangolata davanti ai figli e fatta sparire nel grosso sacco che il marito trascinava sotto l’occhio delle telecamere la notte fra il 3 e il 4 giugno del 2018. I figli della coppia rimasero soli in casa per un giorno intero. La sera dopo, la bambina di nove anni andò dai vicini di casa spiegando che la mamma non c’era più e consegnando il numero di telefono del padre che abitava in un altro comune. El Biti ha sempre negato di essere il responsabile dell’omicidio, ma è stato condannato all’ergastolo in tutti e tre i gradi di giudizio. Il corpo della donna non è stato mai stato trovato e la difesa di El Biti è sempre stata quella d’allontanamento volontario da parte della donna che avrebbe abbandato così i figli piccoli a casa.
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In memoria di
I genitori: «Adesso El Biti dica dove è il corpo della nostra Souad» (Brescia Oggi – 15 giugno 2022)
Se per la giustizia la donna è stata ammazzata, non è così invece per la burocrazia. Madre e padre della 29enne scomparsa nel giugno di 4 anni fa chiedono che l’ex marito, condannato all’ergastolo, indichi dove ha nascosto il suo cadavere
«Se ha una coscienza deve dirci dove ha nascosto il corpo di nostra figlia. I bambini hanno il diritto di avere un luogo dove poter piangere la loro mamma». Hassan Alloumi e Ghannouu Zalaf sono i genitori di Souad Alloumi, la 29enne di origine marocchina scomparsa dalla sua abitazione il 4 giugno del 2018 e che per i giudici è stata ammazzata dall’ex marito Abdelmjid El Biti che poi si è sbarazzato del corpo della donna dopo averlo trasportato nascosto in un sacco dall’appartamento di via Milano dove la donna viveva e dove si sarebbe consumato il delitto.
Da quattro anni chiedono che il responsabile dell’omicidio gli indichi il luogo dove sono stati nascosti i resti della figlia. «Non si può più tornare indietro, quello che è successo è successo – sottolineano i genitori di Souad, in questi giorni a Brescia per incontrare i due nipoti ancora ospiti di una comunità protetta – El Biti dica però dove ha messo il corpo, nostra figlia merita una degna sepoltura e i suoi figli devono sapere dove potere andare a piangere la mamma».
In tutti questi anni il 53enne marocchino, in carcere dal giorno successivo al delitto, non solo non ha mai detto dove abbia occultato il corpo, ma ha sempre negato di avere ucciso la ex moglie. Ora dopo che anche la Cassazione ha confermato l’ergastolo nei suoi confronti e con la condanna diventata definitiva i genitori di Souad sperano che finalmente possa «trovare un briciolo di coscienza per far ritrovare i resti. Ogni volta che in Marocco arriva la notizia di un corpo ritrovato in Italia, il pensiero va subito a nostra figlia. Non perdiamo la speranza, ma El Biti non ha mai parlato e nemmeno la sua famiglia in questi anni ci ha mai contattato. Per loro non esistiamo».
Se per la Giustizia Souad è stata uccisa, non è così per la legge. Senza il corpo per il momento è stato impossibile ottenere dall’anagrafe il certificato di morte «Ci stiamo muovendo perché la sentenza nei confronti di El Biti venga riconosciuta così da poter ottenere la dichiarazione di morte presunta», spiegano i legali dei genitori di Souad, gli avvocati Elena Scotuzzi e Veronica Raimondi.
Persa la figlia, strappata alla via da chi invece avrebbe dovuto darle serenità, ai genitori di Souad restano i due nipoti, una bambina di 13 anni e un bambino di 8. «La loro è la sofferenza più grave – ricordano – Hanno perso la mamma e il padre è in carcere. Sanno che noi ci siamo, ma la loro vita non è più la stessa. Lo shock che tutti quanti abbiamo vissuto ci sta accompagnando da quattro anni»
I nonni avevano chiesto al tribunale dei Minori di Brescia di poterli avere con sé. «Esistono elementi che fanno giudicare preferibile il collocamento dei due minori presso una famiglia italiana – sottolineava il tribunale nel provvedimento firmato dal presidente Cristina Maggia – I nonni potranno continuare a fare i nonni e non sarebbero gravati dal dovere svolgere funzioni da genitori sostitutivi a tempo indeterminato». Alla base della decisione, oltre a questioni economiche, ci sarebbe soprattutto la differenza di età tra i nonni e i bambini cresciuti «respirando mentalità e cultura italiana e che necessitano di figure affettive di riferimento» in grado di garantire loro la massima stabilità.
«Non è stato facile accettare questa decisione – ammettono Hassan Alloumi e Ghannouu Zalaf – Ora che è passato del tempo la comprendiamo. Per noi è importante che i nostri nipoti possano vivere sereni in una famiglia che gli voglia bene. Quello che è successo alla loro mamma ha provocato loro danni. Anche loro sono vittime». I nonni possono incontrare e contattare i nipoti ogni volta che vogliono. «Domenica siamo stati insieme – raccontano i genitori di Souad – In quei momenti cerchiamo di farli divertire di farli stare sereni. Veniamo in Italia quattro volte all’anno per incontrarli. Ci piacerebbe poter essere più vicini, ma la vita in Italia costa molto e senza un aiuto economico per noi sarebbe impossibile trasferirci» (di Paolo Cittadini)