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Renata Rapposelli, 63 anni, pittrice, mamma. Strangolata dal figlio con la complicità dell’ex marito, rinchiusa in un sacco per la spazzatura e gettata lungo un fiume

Tolentino (Macerata), 9 Ottobre 2017


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Tolentino, il cadavere trovato è quello di Renata Rapposelli, la pittrice scomparsa (Corriere della Sera – 12 novembre 2017)
Il corpo senza vita della donna era nei pressi di un corso d’acqua. Per i carabinieri potrebbe essere quello della pittrice scomparsa da Giulianova il 9 ottobre. Combaciano gioielli e indumenti. Attesa l’autopsia. Ex marito e figlio indagati per omicidio
La certezza arriverà solo con l’autopsia prevista per lunedì, ma per i carabinieri il corpo di una donna, trovato venerdì in un corso d’acqua a Tolentino (Macerata), sarebbe quello di Renata Rapposelli, la pittrice di 64 anni scomparsa dal 9 ottobre dopo avere incontrato, a casa loro a Giulianova, l’ex marito Giuseppe Santoleri e il figlio Simone, entrambi indagati per concorso in omicidio volontario.
La donna, che viveva da sola ad Ancona, sarebbe sparita dopo aver chiesto all’ex coniuge, che la stava riaccompagnando a casa, di lasciarla nei pressi del Santuario di Loreto. Bigiotteria e indumenti sul cadavere decomposto sarebbero quelli che, per i familiari, la pittrice aveva durante l’ultimo incontro. Durante un primo esame cadaverico, condotto dal medico legale Antonio Tombolini, è stata trovata una ciocca di capelli di colore chiaro attaccata al cranio. All’esame dei carabinieri (in questo caso la Procura di Macerata sta procedendo contro ignoti per occultamento o distruzione di cadavere) anche alcuni oggetti personali rinvenuti nel fango che avvolgeva il corpo, in buona parte ridotto allo stato scheletrico, in particolare una croce a forma di tau e un orologio.
Martedì è previsto un nuovo interrogatorio dei due Santoleri. Dovranno chiarire gli orari in cui affermano di avere lasciato la donna. Il papà, confortato dalle dichiarazioni del figlio, afferma di averla accompagna verso casa poco dopo le 14, lasciandola però nelle vicinanze del Santuario verso le 14 su espressa richiesta della donna, assai devota, che aveva anche suggerito al marito di fermarsi per «pregare assieme». La commessa di una farmacia di Tortoreto — e la sua testimonianza sarebbe considerata attendibile dagli investigatori — racconta di avere visto «Renny», come la chiamavano tutti, nel negozio verso le 17. Insomma: orari che in qualche modo non parrebbero combaciare con le testimonianze di padre e figlio dato che Tortoreto dista da Loreto circa 80 chilometri. Senza contare il mezzo mistero del cellulare della donna trovato dai carabinieri a casa del padre. Per l’avvocato Gianluca Carradori che assiste gli indagati assieme a Alessandro Angelozzi e Gianluca Reitano, se davvero il cadavere trovato a Tolentino fosse quello di Renata Rapposelli «si aprirebbero altre piste investigative dato che nei pressi di quel luogo vivono altri conoscenti della donna».

 

Renata Rapposelli, la storia della donna uccisa dal figlio e dall’ex marito (MoviePlayer – 4 giugno 2022)
La storia di Renata Rapposelli, uccisa dal figlio e dall’ex per motivi economici e disprezzo per la figura materna
Per l’omicidio di Renata Rapposelli sono stati condannati il figlio Simone Santoleri, autore materiale del delitto, e l’ex marito Giuseppe, in qualità di complice. Secondo i giudici il movente dell’omicidio va ricercato nel “mai sopito disprezzo della figura materna” da parte del figlio.
Renata Rapposelli era scomparsa nell’ottobre del 2017 e la denuncia fu presentata da alcuni amici, un gruppo religioso che la pittrice frequentava ad Ancona. Un mese dopo, l’11 novembre, il corpo senza vita della donna fu rinvenuto a Tolentino, lungo l’argine del fiume Chienti. Il corpo, trovato da un muratore che si era fermato per una sosta, era ricoperto d fango. Il viso era irriconoscibile, Renata Rapposelli fu identificata grazie all’orologio che indossava e alla placca metallica che le era stata inserita, nell’articolazione del polso destro, durante un intervento chirurgico.
Nel corso delle indagini, gli inquirenti stabilirono che Renata Rapposelli, il giorno della scomparsa, era andata a trovare, nella loro casa a Giulianova, l’ex marito, Giuseppe Santoleri, 70 anni, e il figlio Simone, 46 anni. Il delitto si consumò tra le quattro mura domestiche: due uomini avevano attirato la vittima in casa paventando problemi di salute di Simone, ma in realtà, volevano convincerla a rinunciare al sostentamento alimentare.
Le indagini puntarono subito su Giuseppe e Simone, le loro testimonianze non avevano mai convinto gli inquirenti che, passo dopo passo, raccolsero una serie di indizi che li convinsero a far scattare le manette nei confronti dell’ex marito e del figlio della vittima. Secondo la ricostruzione del delitto fatta in aula, l’omicidio è avvenuto in seguito al forte litigio per soldi tra Renata, Simone e Giuseppe. La donna rivendicava circa 1800 euro di arretrati, il figlio, preso dalla rabbia, ha strangolato la madre a mani nude, poi dopo aver caricato il cadavere di Renata Rapposelli in macchina, lo avrebbe chiuso in un sacco della spazzatura, per scaricarlo lungo l’argine del fiume di Tolentino.
Nelle motivazioni della sentenza i giudici hanno scritto che “a carico di Simone esistono indizi gravi, precisi e concordanti che rilevano in modo innegabile un radicato e risalente sentimento di rancore nei confronti della vittima“. I giudici hanno affermato che il figlio “nutrisse un mai sopito disprezzo per la figura materna“. Simone si è sempre dichiarato innocente, anche se avrebbe ammesso l’omicidio ad alcuni detenuti. Giuseppe si è detto succube del figlio e di aver agito sotto i suoi comandi.
I giudici di primo grado hanno condannato Simone a 27 anni (24 anni per omicidio volontario e 3 per la soppressione del cadavere), e a 24 anni Giuseppe (18 anni per omicidio e 3 per soppressione di cadavere). Il 16 dicembre 2021, la sentenza di secondo grado della Corte d’Assise del tribunale de l’Aquila ha confermato la condanna per Simone, mentre Giuseppe Santoleri ha avuto una riduzione della pena da 24 a 18 anni.

 


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