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Rosaria Lopez, 19 anni, barista. Drogata, violentata e seviziata per 35 ore, infine uccisa a botte e affogata dai “massacratori del Circeo” da cui si salvò l’amica Donatella Colasanti

Circeo (Latina), 29 Settembre 1975

rosaria-lopezLe avevano invitate a “una festa”.

donatella-colasantiDonatella Colasanti, 17 anni, studentessa. Sopravvive. Muore il 30 dicembre 2005 per tumore al seno. Rifiuta 100milioni di risarcimento dalle famiglie dei violentatori. Le sue ultime parole sono state “Battiamoci per la verità“.


Titoli & Articoli

Donatella Colasanti intervistata da Enzo Biagi

Il racconto di Donatella Colasanti (Wikipedia)
Tutto è cominciato una settimana fa, con l’incontro con un ragazzo all’uscita del cinema che diceva di chiamarsi Carlo, lo scambio dei numeri di telefono e la promessa di vederci all’indomani insieme ad altri amici. Con Carlo così, vengono Angelo e Gianni, chiacchieriamo un po’, poi si decide di fare qualcosa all’indomani, io dico che non avrei potuto, allora si fissa per lunedì. L’appuntamento è per le quattro del pomeriggio. Arrivano solo Angelo e Gianni, Carlo, dicono, aveva una festa alla sua villa di Lavinio, se avessimo voluto raggiungerlo… ma a Lavinio non arrivammo mai. I due a un certo punto si fermano a un bar per telefonare a Carlo, così dicono; quando Gianni ritorna in macchina dice che l’amico avrebbe gradito la nostra visita e che andassimo pure in villa che lui stava al mare.
La villa era al Circeo e quel Carlo non arrivò mai. I due si svelano subito e ci chiedono di fare l’amore, rifiutiamo, insistono e ci promettono un milione ciascuna, rifiutiamo di nuovo. A questo punto Gianni tira fuori una pistola e dice: “Siamo della banda dei Marsigliesi, quindi vi conviene obbedire, quando arriverà Jacques Berenguer non avrete scampo, lui è un duro, è quello che ha rapito il gioielliere Bulgari”. Capiamo che era una trappola e scoppiamo a piangere.
I due ci chiudono in bagno, aspettavano Jacques. La mattina dopo Angelo apre la porta del bagno e si accorge che il lavandino è rotto, si infuria come un pazzo e ci ammazza di botte, e ci separano: io in un bagno, Rosaria in un altro. Comincia l’inferno. Verso sera arriva Jacques. Jacques in realtà era Andrea Ghira, dice che ci porterà a Roma ma poi ci hanno addormentate. Ci fanno tre punture ciascuna, ma io e Rosaria siamo più sveglie di prima e allora passano ad altri sistemi. Prendono Rosaria e la portano in un’altra stanza per cloroformizzarla dicono, la sento piangere e urlare, poi silenzio all’improvviso. Devono averla uccisa in quel momento. Mi picchiano in testa col calcio della pistola, sono mezza stordita, e allora mi legano un laccio al collo e mi trascinano per tutta casa per strozzarmi, svengo per un po’, e quando mi sveglio sento uno che mi tiene al petto con un piede e sento che dice: “Questa non vuole proprio morire”, e giù a colpirmi in testa con una spranga di ferro. Ho capito che avevo una sola via di uscita, fingermi morta, e l’ho fatto. Mi hanno messa nel portabagagli della macchina, Rosaria non c’era ancora, ma quando l’hanno portata ho sentito chiudere il cofano e uno che diceva: “Guarda come dormono bene queste due”. 

Quarantatre anni fa il massacro del Circeo, il sacrificio di Maria Rosaria e Donatella sembra essere vano (Alto Molise – 28 settembre 2018)
Oggi ricorre un tristissimo anniversario:il 43esimo dal massacro del Circeo. Maria Rosaria Lopez morì per mano dei pariolini romani Angelo Izzo, Andrea Ghira e Gianni Guido. La sua amica Donatella Colasanti, dopo 36 ore di sevizie e violenze, è stata una sopravvissuta per 30 anni. Riuscì a fingersi morta e finì nel bagagliaio della Fiat 127 bianca di proprietà del padre di Gianni Guido. L’unico che ha finito di scontare la pena di 30 anni per quanto ha fatto. Andrea Ghira morì dopo anni di latitanza. Angelo Izzo, come ricordiamo bene, è finito nuovamente all’ergastolo per aver ucciso Maria Carmela Linciano e Valentina Maiorano nella villetta di Ferrazzano in Molise il 28 aprile 2005.
Avvenne 30 anni dopo questo orribile massacro e dimostrò a tutti che la semilibertà per criminali del genere è una misura cautelare non consigliabile. Izzo il giorno lavorava nell’Associazione “Città futura” e solo la notte rientrava nel carcere di Campobasso dove era detenuto. La decisione arrivò nel dicembre 2004 dal tribunale di sorveglianza di Palermo. Dopo 30 anni, ingrassato e imbruttito, nessuno in città aveva collegato il suo viso alla storia orrende del Circeo. Era diventato irriconoscibile se non per quello sguardo assassino e criminale. Ma Maria Carmela Linciano e Valentina Maiorano non potevano saperlo.
Ma cosa successe col Circeo? Venne fuori una società romana piena di misoginia. Le donne venivano considerate niente meno che corpi inanimati da seviziare, abusarne sessualmente e poi ucciderle. Allora il termine femminicidio non esisteva ancora, ma possiamo dire che forse è stato il primo femminicidio mediatico.
E Donatella Colasanti, scampando alle mani assassine dei neopariolini romani, aveva inaugurato non volendo il concetto di sopravvissuta.
E’ in onore del sacrificio di queste due giovani che la legge italiana dovrebbe tutelare di più le donne che subiscono qualsiasi tipo di violenza. Ricordando quanto male ha fatto Angelo Izzo dopo essere tornato in semilibertà. E invece questa lezione non sembra essere servita.
In molti casi italiani ma anche molisani, quando le mogli vengono picchiate dai mariti, quando le ragazze vengono violentate, non si applica la misura cautelare più grave nei confronti di chi commette tali nefandezze. Per i mariti violenti, prima di arrivare all’arresto dietro le sbarre, ci sono gli avvertimenti, le ammonizioni, gli allontanamenti dalla casa coniugale e infine gli arresti domiciliari.
Che nei casi più fortunati si scontano lontani dalle proprie vittime, che vengono trasferite nelle case rifugio dei centri antiviolenza. Che significa tutto questo? Gli uomini delinquono, donne e figli sono costretti ad abbandonare la propria casa. In caso di violenza dagli sconosciuti, arresti domiciliari significano che lui il violento resta a casa propria pur non potendone uscire. E la vittima non si sente mai veramente sicura di uscire liberamente perchè esiste anche la possibilità di evasione dai domiciliari. Questa è la tutela nei confronti delle donne a 43 anni dal Circeo. A 13 anni dal massacro di Ferrazzano e a un secondo dalla violenza precedente. E’ anche per questo che molte donne in Italia (circa il 90%) non denuncia quanto subisce.
L’ultimo caso in Molise è avvenuto in un comune. Denunciato a Larino ma la vittima medicata a Termoli.  I carabinieri accertano la versione di lei. In ospedale risulta affetta da contusioni guaribili in 10 giorni. Ha subito atti sessuali. Lui il 23enne accusato le ha tolto il telefono. È pericoloso socialmente. Il gip ha deciso per lui gli arresti domiciliari. E’ vero che le carceri sono piene soprattutto in Molise. Ma molte vittime non si sentono completamente al sicuro non vedendo il proprio aggressore in carcere. E la vera galera inizia per le donne. Come fu la morte per Donatella Colasanti, avvenuta proprio a pochi mesi dal massacro di Ferrazzano. Era da tempo ammalata di cancro. Ma si disse che il dolore per quanto Izzo ha rifatto abbia accelerato il decorso negativo della sua malattia.  (Viviana Pizzi)

Massacro del Circeo, Letizia Lopez: “La mia famiglia è finita quando hanno ucciso Rosaria” (FanPage – 9 dicembre 2019)
“Avevo 24 anni, ero incinta di mia figlia.  Mi dissero ‘Hanno ammazzato Rosaria!”. A 44 anni dai fatti Letizia Lopez, sorella di Rosaria, ricorda il tragico momento in cui scoprì che la sorella minore era stata uccisa in quello che sarebbe diventato il più noto fatto di cronaca nera del secolo: il massacro del Circeo.
“Avevo 24 anni, ero incinta di mia figlia.  Mi dissero ‘Hanno ammazzato Rosaria!’. Io non ci ho capito più niente, mi sono messa a urlare e sono svenuta”. A 44 anni dai fatti – intervistata da Corriere.it – Letizia Lopez, sorella di Rosaria, ricorda il tragico momento in cui scoprì che la sorella minore era stata uccisa in quello che sarebbe diventato il più noto fatto di cronaca nera del secolo: il massacro del Circeo.
Era il 29 settembre 1976, Rosaria Lopez aveva 19 anni, l’amica Donetella Colasanti, miracolosamente sopravvissuta, solo 17. Senza di lei, probabilmente, le due ragazze sarebbero soltanto altre due persone scomparse in una lista lunga migliaia di nomi.
Fu Rosaria, che si salvò dalle sevizie che costarono la vita a Rosaria, fingendosi morta, a portare allo scoperto il caso, chiedendo aiuto dal bagagliaio dell’auto dove era stara nascosta insieme al cadavere di Rosaria, in attesa di essere scaricata come un pupazzo. Le due giovani, infatti, erano state sequestrate, stuprate e seviziate per 48 ore nella villa della famiglia Ghira a San Felice al Circeo. Due dei tre aguzzini, i ventenni Angelo Izzo e Gianni Guido furono arrestati, mentre Andrea Ghira riuscì a sottrarsi all’arresto grazie a una soffiata.
“Da quel momento – racconta Letizia riferendosi al giorno in cui apprese la notizia – la mia famiglia è esplosa: finita, bum! Ai funerali c’è stata la fine del mondo, una marea di gente, l’abbraccio di tutto il quartiere. Il nostro cognome era già diventato famoso in tutta Italia, la Lopez e la Colasanti, quelle del Circeo, e mi dava fastidio… Un marchio che mi sarei portata appresso sempre: essere nota per un fatto orripilante”.
Letizia Lopez oggi ha 68 anni,  ha avuto una figlia e ha perso il compagno in un incidente stradale. Oggi vive nella stessa casa al pian terreno di via di Grotta Perfetta dove la famiglia viveva all’epoca dei fatti. “Rosaria era dolcissima – racconta – meravigliosa. Ma ingenua, tanto ingenua. E con un sogno grande, fare l’attrice di teatro. A me diceva sempre: ‘Non ti preoccupare, diventerò famosa, vi farò ricchi, ci sistemiamo tutti’. Famosa è diventata, ma all’inverso…”
“I 44 anni trascorsi – ammette – sono stati amarezza, delusione… Innanzitutto per i due che avevano avuto l’ergastolo e li vedi fuori (Gianni Guido è uscito nel 2011, Andrea Ghira è tuttora latitante, ndr). Chi cerca di scappare, chi non si fa più trovare, come Ghira… La giustizia li ha favoriti. Questo è un delitto di classe, certo. Se a commetterlo fosse stato un semplice cittadino, stia certo che avrebbero buttato le chiavi. Ma la delusione ancora più grande è stata vedere che nulla è cambiato. Ogni giorno penso a Rosaria e Donatella, che è sopravvissuta ma è rimasta segnata, distrutta, poverina. Apro il giornale e c’è quello di Palermo che uccide l’amante incinta, l’altro di Verona che violenta la figlia. Nulla è cambiato”.


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