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Sara Di Pietrantonio, 22 anni, studentessa. Pedinata, bloccata in strada di notte, strangolata, cosparsa di benzina e data alle fiamme dall’ex fidanzato

Roma, 29 Maggio 2016


Titoli & Articoli

Studio, danza e le canzoni di Mika «Era una secchiona sorridente» (Corriere della Sera – 30 maggio 2016)
Le passioni della 22enne Sara di Pierantonio e il ricordo degli amici: «Ma quello la tampinava». E qualcuno parla di atti di stalking mai denunciati
La passione per la danza e per la musica: Mika e Ligabue. Quella per l’economia. «Anche a scuola era una secchiona, ma non una di quelle antipatiche. Anzi. Una ragazza tranquilla, sempre sorridente».
Nel ricordo degli amici e degli ex compagni di scuola del liceo scientifico Cannizzaro dell’Eur Sara Di Pietrantonio era una giovane «a posto, non una leader o una scatenata, ma un tipo studioso e intelligente». E qualcuno fra loro ammette anche di essere a conoscenza che da qualche tempo non era più tanto tranquilla. Colpa della conclusione traumatica della sua relazione con Vincenzo, l’ex fidanzato col quale era stata insieme per circa un anno e con il quale aveva rotto da qualche settimana.
La fine del loro amore non sarebbe stata presa bene dal giovane. «La tampinava — dicono gli amici di Sara —, non voleva rassegnarsi». Forse la ragazza aveva paura di lui e non si esclude che per questo motivo avesse cambiato qualcuna delle sue abitudini e la frequentazione di alcuni posti. All’Eur, ad esempio, dove le comitive dei ragazzi si incontrano fra piazza Don Luigi Sturzo e il Caffè Palombini, Sara si vedeva sempre più di rado. C’è qualcuno che dice che fosse rimasta vittima di episodi di stalking e anche se su questo punto sono in corso indagini, perché non risulterebbero denunce o segnalazioni.
Ma la ventiduenne non aveva rinunciato a quelli che erano comunque i suoi interessi. Primo fra tutti proprio la danza che praticava fin dalla scuola. Proprio sabato pomeriggio, poche ore prima di morire, la studentessa aveva partecipato alle prove di uno spettacolo che aveva organizzato con alcune amiche. «Ci aveva lavorato tanto, teneva molto a quell’appuntamento», dicono le amiche. L’ultimo impegno prima di essere uccisa vicino casa. «Ma Sara — racconta un altro amico — non poteva essere odiata fino a questo punto. Era una ragazza alla quale non si poteva non voler bene». Ed è proprio questo che sconvolge di più chi la conosceva. Come i suoi familiari con i quali abitava in una palazzina giallo ocra vicino via Portuense, sempre alla Magliana.
«Sappiamo che si era lasciata da un paio di giorni con il suo fidanzato — raccontano Anna e Luciana, le zie della ragazza —. Sabato era uscita con un’amica, era sempre piena di interessi. E poi lavorava anche d’estate per potersi pagare gli studi».
La notizia della morte della giovane si è sparsa rapidamente fra chi la conosceva. Anche fra gli altri musicisti che studiavano con lei flauto. Sara era diplomata al Conservatorio, fra le sue tante passioni c’era anche questa. E poi c’era quel ragazzo. «A noi sembrava una brava persona — ricordano ancora le zie della ventiduenne — e comunque Sara non gli avrebbe mai permesso di darle nemmeno uno schiaffo. Se fosse successo, lei lo avrebbe di sicuro mandato a quel paese».
Fra gli amici — che poi sono per la maggior parte i ragazzi che la studentessa continuava a frequentare fin dai tempi del liceo — si parla di una recente conoscenza fatta da Sara. Di una frequentazione con un ragazzo cominciata da poco tempo. «Sara era davvero speciale — sottolineano le sue coetanee —. Ottimi voti a scuola, brillante anche all’università. Un carattere forte ma sereno». Però di recente nella sua vita era successo qualcosa che aveva finito per stravolgere tutto.

 

Sara Di Pietrantonio, il testimone: “L’ho vista, ma non avevo capito che chiedeva aiuto” Toma Today – 31 maggio 2016)
Due giovani, un 18enne e un 20enne, hanno rilasciato una testimonianza molto simile. Entrambi, passati su via della Magliana con il loro mezzo pochi istanti prima dell’atroce delitto, raccontano di non aver compreso il pericolo
“Agitava le braccia è vero, chiedeva aiuto forse, ma non l’ho capito e sono andato avanti”. E ancora “ho visto un ragazzo e una ragazza litigare, poi ripassando ho visto l’auto bruciata”. Nessuno però si è fermato. Confusione, paura, forse indifferenza per quella scena che si è parata davanti ai loro occhi in pochi istanti, di notte, nel buio.
I TESTIMONI – Sono due i giovani che hanno visto Sara Di Pietrantonio gli istanti prima che l’ex fidanzato la bruciasse viva. Passati con lo scooter su via della Magliana, e inquadrati dalle videocamere di sorveglianza, si sono accorti della scena, ma stando alle testimonianze rilasciate agli inquirenti, non sono stati in grado di comprendere cosa stesse accadendo. Eppure, lo ha detto ieri in conferenza stampa il sostituto procuratore Maria Monteleone, “se qualcuno si fosse fermato a prestare aiuto Sara sarebbe ancora viva”.
Diciotto anni il primo, venti il secondo, entrambi hanno collegato l’accaduto solo il giorno dopo, e subito sono andati dai Carabinieri. Vincenzo Paduano, 27 anni, guardia giurata, ex ragazzo della vittima, era già in questura pronto per l’interrogatorio terminato dopo otto ore con la confessione dell’atroce delitto: “L’ho uccisa io”.
LA CONFESSIONE – Non sopportava di essere stato lasciato qualche settimana prima, e nemmeno che la giovane si frequentasse da qualche giorno con un suo ex compagno di scuola. Prima dell’assassinio i due si erano incontrati in casa di Sara, un incontro chiarificatore davanti alla madre della giovane che non aveva fatto presagire quanto di lì a poco sarebbe accaduto. Terminata la discussione il 27enne residente nella zona di Castel Giubileo è andato a lavoro all’Eur mentre Sara Di Pietrantonio è uscita con un’amica per passare una serata insieme al pub. La 22enne si è poi incontrata con l’altro ragazzo. Passata qualche ora con il giovane Sara è stata quindi riaccompagnata alla propria auto, che i due avevano lasciato sotto casa del ragazzo.
IL DELITTO – Il vigilante li ha seguiti e si è poi appostato sulla strada che Sara avrebbe percorso per tornare a casa. Con una bottiglia di liquido infiammabile ha poi teso una vera e propria imboscata alla sua ex tagliandogli la strada e sperondanola una volta arrivata all’altezza del civico 1090 di via della Magliana. Una volta bloccata è entrato nella vettura, le ha gettato l’alcol addosso alla sua ex fidanzata, ha ddato fuoco alla macchina. Lei è riuscita a fuggire, ma lui l’ha rincorsa e con l’accendino le ha dato fuoco, uccidendola. Poi la fuga, e il rientro sul posto di lavoro. Stamattina è comparso di fronte al gip e al sostituto procuratore Maria Gabriella Fazi per la convalida dell’arresto con le accuse di omicidio premeditato e stalking. Sempre in mattinata all’Università frequentata dalla vittima, Economia a Roma Tre, le lezioni si sono interrotte, con un minuto di silenzio in memoria di Sara.

 

La stretta al collo, la frattura, le tracce di fumo nei polmoni: gli ultimi 14 minuti di Sara (Corriere della Sera – 2 giugno 2016)
L’ha rincorsa, afferrata per i capelli, braccata stringendole il braccio intorno alla gola, fino a stordirla. E poi, quando era ormai in fin di vita, totalmente incosciente, le ha dato fuoco. Sara Di Pietrantonio si è trasformata così nella «preda passiva» della folle rabbia di Vincenzo Paduano. Vittima della gelosia ossessiva di un «mostro» che non accettava la fine della loro storia.
È l’autopsia svolta dal professor Giorgio Bolino a ricostruire gli ultimi minuti della studentessa uccisa a Roma la notte di domenica scorsa. A svelare che cosa può essere accaduto in quegli attimi di terrore che si è trasformato in orrore per la giovane che deve aver capito perfettamente di non avere alcuna possibilità di salvarsi. Perché lui l’aveva già cosparsa di alcol e questo dimostra che aveva pianificato l’aggressione in ogni dettaglio. Sulla base dei primi elementi raccolti, il giudice non ha riconosciuto la premeditazione. Ma l’accusa è convinta di poter smentire la sua versione iniziale. Perché, dicono, «non è vero che voleva solo spaventarla» come ha raccontato subito dopo essere stato fermato dai poliziotti della squadra mobile di Roma guidati da Luigi Silipo.
Il suo progetto di morte è stato preparato nei dettagli per almeno una settimana. E poi è stato portato a termine con inaudita ferocia. Sono le 4.06 quando l’uomo sperona la macchina e così impedisce a Sara di tornare a casa.
Alle 4.20, la telecamera di un cantiere che si trova su via della Magliana inquadra la sua macchina che fa marcia indietro e va via. Nel video si vede l’auto della ragazza in fiamme. Che cosa è accaduto in quei quattordici minuti lo ha ricostruito in parte lo stesso Vincenzo Paduano, ma sono gli accertamenti svolti dal medico legale a rivelare la dinamica degli ultimi istanti.Nei polmoni di Sara sono state trovati «residui carbonosi». Le tracce sono minime, soltanto le analisi sulla presenza di monossido che saranno svolte lunedì potranno fornire ulteriori elementi. Ma già questo basta a dimostrare, secondo il professor Bolino, «che ha respirato il fumo, sia pur nel momento in cui era in limine mortis». E dunque a ipotizzare la dinamica del delitto.
I due litigano nell’auto di lei. Lui spruzza l’alcol nell’abitacolo e poi addosso alla ragazza. Lei fugge in preda al terrore, cerca di rifugiarsi in un boschetto che si trova poco distante. Corre per circa 150 metri. Sara ha un fisico minuto, è alta un metro e cinquanta centimetri, pesa meno di 50 chili. Non ha alcuna forza per opporsi alla furia che le si scatena addosso. E infatti non ha scampo. Lui le afferra i capelli e la immobilizza. Sara ha una frattura sull’osso ioideo causata da una pressione forte. «L’ha afferrata da dietro e l’ha stretta con il braccio», ipotizza il medico «fino a quando lei si è accasciata».
Sulle mani di Sara non ci sono ustioni, dunque non si è difesa evidentemente perché era già priva di sensi. Ha però alcune escoriazioni sul ginocchio e su un fianco. Paduano potrebbe averla afferrata e spostata prima di darle fuoco. Oppure l’ha semplicemente abbandonata, ha spruzzato altro alcol e poi ha accesso la fiamma.
I controlli già previsti per la prossima settimana potranno aggiungere dettagli per la relazione finale che l’equipe di Bolino dovrà consegnare ai pubblici ministeri. Ma certo non potranno modificare nulla rispetto al quadro agghiacciante già emerso. E soprattutto alla violenza di cui Paduano è stato capace. Una «crudeltà» che il giudice gli ha contestato nel provvedimento di cattura firmato ieri.

Omicidio Sara Di Pietrantonio, il nuovo fidanzato: “Ho un rimorso” (il Giornale – 3 giugno 2016)
Non ha pace il nuovo fidanzato di Sara Di Pietrantonio, la ragazza uccisa da Vincenzo Paudano nei pressi della Magliana a Roma. Il ragazzo, Alessandro, sente un rimorso: “Non mi posso perdonare di non averla accompagnata a casa. Sara non aveva paura di Vincenzo, non immaginava che lui potesse farle veramente del male, in fondo le dispiaceva che soffrisse. Anche quella sera non ha voluto che lui la scortasse“, spiega a La Stampa. Intanto come riporta il Messaggero emergono nuovi particolari sugli sms inviati da Paduano a Sara prima che decidesse di ucciderla. “Perché mi fai questo?” “So dove sei anche se non rispondi“, aveva scritto Paduano a Sara.
Nessuno di questi sms però è stato inviato la notte dell’omicidio. Ma queste parole insistenti e che stalkerizzavano la ragazza sono rimaste ben presenti nella memoria della madre che ne ha parlato con gli investigatori. Adesso gli sms sono agli atti dell’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Maria Monteleone e della pm Gabriella Fazi.

Sara Di Pietrantonio, la mamma Concetta: “Quella scritta nella sua stanza,un presagio del suo assassinio” (la Repubblica – 9 giugno 2016)
L’intervista. Concetta Raccuia, madre della giovane bruciata a Roma dall’ex: “Vincenzo dipinse sulla parete una frase sul fuoco. Ora dica tutta la verità”
“Io voglio la verità, Vincenzo. Racconta come è andata quell’ultima mezz’ora, minuto per minuto. Questo mi solleverebbe un po’ da questo brutto macigno che mi porto dentro”. Concetta Raccuia si rivolge direttamente al killer di sua figlia, Vincenzo Paduano, il 27enne che all’alba del 29 maggio le ha portato via quanto di più importante avesse nella vita, la figlia Sara Di Pietrantonio. Alcuni passaggi dell’omicidio non sono chiari, e lui non ha fornito versioni: “Si assuma fino in fondo le sue responsabilità”.
Al collo Concetta (assistita dagli avvocati Stefania Iasonna e Iolanda Coltellacci) ha una catenina il cui ciondolo è il nome della sua piccola. Ha una camicia bianca, i pantaloni neri lunghi, le mani sono appoggiate l’una sopra l’altra. La donna è seduta, si gira verso l’amico e collega di lavoro Sami Zammar. Uno sguardo d’intesa tra i due prima di cominciare a parlare. Il tono della voce è inflessibile. Nei suoi occhi stanchi, per le poche ore di sonno e le lacrime versate, traspare nonostante tutto l’amore. Le brillano poi, quando ricorda la figlia, e l’odio non si palesa mai, neanche se il discorso cade sul killer: “Questo suo non ricordare, confondere le idee… La sua non è una confessione, lo hanno incastrato gli investigatori”.
Vincenzo ha strangolato Sara e le ha dato anche fuoco. Perché, secondo lei, si è accanito così?
“Sara, quest’anno, rappresentava in un saggio di ballo la regina del fuoco. E poi la sua canzone preferita è quella di Ligabue dal ritornello “Ti brucerai piccola stella senza cielo”. Ebbene, per il balletto Vincenzo era molto infastidito, perché Sara si sarebbe esibita con due ragazzi molto belli. Per il ritornello della canzone, invece, Sara aveva chiesto a Vincenzo di scriverglielo sul muro della camera. Lui ha una bella grafia. Io mi ero opposta, avevo appena fatto pitturare le pareti. Allora io mio chiedo se quello che le ha fatto è una sorta di sfregio. Capisce il fuoco? Proprio il fuoco, io vedo una possibile relazione”.
Che cosa le manca di Sara?
“Mi manca tutto, io e lei vivevamo in simbiosi. Perché siamo io e lei. Io sono separata e Sara era la mia unica figlia. La mia vita era organizzata in base alle sue esigenze. Sara è andata, tutti i lunedì, per 4 anni al conservatorio all’Aquila. Assieme prendevamo il pullman da Roma, dopo la scuola il pomeriggio. Suonava il flauto traverso ed era molto brava. Poi a 18 anni le ho detto “amore mio devi fare una scelta”. Lei voleva iscriversi in medicina ed entrambi gli impegni erano troppo gravosi. Ha scelto l’università, non è passata in medicina ma non si è mica demoralizzata, ha fatto chimica e poi stabilmente la facoltà di economia, ma aveva sempre il pallino della chirurgia. E sa cosa mi diceva? Magari a 50 anni mi iscrivo in medicina e nel frattempo studio con impegno in questa facoltà, adesso. Lei era così determinata, piena di energie“.
Questo forse spaventava Vincenzo?
“Lei era brillante, eccezionale, era così trainante, voleva fare mille cose e da parte di Vincenzo c’era un grande senso di inferiorità. Lei aveva una marcia in più e questo certo non facilitava la vita a uno come lui più chiuso, introverso. Vincenzo, comunque, è un ragazzo intelligentissimo. E in riferimento a quello che è accaduto a mia figlia voglio dire che non è una persona malata. Non stiamo parlando di un povero psicopatico”.
Ci sono stati dei momenti della loro relazione che l’hanno insospettita?
“Forse tre episodi. Lo scorso 28 aprile quando Sara non c’era si è presentato a casa con una bella pianta per me e una rosa rossa per mia figlia. Mi ha ringraziato dicendomi che la loro storia era giunta al termine. Anche il 28 maggio (poche ore dopo l’avrebbe uccisa, ndr) quando è venuto a casa per parlare con Sara è andato via senza salutarmi con la testa china, bofonchiando qualcosa. Lui di solito era sempre educato, un lord. E poi ancora l’anno scorso, quando Sara aveva deciso di lasciarlo (poi si erano rimessi insieme, ndr). Vincenzo mi aveva chiesto un aiuto per tentare di riconquistare mia figlia, voleva un consiglio. Io gli ho detto sono la mamma di Sara, non poteva chiedere a me certe cose. Vorrei direi un’ultima cosa.
Prego…
“Oggi (ieri, ndr) ho acceso il telegiornale e ho sentito di un uomo che ha ucciso la compagna perché la donna voleva separarsi. Sono 70 anni che c’hanno dato il voto, quando ci daranno l’opportunità di dire: io ti voglio lasciare e lasciami viva. Ci riusciremo? Quante Sare dovranno ancora morire? Il ritmo è di una donna morta ogni tre giorni. Questo mi preoccupa tanto, è una strage. È una strage di innocenti come mia figlia”. (Giuseppe Scarpa)

 

Roma, l’ultimo saluto a Sara uccisa dal suo fidanzato. La madre: “Deve esserci giustizia” (Rai News – 10 giugno 2016)
“E’ tutto scritto ed è qui dentro e viene tutto via con me”. Sono le parole scritte dagli amici su uno cartellone pieno di foto di Sara, in cui si vede la ragazza mentre gioca e scherza, tante scene di una vita normale, di una ragazza come tante.
La parrocchia di Santa Maria Madre della Divina Grazia a Roma si è completamente riempita di gente che vuole partecipare ai funerali di Sara Di Pietrantonio e in molti sono stati costretti a restare fuori, seguendo la cerimonia sul sagrato. All’ingresso del feretro in chiesa è scattato un altro applauso e poi, di nuovo, un profondo silenzio fino a quando il prete ha dato inizio al rito.
Il dolore della madre. La mamma di Sara, Tina, vestita di scuro e con gli occhiali da sole, era circondata dai parenti che la incoraggiavano. “Giustizia ci dovrà essere. Combatterò con tutte le mie forze perché giustizia ci sia”, ha detto la donna, “ti voglio ricordare così, con il tuo sorriso bellissimo, un gesto crudele ha spento il sorriso, niente potrà cancellare questa tragica perdita e consolarci”.
Poi ha rivolto un appello agli amici della figlia: “Seguite il suo esempio: combattete sempre per realizzare i vostri sogni. Fatelo per lei”. Ci sono tanti fiori, mazzi colorati di persone sconosciute, insieme alle corone bianche dei familiari.
“E’ tutto scritto ed è qui dentro e viene tutto via con me”. Sono le parole scritte dagli amici su uno cartellone pieno di foto di Sara, in cui si vede la ragazza mentre gioca e scherza, tante scene di una vita normale, di una ragazza come tante. Il poster è stato allestito a fianco dell’abside.
I verdetti dei medici legali Gli accertamenti autoptici, in particolare le analisi del sangue e dei polmoni, hanno rivelato che la ragazza era già morta quando l’ex fidanzato Vincenzo Paduano, la notte tra il 28 ed il 29 maggio scorso, l’ha cosparsa di alcool dandole fuoco. Lo dicono i medici legali incaricati, che già avevano stabilito che la morte della studentessa era avvenuta per strangolamento. Accanto agli accertamenti medico legali marciano spediti quelli tecnici sui telefoni cellulari di Sara e dell’ex fidanzato. La giovane aveva confidato ad una amica di temere le ritorsioni del vigilantes. Agli atti dell’inchiesta c’è un messaggio vocale della ragazza inviato tramite Whatsapp in cui esprimeva il timore di essere uccisa dopo una scenata del suo ex.

 

I funerali della ragazza uccisa e bruciata. L’addio Sara. Dolore e desiderio di giustizia (Avvenire – 10 giugno 2016)
A 22 anni uccisa e data alle fiamme alla Magliana il 29 maggio dall’ex fidanzato. Il pianto e il ricordo di chi le voleva bene. «Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio»
Gocce di pioggia mentre usciva dalla chiesa, verso il cimitero. Gocce anche sulle scarpette da ballo posate dalla mamma sulla bara, bianca. Se n’è andata così, verso il cimitero, stamani, Sara Di Pietrantonio, la ventiduenne uccisa e data alle fiamme alla Magliana il 29 maggio scorso dall’ex fidanzato, reo confesso, Vincenzo Paduano. La chiesa era piena di gente che ha voluto salutarla un’ultima volta. «Dobbiamo continuare a dare una risposta di fede cristiana e di umanità alla sofferenza causata dal male», ha detto padre Jess Dajac, il parroco di “Santa Maria Madre della Divina Grazia” a Ponte Galeria: «Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio. Preghiamo di accompagnarla in paradiso». Proprio a qualche centinaio di metri da qui, da questa chiesa, Sara era stata massacrata poco meno di due settimane fa.
«Giustizia ci dovrà essere – ha detto sua mamma, Tina Raccuia –. Mi batterò per questo fino allo stremo, con la tua stessa tenacia, ma niente potrà consolarci mai per questa perdita». Aveva cominciato dicendo: «Cara Sara, tutti ti vogliono bene perché sei allegra, solare, affettuosa, piena di energie e interessi, testarda fino all’estremo. Brava». Sua figlia – era andata avanti – «amava il ballo, la musica. Era sempre pronta ad ascoltare tutti, sempre bella». Ma «un gesto crudele ti ha portato via, ha fermato il tuo cammino gioioso». Infine l’invito: «Combattete sempre per i vostri sogni, fate come ha fatto lei. Grazie Sara». E la mamma, composta, ripiega il suo foglio e torna a sedere.
Non riesce a trattenere le lacrime la cugina di Sara, chiedendole perdono: «Ti chiedo scusa se non ci sono stata quando avrei dovuto». Un ex compagno di scuola legge emozionato: «Non ho mai provato niente di simile per nessuno. Mi hai aiutato nei momenti difficili e ora ti ringrazio. Insieme a te è morta una parte di me».
Fuori, vicino all’ingresso della chiesa, sono appesi i disegni che i bimbi della scuola d’infanzia Santa Maria Madre della Divina Grazia le hanno dedicato: «Ciao Sara, sarai l’angelo più bello», hanno scritto. Tanti fiori, ugualmente bianchi, sono sulla bara e tutt’intorno. Un “cordone di sicurezza” circonda l’edificio, le telecamere sono rimaste fuori. «È tutto scritto ed è qui dentro e viene tutto via con me», hanno scritto su un cartellone con le foto di Sara e sono le parole di una canzone di Ligabue, fra le preferite della ragazza.
Il parroco legge un messaggio del vescovo di Porto-Santa Rufina prima dell’omelia. «Quello che avrebbe dovuto essere un progetto di vita è diventato violenza e morte», scrive monsignor Gino Reali: senza Sara «la comunità si impoverisce, ci ritroviamo nella sofferenza e nel pianto. Ci rimane il ricordo di una ragazza piena di talento è di interessi, studiosa e amorevole verso parenti e amici». Anche padre Jess è commosso. «Cari genitori – dice – vi sosteniamo con la preghiera. Di fronte a questa grande prova ci sentiamo umanamente inadeguati, ma il nostro silenzio non significa resa». Allora il sacerdote chiede di «continuare a dare risposta alla sofferenza creata dal male con la preghiera e le fiaccolate». E venti minuti dopo mezzogiorno Sara esce dalla chiesa, portata a spalla e deposta nel carro funebre. La gente batte le mani, rintoccano lentamente le campane. E mamma, papà Alberto, il fratellino Alessandro, le zie Anna e Luciana, la nonna, tanti, tantissimi amici la salutano.


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In memoria di

Sara Di Pietrantonio (Ansa – 11 settembre 2019)
Sara Di Pietrantonio era una ragazza romana di 22 anni, uccisa e bruciata dall’ex fidanzato, Vincenzo Paduano, in una strada di periferia della capitale nelle prime ore del 29 maggio 2016.  L’assassino è stato condannato all’ergastolo dai giudici della Corte d’Appello dopo che la Cassazione aveva disposto, nell’aprile scorso, un nuovo processo di secondo grado ritenendo il reato di stalking non assorbito da quello di omicidio come invece fatto nel corso del primo processo d’Appello conclusosi con una condanna a 30 anni.
A rendere ancor più tragica questa storia è il fatto che il corpo della giovane fu ritrovato, carbonizzato, dalla mamma.
La ragazza, infatti, quella sera era uscita con il nuovo compagno Alessandro. Al momento di rientrare a casa Sara aveva mandato un sms alla mamma, che l’aspettava a casa: “Mamma, sto rientrando”. Ma Sara, che guidava l’automobile della madre, era seguita dall’ex, che poi la fermò, arrivando ad ucciderla e a bruciare il corpo. La madre, non vedendola rientrare, era uscita di casa impensierita ed era uscita di casa a cercarla. Fu lei a fare la macabra scoperta.
“Mai visto un delitto cosi’ efferato” disse Luigi Silipo, comandante della Squadra Mobile di Roma.
Questa storia drammatica e’ diventata anche un docufilm, intitolato “Sara”, scritto da Daniele Autieri, Stefano Pistolini e Giuseppe Scarpa e realizzato da Stefano Pistolini e Massimo Salvucci. A ricostruire la vicenda oltre alla madre di Sara, Concetta Raccuia, una serie di interviste inedite alle amiche della vittima e al fidanzato, Alessandro Giorgi, ultimo ad aver visto la ragazza prima dell’incontro fatale con il suo assassino. Il docufilm ricostruisce i fatti e cerca di individuare le cause di questa epidemia di violenza sulle donne.
Una settimana prima del delitto, l’ex fidanzato, l’assassino, aveva visto la giovane baciare il nuovo compagno, Alessandro, e si chiuse in un silenzio rancoroso durato fino al delitto. Poi l’appostamento notturno sotto casa del giovane dal quale dopo aver visto un’amica Sara aveva deciso di passare per fare un saluto, l’inseguimento in auto e l’omicidio. Il telefono di Sara e’ centrale nelle indagini anche per il luogo del suo ritrovamento da parte di uno spazzino dell’Ama.Sara viene aggredita, tramortita, strangolata e bruciata. Reo confesso l’ex fidanzato Vincenzo Paduano, vigilantes di 27 anni, che non accettava la fine della loro storia.

 

Magliana, #noinondimenchiamo: cittadini e istituzioni ricordano Sara Di Pietrantonio (Roma Today – 25 novembre 2019)
L’ex presidente Torelli, insieme alla mamma di Sara Di Pietrantonio, ha voluto ricordare la giovane vittima, brutalmente assassinata e data alla fiamme dall’ex fidanzato. Torelli: “Mandiamo un messaggio alle donne che subiscono queste violenze: denunciatele”
Sara non è stata dimenticata. Il Municipio XI ha deciso di commemorare lagiornata mondiale contro la violenza sulle donne,  recandosi in un luogo particolare. E’ un luogo di morte che alcuni volontari del Municipio XI hanno trasformato in un’aiuola curata. C’è una panchina dipinta di risa e dei fiori piantati di fresco. Quello è, da alcuni anni, “il giardino di Sara”.
Il ricordo del delitto “Ricordo quando ho appreso di questo efferato delitto. Eravamo a ridosso delle elezioni per il rinnovo del Municipio XI. E ne sono rimasto impressionato. Ho trascorso tanti anni nella Digos, in un periodo storico peraltro molto particolare, in cui si sapeva se uscivi di casa o non se ritornavi. Ma nonostante questo – ha raccontato Mario Torelli, delegato della sindaca ad Arvalia – quel delitto mi ha destato molta impressione anche perché, oltre all’omicidio, c’è stato il tentativo di occultare il cadavere. Un doppio scempio” ha sottolineato l’ex minisindaco.
La solidarietà alle persone più fragili “Ci siamo incontrati al giardino di Sara per ricordare che lo Stato, gli Enti Locali ed i cittadini devono restare uniti. Per mandare un messaggio alla persone che sono più fragili e che vorrebbero denunciare i propri aguzzini ma non hanno il coraggio di farlo” ha sottolineato Torelli  recatosi nella mattinata del 25 novembre a rendere omaggio a Sara Di Pietrantonio. Con lui la mamma della vittima, l’ex assessore Giacomo GIujusa ed una delegazione di residenti.
L’omicidio Di Pietrantonio Sara di Pietrantonio è stata uccisa nella notte tra il 29 maggio 2016. E’ stata stordita e soffocata da Vincenzo Paduano, il suo ex fidanzato. Successivamente il suo aguzzino ha dato fuoco all’auto, dove versava il corpo esanime della giovane.  A ritrovare il cadavere semicarbonizzato della studentessa 22enne, furono i Vigili del fuoco accorsi per spegnere l’incendio della vettura, lasciata in via della Magliana 1090. Secondo il Procuratore Generale della Cassazione “la condotta di Vincenzo Paduano – poi condannato all’ergastolo – è stata originata da spirito punitivo e non da un impeto di gelosia”.
Le vittime delle violenze “Sara non ce la riporta più nessuno, nemmeno dieci ergastoli. Spero che tutto questo dolore possa servire per altre ragazze, altre donne che si trovano in questa difficile situazione dello stalking psicologico” aveva commentato la signora Concetta Raccuia, mamma della giovane vittima. La famigliare, con il presidente Torelli e gli altri cittadini, si è presentata all’appuntamento del 25 novembre. Tutti insieme, in via della Magliana, per ribadire un semplice concetto: #noinondimentichiamo.

 

 

Violenza donne, il 9 dicembre alla Dire un evento per Sara Di Pietrantonio (Agenzia Dire – 29 novembre 2019)
Sara di Pietrantonio, 22 anni, fu uccisa e bruciata il 29 maggio del 2016 dal suo ex fidanzato: all’incontro per ricordarla parteciperanno giovani delle scuole superiori
Tornano gli incontri culturali di DireDonne e il primo appuntamento è per lunedì 9 dicembre, alle 16, a Roma, nella sede dell’Agenzia Dire in Corso d’Italia 38/a e vedrà, grazie alla collaborazione con Direscuola, la presenza dei giovani studenti delle scuole superiori della Capitale. Il mese di novembre, appena concluso, è stato come sempre dedicato al tema della violenza contro le donne e l’evento sarà quindi dedicato alla storia e alla memoria di Sara di Pietrantonio. La giovane romana di 22 anni fu uccisa e data alle fiamme il 29 maggio del 2016, in via della Magliana a Roma, dal suo ex fidanzato Vincenzo Paduano, condannato poi all’ergastolo per omicidio e stalking dalla corte d’Appello di Roma. Sarà la mamma di Sara, Concetta Raccuia, a raccontare la storia di sua figlia e a rispondere alle domande dei giovani studenti.
Insieme alla mamma di Sara, relatrici dell’evento saranno Barbara Pelletti e Stefania Iasonna, rispettivamente presidente e socia fondatrice dell’associazione no-profit Cassandra D, che si occupa di supportare le persone vittime di violenza, isolamento, stalking e discriminazione. Come sempre, nella cornice degli eventi culturali DireDonne, ci sarà il contributo artistico del ‘Visual Arts Department Ballet Company’, compagnia di ballo diretta da Antonio Di Vaio che accompagnerà l’incontro con due coreografie dedicate alle donne vittime di violenza e a Sara che amava danzare.

 

 

In ricordo di Sara Di Pietrantonio, nel giorno del suo compleanno (Sky Tg24 – 21 aprile 2023)
Questo è il racconto e il ricordo di Massimo Di Pietrantonio, zio di Sara Di Pietrantonio e giornalista di Sky Tg24. Una lettera aperta per condividere il dolore che prova una famiglia nell’affrontare la morte, per omicidio, di una giovane donna. Queste sono le sue parole, nel giorno del compleanno di sua nipote Sara, uccisa brutalmente dal suo ex
Era domenica mattina presto, la sera avevamo organizzato la festa di compleanno per le bambine e si era fatto tardi, ma dovevamo alzarci per andare ad una comunione fuori Roma sull’Aurelia. Scendo in soggiorno, accendo la tv su Sky TG24 come sempre, mi faccio il caffè, mi metto sul divano e trovo questa ultim’ora…
Non si sapeva molto al momento, ma non stavo seguendo la tv, dovevamo svegliare le bambine, prepararle e uscire. Sarà passata un’ora, lascio il telefono in macchina, senza suoneria, “è domenica, è presto, quando arrivo la metto”… Ci mettiamo in macchina e partiamo.
Strada facendo noto che il telefono è illuminato, sono due telefonate perse Mia sorella e Max, un amico collega del tg. Vorranno sapere se sono piaciuti i regali alle bambine, penso… Arriviamo al luogo della cerimonia, squilla il telefono È mia sorella. Piange “E’ successa una cosa brutta a Sara, è morta, forse è stato un incidente, è morta. Ci ha chiamato Alberto, sta andando in questura, ci vediamo lì”. Attacco, comincia a tremarmi la mano (sta accadendo anche ora mentre scrivo) Mi chiama Max, mi dice la stessa cosa, ma c’è un ma: “…guarda che forse non è stato un incidente…”. Attacco. Elena resta con le bambine alla cerimonia e io torno verso Roma. Arrivano telefonate, troppe, non rispondo. Chiamo Max e gli dico che da questo momento deve chiamarmi solo lui se sa qualcosa in più.
Sono in macchina, guido e piango, piango e sbaglio strada 3 volte prima di prendere quella giusta. Accendo la radio, è la notizia di apertura di tutti i notiziari. Spengo la radio. Provo a concentrarmi per trovare la strada più breve per arrivare in questura, ma devo fermarmi in continuazione per pulire le lenti degli occhiali dalle lacrime. Arrivo in zona questura, parcheggio, in una strada laterale di via Nazionale, e vado verso l’ingresso. Ci sono capannelli di ragazzi, credo siano amici di Sara, c’è già qualche troupe televisiva.
All’ingresso mi basta dire il cognome, l’agente alla guardiania abbassa lo sguardo e mi fa salire. Credo fosse il terzo piano, in una stanza ci sono gli altri 4 fratelli, c’è Tina, la mamma, c’è Alberto che chiede un paio di volte una cosa che ora mi fa rabbrividire. Chiede di avvisare lui… , se “lui” sappia cosa è successo… D’altronde era l’ex fidanzato, la persona che Alberto aveva forse visto più volte insieme a Sara negli ultimi mesi… Chiedo alla direzione del tg la cortesia di non citare per ora il nome di Sara, perché “mia madre guarda solo questo tg e ancora non le abbiamo detto nulla…” La avviseremo più tardi, ma lei già sapeva, tanto il mare non lo puoi fermare…
La giornata in questura è una goccia cinese sul dolore, con il racconto di Tina, che la notte non prendeva sonno finché Sara non rientrava e in ogni caso, se faceva tardi, sapeva che Sara avrebbe avvisato. Si accorge che non è in camera, chiama il fratello che vive nello stesso palazzo ed escono per andare a cercarla. Troveranno l’auto in fiamme a pochi chilometri da casa, lei è fuori dall’abitacolo. “Sembrava un cumulo di vestiti bruciati, invece era…”.
“Si indaga per omicidio”, è una frase che senti nei tg, nei film, che leggi sui giornali, ma quando riguarda qualcuno che conosci è un colpo secco sul cuore. Ti spacca in due. Ricordo un gesto che vedevo fare ai fratelli dispersi in quelle stanze al terzo piano, lo facevo anche io, mettersi le mani giunte a coprire la bocca e con le dita toccarsi il naso.
“Ma chi può uccidere Sara???? Chi può essere stato? Ma perché????” Verso le sette di sera, forse qualcosa prima, lasciamo la questura, mio fratello Pasquale ha il compito di avvisare mamma, io torno verso casa, ma la portavoce della questura mi lascia il suo numero.  “La avvisiamo noi, avremo novità in serata”. Già sapevano…
Arrivo a casa, aspetto che le figlie ritornino dalla comunione. Io intanto non entro, comincio a camminare sul parcheggio sterrato e provo a respirare. Non voglio che mi vedano così. Passo la serata aspettando la telefonata, ma aspettare è una cosa che non sono mai riuscito a fare e mi attacco al telefono. Avrò fatto 30 chiamate, il telefono della portavoce non prende.
A tarda sera, mi risponde. “Abbiamo fermato un ragazzo, è…”. E’ “quello”, l’ex fidanzato. Penso e ripenso alla frase di Alberto… E penso a mia madre che la Pasqua dell’anno prima se l’era visto dentro casa, perché Sara lo fece conoscere alla nonna…
La notte dormo pochissimo, ma il giorno dopo è il compleanno di Olivia e le avevo promesso la visita alla mostra di Barbie al Museo del Vittoriano. La mattina non accendo la tv, mi chiama mamma…
Prendo Olivia e andiamo verso il centro. Spero che il mondo non si accorga di noi, spero di non incontrare nessuno che conosco, incrocio e saluto una collega a Piazza Venezia, ma sono con Olivia e non mi fermo a parlare. Arrivati al Museo, accade la stessa cosa dell’agente di guardia alla questura. I biglietti sono prenotati a nome mio, la ragazza della reception al cognome alza di scatto lo sguardo…
“Ma…come la povera ragazza?” “Sono lo zio” sussurro per non farmi sentire da Olivia… Non farmi sentire, già…
Da quel momento ho provato ad isolare la mia famiglia, ho tentato, ostinatamente, di tenere privato un dolore così atroce che però era già pubblico. Perché se ne parlava ovunque e comunque, e per questo, per quasi un anno, non ho più voluto leggere un giornale, tanto mi bastavano i titoli per capire che sarebbero stati altri colpi al cuore.
Tanto il dolore ce l’avevo-ce l’avevamo dentro, vederlo raccontato da altri non mi andava
. E dovevo pensare a contenere la rabbia dei nipoti, che sui social leggevano di tutto, per non farli rispondere a “riflessioni” di varia umanità che poi sarebbero finiti il giorno dopo sui giornali.
Da quel giorno di maggio l’unica cosa che interessava alla mia famiglia erano i funerali, mettere fine allo strazio, provare a spegnere le luci e ricordare Sara. Ma passano due settimane, lunghissime. Di Sara si parla anche nella campagna elettorale per il sindaco di Roma, e ringrazio Gianluca per il pensiero che mi rivolge quella sera in tv.
Torno al lavoro, un po’ come uno zombie, e devo solo ringraziare tutti i colleghi, perché in silenzio, capiscono il momento. C’è chi ti bacia sulla guancia e scappa via trattenendo le lacrime, chi ti abbraccia da dietro le spalle, chi ti scompiglia i capelli, chi ti dice “non volevo scriverti, non potevo scriverti, non sapevo farlo” e te lo dice a voce, e poi una serie innumerevoli di messaggi che conservo sul vecchio telefono. Giorni infiniti prima del funerale, che arriva come una liberazione.
E ricordo tutto di quello stramaledetto giorno, delle telecamere appollaiate fin dentro la navata della chiesa e “gentilmente” fatte spostare e posizionare nel piazzale di ingresso. Ero in giacca e cravatta, “perché Sara ci teneva” mi dice mia madre il giorno prima.
Poi l’arrivo della bara, con Marco, l’operatore del tg che prima di filmare, si bacia il crocifisso che tiene al collo e si asciuga le lacrime, c’è Alberto che si tiene stretto Alessandro, il fratello di Sara, ci sono le parole di Tina, le lacrime dei nipoti e a me non usciva nulla.
La cerimonia finisce, esco fuori per respirare, mio fratello Stefano lancia in aria i palloncini con la scritta Sara e in quel momento, con tante facce che mi guardano, incrocio lo sguardo di Moreno. Ci abbracciamo e ci stringiamo, e scoppio in un pianto irrefrenabile.
Mi è tornata in mente una frase di un libro scritto da un ex agente del Mossad che era la scorta dell’ex premier Rabin.
“Quando sei nella folla, incroci migliaia di sguardi che non conosci e l’adrenalina è a mille, ma quando ne vedi uno che sta sulla lista dei ricercati…è lì che ti rilassi, perché la tua mente recepisce qualcosa di famigliare, ma è in quella frazione di secondo che accade l’irreparabile…”.
Il dolore dentro me lo sono portato per anni, in silenzio, mascherandolo con il sorriso, lo porto ancora, insieme al sorriso (come mi scrisse delicatamente Simone, un collega dello sport mesi fa), ma scrivere queste righe mi ha aiutato. Devo ringraziare chi mi ha dato una mano, ascoltandomi. Così come non dimenticherò mai chi mi fece rialzare dal pavimento dove ero piombato prima di parlare di Sara in un’occasione pubblica tra un processo di primo grado e l’appello. “Piombato” era l’espressione giusta, perché non riuscivo a muovermi. Poi le parole giuste fecero clic, allora.
A dicembre dello scorso anno, sei anni dopo quello che è successo, ho portato Olivia all’inaugurazione del centro antiviolenza dedicato a Sara all’università Roma Tre, dove studiava. Ha voluto sapere cosa studiava, perché le avevano dedicato quello spazio e a cosa serviva.
Tra poco sarà il 30 maggio, il suo compleanno. E quella la data che conta. L’altra è il 21 aprile, perché chi nasce in questo giorno resta eterno. Come Sara Buon compleanno Nipota