Silvana Marchionni, 75 anni, mamma. Uccisa dall’ex marito con tre colpi di fucile
Porto Sant'Elpidio (Fermo), 21 Maggio 2018
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Silvana uccisa a fucilate in faccia. Lui l’aveva riaccolta dopo la separazione (Corriere Adriatico – 22 maggio 2018)
Una mira da cecchino, affinata da giovane sparando alla selvaggina e ai piattelli, poi in età da pensione accostando il pallino sui campi di bocce. Ma non ha avuto bisogno di precisione Giuseppe Valentini, l’anziano di 78 anni che tutti descrivono come mite e pacioso, per abbattere a fucilate la povera donna che s’era ripreso in casa da sei mesi, dopo un matrimonio naufragato quindici anni fa per le seduzioni di una setta che avevano affascinato la moglie Silvana Marchionni. Il suo ultimo poligono di tiro, in un lunedì maledetto nella campagna coltivata a grano e ulivi vicino al quartiere Corva, ha un perimetro limitato, il minuscolo palcoscenico dell’ennesimo femminicidio.
Quattro metri per quattro: sono le dimensioni della camera da letto dove ieri pomeriggio alle 13 e 30 Peppe, come lo conoscono tutti a Porto Sant’Elpidio, ha premuto il grilletto del suo fucile semiautomatico a canna unica, regolarmente detenuto per la caccia, sparando tutt’e tre le cartucce del caricatore. Due fucilate hanno raggiunto la moglie Silvana, 75 anni, colpendola al petto e al volto, dopo aver rimbalzato sulla spalla, e lasciandola senza vita, stesa su una pozza di sangue nella stanza al pianterreno al civico 10 di via raccordo Pian di Torre. La donna non ha fatto neanche in tempo a cercare riparo dietro una porta o sotto il letto. Le scariche di pallini da caccia l’hanno investita in pieno, da una distanza di 2 o 3 metri, secondo i primi rilievi degli esperti di investigazioni scientifiche dell’Arma dei carabinieri e del medico legale Alessia Romanelli.
Adesso l’imprenditore in pensione, dopo una vita passata a manovrare le ruspe della sua azienda di movimento terra, è in carcere con l’accusa di omicidio volontario. Non gli viene contestata l’aggravante del vincolo coniugale perché, almeno dai primi accertamenti, i protagonisti di questa tragedia domestica risultano divorziati.
«Abbiamo litigato, non ci ho visto più e ho imbracciato il fucile, sono stato io a ucciderla», ha detto subito Peppe Valentini ai carabinieri di Porto Sant’Elpidio, dopo l’allarme dato dal figlio della coppia Simone, che abita nel villino adiacente e poco dopo il pranzo ha sentito i botti delle fucilate ed è corso a guardare. Giuseppe Valentini all’arrivo dei carabinieri e della ambulanze della Croce Verde era ancora scosso. Si è consegnato ai militari senza la minima resistenza, ha lasciato il fucile a terra e li ha seguiti in caserma insieme al figlio Simone. Nell’interrogatorio davanti al pubblico ministero di Fermo Francesca Perlini e al capitano Roland Peluso, comandante della compagnia carabinieri di Fermo, il pensionato, difeso dall’avvocato Carlo Brugnoli, ha provato a descrivere lo scenario che ha fatto da sfondo al delitto: ha parlato di sofferenze di natura psicologica, patite a suo dire dall’ex moglie, della difficile separazione avvenuta quando Silvana all’inizio degli Anni 2000 si sarebbe allontanata da casa seguendo insieme ad altri le suggestioni di un guru, fino al tentativo, nel dicembre scorso, di riprendere la convivenza, finito purtroppo in tragedia.
«Erano rimasti in buoni rapporto, lui l’ha accolta in casa per poterla aiutare», confermava ieri Sandro, il cognato della vittima, marito di una sorella.
Anche una decina di anni fa, quando Silvana Marchionni, passata l’infatuazione della setta, era tornata da Ancona a Porto Sant’Elpidio, senza soldi e senza un lavoro, Peppe l’aveva aiutata, acquistando per lei un appartamento nel quartiere Corva. Poi, a dicembre, la decisione di accoglierla di nuovo in casa. Fatale per la povera Silvana.
Omicidio a Porto Sant’Elpidio. Il cognato: “Lei era ingestibile. Avevamo chiesto aiuto” (il Resto del Carlino – 22 maggio 2018)
Sconvolte le reazioni alla morte di Silvana Marchionni per mano del marito. I vicini di Valentini: “Povero Giuseppe, quei fucili voleva venderli”
Scuote la testa un vicino di casa, amico di Giuseppe Valentini che ieri intorno all’ora di pranzo ha freddato la moglie a colpi di fucile, mentre si allontana dall’abitazione del raccordo di Pian di Torre che pullulava di gente in divisa e soccorritori: «Non ci posso credere. Giuseppe è un brav’uomo, è stato sempre un gran lavoratore. È una tragedia tristissima». «Ho appena saputo quello che è successo – dice un altro amico –, ma non ci volevo credere. Domenica pomeriggio siamo stati insieme a Giuseppe, alla bocciofila. La moglie continuava a chiamarlo, insistentemente, fino ad esasperarlo. Ma era da tempo che non andavano più d’accordo».
«Mi aveva detto che voleva vendere due dei tre fucili che aveva in casa, e di fargli sapere se c’era qualcuno interessato. Avevo trovato un possibile acquirente e dovevamo venire a vederli», aggiunge un vicino, che aveva un rapporto piuttosto stretto con Giuseppe. Arrivano alcuni familiari. Vorrebbero entrare e vedere, ma non glielo consentono.
Il cognato, Sante Gabbanelli, si lascia andare a uno sfogo: «Le istituzioni? Ve le raccomando. Vai a chiedere un aiuto ai servizi sociali, ma prima di ottenerlo, devi compilare fogli su fogli, chiedono il reddito in base a questo o quell’articolo, non la finiscono più e uno finisce per rinunciare. Così funzionano le istituzioni».
Nel condominio in cui aveva vissuto fino a qualche mese fa, ricordano che la convivenza con la Marchionni era piuttosto difficile per i continui eccessi del suo comportamento, sia di giorno che di notte: «Viveva da sola e, pare che non assumesse regolarmente le medicine, per cui le cure che stava facendo per la depressione si stavano rivelando poco efficaci». Ora che è successo il peggio, sono in molti a dire: «Silvana si curava, ma non è bastato». E mentre le auto dei carabinieri portano via Valentini, il pensiero dei più è per lui: «Povero Giuseppe». Arriva anche il sindaco Nazareno Franchellucci, si ferma con i carabinieri per avere un quadro della tragedia che si era appena consumata. «Una tragedia che mai avremmo potuto immaginare potesse avvenire nella nostra città – dice -. Esprimo a nome della comunità solidarietà e totale vicinanza ai familiari della vittima».