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Patrizia Attruia, 50 anni. Uccisa a botte dal convivente e dall’amante di lui

Ravello (Salerno), 26 Marzo 2015


Titoli & Articoli

Giallo a Ravello, donna uccisa in casa. Fermata la padrona di casa (la Repubblica – 27 marzo 2015)
Il corpo di  Patrizia Attruia, 48 anni è stato trovato dal suo compagno. La vittima si era trasferita in Costiera Amalfitana da alcuni anni
I carabinieri hanno sottoposto a fermo la proprietaria dell’abitazione di Ravello (Salerno) in cui è stata uccisa Patrizia Attruia, 50 anni. Si tratta di Vincenza Dipino, 49 anni, che, da qualche tempo ospitava sia la vittima che il convivente di quest’ultima, Giuseppe Lima, 50 anni. Prima dell’aiuto offerto dalla Dipino, infatti, la coppia, non avendo un lavoro stabile, viveva in un alloggio di fortuna.
“Una signora tranquilla che non ha mai destato problemi di alcun genere”. Così Paolo Vuilleumier sindaco di Ravello, in provincia di Salerno, ha definito Patrizia Attruia, la donna di 48 anni, trovata morta dal convivente nella sua casa in via San Cosma. Secondo gli investigatori si tratta di un omicidio.
La 48enne, originaria di Castellammare di Stabia, in provincia di Napoli, era residente a Scafati, in provincia di Salerno, ma da diverso tempo si era trasferita nella cittadina della Costiera amalfitana. “La signora, si era integrata perfettamente nella comunità ravellese. L’unico problema che poteva avere era dipeso dal fatto che lavorava saltuariamente, ma non ci sono mai state criticità collegate a questa coppia – ha aggiunto il sindaco – So che non avevano figli mentre il convivente era divorziato e aveva alcuni figli dalla ex moglie che non vive a Ravello. Lui, invece, é di Ravello. Un lavoratore tranquillo che fa il coltivatore e il giardiniere per alcune ville e terreni della zona”, ha concluso il primo cittadino.
Sono in corso le indagini dei carabinieri di Amalfi e della Sezione investigazioni scientifiche del Nucleo investigativo di Salerno.
Patrizia Attruia viveva insieme col compagno, Giuseppe Lima, cinquantenne, nell’abitazione di una donna, Vincenza Dipino, di 49 anni che, rimasta sola dopo la morte della madre adottiva, si era resa disponibile a ospitarli. Prima dell’aiuto offerto dalla Dipino, infatti, la coppia, non avendo un lavoro stabile, viveva in un alloggio di fortuna.

 

Delitto di Ravello, la perizia «Patrizia fu massacrata di botte» (il Mattino – 13 maggio 2015)
Patrizia Attruia, rinvenuta cadavere nel suo appartamento a Ravello nel pomeriggio del 27 marzo 2015, è stata ammazzata di botte. E di certo non è stata stordita prima di essere uccisa. A smentire che le sia stata somministrata una forte dose di tranquillanti è stata la perizia del tossicologo Carmelo Furnari e del medico legale Giovanni Arcuri. La perizia, disposta dai giudici della Corte di assise di Salerno davanti ai quali è imputata per omicidio Vincenza Dipino, ha anche escluso lo strozzamento con le mani: evidente è un colpo (pugno) sferrato alla fronte della vittima da una mano che quasi certamente indossava un anello a forma rettangolare (la cosiddetta «mano guantata») mentre il colpo alla gola sarebbe stato dato da un oggetto contundente, forse un bastone, ma non è escluso anche un avambraccio. Non sono stati riscontrati graffi ma un segno potrebbe essere stato provocato da una catenina che la vittima aveva al collo.
Solo uno, però, dei tanti riscontrati: i periti, infatti, sono molto dubbiosi che una catenina abbia potuto provocare le altre lesioni. Dagli elementi iconografici non si è potuto stabilire se i segni sul collo dell’Attruia siano stati provocati da due persone diverse (a gennaio scorso Giuseppe Lima, che aveva una relazione parallela con le due donne, è stato arrestato per concorso in omicidio e non solo quindi – come ipotizzato all’inizio – per aver aiutato la Dipino a nascondere il cadavere dell’Attruia in una cassapanca). Tantomeno è stato possibile ricondurre le lesioni contusive all’azione di un soggetto di sesso maschile o femminile. Una cosa appare scontata: alla vittima sono stati inferti una serie di colpi, fino ad ucciderla. Presente al processo, ieri mattina, l’imputata che si è sentita male in aula: la Dipino, difesa dagli avvocati Marcello Giani e Stefania Forlani, potrebbe essere ascoltata all’udienza di lunedì 15 maggio. (di Angela Trocini)

Omicidio di Ravello: dopo 4 mesi i funerali di Patrizia Attruia, indagini verso la svolta? (il Vescovado – 22 luglio 2015)
Si sono svolti sabato scorso (18 luglio) i funerali di Patrizia Attruia, la donna assassinata a Ravello il cui cadavere era stato rinvenuto il 27 marzo scorso. Il rito funebre si è svolto alle 9 nella Parrocchia di Santa Maria delle Vergini, a Scafati, dove vive la famiglia Attruia, a cui la salma è stata consegnata in mattinata. Per circa quattro mesi il corpo della donna è rimasto, sotto sequestro, presso una cella frigorifera dell’obitorio dell’ospedale di Salerno a disposizione degli inquirenti per le ulteriori indagini. Erano stati anche i Carabinieri del Ris ad effettuare gli esame autoptici (prelievo di Dna dalle unghie, misurazione delle varie ferite al volto e al collo, lo scollamento del cranio, rilievo e comparazione di impronte digitali) e tossicologici.
Agli investigatori non convincerebbero alcuni segni sul collo e sul volto della vittima morta per soffocamento. Sin dal rinvenimento del cadavere, Enza Dipino, che si trova in carcere per omicidio colposa, aveva ammesso le proprie responsabilità sulla vicenda. Patrizia Attruia, prima di essere uccisa, potrebbe stata essere colpita al volto da una mano che non è quella di una donna, ma da una mano “pesante”, verosimilmente quella di un uomo, con un anello a un dito.
Intanto sembra che dal carcere Enza Dipino, persona introversa che finora non aveva contribuito al buon esito delle indagini (anzi, le sue dichiarazioni non avrebbero mai convinto gli inquirenti), starebbe fornendo nuovi elementi utili a ricostruire il puzzle del delitto. Prende sempre più corpo l’ipotesi che Patrizia, potrebbe essere stata uccisa nella notte tra mercoledì e giovedì 26 marzo. Di sicuro dopo le 22, orario in cui è stata filmata dalle telecamere di videosorveglianza di una struttura dell’abitato di San Cosma mentre rincasava. Dall’autopsia effettuata sul cadavere è stato accertato che la donna sarebbe morta tra le 40 e le 48 ore precedenti l’arrivo dei Carabinieri (venerdì 27 marzo intorno alle 13 e 30). Gli investigatori vogliono sapere se la Dipino avesse agito da sola in seguito all’ennesima lite con la sua antagonista in amore e se il corpo fosse stato occultato all’interno della cassapanca con la complicità di altri.
Giuseppe Lima,il compagno di Patrizia Attruia che con lei viveva presso l’appartamento della Dipino, era statoconvocato il 4 maggio scorso dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Salerno. Pre lui l’accusa di concorso in occultamento di cadavere, con l’uomo che continua a dichiarare fermamente di essere all’oscuro dei fatti. I funerali della vittima lascerebbero intendere che il quadro ricostruttivo potrebbe essere quasi completo e, dunque, non si escludono nuovi sviluppi nei prossimi giorni.


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