Paola Carosio, 44 anni, farmacista. Strangolata dal convivente
Nervi (Genova) , 11 dicembre 2010
L’amore della mia vita ha avuto un malore. Germano Graziadei, completamente ubriaco, chiama i carabinieri dopo aver strangolato la fidanzata, affermando che si tratti di un malore e poi, davanti agli evidenti segni di strangolamento, raccontando di averla trovata impiccata in bagno con una fascia di crine ed avere tentato di salvarla.
Germano Graziadei, 43 anni, ingegnere. Mentre si trova ai domiciliari chiama la sua nuova compagna e la minaccia: “Ne ho già ammazzata una: non sono il tipo con cui litigherei”. Immediatamente revocata la semilibertà, Germano Graziadei (“un ragazzo più che bravo. Una persona gentile, educata. Mai un problema. Due mesi fa, era venuto dai genitori per prendere alcune cose, ma non l’ho mai visto con la fidanzata. E poi, sono una famiglia così per bene, i figli tutti laureati, con un lavoro importante”) torna in carcere. “Avevo solo voglia di scherzare” si difende.
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Arresti domiciliari per Germano Graziadei, l’ingegnere di 45 anni accusato di aver ucciso la sua compagna Paola Carosio, farmacista di 44 anni, la notte dell’11 dicembre 2010, nell’appartamento di Nervi. Lo hanno deciso i giudici della Corte d’Assise di Genova. Nell’udienza di oggi sono stati sentiti i carabinieri del Radiomobile intervenuti sul posto e un infermiere e un medico del 118.
Entrambi hanno riferito delle manovre effettuate per praticare la rianimazione su Paola Carosio che giaceva sul pavimento ma non ha mai dato segni di ripresa. «Quando siamo arrivati – ha riferito l’infermiere – c’era già l’ambulanza dei militi. Siamo entrati in casa e abbiamo notato che c’era disordine e un divano ribaltato. Sul fondo del corridoio c’era il corpo di una donna e un signore gridava «Paola, Paola». «Siamo intervenuti con farmaci – ha aggiunto – l’abbiamo massaggiata e intubata praticando anche la respirazione assistita ma era in arresto cardiocircolatorio. Non l’abbiamo mossa ma abbiamo continuato a cercare di rianimarla».
L’infermiere ha spiegato che Graziadei era in evidente stato di alterazione e che pareva avesse anche fatto uso di alcol. «L’uomo – ha aggiunto – ci aveva riferito che la convivente si era sentita male in bagno e lui aveva tentato di salvarla mettendola sul pavimento». Alla domanda del pm Francesco Albini Cardona se avesse notato segni sul collo l’infermiere ha confermato quello che disse all’epoca e cioè che li notò.
Il medico ha affermato che comunicarono a Graziadei che per la donna non c’era più nulla da fare. Poi chiamarono le forze dell’ordine.
Quando stavano per andare via, ha detto ancora il medico, Graziadei ha mostrato sul computer alcuni disegni, frutto del suo lavoro.
Fu in seguito che Graziadei, assistito dagli avvocati Andrea Vernazza e Massimo Auditore, sostenne che la donna si era suicidata impiccandosi all’asta della tenda della vasca con una striscia di spugna con i manici perché soffriva di depressione.
Fermato il compagno: gelosia
“Era l’amore della mia vita”. Al momento dell’arresto l’uomo era ubriaco. La gelosia il movente
Forse la gelosia dietro il delitto della farmacista … La donna era priva di vita nel corridoio vicino al bagno di casa. Accanto al corpo c’era una stringa di crine, del tipo utilizzato per strofinarsi la schiena sotto la doccia: forse l’arma del delitto. L’uomo ha detto che la fidanzata era morta dopo un malore nella vasca ma l’anatopatologo Marco Salvi ha riscontrato i segni dello strangolamento sul collo della vittima.
Sottoposto ad un lungo interogatorio, Germano Graziadei ha continuato a sostenere la tesi del malore (“Era l’amore della mia vita”), anche se i carabinieri sono convinti che gli elementi raccolti contro di lui sono “schiaccianti, e sufficienti per ritenerlo colpevole”.
“Ha avuto un malore, io non c’entro”, ha più volte ribadito nel corso dell’interrogatorio Germano Graziadei. Ieri sera, quando i carabinieri l’hanno accompagnato in caserma, era completamente ubriaco. Aveva un tasso di alcol nel sangue “elevatissimo” hanno confermato le analisi. E questo potrebbe spiegare in parte il raptus che lo ha spinto a strangolare la compagna.
Paola e Germano stavano insieme da due anni ma si conoscevano dai tempi delle superiori. Ai parenti e agli amici appariva una coppia affiata. “Non l’ha mai minacciata”, conferma con la voce spezzata dal pianto Anna Maria Delle Piane, la mamma della farmacista che abita in via Capolungo. “So che convivevano e basta. Ora voglio restare sola nel mio dolore”. E i vicini aggiungono: “Paola era una donna dinamica, cortese, comunicativa”.
In via Pescetto, i vicini dei genitori di Germano Graziadei, non riescono a credere a quello che hanno sentito alla radio. “Germano? Quando me lo hanno detto – dice una vicina – ho pensato: Dio, ti prego fa che non sia lui, fa che si siano sbagliati. E’ un ragazzo più che bravo. Una persona gentile, educata. Mai un problema. Due mesi fa, era venuto dai genitori per prendere alcune cose, ma non l’ho mai visto con la fidanzata. E poi, sono una famiglia così per bene, i figli tutti laureati, con un lavoro importante. E’ davvero una cosa assurda”.
Paola e Germano si dividevano tra l’abitazione di via Buriana, dove convivevano soprattutto nei fine settimana, e quella dei genitori. Ieri avevano pranzato e cenato insieme a Nervi: a mezzogiorno, in un ristorantino della delegazione; alla sera avevano acquistato affettati in una rosticceria.
Poi il dramma. Erano da poco passate le undici di sera quando i medici del 118 hanno suonato alla porta della farmacista. L’uomo era confuso, indicava il corpo della sua fidanzata stesa a terra sul pavimento del bagno con un rivolo di sangue che le scendeva dalla nuca. I soccorritori hanno tentato di rianimarla ma è stato inutile.
Paola Carosio sarebbe morta per anossia da strangolamento, ma un taglio sulla nuca ha evidenziato come sia stata anche sbattuta con violenza contro uno spigolo, forse nella determinazione di finirla. Un’agonia che sarebbe durata un quarto d’ora. Il presunto omicida collabora nello studio di ingegneria edile del padre Franco Graziadei. Paola Carosio ha lavorato nella farmacia comunale di Quinto.
killer incastrato da una telefonata “Ne ho già uccisa una” dice alla compagna … Indagato per l’omicidio della sua ex compagna, e per questo in custodia cautelare ai domiciliari, era riuscito a ottenere la semilibertà. Ma Germano Graziadei, ingegnere genovese di 43 anni, ha commesso un clamoroso autogol. In una telefonata, intercettata dalla procura, pronuncia una frase che lo riporta immediatamente in carcere e destinata a dare un’accelerazione decisa alle indagini che lo riguardano. “Ne ho già ammazzata una: non sono il tipo con cui litigherei”.
Queste le parole – sostanzialmente una confessione – pronunciate mentre parla al telefono con la sua attuale compagna, una colf sudamericana che si occupa dei suoi genitori. Nella telefonata Graziadei, alterato dall’alcol di cui fa uso massiccio, pronuncia altre frasi inquietanti rivolte ai genitori. “Il vecchio lo fai fuori tu? Toglimi di mezzo i vecchi”. E ancora: “Io so essere precisissimo, anche nella violenza.”
Tanto basta al Gip Adriana Petri per decidere di revocare immediatamente la semiliberta e riportarlo in carcere. Nel dicembre 2010 la compagna di Graziadei, Paola Crosio, era stata trovata strangolata … L’uomo si era sempre dichiarato innocente, sostenendo di aver trovato la donna impiccata nel bagno.Una tesi che non ha mai convinto gli inquirenti. Per Graziadei era stata disposta la custodia cautelare agli arresti domiciliari e poi, grazie al lavoro dei suoi avvocati, la semilibertà. Ora tornerà dietro le sbarre. Nell’interrogatorio di ieri Graziadei ha spiegato le sue esternazioni affermando che: “Aveva solo voglia di scherzare.”