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Michela Fiori, 40 anni, collaboratrice in una cooperativa, mamma. Strangolata dal marito (già denunciato) dopo anni di violenze

Alghero (Sassari), 23 Dicembre 2018


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Alghero, il presagio di Michela: “Se mi succede qualcosa i bimbi devono stare con mia madre” (FanPage- 27 dicembre 2018)
Michela Fiori, la 40enne madre di due figli uccisa dal marito Marcello Tilloca, lo scorso 23 dicembre, sapeva di essere in pericolo. Oltre a essersi rivolta a un centro per donne maltrattate, la giovane mamma di Alghero aveva fatto un triste ‘passaggio di consegne’: “Se mi succede qualcosa i bimbi devono stare con mia madre”.
“Se mi dovesse succedere qualcosa, cercate di fare di tutto perché i miei figli possano andare a stare con mia mamma”. È il presagio di Michela Fiori, 40 anni, la giovane mamma di due figli uccisa dal marito ad Alghero (Sassari) a poche ore dalla vigilia di Natale.
Michela, come era già emerso, si sentiva in pericolo e temeva che suo marito potesse farle del male e lui, alla fine, l’ha uccisa con le sue mani. Michela è morta nell’appartamento in cui viveva con Marcello Tilloca, 42enne senza un lavoro fisso e con il demone del gioco. L’uomo, reo confesso, ha ucciso Michela strangolandola, per poi chiamare il suo avvocato. È accaduto tutto la sera del 23 dicembre ad Alghero, intorno alle 19, quando, su consiglio del legale, Tilloca ha deciso di costituirsi ammettendo le proprie responsabilità. “Ci stavamo separando” ha detto per contestualizzare il gesto che ha lasciato orfani i due figli di 11 e 13 anni.
Michela lo aveva previsto, tanto da arrivare a dichiarare ” voglio che i bambini stiano con mia madre”. Per i piccoli deciderà il tribunale, quanto a Tilloca, invece, l’accusa è di omicidio volontario. All’ex carrozziere al momento non è stata contestata l’aggravante della premeditazione. L’uomo aveva già un mostrato un lato violento, tanto che la stessa Michela si era rivolta a un centro di sostegno per donne maltrattate appena 15 giorni prima dei fatti. La donna, operatrice per una Cooperativa che si occupa di assistenza domiciliare per conto del Comune, aveva deciso di lasciare Tilloca, l’aveva mandato via di casa, aveva cambiato le chiavi del portone, l’aveva denunciato per tentata estorsione dopo che il Tilloca aveva cercato di ottenere dei soldi da lei fingendo il furto del telefonino del figlio e chiedendo il ‘riscatto’ da un numero anonimo.
Michela, però, aveva sempre messo al primo posto il benessere dei propri figli, ai quali voleva risparmiare il dolore di vedere il proprio additato come un uomo violento e prevaricante
. Fino all’ultimo, raccontano le persone vicine, ha sperato di poter gestire la vicenda senza coinvolgere giudici e tribunali, anche se la consapevolezza di essere in pericolo, l’aveva maturata da tempo.

 

 

Michela uccisa, l’autopsia conferma: “Ferita prima di morire, poi strangolata” (Sardinia Post – 28 dicembre 2018)
Michela Fiori è morta strangolata. La conferma definitiva arriva dopo l’autopsia di ieri, fatta dal medico legale Francesco Serra nell’istituto di Patologia forense a Sassari. La donna, 40 anni, è stata uccisa dal marito reo-confesso che prima le ha stretto al collo le mani, poi un laccio, probabilmente un guinzaglio per gatti. Ma tra l’ingresso e la camera da letto, nell’agguato che Marcello Tilloca ha teso all’ex moglie la tarda mattina di domenica 23 dicembre, Michela ha tentato di difendersi: lo prova la ferita alla mano, una ferita da arma da taglio, procurata da un coltello da cucina col quale Tilloca ha minacciato la donna. Nemmeno sul movente dell’omicidio ci sono più dubbi: Michela è stata ammazzata perché aveva deciso di separarsi da quell’uomo che lei stessa ha denunciato per estorsione.
Tilocca ha il vizio del gioco d’azzardo e di recente aveva finto il furto del telefonino del figlio con l’obiettivo di farsi dare 300 euro dall’ex moglie. Poi la agghiacciante sequenza dell’orrore, il 23 dicembre: dopo averla uccisa, Tilloca ha preso in braccio la donna, l’ha portata sul letto e ha rimboccato le coperte.
Il fascicolo sull’assassinio di Michela è in mano ilpm Mario Leo che sta portando avanti le indagini insieme ai carabinieri di Alghero e ai militari del Ris di Cagliari.
Oggi per Michela è stata allestita la camera ardente, in attesa dei funerali di domani – sabato 29 novembre – alle 10,30 in cattedrale. Sono attese migliaia di persone per dare l’ultimo saluto dalla donna dopo la marcia silenziosa il giorno di Natale. Un lunghissimo corteo chiuso con la promessa di aiutare i figli di Michela. È già stato aperto un conto corrente bancario vincolato per i due ragazzini, di 10 e 12 anni, adesso affidati alla nonna materna. Una volontà, questa, espressa da Michela ad alcuni amici, nel caso le succedesse qualcosa. Perché la mamma di Alghero temeva per la sua vita, aveva capito quanto Tilloca fosse violento. Le donazioni per i due ragazzini si possono fare sul conto corrente del Comune, indicando come causale “Un futuro per i figli di Michela”. Il numero dell’Iban è conto del “Comune di Alghero” con l’Iban IT87S0101584899000070688228, indicando la causale “Un futuro per i bambini di Michela“. Durante la messa per l’ultimo saluto a Michela sarà lutto cittadino ad Alghero, con tutte le attività commerciali chiuse sino alle 12,30. Intanto è scontato che la famiglia della donna uccisa si costituisca parte civile nel processo contro Tilloca, adesso difeso dall’avvocato Giuseppe Conti, dopo le rinunce di altri due legali. I parenti della 40enne hanno invece affidato la difesa a Lida Udassi, riporta La Nuova Sardegna.

 

Femminicidio ad Alghero, gli amici di Tilloca: «Michela era il suo bancomat» (La Nuova Sardegna – 30 dicembre 2018)
Il ritratto dell’assassino: «Era un fannullone, lei pensava a tutto. Alla fine l’ha cacciato di casa»
«Per lui era un bancomat». Nessuna violenza, nessuna crisi economica per colpa dell’azzardopatia. «Certo, giocava alle macchinette i pochi soldi che guadagnava con lavori saltuari», dice qualcuno. Ma soprattutto «Marcello è sempre stato pigro e dipendeva economicamente da Michela. Alla fine lei si era stancata di questa situazione». Sono arrabbiate le persone che stavano più vicine a Marcello Tilloca, l’uxoricida che la mattina del 23 dicembre ha strangolato la moglie, e a Michela Fiori, uccisa da quell’uomo con cui stava insieme da una vita.
«Veniva a piangere, sembrava disperato, fino a poco tempo fa abbiamo assecondato la scelta di Michela di dargli un’ultima possibilità e lui ha fatto quel che ha fatto». Michela Fiori e Marcello Tilloca si conoscevano da sempre, sin da piccoli abitavano a un piano di scale uno dall’altra. Poi il fidanzamento, quindici anni fa il matrimonio e una vita insieme. Gli amici hanno difficoltà a riconoscere lui in quel che si sente e si legge.
«Non era un violento, né con lei né con i bambini – dicono – semplicemente era un fannullone e si prendeva poca briga anche di gestire la famiglia». Michela, al contrario, da sempre abituata a tirare la carretta, una volta finito di lavorare si occupava della casa e dei bambini. «Alla fine non ce l’ha più fatta e da quel momento lui è cambiato», rivelano persone molto vicine alla coppia. Era una continua richiesta di soldi. Lei, esasperata, l’ha messo alla porta. Ne ha parlato con le amiche e poi si è decisa. Lui non l’ha presa bene e ha cambiato atteggiamento.
«Da un lato piangeva e ci chiedeva aiuto, promettendo che sarebbe cambiato – raccontano – anche Michela si era illusa che potesse impegnarsi seriamente a cercarsi un lavoro e a prendersi le sue responsabilità». Ma invece lui «continuava a comportarsi come sempre». Entrambi appassionati di karaoke, andavano spesso a cantare con gli amici. «Lui è sempre stato un po’ solitario, quella era l’unica cosa che condividevano». Dopo alcuni segnali, alcune mezze minacce, anche i più tenaci avevano iniziato a isolarlo e a esortare Michela affinché lo lasciasse e si tutelasse. Qualcuno l’ha anche affrontato a muso duro, quando ha saputo che una sera in un locale si era lasciato scappare una frase del tipo «o con me o con nessuno». Ma Michela Fiori non se la sentiva di denunciare il padre dei suoi figli. «“Dai, vediamo, sta cambiando”, aveva detto l’ultima volta che si parlava di questa possibilità», dice ancora un amico che pure riesce a contenere la rabbia quasi per rispetto di chi non c’è più.
La svolta c’è stata quando Marcello Tilloca ha rubato il cellulare del figlio e si è fatto scoprire mentre da un numero sconosciuto inviava messaggi alla moglie per chiedere un riscatto di trecento euro. Denunciato per tentata estorsione, è stato definitivamente allontanato di casa. «Lui non riusciva proprio a immaginarsi senza di lei, ma la verità è che la vita con Michela era sempre stata facile perché pensava a tutto lei. Lui era così, e Michela aveva capito che non sarebbe mai cambiato».

 


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