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Rosy Bonanno, 26 anni, mamma. Uccisa con 17 coltellate al petto dall’ex, denunciato 6 volte, davanti al figlio di due anni

Palermo , 10 Luglio 2013

L’assistente sociale, la Polizia sapevano tutto. Da tempo denunciamo violenze, minacce, intimidazioni. Ora che mia figlia è morta venite tutti ma l’avete sulla coscienza”

 

 

Benedetto Conti, 36anni, nullafacente, padre. Non aveva voglia di lavorare ma voleva ottenere l’affidamento del bambino. La uccide davanti al figlio con 17 coltellate al petto. Condannato a 30 anni in via definitiva.

 


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Il delitto di Rosy Bonanno. Le ha inflitto 17 coltellate senza pietà, l’ha uccisa mentre nell’altra stanza dormiva il loro bambino di due anni. Stiamo parlando di Rosy Bonanno, una donna di 26 anni, uccisa dall’ex compagno il 10 luglio 2013. I due erano separati da gennaio quando, approfittando del fatto che la ragazza si trovasse in casa da sola con il bambino, Benedetto Conti si è presentato nell’appartamento e ha ucciso la donna senza pietà, con 17 coltellate. L’omicidio è avvenuto in Via Orecchiuta a Palermo.
L’inizio della relazione
Era il 2009 quando i due si sono conosciuti, è stato un colpo di fulmine, al punto che Rosi, che aveva un’altra relazione, decide di interromperla per frequentare Benedetto, nonostante il parere contrario dei suoi genitori, per la differenza d’età tra i due, dieci anni. Un amore che è destinato a trasformarsi in una tortura per la donna, che ha solo 22 anni. I due organizzano la classica “fuitina”, pur di vivere il loro amore. Benedetto non ha soldi, è senza un lavoro, ma questo non serve a scoraggiarli. Per qualche settimana decidono di vivere in macchina. Sino a quando i genitori di lei gli affittano un appartamento vicino casa loro.
Inizia la convivenza, nel corso della quale Rosi scopre la vera indole del suo compagno. L’uomo è svogliato, non ha voglia di lavorare e di occuparsi della famiglia e quando Rosi Bonanno gli parla di questo, lui reagisce con violenza. Da qui iniziano periodi di separazione, che si alternano a momenti di avvicinamento. I litigi sono frequenti e aumentano dopo la nascita del figlio; l’uomo a questo punto tenta di ottenere l’affidamento del piccolo. Ma nessuno dei due genitori ha la possibilità di provvedere al figlio, così il Tribunale lo affida un po’ ai genitori di lei, un po’ ai genitori di lui. Arriva la separazione definitiva tra i due: è il mese di gennaio del 2013. L’uomo non si rassegna e inizia a torturare lei e la sua famiglia.
Il giorno dell’omicidio di Rosy Bonanno
È il 10 luglio 2013. Rosy Bonanno è in casa da sola. Apre la porta, fa entrare Benedetto, hanno una lite, poi lui afferra il coltello e la massacra con 17 coltellate. Quindi fugge, se ne va a Villabate, paese in provincia di Palermo, qui viene arrestato sotto casa dei genitori. Viene condannato a 30 anni per omicidio.
Il delitto annunciato
Rosi aveva presentato sei denunce per maltrattamenti: “E’ un delitto annunciato. Si sapeva che finiva così, dice Teresa Matassa, madre della giovane vittima. “Da controlli nel registro generale delle notizie di reato abbiamo accertato che la signora Rosi Bonanno aveva denunciato due volte, una nel 2010, l’altra nel 2011, Benedetto Conti. Le accuse erano di maltrattamenti in famiglia e non di stalking. Entrambe le denunce furono archiviate dal gip su richiesta della Procura perché la signora, risentita dagli inquirenti, minimizzò i fatti e in un caso ritirò la querela sostenendo che i dissidi erano cessati e che si era riconciliata con Conti”, hanno detto il procuratore di Palermo, Francesco Messineo e l’aggiunto Maurizio Scalia, che coordinano l’inchiesta. La Polizia sapeva tutto: “L’assistente sociale, la Polizia sapevano tutto. Da tempo denunciamo violenze, minacce, intimidazioni. Ora che mia figlia è morta venite tutti ma l’avete sulla coscienza, questa non è giustizia, dov’era la legge?”, aggiunge la madre di Rosi. La replica dei servizi sociali del Comune di Palermo: “Conti e la donna hanno rifiutato l’assistenza offerta, che prevedeva il ricovero protetto per la madre e il figlio e, in una struttura separata, per il compagno”.

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Il delitto di Rosy Bonanno | Chiesta la condanna per Conti
“E’ stata colpa dei parenti di Rosy. E’ colpa loro se l’ho uccisa”. E’ questa la giustificazione di Benedetto Conti, che il 10 luglio scorso uccise con oltre dieci coltellate l’ex convivente Rosy Bonanno. Le poche parole di Conti, che ha reso dichiarazioni spontanee, precedono la requisitoria del pm Rita Fulantelli che ha chiesto la condanna a trent’anni di carcere. Più pesante la richiesta delle parti civili, gli avvocati Paola Rubino per la famiglia della vittima e Giovanni Airò Farulla per il Comune di Palermo, che vogliono la condanna all’ergastolo. Il processo si svolge con il rito abbreviato davanti al gup Marina petruzzella.
La donna di 26 anni fu accoltellata dall’uomo che aveva lasciato un anno e mezzo prima e che per due volte aveva denunciato per stalking. Rosy Bonanno viveva a casa dei suoi genitori, nella borgata di Villagrazia, assieme al figlio che aveva avuto con Conti. Lì l’ha trovata il padre, distesa in cucina con oltre dieci coltellate tra il petto e le spalle. Nella casa, in quel momento c’era anche il bambino che però dormiva in un’altra stanza. Benedetto Conti fu arrestato a Villabate (Pa) poco dopo l’omicidio che ha confessato dicendo di avere “perso la testa”. Il processo è stato rinviato all’8 luglio.

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L’omicidio di Rosy. Conti: “Voleva lasciarmi, non ci ho visto più…”
“Mi voleva lasciare, ero geloso e non ci ho visto più”.  Queste le parole di  Benedetto Conti a poche ore dall’omicidio a Palermo dell’ex convivente, Rosy Bonanno. L’uomo  si è rivolto  ai poliziotti dal letto dell’ospedale Civico, dove era ricoverato solo fino a poche ore fa.

Gli investigatori stanno mettendo insieme le tessere del puzzle che ricostruisce  il delitto della giovane 26enne, uccisa a coltellate davanti al figlio di due anni. Lo riporta il Giornale di Sicilia. Oggi il 36enne dovrà presentarsi davanti al Gip per l’interrogatorio di garanzia e la convalida dell’arresto.

Huffington Post
L’avrebbe finita a coltellata davanti a loro figlio. Benedetto Conti, l’uomo che stamattina avrebbe ucciso a coltellate la convivente, Rosy Bonanno, a Palermo, è stato fermato a Villabate in un’abitazione dove è residente. Non si ferma dunque la scia di sangue che ha come vittime le donne. Solo ieri un analogo delitto si è consumato nel pavese.
Conti è stato portato negli uffici della squadra mobile palermitana per essere interrogato. L’uomo sarebbe stato denunciato sei volte dalla vittima, la Bonanno, per stalking. L’uomo avrebbe dovuto vedere il figlio avuto con la vittima due volte a settimana ma sarebbe andato nella casa degli ex “suoceri” quotidianamente disturbando e assillando la donna.
La polizia sta cercando di ricostruire la dinamica dell’omicidio e il contesto in cui sarebbe maturato. Secondo alcune indiscrezioni l’uomo avrebbe accoltellato la ex compagna davanti al loro figlio di due anni: il bimbo avrebbe quindi assistito al delitto. La donna viveva in casa dei genitori a Palermo mentre Conti a Villabate. Stamattina l’uomo avrebbe approfittato dell’assenza dei genitori della ex – che erano andati a trovare una congiunta in ospedale – per raggiungere Bonanno, cominciando l’ennesima discussione e il litigio sarebbe sfociato nell’omicidio. Conti poi sarebbe andato verso Villabate, dove vive, e dopo il fermo avrebbe detto ai poliziotti di aver ingerito del veleno per topi per suicidarsi. La polizia ha accompagnato l’uomo in ospedale per una lavanda gastrica. Il cadavere della donna sarebbe stato scoperto dal padre dopo il rientro in casa.

Il Fatto Quotidiano
Femminicidio, uccisa davanti al figlio da ex compagno. “Denunciato 6 volte”
Rosy Bonanno aveva lasciato Benedetto Conti e si era trasferita a casa dei genitori a Palermo. L’uomo, già segnalato come stalker, si è introdotto in casa e al termine dell’ennesimo litigio ha ucciso la ex. La madre della vittima: “Sapevamo che sarebbe finita così”
Una donna di 26 anni, Rosy Bonanno, è stata uccisa dall’ex convivente, Benedetto Conti, 36 anni con una coltellata, durante un litigio nella loro abitazione in via Orecchiuta a Palermo. La coppia aveva un figlio di due anni, che, secondo indiscrezioni, era presente al momento del delitto. L’assassino è stato fermato a Villabate, in provincia di Palermo, nell’abitazione in cui risulta residente e portato negli uffici della squadra mobile per essere interrogato.
Da quanto si apprende, a seguito di numerosi litigi la donna aveva lasciato l’abitazione in cui viveva con il convivente e si era trasferita nell’appartamento dei genitori insieme al figlio. Quando il padre di Rosy è tornato a casa ha incrociato il genero. Ma una volta entrato nell’appartamento ha trovato la figlia morta e il bimbo accanto al corpo senza vita della mamma. Conti ha infatti approfittato dell’assenza dei genitori della ex – che erano andati a trovare una parente in ospedale – per raggiungere Rosy con la quale ha cominciato l’ennesima discussione sfociata nella morte della donna. Conti poi, recatosi verso Villabate, dopo il fermo ha raccontato ai poliziotti di aver ingerito veleno per topi per suicidarsi. In passato Benedetto Conti era già stato denunciato sei volte per stalking dalla sua vittima. L’uomo doveva vedere il figlio avuto con la vittima due volte a settimana ma sarebbe andato nella casa degli ex “suoceri” quotidianamente disturbando e assillando la donna.
”E’ un delitto annunciato. Si sapeva che finiva così. L’assistente sociale, la polizia sapevano tutto, abbiamo fatto le denunce, da due anni denunciamo violenze, minacce, intimidazioni”, ha detto la madre della vittima, Teresa Matassa. L’Associazione vittime femminicidio” (Avf) ha annunciato che offrirà la propria assistenza gratuita alla famiglia di Rosy Bonanno.

Blog Sicilia

Palloncini bianchi sul carro funebre. Così è arrivata la bara di Rosy Bonanno, l’ultima vittima di femminicidio a Palermo, nella chiesa di Santa Maria delle Grazie a Villagrazia, dove la ragazza è nata e cresciuto. La giovane di 26 anni è stata barbaramente uccisa, mercoledì scorso, dall’ex convivente Benedetto Conti di 36 anni.
In casa c’era anche il figlioletto di due anni. A celebrare la messa padre Santino Ardini che ha ripercorso la breve vita di Rosy. “Una ragazza gioiosa che aveva tanta voglia di vivere, che è cresciuta frequentando la comunità parrocchiale – ha detto il parroco nell’omelia – Di fronte a questa tragedia noi tutti qui ci domandiamo perchè noi dobbiamo essere privati della presenza preziosa di Rosy. Ho visto e benedetto Rosy all’interno della bara.
Era serena. Il Signore l’ha voluta preservare. Ma questa violenza senza giustificazione a cui Dio chiede conto. Un’aggressione terribile. Io dico che non doveva accadere. Tutti dovevamo evitare che accadesse che un figlio, un padre, una madre, un fratello restassero senza una madre, una figlia, una sorella.
Se la vita è tolta dal volere del Signora allora la fede ci dà speranza è c’è una spiegazione se invece la vita è tolta da un altro uomo questo fa male”. Nella chiesa ci sono parenti e amici della donna. Nessun rappresentante delle istituzione. All’uscita della chiesa un lungo applauso ha salutato il passaggio della bara portata a spalla da quanti amavano Rosy.

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Tolto ai nonni il figlio di Rosy Bonanno. La donna era stata uccisa dal marito. Gli assistenti sociali giudicano troppo poveri e anziani i nonni per poter badare al figlioletto di Rosy Bonanno, uccisa a coltellate dal marito nella mattinata del 10 luglio 2013. Il bambino verrà ricollocato in una casa famiglia in attesa dell’adozione.

Il tragico omicidio di Rosy Bonanno, 25 anni, per mano del marito che spesso la picchiava e costringeva ad avere rapporti sessuali con lui, rimarrà molto probabilmente per sempre impresso nella memoria del piccolo. Dopo il trauma di aver assistito all’uccisione della madre, su cui ha vegliato per diverse ore prima che giungesse il nonno sul posto, il piccolo dovrà adesso superare anche quello della separazione dai nonni, giudicati dagli assistenti sociali non idonei a prendersene cura.
La legge impone infatti un limite di età e di reddito. Data l’avanzata età dei nonni e le condizioni economiche tutt’altro che agevoli, il bambino dovrà essere ricollocato in una casa famiglia. Dopodiché si cercherà una coppia adatta all’adozione.
Un trauma che colpirà anche la nonna, Teresa Matassa, che dopo aver subito lo shock della violenta morte della figlia dovrà adesso fare i conti anche con la perdita del nipotino che le sarà sottratto nei prossimi giorni. La nonna ha affermato ai microfoni dei giornalisti di aver denunciato l’uomo per stalking ben sei volte senza che servisse a nulla.
Le assistenti sociali del comune di Palermo si sono mostrate dispiaciute per la decisione a cui sono giunte per rispetto della legge. Il dirigente dei servizi sociali Cinzia Mantegna ha dichiarato di aver fatto tutto il possibile, chiedendo pure il trasferimento della donna e del figlio in un casa protetta. Un appello che purtroppo è rimasto inascoltato.
Quello contro Rosy Bonanno è il quarto delitto contro una donna verificatosi a Palermo negli ultimi nove mesi. Una strage che sembra non volersi placare. Il collettivo Anillo de Fuego ha fissato alcuni striscioni in centro e in periferia in memoria di Rosy. Domani alle ore 19 ci sarà invece un flashmob a Piazza Politeama organizzato dal coordinamento antiviolenza.

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Ai funerali di Rosy Bonanno, nella borgata di Villagrazia di Palermo, la ragazza di 25 anni uccisa con 16 coltellate dal suo ex convivente, le parole di Padre Santino Ardini, pronunciate durante la santa messa, colpiscono nel segno: “Una ragazza gioiosa che aveva tanta voglia di vivere, che è cresciuta frequentando la comunità parrocchiale. Di fronte a questa tragedia noi tutti qui ci domandiamo perché dobbiamo essere privati della presenza preziosa di Rosi. E’ stata un’aggressione terribile che tutti dovevamo evitare che accadesse”.
Già, evitare che accadesse. Invece è accaduto. Ancora una volta, la comunità di Palermo si interroga su un femminicidio. Su un brutale omicidio di una donna da parte di un uomo che la considerava “roba sua”.
Sono tante le donne uccise nel nostro Paese. Vittime della violenza. “Sono 124 le sagome di donne tracciate sul selciato di Piazza Castelnuovo a Palermo”, informa un comunicato di Palazzo delle Aquile, la sede del Municipio del capoluogo siciliano.
124 sagome per ricordare le tante, troppe donne vittime di violenza in Italia. Un numero impressionante di omicidi compiuti tra l’anno scorso e quest’anno: oltre 60 femminicidi nel 2012 e altrettanti in questi sette mesi del 2013. L’ultima vittima, per l’appunto, è Rosy Bonanno uccisa dall’ex convivente proprio due giorni fa, davanti al figlio di appena due anni.
Ieri sera, a Palermo, una manifestazione: “Neanche con un fiore – Nessuno tocchi Rosalia” con un evidente richiamo alla ricorrenza del Festino che oggi viene celebrato nel capoluogo dell’Isola”.
Dice il Sindaco di Palermo, Leoluca Orlando: “Il Comune è in prima fila in questa battaglia, sia sul fronte della prevenzione, con diverse iniziative realizzate nell’ambito della Rete antiviolenza locale e nazionale, sia sul fronte della tutela delle vittime, per cui opera in stretta sinergia con tutte le Istituzioni, primi fra tutti gli Uffici giudiziari e le Forze di Polizia, e con il mondo dell’associazionismo”.
Con questa manifestazione ricordiamo Rosy e preannunciamo ancora una volta che saremo vicini ai familiari in sede giudiziaria con la costituzione di Parte Civile nel procedimento contro l’autore di questo femminicidio”.
Intanto Rosy Bonanno non c’è più. L’uomo che pensava di ‘possederla’ per sempre le ha tolto la vita. Sulla sua bara in noce un cuscino di rose rosa. La folla silenziosa. Le lacrime di tanta gente. Lo sgomento nel vedere un bimbo di due anni – il figlioletto di Rosy – privato della mamma. Ci si interroga su quello che sarebbe potuto fare e che non è stato fatto. Su una tragedia che si sarebbe dovuto evitare, ma che è andata in scena lo stesso. Pesano, come macigni, le parole della mamma di Rosy: “L’avrete tutti sulla coscienza”.

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L’annuncio del sindaco Orlando ai genitori di Rosy – Palermo contro il femminicidio – “Parte civile al processo Bonanno”
Il Comune di Palermo prende una posizione netta contro il femminicidio. Il sindaco Leoluca Orlando, insieme al parroco Santino Ardiri, si è recato oggi a casa dei genitori di Rosy Bonanno, la ragazza di 26 anni barbaramente uccisa mercoledì scorso dall’ex convivente Benedetto Conti di 36 anni, per informarli che ”la città di Palermo si costituirà parte civile al processo contro l’assassino e si farà carico delle spese funerarie sostenute dalla famiglia”.
Il sindaco Orlando ha inoltre assicurato al padre e alla madre di Rosy Bonanno che “i servizi sociali comunali, coordinati dall’assessore Agnese Ciulla, seguiranno la situazione del bambino tenendosi in contatto con la famiglia”.
Una presa di posizione importante dopo che ieri aveva fatto discutere l’assenza delle istituzioni ai funerali di Rosy. Nella stessa giornata di ieri Orlando aveva partecipato all’iniziativa “Neanche con un fiore. Nessuno tocchi Rosalia”: 124 sagome di donne tracciate sul selciato di Piazza Castelnuovo a Palermo a ricordare le donne vittime di violenza in Italia. Sono infatti 124 le vittime di femminicidio nel nostro paese nel 2012 e già oltre 60 nel 2013, l’ultima è proprio Rosy Bonanno.
Un anno fa la stessa tragica sorte era toccata a un’altra ragazza palermitana ancora più giovane di Rosy, Carmela Petrucci. Una studentessa di 17 anni morta per difendere sua sorella Lucia dalla furia omicida dell’ex ragazzo, Samuele Caruso.

Palermo, uccise l’ex a coltellate: condanna definitiva a 30 anni
La Cassazione ha confermato la condanna a 30 anni di carcere, per omicidio, per Benedetto Conti. Nel 2013 uccise a coltellate l’ex convivente, Rosy Bonanno, mentre il figlio di appena due anni dormiva nella stanza accanto. La Suprema corte ha dichiarato inammissibile il ricorso della procura generale che aveva appellato l’esclusione della aggravante della premeditazione. Non sarebbe comunque cambiata la pena.
La vittima, di 26 anni, aveva denunciato l’uomo per maltrattamenti due volte, una nel 2010, l’altra nel 2011. Entrambe le denunce furono archiviate dal gip su richiesta della Procura di Palermo perché la Bonanno, sentita dagli inquirenti, minimizzò i fatti e in un caso ritirò la querela sostenendo che i dissidi erano cessati. Il processo si è svolto in abbreviato. La famiglia Bonanno si è costituita parte civile con l’assistenza dell’avvocato Paola Rubino.
Dopo l’omicidio la madre di Rosy Bonanno, Teresa Matassa, parlò di “delitto annunciato”. La giovane fu uccisa dopo un ennesimo litigio a colpi di coltello dall’ex convivente. Botte, insulti e minacce, raccontarono, dal canto loro, i familiari della ragazza parlando dei rapporti con l’ex. Conti dopo il delitto è fuggito. La polizia lo ha fermato a Villabate. Agli agenti che lo hanno ammanettato ha detto di aver ingerito del veleno per topi per suicidarsi: è stato allora accompagnato in ospedale per una lavanda gastrica. A scoprire il cadavere è stato il padre della donna assassinata. Lei abitava infatti con i genitori da alcuni mesi dopo la separazione. Ma era un continuo calvario. Conti non accettava questa situazione e andava quotidianamente dai suoceri.

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La Cassazione ha confermato la condanna a 30 anni per Benedetto Conti, imputato dell’omicidio dell’ex convivente Rosy Bonanno, 27 anni, uccisa con dieci coltellate il 10 luglio del 2013 davanti al figlioletto di due anni. L’omicidio avvenne nella casa dei genitori di lei, in via Orecchiuta, dove si era trasferita a seguito della fine della relazione. A trovare il corpo di Rosy fu il padre.

LE IMMAGINI DAL LUOGO DEL DELITTO | VIDEO

Il processo si è svolto con il rito abbreviato e lo stesso pm di primo grado aveva chiesto la condanna a 30 anni. In appello era caduta l’aggravante della premeditazione, ma la pena era rimasta uguale. La Procura generale aveva chiesto il ripristino e aveva fatto ricorso contro la decisione di secondo grado: la Suprema Corte ha però ritenuto inammissibile la richiesta.

La donna aveva denunciato l’uomo per maltrattamenti in due occasioni – nel 2010 e nel 2011 – ma poi aveva ridimensionato le accuse. Per questo, entrambe le denunce furono archiviate dal gip. Dopo l’omicidio, Conti fuggì a bordo di un’auto in direzione di Villabate, dove fu poi fermato dalla polizia. Bloccato dagli agenti disse di avere “perso la testa”.

Rimane aperta la questione dei risarcimenti riconosciuti alla famiglia della vittima, costituita parte civile nel processo. Conti è nullatenente e non possiede il mezzo milione che dovrebbe dare al bambino, oggi di 7 anni. I parenti di Rosy Bonanno si appellano al Fondo per i parenti e gli orfani delle vittime di femminicidio, ancora non istituito nel nostro Paese.


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